giovedì 28 giugno 2012

Officine di cotone presenta "Vulcano" al FringeFestivalRoma


foto di Nina Baratta
L'Associazione "Officine di cotone" presenta "Vulcano", un delirio amoroso che nasce dall’elaborazione de I Costruttori di vulcani (Luca Sossella Editore) di Carlo Bordini, considerato il maggiore esponente della poesia narrativa in Italia.
Lo spettacolo andrà in scena l'8, 9 e 10 luglio a Villa Mercede, all'interno del calendario del "FringeFestivalRoma", grande vetrina italiana del teatro off.
Per informazioni www.officinedicotone.com/

martedì 26 giugno 2012

Estate con l'arte - Galleria Studio d'Arte dell'Ottocento (Livorno)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Adele Maddonni   
Martedì 26 Giugno 2012 

Quando le parole incontrano le immagini. Alla Galleria Studio d'Arte dell'Ottocento nella centrale via Roma, a Livorno, si è tenuta la manifestazione "Estate con l'arte", un dialogo possibile tra parole e immagini, tra libri e pittura, sullo sfondo della rivoluzione. L'idea è nata dall'incontro tra l'autrice del romanzo verità "Tunisi, taxi di sola andata" (No Reply Editore) Ilaria Guidantoni e i proprietari della Galleria Filippo e Giovanna Bacci di Capaci, appassionati del dialogo tra le arti.

Il connubio tra l'esposizione che parte dai Macchiaioli e segue l'evoluzione della pittura toscana, in particolare livornese, ed un romanzo ambientato nella Tunisi ribelle dall'agosto 2011 alle prime elezioni libere del 23 ottobre 2011, sembra apparentemente un frutto casuale. In effetti dalle pagine lette dall'attore livornese Carlo Neri e dalle suggestioni emerse nel corso della presentazione, scaturiscono diversi punti di contatto a cominciare da un aneddoto del libro sul nome di Venezia in arabo che suona più o meno come “la città dei pinoli”, ad un primo sguardo bizzarro per una città lagunare.

La recensione integrale su Saltinaria.it


lunedì 25 giugno 2012

Francesca Milani e Danilo De Santis: Una scrittura a quattro mani, tra confessioni, chiacchiere e autoironia



Interviste cultura e spettacolo
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Domenica 04 Marzo 

Incontrando Francesca Milani e Danilo De Santis si capisce che non sempre la somma di uno più uno fa due. Qualche volta fa molto di più, un prodotto nuovo, quell’inspiegabile sintesi di due persone che nell’affinità danno il meglio di loro stessi, con una leggerezza che nasconde un lavoro su se stessi prima che in coppia. L’impressione è che il teatro non sia che un modo di vivere la vita, un aspetto della quotidianità. In fondo la realtà ha molta più fantasia di noi. Serve solo un modo – e questa è arte – di restituire il nostro vissuto agli altri, perché possa diventare una traccia per altre vite, uno specchio di altre persone, il sogno di qualcuno.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

domenica 24 giugno 2012

Solidali con l'arte



La scultrice siracusana Roberta Conigliaro ha donato una sua opera, "Attimi di eterno" per una mostra che inizierà il 15 luglio a Reggio Emilia (fino alla fine di agosto). Sarà una grande mostra collettiva alla quale parteciperanno artisti di tutta Italia che come me hanno donato un’opera per i terremotati dell’Emilia. Le opere saranno messe in vendita ed il 100% del ricavato andrà a due dei comuni maggiormente colpiti dal sisma. Tutte le info sul sito www.artquake.it. L’offerta minima per questa scultura è di 900 euro. Si può inviare la propria intenzione di acquisto a artquake.donazioni@gmail.com e a partire dall’11 luglio direttamente tramite il sito www.artquake.it.
Per chi vuole sapere di più della scultrice può visitare il sito www.roberta-conigliaro.it, o leggere l'intervista sul blog Il chiasmo delle idee.

www.artelivorno.it

ESTATE CON L'ARTE (CENT'ANNI DI PITTURA, DAI MACCHIAIOLI AGLI ANNI SESSANTA)
Mercoledì 20 Giugno 2012 12:56

A LIVORNO presso la Galleria STUDIO D'ARTE DELL'OTTOCENTO


Venerdì 22 Giugno alle ore 18.30, inaugurazione della mostra ESTATE CON L'ARTE (Cent'anni di pittura, dai Macchiaioli agli anni Sessanta) e presentazione del romanzo TUNISI, TAXI DI SOLA ANDATA (No Reply editore) alla presenza dell'autrice ILARIA GUIDANTONI. Lo Studio d'Arte dell'Ottocento espone settanta opere: un percorso artistico che prende il suo avvio dai magici anni della macchia, documentati dalle prodigiose tavolette realizzate en plein air da Giovanni fattori, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca e dal giovane Eugenio Cecconi. L'itinerario prosegue con gli artisti che hanno operato tra Otto e Novecento: Ludovico e Angiolo Tommasi, Cesare Ciani, i fratelli Gioli, Ulvi Liegi, Bartolena, Puccini e Moses Levy, fino agli esponenti del Gruppo Labronico, Natali con una vecchia veduta livornese Sotto l'arco, Romiti, Renucci e Domenici presenti con opere degli anni Trenta, Filippelli e Rontini con un suggestivo Al parco del 1957. Il percorso comprende anche qualche tappa fuori della Toscana: il piccolo capolavoro di Gino Rossi (Marina Bretone del 1907), la veloce impressione di Issupoff, la suggestiva marina di Rodolfo Claudus artista prediletto dalla Marina Militare. Accanto all'inaugurazione di Estate con l'arte presentazione del romanzo-verità TUNISI, TAXI DI SOLA ANDATA (no Reply editore) di Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice fiorentina. L'autrice ci farà rivivere le emozioni della recente rivoluzione tunisina, realizzata in gran parte per volontà delle donne.

Vernissage: Venerdì 22 Giugno ore 18.30
Durata: 22 Giugno- 21 Luglio 2012
Orario: Lunedì - Sabato: 10.00 - 12.30 / 17.00 - 20.00 Festivi chiuso o aperti su appuntamento
Sede della Mostra: Studio d'Arte dell'800 Via Roma 63/67 57126 - Livorno
Tel e fax: +39 0586 815200

sabato 23 giugno 2012

Alessandra Pizzi: Penelope, un classico dei giorni nostri; intervista ad un drammaturgo alla prima prova

Interviste cultura e spettacolo
Scritto da Ilaria Guidantoni
Sabato 23 giugno 2012


Rileggere un mito per leggere attraverso un archetipo la nostra società prendendo la giusta distanza e soprattutto rileggere se stessa come donna. Sembra questa l’intenzione e la sfida di Alessandra Pizzi alla sua prima prova. E giustamente per descrivere nell’intimo una donna non si può prescindere dal maschile con il quale l’autrice sceglie di misurarsi sulla scena. Non resta che da vedere lo spettacolo il cui debutto è previsto a Lecce nel mese di luglio per conoscere una Penelope dei giorni nostri, combattuta nell’amore che la drammaturga ci presenta come un ‘lusso’, coestensivo del dolore del per-dono. Non sarà l’inganno del subire che si annida in questa interpretazione?


Come nasce l'idea?

Da una passione per il mito e per le figure femminili della storia. E da una valutazione socio critica sulla persistenza di taluni archetipi. Penelope è consegnata alla storia come simbolo della pazienza e della devozione, caratteristiche, entrambe, apparentemente “poco adattabili” ai modelli femminili contemporanei, eppure persistenti. Alla base dell’idea c’è il desiderio di rileggere la storia, di provare a capire se quell’aspetto della femminilità incarnato da Penelope è figlio di una costruzione sociale prevalentemente maschilista, quindi il mito è destinato a scomparire nel tempo, o se è intrinseco nella natura e quindi adattabile al tempo.

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mercoledì 20 giugno 2012

Teatro Olimpico - la stagione 2012-2013 si annuncia sulla terrazza dell’Associazione Civita…ed è spettacolo!

Mercoledì, 20 Giugno 2012 Ilaria Guidantoni

L’ironia, lo spettacolo per raccontare gli spettacoli, è la scelta del Teatro Olimpico, che propone una conferenza stampa in stile performance per annunciare la nuova stagione: brillante, con un ventaglio di possibilità dal teatro di prosa alla musica, alla danza, al musical, da comporre con cinque pièce per l’abbonamento. Soprattutto annuncia che è l’ora dell’interdisciplinarietà sul palcoscenico, momento ‘meticcio’ di incontri, contaminazioni e scambi, sempre sorgente di creatività.

