mercoledì 25 febbraio 2015

A qualcuno piace...Fred! - Teatro Filodrammatici (Milano)

Ilaria Guidantoni, 24 Febbraio 2015

Lunedì 23 febbraio è andato in scena al Teatro Filodrammatici di Milano “A qualcuno piace… Fred!”, lo spettacolo dedicato al mito di Fred Buscaglione, scritto e interpretato da Maurizio Pellegrini insieme alla Chamber Swing Orchestra e giunto ormai alla sua quarta stagione consecutiva di repliche.

Produzione Epos Teatro presenta
A QUALCUNO PIACE…FRED!
Primo classificato (ex-aequo) Premio Riccardo Pradella prima edizione
uno spettacolo di e con Maurizio Pellegrini (attore/cantante)
musiche di Fred Buscaglione
eseguite dal vivo dalla Chamber Swing Orchestra: Davide Chiarelli, batteria - Angelo Cito, contrabbasso - Vincenzo Furio, pianoforte - Alessandro Lenoci, trombone - Sergio Lenoci, tromba - Giuseppe Settanni, sax
assistenti di produzione Erica Cavaliere, Rosanna Giannoccaro, Francesca Ciaccia
grafica Giuseppe Laselva

Una serata unica. dedicata ad un personaggio e alla musica, alla voglia di rottura, di apertura e di innovazione che l’ingresso del swing americano nell’Italia del Dopoguerra rappresenta. Voglia di evasione, di futuro, di rinascita oltre quelle canzoni anni Trenta nelle quali amore fa rima con cuore. Convincente il gruppo musicale e la solidità del protagonista che si sdoppia raccontandosi in musica e facendosi voce narrante, sempre in prima persona. Da segnalare la capacità della compagnia di occupare e vivere la scena. Il protagonista emoziona e mostra un’attenta preparazione, con uno studio oculato e interpretato, personalizzato della gestualità del grande personaggio; senza diventarne un imitatore. E questo è un bene.

“A qualcuno piace… Fred!”, lo spettacolo dedicato al mito di Fred Buscaglione, scritto e interpretato da Maurizio Pellegrini insieme alla Chamber Swing Orchestra è giunto ormai alla sua quarta stagione consecutiva di repliche.

L’ospitalità nel teatro milanese era prevista per la compagnia vincitrice della Prima edizione del Premio “Riccardo Pradella”, istituito in memoria del Maestro di Recitazione dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano scomparso due anni fa (e ringraziato personalmente dall’autore e interprete dello spettacolo Maurizio Pellegrini che ne è stato allievo), riconoscimento dedicato alle giovani compagnie operanti sul territorio nazionale. Questa prima edizione è stata vinta da Epos Teatro “per - recita la motivazione - l’efficace capacità organizzativa e l’autentica passione a diffondere l’attenzione al Teatro”.

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venerdì 20 febbraio 2015

Mercoledì 4 marzo 2014 "Questa sono io" Teatro Tor Bella Monaca ore 21.00

mercoledì 4 marzo ore 21.00


testo e regia Diletta D’Ascia
poesie ”Oblio” di Diletta D’Ascia, “L’odore della vita” di Ilaria Guidantoni, “Litigare” di Valentina Celentano
con Valentina Celentano, Salvatore Lanza, Fabio Ferrante, Alessia Capua, Giulia Delicato, Roberto Oliveri
coreografie e danza  Giulia Fabrocile

Gli Utopisti

Sullo sfondo di un dialogo piuttosto quotidiano tra un uomo e una donna, che si rincontrano dopo diversi anni, le loro Coscienze, doppie, si confrontano, parlano, gridano, a loro stessi più che alla Coscienza dell’altro, ciò che provano, ciò che rimpiangono. Emma nasconde dietro un volto truccato, e un atteggiamento ironico, la sofferenza per essere vittima della violenza fisica e psicologica del marito; Simone è a conoscenza della violenza che subisce la donna ma non sa aiutarla, si limita a essere una presenza alterna e uno spettatore maldestro della vita di lei.
Teatro, cinema, poesia e danza si fondono nel percorso che questa donna compie, nello spazio di un incontro fortuito, verso la riappropriazione dell’atto di guardare, inteso come metafora di libertà, di presa di coscienza e di riaffermazione della propria individualità.

