Mercoledì 22 febbraio 2012
Dal 21 febbraio all’11 marzo. Il titolo, quattordici composizioni del musicista inglese Edward Elgar, appena accennate più volte sulla scena, è eloquente senza svelare il fitto mistero della complessità delle relazioni umane, soprattutto di natura sentimentale. Un dialogo ben recitato, composto e intenso su un testo efficace, congeniato con grande finezza psicologica e capacità di stupire con colpi di scena che feriscono per la loro sottigliezza. Mai una sbavatura, una volgarità. L’irosità, la malinconia, soprattutto il gioco di schermarsi nello svelarsi è tutta nell’arte del testo sublime di Eric Emmanuel Schmitt. Soprattutto se il duello è tra due uomini, costantemente sulla difensiva o in posizione d’attacco.
La Compagnia della Rancia presenta
VARIAZIONI ENIGMATICHE
di Eric Emmanuel Schmitt
con Saverio Marconi, Giampaolo Valentini
regia Gabriela Eleonori
traduzione di Saverio Marconi e Gabriela Eleonori
scene e costumi Carla Accoramboni
luci Valerio Tiberi
Uno scavo sottile, graduale, a forza di colpi di scena rivelatori del labirinto improbabile del mondo dei sentimenti umani. Le schermaglie di due uomini che si fronteggiano e si scoprono legati intimamente da un fantasma, così forte che anche lo spettatore ad un certo punto ha l’impressione di vederlo in scena. Il filo è lo spostamento repentino del peso come da una gamba all’altra, non appena si era trovato un equilibrio precario. Tutto si rovescia appena conquistato, mentre corre la tensione dell’intrecciarsi dei sentimenti umani nel rapporto con se stessi e con gli altri.
Saverio Marconi torna in scena come attore e sceglie Eric Emmanuel Schmitt, con cui ha collaborato per l’edizione francese del musical “Nine” diretta alle Folies Bergère, e le sue “Variazioni enigmatiche”, già straordinario successo di pubblico e di critica in Europa (in Francia è stato interpretato da Alain Delon, in Inghilterra da Donald Sutherland).
Il titolo dell’opera fa riferimento a “Enigma Variations”, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani, qualcosa che possiamo solo intuire. Tutti siamo infatti variazioni senza soluzione di una coabitazione casuale e carnale all’interno della stessa persona. In fondo ognuno di noi è a seconda della persona che ha di fronte, di quello che vuole mostrare ad uno specchio piuttosto che ad un altro e a quello che l’altro chiede. Vero è (ndr) che ogni uomo, come il cembalo di Diderot, risuona di un timbro inconfondibile e unico. E’ il caso del protagonista assente dalla scena di questa pièce che si scoprirà fare la stessa dichiarazione d’amore a due persone differenti.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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