I “ruggenti conigli” amici del Teatro, Antonello Dose e Marco Presta, hanno condotto con ironia soave e spigliata come una diretta radiofonica, accanto a Lucia Bocca Montefoschi, Direttore Artistico e Amministratore Delegato del Teatro, la presentazione della prossima stagione, sostenuta per la campagna abbonamenti dall’Associazione Civita e dalla MSC Crociere (che ha messo in palio per la stampa una crociera per due), insieme alla Provincia di Roma (intervenuta per promuovere la copertura wifi all’interno del teatro).
Abbiamo seguito il percorso tra spettacoli realmente in cartellone e quelli che avrebbero potuto esserci e forse un giorno lontano ci saranno, anche se solo nella fantasia dei due prestigiatori del microfono e della buona satira, per una volta non greve né arrabbiata, come “La cantatrice calda”, “Questa sera si recita..Ah soggetto!” o ancora “Sei personaggi in cerca d’amore”, che era previsto terminare in un’orgia. Alla direzione è sembrato sconveniente. E visto che si cita uno pseudo Pirandello, nella presentazione si precisa che è uno dei rari teatri, forse il solo in Italia, ‘de-pirandellizzato’ per il prossimo anno.

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Sabato 23 giugno Concerto Rome International Community Choir

Concerto Rome International Community Choir

Sabato 23 giugno ore 20.30
Convento SS. XII Apostoli 
Sala dell'Immacolata 
Via del Vaccaro 9 

Ingresso libero



www.ricc.it 

sabato 16 giugno 2012

Assaggi di stagione 2012 - Teatro de’ Servi (Roma)

Ilaria Guidantoni, Venerdì 8 giugno 2012

Sceglie la formula degli assaggi il Teatro de’ Servi di Roma, parlando direttamente dalla scena con dodici degustazioni illustrate da Michele La Ginestra, davvero simpatico, spontaneo, con la dote del garbo e della sintesi. E’ la commedia brillante condita da equivoci, ironia, e un ammiccamento all’attualità a fare da fil rouge all’antologia della stagione 2012-2013 che fa centro sull’intramontabile soggetto dell’amore condito in varie salse; e un po’ di profumo d’incenso.

“Finché vita non ci separi” (ovvero W gli sposi) di Gianni Clementi, regia di Vanessa Gasbarri, dove un pugno di attori ci fa rivivere la cerimonia tanto temuta, in una sorta di continua sarabanda di cambi d’abito e personaggi, senza soluzione di continuità. (25 settembre – 14 ottobre). L’esordio è nell’equivoco che scambia il giorno ‘più’ bello con quello ‘più brutto’, tra crisantemi e gladioli; una limousine bianco panna e un carro misterioso.
Seguirà Roberto D’Alessandro che torna al de’ Servi con lo spettacolo “Bamboccioni” (ovvero Che noia il posto fisso) che ironizza su tre laureati quarantenni e mammoni che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto e a confrontarsi con il mondo del lavoro che non è altro che volontario. Una commedia spassosa quanto amara con l’immancabile fantasma della mamma tutta italiana (16 ottobre - 4 novembre).
Un architetto che passa le giornate a farsi domande sugli archi finti e sua moglie che passa le notticon l'incubo di scongelare alimenti ittici sono i protagonisti dello spettacolo successivo, “Insieme a te non ci sto più” di Adriano Bennicelli, per la regia di Michele La Ginestra, in un certo qual modo leit motiv della serata e della stagione, echeggiando la nota canzone che un po’ tutti gli attori citano. Una coppia solida, colonne che sostengono archi, archi che sostengono soffitti... finché non irrompono un muratore-psicologo rumeno e un'affascinante zingara pedinatrice (6 – 25 novembre).
Torna al Teatro de’ Servi il giovanissimo Antonio Grosso con il suo nuovo spettacolo “Giggino
Passaguai”: la storia di due giovani preti mandati a risollevare le sorti di un quartiere malavitoso con una chiesa ormai in rovina e di una comunità abbandonata a se stessa. Sullo sfondo una Napoli tragica e comica ad un tempo (27 novembre – 16 dicembre). La chiesa e i sacerdoti sono tra i protagonisti del cartellone insieme all’amore e forse a sostegno della famiglia sempre più in crisi, anche se l’antipasto del prossimo inverno ci presenta preti non troppo convinti…che la via sia una sola.
Marco Falaguasta e la sua storica compagnia di attori chiuderanno l’anno 2012 con lo spettacolo “L’ultimo rigore”. L’impianto sembra l’inizio di una barzelletta: un dentista, un divorziato e un prete sono i tre amici di vecchia data che si trovano di nuovo a fare gioco di squadra in quella partita quotidiana che è la vita.

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La nuova stagione 2012-2013: commedia brillante, musica e danza alla Sala Umberto di Roma

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 6 giugno 2012

Una stagione di soddisfazione, quella appena trascorsa, che ha sfidato la crisi e la neve romana; una nuova stagione alle porte che si preannuncia ampia con ben 17 spettacoli ed estremamente varia. Quest’anno il ventaglio si arricchisce di alcuni spettacoli musicali e di un episodio di danza che potrebbe diventare il preludio ad un nuovo capitolo della vita del teatro. E la presentazione diventa già uno spettacolo.

Tutti gli attori e i registi, o almeno gran parte dei protagonisti della prossima stagione, sul palco. Inizia così la presentazione della nuova stagione della Sala Umberto 2012-2013, lontana dallo stile della conferenza e della promozione autoreferenziale per diventare un assaggio non tanto degli spettacoli del prossimo cartellone quanto degli interpreti e degli ispiratori. Molte riconferme e alcune novità significative: con tre spettacoli musicali e l’inserimento di una serata di danza.
Il bilancio della stagione appena conclusa è positivo soprattutto per l’indice di gradimento del pubblico – pari al 98% - con lo zoccolo duro degli abbonati in lieve crescita, un risultato non da poco di questi tempi; anche se con un calo dello sbigliettamento sul quale ha pesato non tanto la crisi del teatro quanto la neve imprevista e mal gestita della Capitale.
L’esordio (dal 18 al 30 settembre) è musicale e sembra voler ricordare che l’estate non è del tutto alle spalle con “Mille bolle blu”, il ritmo degli Anni ’60 del Novecento tra canzoni di ieri e ricordi di oggi, da un’idea del musicologo Gino Castaldo per la regia di Elisabetta Rizzo con Nicky Nicolai – cantante jazz –, Stefano Di Battista e Lillo Petrolo con la Big Ban, che farà delle inserzioni umoristiche all’interno di questo concerto in veste teatrale.
Sempre di impianto musicale “Sorelle d’Italia” Avanspettacolo fondamentalista (dal 9 al 21 ottobre), di Riccardo Buffagni per la regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli che mostrano un dialogo ‘dialettico’ tra due volti della femminilità, rispettivamente in rappresentanza del Nord e del Sud d’Italia.
Terzo appuntamento con le note con “Oblivion Show 2.0: il sussidiario” di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda con la regia di Gioele Dix, un gruppo musical-teatrale che sta andando per la maggiore e registra sul proprio sito ben due milioni di visitatori.

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Quirino, appuntamento alla prossima stagione!

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 16 maggio 2012

Nel panorama di crisi generale, particolarmente dura per il settore cultura e in special modo per l’editoria e il teatro, il Quirino “Vittorio Gassman” di Roma si conferma il terzo teatro d’Italia con un percentuale di utilizzo dei posti - oltre mille – del 92%, mentre la media registra un calo a partire dal 30%. Si conferma la vocazione di un teatro ad ampio spettro, a trecentosessanta gradi, per la proposta di cartellone e un luogo che, giunto alla quarta stagione dopo la dismissione dell’ETI, è da vivere come spazio di incontro, anche di lavoro e di aggregazione, non solo di ‘consumo’ di spettacoli.

In tal senso la biblioteca a disposizione degli utenti del teatro ha raccolto oltre tremila titoli. Tra le attività “collaterali”, con la Fondazione Roma, il teatro coltiva il progetto di natura filantropica “Diversamente insieme”, quest’anno dedicato ai non vedenti e ai “malati di niente”, ovvero coloro i quali sono affetti da disturbi psichici. Di assoluto rilievo ed interesse anche la programmazione con i detenuti della sezione G8 del carcere di Rebibbia e l’ Accademia Internazionale di Arte Drammatica, scuola di teatro triennale riservata a tutti coloro che abbiano meno di 40 anni e finalizzata a educare e formare gli aspiranti attori attraverso lo studio e la pratica per fornire loro una piena consapevolezza del proprio lavoro. In pochi mesi dalla riapertura del Quirinetta, storica e ricercata piccola sala teatrale, l’avventura che Geppy Gleijeses divide con Willer Bordon, è già avviata e sembra aver ingranato la marcia giusta. La stagione 2011-2012 si conclude infine con un ciclo di dieci appuntamenti dal 22 al 30 maggio per il progetto “Autogestito” con l’obiettivo di dare spazio a nuove energie ed annoverando, tra l’altro, anche spettacoli di impegno civile su temi relativi alla giustizia e all’attualità politico-sociale.
La nuova stagione, con tredici proposte in abbonamento, rappresenta un mix di classici, riproposti con una rivisitazione ad hoc e di alternative, alcune delle quali legate al mondo cinematografico. E’ il caso de’ “Il discorso del re” con la regia di Luca Barbareschi, interprete nel ruolo di un logopedista insieme a Filippo Dini nella parte del re (dal 13 novembre al 2 dicembre) e “Rain man” per la regia di Saverio Marconi, protagonisti Luca Lazzareschi e Luca Bastianello (in scena dal 4 al 16 dicembre). Un processo affascinante secondo Lazzareschi (reduce dal successo all’Elfo Puccini di Milano con questo stesso spettacolo) perché l’attore lavora al contrario, senza intenzione, con uno sforzo straniante per dire circa novanta volte “sì” senza alcuna partecipazione da parte di Raymond affetto da sindrome di autismo. Lo spettacolo ha anche la rilevante funzione di illuminare i riflettori su di un problematica non frequentemente dibattuta, come a suo tempo la ebbe il celebre film con Dustin Hoffman.

