sabato 23 giugno 2012

Alessandra Pizzi: Penelope, un classico dei giorni nostri; intervista ad un drammaturgo alla prima prova

Interviste cultura e spettacolo
Scritto da Ilaria Guidantoni
Sabato 23 giugno 2012


Rileggere un mito per leggere attraverso un archetipo la nostra società prendendo la giusta distanza e soprattutto rileggere se stessa come donna. Sembra questa l’intenzione e la sfida di Alessandra Pizzi alla sua prima prova. E giustamente per descrivere nell’intimo una donna non si può prescindere dal maschile con il quale l’autrice sceglie di misurarsi sulla scena. Non resta che da vedere lo spettacolo il cui debutto è previsto a Lecce nel mese di luglio per conoscere una Penelope dei giorni nostri, combattuta nell’amore che la drammaturga ci presenta come un ‘lusso’, coestensivo del dolore del per-dono. Non sarà l’inganno del subire che si annida in questa interpretazione?


Come nasce l'idea?

Da una passione per il mito e per le figure femminili della storia. E da una valutazione socio critica sulla persistenza di taluni archetipi. Penelope è consegnata alla storia come simbolo della pazienza e della devozione, caratteristiche, entrambe, apparentemente “poco adattabili” ai modelli femminili contemporanei, eppure persistenti. Alla base dell’idea c’è il desiderio di rileggere la storia, di provare a capire se quell’aspetto della femminilità incarnato da Penelope è figlio di una costruzione sociale prevalentemente maschilista, quindi il mito è destinato a scomparire nel tempo, o se è intrinseco nella natura e quindi adattabile al tempo.

Intervista integrale su Saltinaria.it

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