Giovani virtuosi in musica a Tunisi

Ilaria Guidantoni, 15 Febbraio 2015

La serata del 14 febbraio, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, porta il dialogo tra i due paesi con un risultato al di sopra delle aspettative.

La manifestazione dedicata ai giovani virtuosi con meno di venti cinque anni che si sono distinti in concorsi nazionali e internazionali, si rinnova dal 2007, sotto l’egida del Centro delle Musiche Arabe e Mediterranee e la sponsorizzazione di Tunisie Telecom. Un’occasione preziosa per i giovani, di mettersi alla prova con il pubblico, e di incontrare ragazzi di alter nazionalità; un’opportunità in particolare per la Tunisia che grazie a questa iniziativa ha promosso alcuni talenti in erba che poi hanno potuto decollare. Tante le istituzioni che hanno collaborato alla manifestazione come il Goethe Institut.

La serata del 14 febbraio, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura a Tunisi ha visto l’esibizione dell’italiana Simona Bonanno, nata nel 1994, diplomata violoncellista dell’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania e Khalil Jemaa, tunisino nato nel 1998, chitarrista, ha presentato il suo primo concerto di flamenco al Festival néapolis di Nabeul nel 2011. Entrambi hanno già un’esperienza di concorsi, premi e un’attività prolifica. Simona Bonanno attualmente lavora come insegnante nel quadro del processo associato a Federculture “Musica Insieme Librino”.

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"Timbuktù", di Abderrahmane Sissako (2014)

Ilaria Guidantoni, 16 Febbraio 2015

“Timbuktu” è un film del 2014 diretto dal regista mauritano Abderrahmane Sissako che ha concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes 2014, dove ha vinto il Premio della Giuria Ecumenica e il François Chalais Prize. Fuori dal tempo, quasi medievale, di struggente incanto, con elementi contradditori che hanno dell’incredibile - come il telefonino che non scalfisce una cultura millenaria cristallizzata - così è la Timbuktu, la regina del deserto, raccontata da Abderrahmane Sissako.

TIMBUKTÙ
data uscita 12 febbraio 2015
genere drammatico
anno 2014
regia Abderrahmane Sissako
sceneggiatura Abderrahmane Sissako
attori Ibrahim Ahmed, Toulou Kiki
montaggio Nadia Ben Rachid
produzione Armada Films, Les Films du Worso
distribuzione Academy Two
paese Francia
durata 100 minuti

Il film, piaciuto molto a Cannes, è un docufilm inquietante per la violenza sarcastica, grottesca e assurda non tanto del sangue - non è un film violento nelle immagini - quanto per l’annullamento della libertà e dell’anima altrui. Soprattutto colpisce l’assurdità del divieto, dietro la copertura della legge divina, non si sa bene quale, certo non quella autenticamente coranica. E’ anche un film sull’assurdità del potere detenuto da sparuti jihadisti, autoproclamatisi difensori di dio e del profeta, che tengono in pugno interi villaggi con poche armi. E’ la storia che si ripete, del terrore e della purezza interiore come una bandiera che riesce a tenere in scacco le coscienze.

Al centro del film, con una fotografia di grande suggestione, non oleografica, sotto un certo profilo datata nella restituzione delle immagini, oserei dire non perfetta e proprio per questo coinvolgente, Timbuktù, città mitica, piena di storia, con le sue costruzioni in terra cruda; ma anche della violenza dell'integralismo islamico tra cui la lapidazione che ci è raccontata quasi per caso inserendo un episodio non spiegato dal regista, con un intervento che trovo molto efficace. L’episodio, per altro, è ispirato a una storia vera accaduta nel 2012 con protagonisti una coppia di islamici colpevoli solo di non essere sposati, un delitto contro la legge divina, che furono sotterrati (con la sola testa fuori) prima di venire lapidati davanti a centinaia di persone, all’origine dell’idea cinematografica.

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1914-2014 Paul Klee, August Macke, Louis Moillet: Viaggio a Tunisi

Ilaria Guidantoni, 15 Febbraio 2015

Una piccola mostra tra foto, acquarelli, disegni, appunti di viaggio e qualche olio – raccolta tra le antichità romane del Museo del Bardo a Tunisi – racconta un capitolo importante dell’arte del Novecento. E’ la storia di un viaggio di tre “colleghi” che ha cambiato la storia della pittura e del quale si sa molto poco.