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Tommaso Amadio e Bruno Fornasari: un ponte tra il 2012 e il 2013 al Teatro Filodrammatici di Milano

Recensione a cura di Ilaria Guidantoni 
pubblicata su Saltinaria.it Lunedì 11 Giugno 2012

I due direttori artistici confermano la vocazione alla drammaturgia contemporanea, la rivisitazione dei classici e lo spazio alle nuove compagnie. La festa di fine stagione, “Con-testo”, è la rappresentazione dello stile del Teatro milanese e un ponte verso la nuova stagione con un’anticipazione singolare: senza titoli, come si conviene a chi interpreta il teatro quale messa in scena della vita, attento al divenire fluido della realtà, senza timori.

Abbiamo incontrato poche ore prima dell’ultimo spettacolo della stagione, a margine di un palcoscenico cantiere in fibrillazione, i due direttori artistici del teatro, Tommaso Amadio e Bruno Fornasari, secondo la nuova organizzazione del lavoro con Corrado Accordino che resta nell’Associazione ma non più nella direzione artistica.
Con stasera si conclude la stagione 2011-2012 del teatro con uno spettacolo nato da un’idea di Bruno Fornasari che è la sintesi della filosofia del Teatro Filodrammatici. “E’ nato da due spunti diversi, ci ha raccontato, uno tecnico e uno stilistico. La prima ragione è l’approccio di ricerca che utilizzo con gli attori per costruire un gruppo quando si affronta un nuovo lavoro. Qualsiasi sia il testo proposto chiedo alla compagnia di realizzarne una rappresentazione di 10 minuti per capire il focus che quel gruppo ha su un determinato spunto, a partire dal quale inizia la negoziazione e lo sviluppo dello spettacolo”.
E’ anche un modo, come ha specificato Tommaso Amadio, “per capire l’approccio e la sintonia di un gruppo che deve lavorare insieme”.
Il secondo spunto di “Con-testo” è l’applicazione della vocazione del Filodrammatici alla drammaturgia contemporanea, che in questo caso sfrutta il limite e l’immediatezza della cronaca, un vero Istant play, secondo la definizione di Bruno Fornasari, una rappresentazione ‘credibile’ – in 10 minuti è possibile sviluppare un racconto – e un modo per condividere una festa. In questo format i gruppi sono in confronto, non in competizione infatti.
“Non era scontata un’adesione entusiasta – ha sottolineato Amadio – di registi diversi per esperienza e per età e questo testimonia che esiste ancora chi ha voglia di giocare”.
Lo spettacolo è una prima assoluta nazionale anche per l’ideazione. Il punto di partenza sono cinque notizie scelte per declinare un tema, “Nutrimi”, in diverse versioni, attingendo alla riflessione di estrema attualità sul nutrimento della pancia e del cuore, pensando al cibo, all’ambiente, al bisogno di nutrimento emotivo in un periodo arido e disorientante come quello che stiamo vivendo ma anche al lavoro che sta facendo il contesto milanese con l’Expo. Le fonti legate all’attualità sono state in questo caso il “Guardian”, il “Daily mail” e “Il Resto del Carlino”. Ai cinque registi sono state presentate tutte e cinque le notizie 20 minuti prima del casting. “L’idea era di stimolarli a selezionare il gruppo più flessibile e poliedrico in grado di poter affrontare qualsiasi dei cinque testi, affidati al sorteggio. Nessuno dei registi sapeva infatti su quale testo avrebbe poi lavorato”.
Le buste sono state aperte 24 ore prima dell’andata in scena.
Prima dello spettacolo di questa sera, abbiamo voluto guardare avanti, curiosando nel prossimo cartellone, ancora quasi senza titoli perché è questa la sfida della drammaturgia contemporanea, rappresentare la realtà in un’istantanea.
L’esordio sarà una nuova produzione di Bruno Fornasari, ancora in lavorazione. Seguiranno due riprese, forti del successo al Filodrammatici, “Il Processo di K” che abbiamo avuto il piacere di vedere la scorsa stagione e uno spettacolo tratto da “Girotondo” di Arthur Schnitzler, che sarà presentato con un titolo nuovo (di due stagioni fa), scelta motivata dal fatto che era interpretato con una possibile chiave troppo spinta sul lato erotico, mentre merita l’attenzione dell’ironia che contiene, specchio di una società viennese sempre attuale. Torna Paolo Nani – che con lo spettacolo “La lettera” ha avuto riconoscimenti internazionali -  con nuovi spettacoli che si rifanno in qualche modo alla clownerie francese con il “Family show”. Sarà ospitata una delle compagni selezionate con il Bando via Internet “Presenze 3.0”, un modo di avvicinarsi ai giovani e alla contemporaneità.
In generale la nuova stagione riconferma l’orientamento alla drammaturgia contemporanea, la rielaborazione dei classici e l’attenzione alle nuove compagnie.

Con_Testo - Teatro Filodrammatici (Milano)

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 13 giugno 2012

Anteprima nazionale di un nuovo format per il Teatro Filodrammatici, che sceglie la contiguità con la vita quotidiana, appresa dai giornali, come spunto per una messa in scena da realizzarsi in 24 ore e per un’andata in onda di 10 minuti. Sul tema del nutrimento, della pancia e del cuore, dell’ossessione moderna per magrezza, diete e sogni di immortalità, la compagnia teatrale vive la sfida dello spettacolo come una redazione di fronte alla notizia. In un tempo X, in uno spazio Y, con a disposizione N cronisti bisogna raccontare i fatti, veri e incredibili. C’è chi lo fa con la provocazione, chi con un po’ di volgarità, chi sta soprattutto al gioco, e chi ci mette sana ironia. Una sfida intrigante, un modo per far vivere davvero il teatro.

Al Teatro Filodrammatici di Milano
“CON_TESTO”
festa di chiusura della stagione

L’11 giugno 2012 alle ore 21.00,  a chiusura della stagione 2011-2012, in scena lo spettacolo di CON_TESTO, un progetto nato con lo scopo di promuovere  la funzione contemporanea che il teatro dovrebbe riconquistare nel panorama mediatico attuale, ideato da Bruno Fornasari in collaborazione con Tommaso Amadio, membri della direzione artistica del Teatro Filodrammatici. L’iniziativa, che ha ottenuto il contributo di Bper-Banca Popolare dell’Emilia Romagna, del Consiglio Regionale della Lombardia, di Fondazione Cariplo e il patrocinio del Comune di Milano, è un esperimento di scrittura teatrale in tempo reale: drammaturghi, registi e attori hanno dovuto, nell’arco di 24 ore, creare uno spettacolo originale, ispirato a notizie e fatti scelti sulla base di un tema d’attualità, individuato dalla direzione artistica del Teatro Filodrammatici.
CON_TESTO è un format nuovo nel panorama italiano, una sorta di esperienza di teatro giornale. I 5 registi, Cristina Belgioioso, Alex Cendron, Francesco Frongia, Paolo Giorgio e Sandro Mabellini, in 24 ore hanno messo in scena 5 drammaturgie organizzate in forma di spettacolo della durata complessiva di 50 minuti.
5 drammaturghi, scelti dagli stessi registi, si sono cimentati con la scrittura di scena nelle condizioni critiche di un conto alla rovescia notturno lungo 24 ore, seguendo il ritmo della cronaca, un modo per ribadire l’attenzione alla drammaturgia contemporanea, quale cifra stilistica del Filodrammatici, portata alle estreme conseguenze.
Il tema, NutriMI: fame di pancia e fame di cuore, declinato in 5 notizie, sotto forma di ANSA dell’ultima ora, ha coinvolto un totale di 25 attori, selezionati attraverso un’audizione atipica, in cui, non essendo ancora noto che cosa si dovrà fare, ma soltanto il tema cui riferirsi, i candidati stessi potranno ispirare registi e drammaturghi con l’esibizione di una loro curiosa peculiarità, abilità o stravaganza.

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Le Pazze - Teatro Palazzo Santa Chiara (Roma)

Ilaria Guidantoni, Lunedì 4 giugno 2012

La follia. Sentimento affascinante e inquietante; struggente e sfuggente; declinato soprattutto al femminile: ‘certificato’ dagli uomini, patito dalle donne come una consapevolezza superiore o semplicemente come incomprensione, quindi solitudine. La bellezza dei testi, tutti di donne per donne, è resa soave dalla delicatezza, un po’ imbambolata, disorientata e ironica di una follia dolce e insolita, innocua come il romanticismo, dell’attrice. Ci vorrebbe una spalla.


LE PAZZE

Reading poetico
con Sabrina Knaflitz e Massimo Feliziani
musiche Antonio Di Pofi
a cura di Pino Strabioli
Grandi poetesse raccontate da due voci recitanti e pianoforte: Anne Sexton, Silvia Plat, Emily Dickinson, Wisława Szymborska, Joy Harjo, Alda Merini, Ingeborg Bachmann, Elisabeth Bishop

Sabrina Knaflitz e Massimo Feliziani, un'attrice e un uomo qualunque che scelgono di leggere le parole di grandi poetesse con la complicità musicale di Antonio Di Pofi.
La poesia è di chi la scrive e di chi la dice, è dell'attore e del lettore, da Sylvia Plath ad Alda Merini, da Ingeborg Bachmann a Wislawa Szimborska, passando per altre voci di donne struggenti e visionarie, leggere e accorate. Un concerto per pianoforte e voci recitanti intorno al tema della follia, della tristezza e solitudine della donna. I testi sono fusi dalla capacità pianistica di interpretare le parole e sono presentati come episodi sul filo conduttore dell’amore. Quello che non c’è; mancato; semplicemente immaginato.
L’attrice ha un’espressività delicata e ironica e dà forza alle parole e ai sentimenti, con quel sussurrare i versi, le movenze di bambina, talora vezzosa; talvolta timida, persa nella propria malinconia. La follia non deflagra in questa rappresentazione, non altera i tratti del volto. Non è gridata, esasperata. E’ un sentimento ben diverso da quello che di solito temiamo, riconosciamo come tale o più spesso ci viene presentato come pazzia. Delirio, violenza, sconnessione.

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Condominio occidentale - Binario 95 (Roma)

laria Guidantoni, Sabato 2 giugno 2012

Un esperimento ambientato presso Binario 95, il centro di accoglienza della Stazione Termini di Roma all’interno di una rete nazionale: la prova della sinergia tra cultura e impegno sociale, dove raccontare storie ad alta voce assume il significato originario del narrare come condivisione, per intrattenere, per consolare o per mantenere la memoria. Oggi si dice per non dimenticare.



CONDOMINIO OCCIDENTALE

Quando il teatro avvicina la cultura al sociale
Un romanzo di Paola Musa, da una lirica, verso la scena: una performance presso Binario 95 dedicata agli ultimi

La prima lettura da “Condominio Occidentale” di Paola Musa, test corale, tratto da liriche tra le quali l’omonima composizione, è di Tiziana Sensi, attrice e regista che lunedì 28 maggio scorso ha messo in scena al Teatro Argentina di Roma il romanzo con attori non vedenti, rafforzando nell’interpretazione insolita il messaggio di accoglienza dell’autrice.
La scelta di Binario 95 come nuova ambientazione fa parte pertanto di un percorso di luoghi e incontri in sintonia con il sentire della Musa, dato che lo scenario è un centro di accoglienza e di rifugio di senza tetto improntato all’offerta di dignità e ascolto oltre che ristoro immediato, gestito dalla Cooperativa Sociale Europe Consulting.

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MariaElisabetta nate regine - Teatro Quirino (Roma)

Ilaria Guidantoni, Domenica 27 maggio 2012

A tavola si stringono patti, si consolidano famiglie, si tramano delitti. Un tavolo fa da coprotagonista in questo tragico passo a due, come un duello: due donne ma anche due metà di una donna: la dialettica del conflitto che esige il nemico funzionale alla propria vita. Testo denso, asciutto, allestimento suggestivo, senza sbavature, rumori fuori scena emozionali. Brave le interpreti, anche fisicamente non avrebbero potuto essere un miglior abito su misura. Sul tribunale della storia il dramma del destino che sovrasta la scelta responsabile, condannando alla responsabilità; il potere che non dà forza ma imprigiona; l’inaccettabilità dell’essere donna e regina per il pubblico, il popolo.


MARIAELISABETTA NATE REGINE
di Emanuela Guaiana
liberamente tratto da Maria Stuart di Friedrich Schiller
diretto e interpretato da Lisa Galantini e Alessia Giuliani
Debutto Nazionale
scene Massimo Adario, Davide Valoppi
costumi Alessandra Abruzzese
luci Sandro Sussi

In scena al Teatro Quirino sabato 26 maggio 2012 – nell’ambito della terza edizione della rassegna “Autogestito” diretta da Marianella Bargilli – lo spettacolo “MariaElisabetta nate regine” di Emanuela Guaiana, liberamente tratto da “Maria Stuart” di Friedrich Schiller, diretto e interpretato da Lisa Galantini e Alessia Giuliani. In un mondo di uomini, Elisabetta I e Maria Stuarda sono regine, costrette ad essere regine di cuori (si legge di letto) o di denari (si legge di potere). Il sangue le vuole sorelle, la storia nemiche mortali. In questa partita sanguinaria, in questo gioco al massacro, le prime vittime saranno le loro libertà personali, le loro pulsioni, il loro desiderio di essere madri e amanti. Un destino feroce spetta a chi è nato capo, eppure tuttavia resta donna. Un epilogo doppiamente tragico perché eliminare una faccia sola della medaglia è impossibile senza sacrificare anche il suo rovescio. L’ultima frase di Elisabetta che guarda Maria decapitata è lapidaria: “Sono sola”. Piange chi ella stessa ha condannato e si veste a lutto. Non perdona? Non perdona l’altro o se stessa? E’ questo il dubbio che resta.
Lo spettatore assiste all’esecuzione della storia, direttamente sul palcoscenico in un confronto ravvicinato, quasi claustrofobico, in spalti stretti dai quali non si può fuggire. Le voci fuori scena, i rumori sinistri precedono e seguono l’azione e sembrano stringere il cerchio intorno a chi guarda.

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Ricordando Marlene - Teatro Ghione (Roma)

Ilaria Guidantoni, Sabato 26 maggio 2012

E’ puro spettacolo, oltre i generi, il recital, lo spettacolo musicale, l’intrattenimento, con infiltrazioni della prosa, perfino della cinematografia…mentre l’improvvisazione conferma la bravura dei due artisti in scena. Marlene Dietrich è un’assenza ingombrante: non semplicemente un racconto, una rievocazione, una riproduzione. Siamo di fronte ad una reincarnazione per amore, the Quince con un prezioso tocco d’ironia. En travesti? Non solo. E’ qui la chiave dell’opera e la sua originalità.


Non Solo Comico & Studio 12 presentano
RICORDANDO MARLENE
torna in scena Quince, l’uomo che diventò Marlene
scritto e diretto da Riccardo Castagnari
al pianoforte Andrea Calvani
Premio Marius 2009 a Parigi come miglior spettacolo musicale dell’anno

Al Teatro Ghione di Roma una serata unica con Quince che riporta sulle scene “Marlene D. The Legend” per ricordare il ventennale dalla morte della grande Marlene Dietrich. Scritto e diretto da Riccardo Castagnari e interpretato da Quince, appunto, lo spettacolo è un gioco di scambi e disvelamenti interpretato da un quanto mai intenso Quince che, non è più un mistero, è il volto di scena che Riccardo Castagnari ha costruito undici anni fa per raccontare questa storia di Marlene divisa tra palco e vita. Al pianoforte Andrea Calvani (nel ruolo di Burt Bacharach) che cesella diciotto arrangiamenti da altrettanti indimenticabili successi, da La vie en Rose a Johnny da Lola a Lili Marlene, un bel tocco, una presenza discreta ma non solo di servizio alla voce. Riesce a non essere didascalia dell’interpretazione: la sorregge, la incalza, la anticipa, e dimostra la propria completezza quando prima dell’ultimo cambiamento d’abito di Marlene il palco è tutto suo. E lo governa bene.
Lo spettacolo compie quest’anno undici anni festeggiati con un tour che ha toccato, tra le altre città, Torino e Napoli. Nasce infatti nel 2001, per l’anniversario della nascita della Dietrich, che muore – ce lo dice lo stesso protagonista del recital - nel 1992, attraversando diametralmente il secolo scorso. Quella figura mitica che da un certo punto di vista sembra avvolta nella lontananza della nebbia della storia, diventa improvvisamente una figura dei giorni nostri. Certo, come si racconta verso la fine dello spettacolo, l’ultima parte della sua vita fu ritirata per i dolori alle gambe, una pena per contrappasso, per chi aveva puntato così tanto sui propri arti inferiori; diva fino all’ultimo nascosta agli occhi indiscreti e implacabili del pubblico.
Lo spettacolo è stato definito come “una delle interpretazioni più sorprendenti degli ultimi anni”. La critica francese lo ha apprezzato intimamente. Quello che da sempre ha infatti contraddistinto il commento comune di pubblico e critica è stato proprio l’apprezzamento della metamorfosi che l’attore compie per trasformarsi nel personaggio, tanto da non riuscire più a comprendere alla fine se stiamo applaudendo l’interprete o la stessa Dietrich. "La magie opère" ha scritto appunto la stampa francese.

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Stomp 20th anniversary - Teatro Nazionale (Milano)

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 23 maggio 2012

Dal 15 al 27 maggio. Energia allo stato puro, un’ora e mezza di ritmo travolgente, alti e bassi, concentrazioni e divagazioni, come la vita vissuta underground. Suoni e movimenti fusi in un continuum come un organismo vitale. Niente parole. Non servono. Non c’è una storia. Solo frammenti di suggestioni metropolitane. Uno spettacolo liberatorio. Un virtuosismo che sembra occasionale, spontaneo e ironico.