Non è tanto il valore delle opere esposte, relativamente modeste, quanto il valore simbolico la ragione per la quale ho visitato questa mostra che apre ad una rilettura della cultura del Mediterraneo tra le due sponde, ribaltando alcune logiche tra riva nord e riva sud. Dal 28 novembre 2014 al 14 febbraio 2015, 20 opere di Louis Moilliet (1880-1962), 5 di Paul Klee (1880-1940), e altre 7 di August Macke (1887-1914), insieme a fotografie d’epoca, estratti del diario di Paul Klee e un film che traccia il suo viaggio si sono dati appuntamento a Tunisi. E’ stata esposta anche una cartolina di Paul Klee inviata a Louis Moilliet, che contiene uno schizzo cubista firmato "Picasso".

La mostra, arriva a qualche mese di distanza da un primo omaggio che ha avuto vari episodi in Tunisia sempre con il coinvolgimento del Goethe Institut con lo scopo di ricordare il viaggio di questi tre artisti, partiti da Marsiglia. Tra i luoghi riprodotti, a parte qualche luogo del Marocco, la Tunisia Tunisi, Sidi Bou Said, Ezzahra, Hammamet, Sousse, Gabes, Medenine, Zarzis et Kairouan, il punto culminante a livello emotivo del loro percorso. Tra le curiosità il quartiere di Saint-Germain oggi Ezzahra, città costiera della banlieue sud della capitale, oggi amministrativamente appartenente al governatorato di Ben Arous, istituita nel 1909 sotto il regime coloniale e conosciuta proprio grazie alla pittura di Macke e Moillet. Al tempo era infatti un quartiere interessante e frequentato da intellettuale dove i ter amici si recarono nella proprietà del medico tedesco Jäggi.

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venerdì 13 febbraio 2015

Lunedì 16 febbraio 2015 inaugurazione della mostra "RARİ NANTES" Le voci mute

Associazione Culturale TRAleVOLTE

Lunedì 16 febbraio 2015 - ore 18.30
inaugurazione della mostra
RARİ NANTES
Le voci mute 
Nilüfer Ergin
testo di Marcella Guerrieri

Nilüfer Ergin é nata ad Ankara nel 1960, vive e lavora a Istanbul.

Laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Istanbul nel 1984, è attualmente direttore dell’Istituto di Belle Arti presso l’Università Marmara di Istanbul, dove svolge anche la sua attività come professore ordinario presso il dipartimento di Scultura della Facoltà di Belle Arti. Nella sua attività di scultore si distinguono i numerosi interventi urbani, tra cui il recente ‘Memoria Collettiva’ a Kadıköy, Istanbul. Esposizioni collettive e personali, nazionali ed internazionali, riconoscimenti e premi, oltre saggi e articoli contraddistinguono la sua produzione culturale.


Associazione Culturale TRAleVOLTE
Piazza di Porta S.Giovanni 10 - Roma
Sito-web: http://www.tralevolte.org

mercoledì 11 febbraio 2015

Prima di andar via - Teatro Elfo Puccini (Milano)

Ilaria Guidantoni, 07 Febbraio 2015

Un testo struggente, cucito addosso al personaggio protagonista, nonché autore, di alta commozione; regia pulita, asciutta, intensa e incisiva; attori ben calati nelle parti, masticano il testo che sembrano vivere in diretta, un corpo unico con il pubblico, sussurrato, raccolto in alcuni momenti, rabbioso in altri, dove i corpi nel loro intreccio, mutismo, dolore diventano maschere che sostituiscono la voce. Un lavoro di peso, coraggioso, con il pregio dell’umiltà.


Progetto Goldstein in collaborazione con
Teatro Argot Studio e Uffici Teatrali presenta
PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili
regia Francesco Frangipane
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini, Aurora Peres, Barbara Ronchi
musiche originali Roberto Angelini
scenografia Francesco Ghisu
luci Beppe Filipponio
costumi Biancamaria Gervasio
assistente alla regia Laura Fronzi
distribuzione OffRome

Dal 29 gennaio all’8 febbraio, per la rassegna Nuove Storie al Teatro Elfo Puccini (Sala Bausch), e per la prima volta a Milano, va in scena lo spettacolo rivelazione della scorsa stagione, Prima di andar via di Filippo Gili, per la regia di Francesco Frangipane, prima tappa di un intenso percorso drammaturgico e teatrale in cui si vogliono affrontare i grandi temi universali, come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio. Lo spettacolo è diventato un film diretto da Michele Placido, presentato nel Novembre 2014 alla trentaduesima edizione del TFF_Torino Film Festival.