Stomp Productions &Glynis Henderson Productions
in collaborazione con Terry Chegia presentano
STOMP 20th ANNIVERSARY

Gli Stomp sono a Milano, al Teatro Nazionale da anni riconvertito in teatro musicale, dal 15 al 27 maggio. "Stomp", uno spettacolo unico, mix di teatro, danza e musica, che continua a incantare il pubblico di tutto il mondo, un format già rappresentato in più di quaranta paesi. A Parigi riscosse ad esempio un particolare successo, rimanendo in scena per 43 settimane.
Senza trama, personaggi né parole, i musicisti-attori-acrobati di “Stomp” riescono a trasfigurare la realtà quotidiana, trasformando le scope in strumenti musicali, i battiti di mani in conversazioni, i bidoni della spazzatura in percussioni. E’ un’idea difficile da raccontare, solo da vedere, anzi da partecipare. Alla fine di un’ora e mezza che vola leggera, inizia il vero spettacolo, l’intreccio di suoni che il palcoscenico manda come segnali e il pubblico risponde, riproducendo in modo approssimativo, a volte goffo, spinto però da un impulso irresistibile. C’è una leggerezza che sottolinea ed esalta la bravura degli artisti, la loro nonchalance. L’impressione è di uno scherzo, un gioco di monelli in certi momenti, una gag. Il sorriso esce spontaneo e i rumori della metropoli restano sullo sfondo. La scenografia un po’ underground sembra un’istallazione di certa arte contemporanea indiana dove le pentole, gli oggetti di uso comune, i cartelli stradali, vengono appesi in una sorta di quadro svedese e appoggiati quasi a caso sul palcoscenico come agli angoli della strada.

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Milano Libri festeggia i suoi primi 50 anni - Teatro Franco Parenti (Milano)

Ilaria Guidantoni, Martedì 22 maggio 2012

Appuntamento al Teatro Franco Parenti di Milano per l’editoria e il mondo della cultura. Più di una festa di compleanno, più di un happening - brutto termine modaiolo di appuntamenti indefiniti - oltre il reading, vicino all’incontro teatrale che non può dirsi spettacolo nel senso classico ma incontro sul palcoscenico, di amici prima che di personaggi.
A condurre la serata Andrée Ruth Shammah, dal 1989 responsabile unica del Teatro Franco Parenti, fondato nel 1972 e dedicato all’attore del quale porta il nome. Il tono di una buona amica, senza prosopopea, con la discrezione di restare dietro le quinte, tra ricordi che si alternano, tutti vividi di emozioni. Non una celebrazione, ma un incontro per condividere ricordi certamente, ad alimentare il presente e nutrire il futuro. Nulla di stantio, affettato, patinato.
Lo spirito di Annamaria Gandini, per quel poco che ho avuto modo di conoscerla – in occasione della presentazione del mio ultimo libro a Milano – non è stato tradito. Francesco Micheli parla degli inizi della Libreria quando a Milano c’era la Galleria del Corso, che riuniva gli editori musicali; il Piccolo Teatro di Franco Parenti e del giovane Dario Fo; la Scala di Paolo Grassi. Mentre ora tutto diventa un “progetto turistico”. Una definizione lapidaria e assolutamente centrata.
Inizia lo spettacolo tratto dalla lettura in forma semiscenica, scritto da Annamaria Gandini, che racconta semplicemente la storia della MilanoLibri, mezzo secolo di cultura e incontri nella città che si è trasformata. L’avventura partita e nutrita dall’entusiasmo di tre ragazze, amiche – Annamaria Gandini, Laura Lepetit e Vanna Vettori - sprovvedute ma tenaci e acute e la storia di un successo che non ha snaturato il senso di una libreria, luogo di incontro prima che di vendita di libri, di discussione e non di commercio di parole. Sull’improvvisazione pianistica hanno letto Anna Nogara e Patrizia Zappa Mulas, con due interventi di Lella Costa (in video) che interpreterà proprio Annamaria Gandini. Sono gli anni del rock & roll, anche in salsa italiana, gli anni della casa discografica “Ricordi” di Giovanni Gandini.
Il libro è un ritratto della Milano del passato che però guarda al futuro, senza arrendersi alla crisi del mondo editoriale e della lettura. Tra le tante curiosità il debole della libreria per l’editoria nascente o il grande incontro con Vito Laterza nel 1963 che le fece fare il salto di qualità di ‘libreria colta’. Forse non durò molto il sodalizio ma lasciò almeno un’eredità importante.

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V-Day, I Monologhi della Vagina - Teatro Quirino (Roma)

                                      Ilaria Guidantoni, Mercoledì 16 maggio 2012


Una serata unica dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, con un respiro internazionale; spettacolo nato da una donna, per le donne, ma rivolto soprattutto agli uomini perché sono gli artefici nella maggior parte dei casi dell’inferno femminile, di quel femminicidio che è l’assassinio della libertà di una metà del mondo e simbolicamente della sorgente stessa della vita. Uno spettacolo corale che non perde l’identità della storia irripetibile di ogni io narrato e del contesto storico nel quale si ambienta. Ironico, graffiante, talora impertinente, senza mai perdere la tenerezza e superando l’aggressività per diventare narrazione e proposta. Con l’arma del sorriso lo spettacolo, accompagnato da Lella Costa, alterna racconti scanzonati e privati, rigorosamente intimi, a interviste e prospettive politiche. Il centro è uno solo: identità donna, sorgente della vita, dunque della gioia e del piacere, spesso anticamera del dolore.

Lunedì 14 maggio al Teatro Quirino di Roma si è festeggiato il V-Day con lo spettacolo teatrale “I monologhi della vagina”, opera scritta da Eve Ensler, che ha debuttato sulla scena Off-Broadway nel 1996 vincendo un Obie Award, per poi essere rappresentata in tutto il mondo. L’incasso dell’ormai noto spettacolo è stato devoluto a “Se non ora quando”, associazione che si batte a livello internazionale contro la violenza sulle donne.
Una ventina di attrici d’eccezione tra cui Anna Bonaiuto, Lella Costa, Lucia Poli, Francesca Reggiani, Lucrezia Lante della Rovere, Antonia Liskova, Carlotta Natoli, Marina Confalone, Lunetta Savino, Orsetta De Rossi, Simonetta Gianfelici, Daniela Piperno, Paola Concia, Giulia Bongiorno, Paola Minaccioni e Maria Luisa Busi, hanno letto gli storici monologhi che hanno compiuto ormai diciassette anni, tradotti in italiano da Monica Capuani per la regia di Franza di Rosa di Irmaspettacoli in collaborazione con Nicoletta Binni e Associazione Pecora Nera.
L’opera scaturì spontaneamente dopo che la Ensler ebbe intervistato 200 donne circa le loro idee sul sesso, le relazioni e la violenza di cui spesso sono tragicamente oggetto, portando in questo modo avanti la sua battaglia di sensibilizzazione sulla violenza alle donne legando tutto il mondo che circonda l’emisfero femminile alle vagine.

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Il piatto forte - Teatro de’ Servi (Roma)

Ilaria Guidantoni, Martedì 15 maggio 2012


Dall’8 al 27 maggio. Leggera e goliardica solo in apparenza, “Il piatto forte” è una commedia amara, tanto più per la sua ordinaria normalità. Nella scia de’ “Il grande freddo”, l’amicizia di gruppo rivela dinamiche perverse e crudeli. Crisi e ‘piccoli crimini coniugali’ si specchiano nel gruppo e ne sono al tempo stesso il prodotto. Originale la costruzione della messa in scena, in un crescendo sostenuto dal buon livello degli attori.

L’Albero Teatro Canzone presenta
La Compagnia Arcadinoè in
IL PIATTO FORTE
di Giulia Ricciardi
con Riccardo Cascadan, Benedetta Cigliano, Patrizio Cigliano, Alessandra Costanzo, Carmen Di Marzo, Davide Lepore, Paola Majano, Giulia Ricciardi, Ciro Scalera
regia di Patrizio Cigliano

“Il piatto forte”, commedia di Giulia Ricciardi diretta da Patrizio Cigliano, comincia con l’originale apertura di un balletto che si scoprirà alla fine essere la sigla di un villaggio vacanze che vede come protagonisti quattro coppie e la figlia di una di esse. Tutti vestiti in nero si spogliano per ritrovarsi in tenuta da notte con una curiosa verticalizzazione di due letti matrimoniali sui quali si alternano battibecchi, liti, complicità, vizi e desideri delle quattro coppie. Con qualche punta di volgarità gratuita e alcuni cliché si scopre che c’è un filo conduttore a questi episodi, la festa di compleanno a sorpresa di una delle amiche. La cena di compleanno rivela l’originalità della pièce, nell’attesa del ‘piatto forte’ appunto, la torta della festeggiata.
Protagonista nascosto del gruppo che si ritrova dopo due anni di “latitanza”, Facebook, che ha spinto i padroni di casa ad una serie di reciproche sorprese, per usare un eufemismo. La conversazione, tra gaffe e allusioni, piccole malizie e qualche cattiveria, rivela che si tratta di un classico gruppo inossidabile di amici che passava tutte le estati insieme tra goliardia e divertimento. La serata procede con leggerezza, ricordando aneddoti delle molte vacanze passate insieme nei villaggi turistici di tutta Europa fino al momento delle foto che innescano un meccanismo di rivelazioni a catena, fino a scatenare l’inferno. A ciascuno il proprio peccato in un meccanismo implacabile dal quale sembra salvarsi in fondo solo l’assente, colei che ha avuto il coraggio di scegliere.

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Effetto Lucifero - Teatro Filodrammatici (Milano)

Ilaria Guidantoni, Giovedì 3 maggio 2012

Dal 2 al 13 maggio. D’obbligo abbandonare le categorie estetiche del ‘bello’, ‘armonico’ o l’idea del teatro come spettacolo di intrattenimento. Siamo in presenza di un’esperienza da condividere, forte, crudele, che ci illumina dentro come un faro e può scoprirci vittime o carnefici, poco importa, perché in fondo si è due facce della stessa medaglia. Il palcoscenico come lo scandaglio dell’analista, con la rapidità e l’incisività dell’azione: non sempre la verità piace, ma merita come “Effetto Lucifero”.


Co-produzione Teatro Filodrammatici e Òyes presenta
EFFETTO LUCIFERO
drammaturgia Dario Merlini
regia Andrea Lapi, Dario Merlini, Umberto Terruso
scene e costumi Chiara-Luna Mauri
con Stefano Cordella, Daniele Crasti, Massimiliano Mastroeni, Dario Merlini, Dario Sansalone, Fabio Zulli

A maggio arriva l’ultima delle prime nazionali, nonché delle co-produzioni firmate Teatro Filodrammatici, programmate per questa stagione: la compagnia Òyes propone, a partire dal 2 maggio, lo spettacolo ”Effetto Lucifero”, con la drammaturgia di Dario Merlini, già attore di “Il Processo di K” (nello stesso cartellone), e la regia, oltre che dello stesso Merlini, anche di Andrea Lapi e Umberto Terruso. Il testo, vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro 2010 e finalista all’importante Premio Riccione-Tondelli 2011, prende spunto dal famoso esperimento carcerario di Stanford, uno studio sugli effetti psicologici derivanti dall’assegnazione di un particolare ruolo, nella fattispecie quello di prigioniero o guardia. L’esperimento fu condotto alla Stanford University negli Stati Uniti nell’agosto del 1971 da un team di ricercatori guidato dal professor Philip Zimbardo.
La riproduzione è originale e sottolinea la casualità con un’alea di mistero della situazione: sei ragazzi si ritrovano in una casa abbandonata, dove sembrano fortunatamente trovare cibi e vestiti. All’inizio lo spettatore è sconcertato, disorientato e ci si addentra in una fiaba nera che ad un certo punto diventa un incubo. Lo spettacolo con l’effetto buio e dissolvenza, la presenza inquietante di rumori fuori scena – dal temporale ad una pioggia notturna incessante – fino a colonne sonore a contrasto con filastrocche e canzonette per bambini, ha una costruzione quasi cinematografica. I dialoghi e la tridimensionalità, quel sali e scendi dal palcoscenico tipico dell’allestimento del Filodrammatici, e ancora il pubblico lasciato al buio o violato da una luce diretta e tagliente come in un interrogatorio, lasciano sbigottiti e ci si chiede quasi se si è parte attiva dello spettacolo. Un’interattività indotta…riuscita.
Ma qual è l’origine di questo gioco crudele? Zimbardo selezionò ventiquattro studenti maschi ai quali fu assegnato casualmente uno dei due ruoli e li sistemò in una finta prigione non molto lontana dall’università.

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Novecento Napoletano parte II - Teatro Quirino (Roma)

Ilaria Guidantoni, Lunedì 30 aprile 2012

Dal 24 aprile al 6 maggio. Una summa dello spettacolo napoletano nella linea del varietà e di una saporita e coinvolgente miscela di musica, canzoni, intermezzi da commedia e intrattenimento comico, ripercorre i successi musicali del Novecento, con tutti gli elementi tipici, dai costumi alla scena oleografica. Un quadro da cartolina, un po’ demodé. Domina la musica. Belle le voci.

Doppiaeffe presenta
Federico Salvatore e Rosaria De Cicco in
NOVECENTO NAPOLETANO parte II
Il secolo d’oro della canzone napoletana

un progetto di Lello Scarano e Bruno Garofalo
collaborazione ai testi A. Karima Campanelli e Raffaele Esposito
con Massimo Masiello e Salvatore Misticone
orchestra diretta da M°Mariano Bellopede
costumi Mariagrazia Nicotra
movimenti coreografici Enzo Castaldo
arrangiamenti musicali M° Tonino Esposito
scene e regia Bruno Garofalo

Nel 1992, al Teatro Politeama Giacosa di Napoli, debuttava uno spettacolo musicale complesso, una sorta di colossal del “Novecento Napoletano”. Cento artisti tra musicisti, interpreti, tecnici, danzatori, comparse e poi scenografie, attrezzi, costumi in una sequenza ininterrotta di quadri a tema e di coreografie ispirate alle illustrazioni ed alle pitture dell'epoca d’oro per le Arti napoletane. Da allora si sono susseguite molte edizioni che hanno portato la formula “Novecento Napoletano” anche oltre i confini nazionali.
Ogni edizione ha portato un arricchimento dello spettacolo e con l’inserimento di Federico Salvatore la dinamica è diventata sempre più teatrale. La nuova edizione nella stagione 2011/2012 va in questa direzione appunto, anche se l’elemento più gradevole è proprio quello musicale rispetto al quale la recitazione risulta di servizio. Belle alcune voci, buona l’interpretazione, indovinato il quadro finale con “Scugnizzi”. Lo spettacolo è un’antologia di tutti gli elementi della scena napoletana a cominciare proprio dal decoro, un po’ oleografico, che restituisce la visione del presepe, con le quinte che scorrono come muri scalcinati; mentre sullo sfondo appaiono teatri nel teatro, visioni classiche come l’immancabile Vesuvio e Piazza Plebiscito; e ancora le barche scorrono sul fondale, i banchi del mercato con i pescatori protagonisti sono in scena.

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Post Partum - Palazzo Santa Chiara (Roma)

Ilaria Guidantoni, Sabato 28 aprile 2012

27, 28, 29 aprile. Un bel lavoro, intenso, con una forza emotiva dirompente concentrata in un corpo immobilizzato nell’ombra e nella mimica facciale illuminata impietosamente. Parole e racconti comuni, tanto da spiazzare e suonare l’allarme della nostra indifferenza, verso la cosa più naturale del mondo, la maternità: tra incubo e sogno. La concisione del testo premia la resa.



Sonia Barbadoro in
POST PARTUM
tutto quello che gli uomini avrebbero dovuto sapere e che le donne non hanno mai detto

testo/inchiesta di Elisabetta Cianchini
interviene Betta Cianchini
regia di Luciano Melchionna

“Post Partum” non è solo uno spettacolo, è un viaggio tagliente a ritroso nei meandri della “nascita”, di quell’universo femminile mai ascoltato, mai compreso, troppo spesso e forse volutamente rimosso.
Lo spettacolo si chiude con “Per Grazia Ricevuta”, il monologo vincitore della IV edizione del Festival di corti teatrali al femminile Donna Mostra Donna. Scritto da Elisabetta Cianchini, interpretato da Sonia Barbadoro, con la regia di Luciano Melchionna, prodotto dall'Associazione Culturale Aktivamente, “Post Partum” nasce dopo un lavoro approfondito di ricerca e documentazione, grazie al sostegno della Dottoressa Lisa Canitano, della Dottoressa Flavia Coffari e della sua equipe (psicologhe e sessuologhe di Roma), di Fabrizia Ferrazzoni del Gruppo “Donne Che si Fanno Sentire”, della Dottoressa Antonietta Donatelli e al sostegno del Maestro d’Immagine Pino Le Pera. Il progetto è sostenuto da Vita di Donna Onlus, Fonderia delle Arti e Radio Rock. E’ una documentazione sul campo, con interviste di donne ad altre donne, al parco, all’asilo, al supermercato, al consultorio, ovunque. Ed ovunque la stessa identica reazione, le stesse risposte: le donne italiane hanno paura di dimostrare di non sentirsi all’altezza del ruolo di madre.
La scena si apre con un’esplosione di luce focalizzata sul volto segnato e stanco di una donna vestita di nero, stretta nei suoi abiti, con il corpo come immobilizzato, quasi una metafora di quanto accade dopo il parto. Alle spalle si intuiscono e si illuminano solo verso la fine un tavolo, una sedia sulla quale sono appoggiati un grembiule e due bacinelle.
L’attrice per tutta la durata dello spettacolo sta in bilico sul limitare del palcoscenico, come in un’allusione alla sospensione di quell’essere donna che, nel culmine della propria vocazione, la maternità, viene esonerata dalla propria vita e si sostiene a fatica su quel filo pericoloso che separa la salute dalla malattia, dalla depressione. Il racconto, una confessione, a tratti un’eruzione lavica, si apre con la citazione del parto quale momento più dolce e atteso, il miracolo della vita.