"Prima di andar via", dove il partire ha il significato metaforico del morire, è un testo amaro, di una profondità rara, doloroso e struggente. Non è facile commuoversi a teatro e in questo caso sembrano farlo perfino gli attori che vivono le parole più che interpretarle. La regia ci restituisce un lavoro asciutto, profondo, senza orpelli, con una grande armonia pur trattando un argomento straziante e lacerante. Il dolore pare composto come in una tragedia greca. Sembra un ossimoro ma è il senso di un teatro che torna a meditare sui grandi temi della vita, anzi sulla vita stessa e sulle ragioni che a volte sono più forti e importanti dello stesso vivere, ché altrimenti, come dice il protagonista Francesco, sarebbe un adattamento.

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Lehman Trilogy, Parte seconda: Padri e figli - Piccolo Teatro Grassi (Milano)

Ilaria Guidantoni, 07 Febbraio 2015

Dal 29 gennaio al 15 marzo. C’è un teatro che non ha bisogno di stupire per incantare, che riesce a trasferire il respiro di un sogno ad un fatto di cronaca, offerto come una ballata allo spettatore per indurlo ad una riflessione ad ampio spettro su un secolo di storia americana globalizzata. Al centro la dialettica del denaro che da strumento e benedizione diventa ossessione e avidità. Quando il mondo ridotto a mercato, a valore dove tutto ha un’etichetta, soffoca l’identità religiosa e la memoria dei padri a favore della nazionalità che è, ancora una volta, un modo di nominare il mercato. Un lavoro di grande raffinatezza, elegante, dove il togliere arricchisce, dove la cura meticolosa del particolare non è un dettaglio decorativo ma una sottrazione, nella scenografia come nei costumi e perfino nei gesti, nella parola. Tutto diventa stilizzato, eppure caricaturale. Un lavoro orchestrale senza picchi, dove il primo violino si nutre dell’accompagnamento. Magistrale. Compiuto.

Produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa presenta
LEHMAN TRILOGY - PARTE SECONDA: PADRI E FIGLI
di Stefano Massini
regia Luca Ronconi
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci A.J.Weissbard
suono Hubert Westkemper
trucco e acconciature Aldo Signoretti
con (in ordine di apparizione)
Henry Lehman - Massimo De Francovich
Emanuel Lehman - Fabrizio Gifuni
Mayer Lehman - Massimo Popolizio
Testatonda Deggoo - Martin Ilunga Chishimba
Philip Lehman - Paolo Pierobon
Solomon Paprinskij - Fabrizio Falco
Davidson, Pete Peterson - Raffaele Esposito
Archibald, Lewis Glucksman - Denis Fasolo
Herbert Lehman - Roberto Zibetti
Robert Lehman - Fausto Cabra
Carrie Lauer, Ruth Lamar, Ruth Owen, Lee Anz Lynn - Francesca Ciocchetti
Signora Goldman - Laila Maria Fernandez

Recensione della prima parte: Lehman Trilogy, Parte prima: Tre fratelli - Piccolo Teatro Grassi (Milano)