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Il Valle va sulla luna e Infinite Spaces negli spazi infiniti - Teatro Valle Occupato (Roma)

Ilaria Guidantoni , Venerdì 27 aprile 2012

“Infinite Spaces”, preview del grande "Concerto per Astronauta ed Orchestra Infinite Spaces", ideato da Sandro Cecchi e Carlo Fatigoni per la realizzazione del Maestro Ennio Morricone con l'astronauta Roberto Vittori, è sparato da un radiotelescopio negli spazi infiniti insieme ad alcune immagini del Teatro Valle Occupato.

Il programma ha previsto la proiezione del video generativo “Le villes au loin/ Far from the cities” (2011) dell’artista franco-canadese Gregory Chatonsky e la performance live del collettivo di poeti visivi “The Poetry Experience”.
Intorno alle 22 un collegamento con il Radiotelescopio di Dwingeloo in Olanda, dove Daniela De Paulis, la prima artista in residenza presso l’istituto, ha sviluppato la tecnologia Visual Moonbounce, che consente l'invio di immagini sulla Luna in forma di segnali radio, con la possibilità di vedere una selezione di immagini del Teatro Valle Occupato, scattate durante i dieci mesi di occupazione, andare sulla Luna.
A seguire, “Infinite Spaces”, il "Concerto per Astronauta ed Orchestra" ideato da Sandro Cecchi e Carlo Fatigoni per la realizzazione del Maestro Ennio Morricone con l'astronauta Roberto Vittori, sparato dal radiotelescopio negli spazi infiniti, a futura memoria del nostro passaggio sulla Terra; tra gli intervenuti anche Alessandro Petrolati che ha dato vita con il Maestro Ennio Morricone alla stupenda Preview del 20 luglio 2009 nella splendida cornice di Piazza del Popolo per i quarant'anni dallo sbarco sulla Luna.
Il video della storica esecuzione è visibile alla pagina https://www.facebook.com/video/video.php?v=1166466540229
Infine, l'esibizione della Laptop Orchestra Ur.L.O., la prima laptop orchestra italiana, di Mita Medici con la lettura dei versi sull'Infinito e performance del trio composto da Federico Rosati, Nicola Linfante e Carlo Fatigoni.
La serata è stato l'anticipo della manifestazione “Sguardi Sonori 2012”(https://www.facebook.com/events/195438630575638) che comprenderà anche la mostra “Gino on my mind” dal 15 al 30 settembre alla Mole Vanvitelliana di Ancona, dedicata all'artista anconetano Gino De Dominicis, autore dello scheletrone di 24 metri, la Calamita Cosmica, esposto lo scorso autunno al MAXXI di Roma. In quell’occasione ci sarà la presentazione del catalogo e di un anticipo delle performance in programma alla Mole l'8 settembre,  successivamente in scena al Teatro Colosseo a Roma.

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The Coast of Utopia, Salvataggio - Teatro Argentina (Roma)

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 25 aprile 2012

Dal 24 al 29 aprile. La tensione si acuisce in forma di isteria, cede qualcosa all’affaccendarsi della commedia per alcuni aspetti, per altri si diluisce in un incedere più lento dove il dialogo è ‘interrotto’ dalle occupazioni domestiche e dalle beghe familiari. Il regista ci accompagna dietro le quinte, svelando finalmente i personaggi che sceglie come protagonisti, premiandone la recitazione con un’emersione dal coro. Trionfa la dissolvenza delle luci, il gioco interno-esterni, come di chi padroneggia egualmente il palcoscenico e lo schermo.

Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni di Michela Cescon presentano
THE COAST OF UTOPIA - SALVATAGGIO
La sponda dell'utopia
di Tom Stoppard
regia Marco Tullio Giordana
con Luca Lazzareschi (Aleksandr Herzen), Erika La Ragione (Sasha Herzen), Nicolò Todeschini (Sasha Herzen; Aiutante Ledru-Rollin; Esule Polacco), Selene Gandini (Tata Herzen), Angelica Barigelli (Olga Herzen), Ludovica Apolloni Ghetti (Olga Herzen), Marit Nissen (Maria Fromm, bambinaia tedesca), Sandra Toffolatti (Malwida), Sara Lazzaro (Signora Blainey, bambinaia inglese), Valentina Marziali (Cameriera; Henry Sutherland; Lisa), Bob Marchese (Worcell; Semlov), Giovanni Visentin (Ruge; Dottore), Andreapietro Anselmi (Gottfried Kinkel), Gabriella Riva (Joanna Kinkel), Francesco Biscione (Marx), Edoardo Ribatto (Ernest Jones), Odette Piscitelli (Emily Jones, sua moglie; Teresina), Luigi Diberti (Giuseppe Mazzini; Perotkin), Corrado Invernizzi (Louis Blanc), Giuseppe Bisogno (Ledru-Rollin; Zenkowicz; Slepzov), Davide Paganini (Lajos Kossuth; Czerniecki; Vetoshnikov), Marcello Prayer (Aiutante Kossuth; Cernysevskij), Denis Fasolo (Michail Bakunin), Fabrizio Parenti (Ogarev), Irene Petris (Natasha Ogarev), Giorgio Marchesi (Turgenev), Tatiana Lepore (Mary Sutherland), Alessandro Machia (Tenente Korf), Alessandro Machia (Attentatore dello Zar)
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Sartori, Elisabetta Antico
musiche Andrea Farri
traduzione di Marco Perisse e Marco Tullio Giordana
regista collaboratore Daniele Salvo
organizzazione generale PAV
ufficio stampa Zachar Patrizia Cafiero & Partners
fotografo Fabio Lovino

Ormai la scenografia è impalpabile, solo visione, mentre gli arredi degli interni si arricchiscono. Indubbiamente una prova impegnativa senza effetti ginnici, forse una leggera concessione ad un’ironia più greve nel terzo episodio, all’intreccio. Il finale chiude con il salvataggio, del sogno, condannando l’azione che precede e giustifica il pensiero. Nei dialoghi vale la pena chiudere gli occhi e ascoltare le parole, restituite da Giordana con una sua soavità senza enfasi eccessiva, che nulla perde dell’incisività e della pesantezza della profondità, colorandosi appena di ironia.
La vicenda del terzo episodio, ambientata tra il 1853 e il 1868, vede l’impero russo allo sbando dopo la concessione della libertà ai servi della gleba mentre Alexander Herzen e i suoi amici rivoluzionari – Karl Marx, Michail Bakunin, Giuseppe Mazzini, Louis Blanc e Arnold Rouge – protetti dall’esilio a Londra, dopo il fallimento della rivoluzione francese, rievocano i tempi lontani, di giovinezza, sogni rivoluzionari conditi con il mito dell’amore e dell’amicizia, come lo stesso Bakunin dirà ad un certo punto elencando, non senza ironia, le cose più importanti della vita e mettendo insieme la morte per la libertà, al piacere di una sigaretta e alla richiesta non proprio proletaria di ostriche. Il viaggio a Parigi ha lasciato una delusione cocente tanto che si dice che la città è crollata sotto il letame e non ha fatto molto per meritare la fama.
La scena è giocata quasi interamente nella casa di Alexander, punto di riferimento e di accoglienza per molti rivoluzionari senza patria e in cerca di rifugio, ma anche di vitto e alloggio in cambio di chiacchiere e idee.

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The Coast of Utopia, Naufragio - Teatro Argentina (Roma)

Ilaria Guidantoni, Lunedì 23 aprile 2012

Dal 17 al 22 aprile. Il lavoro di Marco Tullio Giordana si conferma raffinato, proiettato in una dimensione decisamente corale che nella seconda parte distingue maggiormente i piani, l’utopia del socialismo (il maschile) e l’utopia dell’amore (il femminile) che si intrecciano nello loro debolezze. Più facile da seguire, il dialogo sul mito e l’inizio della disillusione della rivoluzione invocata e rincorsa restano al centro e confermano la vocazione di una regia per scene, portata sui grandi temi; meno vocata all’osservazione dell’intimo sentimentale. Scenografia, luci e costumi impeccabili, che non ornano ma raccontano e guidano.

Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni di Michela Cescon presentano
THE COAST OF UTOPIA - NAUFRAGIO
La sponda dell'utopiadi Tom Stoppard
regia Marco Tullio Giordana
con Luca Lazzareschi (Aleksandr Herzen), Roberta Caronia (Natalija Herzen), Erika La Ragione (Sasha Herzen), Ludovica Apollonj Ghetti (Kolya Herzen), Violetta Barigelli (Tata Herzen), Sara Lazzaro (Bambinaia), Fabrizio Parenti (Ogarev), Giorgio Marchesi (Turgenev), Edoardo Ribatto (Granovskij), Marcello Prayer (Ketscher; Mendicante), Davide Paganini (Ahsakov; Commesso di bottega), Andreapietro Anselmi (Poliziotto; Jean-Marie, domestico), Corrado Invernizzi (Belinskij), Tatiana Lepore (Madame Haag, madre di Herzen), Giovanni Visentin (George Herwegh), Paola D’Arienzo (Emma Herwegh), Giuseppe Bisogno (Sazonov), Denis Fasolo (Michail Bakunin), Francesco Biscione (Marx), Irene Petris (Natasha Tuchkov), Nicolò Todeschini (Benoit, domestico francese; Rocca, domestico italiano), Sandra Toffolatti (Maria Ogarev), Luigi Diberti (Franz Otto, avvocato), Bob Marchese (Lev Ibayev, console russo), Odette Piscitelli (Rosa, cameriera italiana)
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Sartori, Elisabetta Antico
musiche Andrea Farri
traduzione di Marco Perisse e Marco Tullio Giordana
regista collaboratore Daniele Salvo
organizzazione generale PAV
ufficio stampa Zachar Patrizia Cafiero & Partners
fotografo Fabio Lovino

Il secondo episodio della trilogia, Il Naufragio, atteso come l’emozione, non delude, conferma il lavoro di pregio, che abbassa appena i toni della speculazione per addentrarsi nelle beghe e frivolezze dell’animo umano. Preferisco il regista dei dialoghi e dell’ironia che sfiora l’incertezza, la presunzione e la vocazione infantile dei rivoluzionari al regista che indaga i sentimenti. Lo spettacolo si muove su due piani che si sfiorano, si intrecciano senza mescolarsi, più o meno rappresentati rispettivamente dal maschile e dal femminile. Mi piace più la discesa dalla politica all’amore che sonda il mondo intellettuale all’altro percorso, perché nel primo tragitto si svela l’originalità del regista che lega l’interpretazione alla regia in modo inscindibile, disegnando scene e luci con l’inserzione di costumi e oggetti come note di un tutto.
Non c’è il prevalere di una dimensione sull’altra quasi che gli oggetti del palcoscenico recitassero al pari degli attori e le luci vestissero gli attori rendendo questi ultimi voce del colore. Forse il vero protagonista è la regia, la visione che intende trasferire allo spettatore, non già il regista e in questo stail pregio dell’opera. Proprio dalla scenografia è l’avvio, in questa seconda parte stilizzata con quinte geometriche, fondale lucido che passa in tre colori essenziali – verde, rosso e blu, che negli ultimi due quadri si sposa con i costumi in tinta vestendo le donne dello stesso tono, perfino le rivali – e giochi di ritagli neri che stringono e allargano lo zoom. La musica entra nei cambi di scena, nelle visioni delle sovrimpressioni di città come stampe antiche, nelle assenze di voci; poi tutto diviene puro, un dialogo assoluto tra voce e luce, mentre il colore si accende e sfuma in una dinamica fusa.

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The Coast of Utopia, Viaggio - Teatro Argentina (Roma)

Ilaria Guidantoni, Sabato 14 aprile 2012


Dal 10 al 15 aprile. Un bel lavoro dove la mano cinematografica vivifica il teatro. Scene raffinate, moderne, essenziali, nella verticalità che espande il palcoscenico; ricchezza rara di costumi non leziosi. Attenzione al testo letterario, parole metabolizzate e restituite in modo soave con una giusta dose d’ironia. Un grande prologo del quale aspettiamo il climax. La mente è appagata. Ora tocca all’emozione.
Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni di Michela Cescon presentano

THE COAST OF UTOPIA - VIAGGIO
La sponda dell'utopia

di Tom Stoppard
regia Marco Tullio Giordana
con (in ordine alfabetico)
Andreapietro Anselmi (Barone Renne), Francesco Biscione (Stankevic), Giuseppe Bisogno (Sazonov), Roberta Caronia (Varvara Bakunin), Paola D'Arienzo (Tatiana Bakunin), Luigi Diberti (Aleksandr Bakunin), Denis Fasolo (Michail Bakunin), Corrado Invernizzi (Belinskij), Luca Lazzareschi (Herzen), Sara Lazzaro (Miss Chamberlain; Natalie Beyer), Tatiana Lepore (Mrs Beyer, madre di Natalie Beyer), Bob Marchese (Semyon, servo anziano), Giorgio Marchesi (Turgenev), Valentina Marziali (Masha, cameriera), Davide Paganini (Shevyrev), Fabrizio Parenti (Ogarov), Irene Petris (Varenka Bakunin), Odette Piscitelli (Katya), Marcello Prayer (Ketscher), Edoardo Ribatto (Polevoj; Gatto dal pelo rosso), Gabriella Riva (Aleksandra Bakunin), Nicolò Todeschini (Dyakov, sposo di Varenka; Pushkin), Sandra Toffolatti (Liubov Bakunin), Giovanni Visentin (Chaadaev)
e con la Fisarmonicista Marit Nissen
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Sartori, Elisabetta Antico
musiche Andrea Farri
traduzione di Marco Perisse e Marco Tullio Giordana
regista collaboratore Daniele Salvo
organizzazione generale PAV
ufficio stampa Zachar Patrizia Cafiero & Partners
fotografo Fabio Lovino

The Coast of Utopia di Tom Stoppard è una trilogia (Viaggio-Naufragio-Salvataggio) scritta nel 2002 e rappresentata in numerose città tra le quali Londra, New York, Mosca e Tokyo: negli Stati Uniti ha vinto il maggior numero di Oscar teatrali mai assegnati.
Su progetto di Michela Cescon e Marco Tullio Giordana il capolavoro di Tom Stoppard debutta ora in Italia, prodotto da Fondazione Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni di Michela Cescon, con la regia di Marco Tullio Giordana, nella traduzione firmata da Marco Perisse e dallo stesso regista.
La trilogia ripercorre trentacinque anni di storia russa (1833-1868), il risveglio culturale e il fermento sociale: un grande sogno, agitato di fronte e in seno alla nobiltà terriera che si rivelerà un’utopia, romantica e incerta. I protagonisti sono l'anarchico Michail Bakunin, nato da una famiglia che coltiva la servitù della gleba e i matrimoni combinati di interesse, insieme ad una cultura patinata, come si direbbe oggi; il rivoluzionario scrittore e filosofo Aleksandr Herzen; il critico letterario Vissarion Belinskij, che emerge molto bene attraendo la simpatia del pubblico nella prima parte; e lo scrittore Ivan Turgenev.
Stoppard racconta una tipica storia russa di guerra e amore, un intreccio di pubblico e privato, un affresco corale degno della grande madre terra: così emergono i sogni utopici e le storie private, le passioni, gli innamoramenti, le delusioni, i dolori, con una levità e una profondità che hanno fatto paragonare l'opera alle grandi commedie di Cechov.

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Il caso Dorian Gray - Teatro Filodrammatici (Milano)

Ilaria Guidantoni, Mercoledì 11 Aprile 2012

Dal 10 al 15 aprile è in scena al Teatro Filodrammatici di Milano lo spettacolo “Il caso Dorian Gray” scritto da Giuseppe Manfridi e diretto da Pino Micol con Manuele Morgese. Produzione TeatroZeta. Premio Ennio Flaiano 2009; Premio Gassman 2010.

Produzione Teatro Zeta presenta
IL CASO DORIAN GRAY
di Giuseppe Manfridi
regia Pino Micol
con Manuele Morgese

Prova magistrale per l’attore protagonista, che si fa in tre personaggi, forse anche in tre volti di uno stesso io lacerato. Del romanzo, citato ampiamente dall’io narrato e narrante, resta la ricchezza e la sottigliezza del bell’eloquio che l’azione teatrale esalta anziché ridurre; accompagnata da stacchi musicali e panneggi neri ampi, luci che fendono il buio colorandosi di oro o rosso sangue. Tutto è al servizio della parola in un gioco eterno che ripropone l’equazione bellezza-giovinezza. Un sogno preludio di una maledizione. Questa bellezza non salverà il mondo! La messa in scena si colora di un’azione da noir.
Tre personaggi e una sola storia che, per ragioni diverse, riguarda ciascuno di essi. Henry, Basil e Dorian. Sofisticato e fatuo come un vero dandy, il primo; morboso e solitario, il secondo; vanitoso e perfido, il terzo, Dorian Gray, che nel romanzo di Wilde assurge a protagonista assoluto. Nella reinvenzione drammaturgica dell’opera il suo ruolo si equipara a quello degli altri due in uno smontaggio della trama narrativa ripensata nei termini di un’indagine processuale, anche se ne è il fulcro, il colpevole e la vittima per eccellenza. Al centro dell’inchiesta, un mistero dall’intreccio tanto articolato da non essere noto, nella sua interezza, a nessuno dei tre. Henry, Basil e Dorian si avvicenderanno, così, in una serie di deposizioni corrispondenti ad altrettante versioni dei fatti. A tre punti di vista che, congiunti, offriranno allo spettatore la chiave di questo formidabile enigma, teatralmente concepito come una virtuosistica partitura per attore solista. L’incalzare del ritmo, sempre più marcato nel passare da un movimento all’altro, è tale da far maturare una suspense imprevista, e le atmosfere gotiche in cui matura la vicenda finiranno ben presto con l’assumere i connotati di un noir. Il sogno di Faust si connota della visione decadente, con un compiacimento nel disfacimento delle carni, nella macerazione dell’anima.

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