Al Piccolo Teatro Grassi di Milano la prima nazionale di Lehman Trilogy, la nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Luca Ronconi, con un cast di fuoriclasse. Centosessant’anni di storia di una delle famiglie più potenti d'America, i Lehman, sono al centro del testo di Stefano Massini, il drammaturgo oggi più premiato, in Italia e all'estero (edito da Einaudi). Fiorentino, classe 1975, personalità estrosa e schiva ad un tempo, ha scritto L’odore assordante del bianco con il quale ha vinto il premio Tondelli 2005; tra i suoi testi più noti Processo a Dio con Ottavia Piccolo (notevole) e Donna non rieducabile, dedicato ad Anna Politkovskaya. Nel marzo 2014 Einaudi ha pubblicato Lehman Trilogy, testo rappresentato con grande successo al Théâtre du Rond-Point di Parigi nel 2013 (l’allestimento francese, diretto da Arnauld Meunier, si è aggiudicato il Grand Prix du Syndacat de la Critique 2014). Testo pregnante sul quale e con il quale ha lavorato direttamente Luca Ronconi, regista protagonista indiscusso della scena attuale, l’unico che riesce ad incollare ore ad una poltrona un pubblico sempre più insofferente con il bisogno di essere stupito, forse un po’ violentato per sentirsi emozionato, ma non impegnato troppo a lungo. D'intesa con l'autore, il regista ha infatti suddiviso i tre capitoli della Trilogia (Tre fratelli, Padri e figli, L'immortale) in due parti, intitolate rispettivamente Tre fratelli e Padri e figli.

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"Banlieue", una mostra a Palazzo delle Stelline a Milano

Mercoledì, 4 febbraio inaugurata la mostra “Banlieue” presso Palazzo delle Stelline, Corso Magenta 63, Milano.

La mostra, curata da Federica Morandi, è stata realizzata dall'Associazione ArtGallery di Milano, in collaborazione con l'Institut français Milano.

L'esposizione continuerà fino al 6 marzo

martedì-venerdì, 10.00-19.00




Tra le opere, "Going away"
olio e acrilico su tela di Chiara Smirne 


La professione della signora Warren - Teatro della Pergola (Firenze)

Ilaria Guidantoni Martedì, 03 Febbraio 2015

Il buon teatro di una volta, curato nelle scene e specialmente nella colonna sonora; costumi che non lesinano l’attenzione al particolare; valida interpretazione corale degli attori. Giuliana Lojodice si conferma una vera signora del teatro. E’ la recitazione dove protagonisti indiscussi sono la voce e la mimica più che gesti, grida e grandi prestazioni fisiche. Il testo, pur in alcuni aspetti datato, si gusta ampiamente, “ruminato” dagli attori: dialoghi ben scritti, temi attuali del rapporto complesso madri-figlie e del denaro come grande regolatore delle relazioni umane.
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Produzione Teatro Eliseo, in collaborazione con Francesco Bellomo, presenta
Giuliana Lojodice (signora Warren) e Giuseppe Pambieri (sir George Crofts) in
LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA WARREN
di George Bernard Shaw
con Federica Stefanelli (Vivie Warren), Pino Tufillaro (signor Praed), Fabrizio Nevola (Frank), Roberto Tesconi (pastore Samuel Gardner)
traduzione e adattamento Giancarlo Sepe
scene e costumi Carlo de Marino
disegno luci Gerardo Buzzanca
colonna sonora a cura di Harmonia Team
musiche originali Davide Mastrogiovanni
regia Giancarlo Sepe

Scritta da George Bernard Shaw nel 1898 e inserita nella raccolta "Commedie sgradevoli", La professione della signora Warren è un’opera dall’efficacia pungente contro l’ipocrisia ed i compromessi della società. Sul palco, Giuliana Lojodice che, pur forse non con il giusto physique du rôle per la parte che potrebbe essere probabilmente per una signora più giovane, si conferma interprete di talento, signora del teatro, elegante attrice che lascia trasparire la scuola autentica del teatro.
Lo spettacolo è diretto da Giancarlo Sepe, regista che ha più volte lavorato con la Lojodice e che ha perso negli anni la propria carica aggressiva per acquistare raffinatezza. Interessante l’inizio dello spettacolo che si apre con una rottura rispetto allo schema molto classico mantenuto poi sulla scena: un inserto di teatro danza che metaforicamente porta in scena la figlia della signora Warren - l’attrice Federica Stefanelli, brava interprete da segnalare - dai suoi libri, unica vera eredità e contributo della madre alla sua educazione sentimentale.
Il testo dev’essere letto nel contesto letterario-sociale di avanguardia del suo tempo e, pur presentando qualche tono datato, conserva ad oggi la vivacità inesauribile dei dialoghi ben scritti e articolati, nonché un’acutezza ricchissima dei sentimenti posti in gioco. Shaw si rivela conoscitore dell’animo umano, scandagliatore senza pietà di colpi di scena sottili e taglienti come le parole e buon analista dell’animo femminile.

La recensione integrale su Saltinaria.it