martedì 29 settembre 2015

Il bacio di Francesco Hayez, un nuovo allestimento, un nuova fruizione

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 27 Settembre 2015

Pinacoteca di Brera, Milano

23 settembre – 31 ottobre 2015

Il celebre dipinto, uno dei pezzi più noti della collezione della Pinacoteca di Brera, tanto da essere consumato dagli occhi del pubblico ma non sufficientemente guardato, è riproposto in un allestimento nuovo con l’obiettivo di ottimizzarne la fruizione. Oggi più che mai diviene un simbolo della stessa Milano, della riscoperta romantica del Medioevo come anche del Risorgimento, oltre che naturalmente un valore universale di dialogo amoroso.

La Pinacoteca di Brera in un anno che vede Milano città protagonista in Italia e di respiro internazionale sotto il profilo culturale grazie all’Expo, propone un nuovo percorso dedicato a un’opera molto nota. Si tratta de Il Bacio, realizzato nel 1859 dal pittore veneziano Francesco Hayez su commissione di Alfonso Maria Visconti di Saliceto, noto nobile dell’epoca che non sembra abbia avuto un posto di rilievo nel Risorgimento. Alla propria morte aveva stabilito di regalarlo alla Pinacoteca dell'Accademia di Brera, dov’è tuttora conservato ed esposto. Uno dei baci simbolo della storia dell’arte che è stato financo consumato dalla critica, dall’immaginario collettivo nonché dai visitatori della galleria che spesso lo fotografano senza guardarlo come dovrebbero. Il riallestimento della sala XXXVII, completato il 23 settembre scorso, prevede una postazione multimediale che consente ai visitatori di seguirne la genesi, approfondire l’autore e la relazione con altre opere dello stesso Hayez nonché con opere del tempo e della sala.
L’idea è di promuoverne una fruizione più profonda e partecipata da parte del pubblico. Con l’occasione è stato pubblicato un volumetto – edito da Skira – curato da Isabella Marelli, storica dell’arte presso la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Milano e curatrice delle collezioni dell’Ottocento della Pinacoteca di Brera, per fare il punto sulla storia e le curiosità che Il Bacio continua a suscitare.

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Il registro dei peccati - Piccolo Teatro Grassi (Milano)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 26 Settembre 2015

Dal 22 al 27 settembre. Una lectio magistralis sulla spiritualità nata dalla diaspora ebraica, in una parola l’esilio come metafora della fragilità ed integrità umana, condizione di nomadismo creativo, canto nel senso originario, che si fa naturalmente teatro. Moni Ovadia ha perso certa aggressività ed irriverenza a favore dell’ironia, che accoglie dimostrando di aver assunto la grande lezione dell’umorismo ebraico in cui il teatro e la vita si incontrano. Una prova di cultura e di attenzione alle miserie umane, dove la notizia dell’attualità è sublimata nell’arte come solo il teatro autentico sa fare.

Produzione Promo Music presenta
IL REGISTRO DEI PECCATI
Rapsodia lieve per racconti, melopee, narrazioni e storielle
recital-reading sul mondo khassidico ideato e interpretato da Moni Ovadia

Moni Ovadia torna al Piccolo Teatro Grassi, dal 22 al 27 settembre, con "Il registro dei peccati", un nuovo viaggio nella cultura Yiddish alla scoperta del mondo del Khassidismo, la tradizione culturale degli ebrei della diaspora, nata nell’Europa centro-orientale. Lo spettacolo, in tre tempi d’un fiato - rispettivamente il racconto, il canto e l’umorismo - dipinge un universo fatto di parole, musiche, danze, storie, canzoni e immagini, in cui si alternano preghiera, racconto, divertimento. Una sorta di lezione e confessione in forma di mise en espace, che si affranca dalla riverenza al mondo televisivo e a troppo diffuso giornalismo spettacolo.
Moni Ovadia resta un cantastorie, un saltimbanco raffinato, un vero uomo di teatro, nutrito di una cultura metabolizzata, oltre che studiata, dove l’effetto scenico è il risultato non il presupposto. Non c’è nulla del marketing da successo che ormai si trova fin troppo diffuso sui palcoscenici.

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venerdì 25 settembre 2015

Dal 14 ottobre "Calabbria Teatro Festival"


HORS LITS 26 MONTPELLIER

HORS LITS 26 MONTPELLIER
“...nous exerçons nos désirs artistiques là où nous sommes...”

Depuis 2005, les soirées organisées par le réseau “Hors lits” s’inscrivent dans une démarche sensible
de réécrire l’intime en ouvrant des espaces alternatifs entre artistes, habitants et spectateurs.
Ces événements proposés en appartements se développent et s’exportent dans plusieurs villes
(Montpellier, Marseille, Bordeaux, Aix en Provence, Barcelone, Nantes, Paris, Tunis, Montréal, Munich...)
sous forme de “rhizomes” d’artistes rassemblés autour d’un concept commun :
Un parcours citadin guidé, durant lequel les participants visitent 4 lieux de vie, habités chacun par un acte artistique de 20mn.


mercredi 7 & jeudi 8 octobre 2015
Le parcours se déroulera proche de l'écusson et de la gare
Le lieu et l’heure de rendez-vous vous seront indiqués dans le mail confirmant votre réservation


Réservation obligatoire :  horslits.montpellier@gmail.com
Mode de réservation : envoyer par mail vos coordonnées  en précisant le jour et le nombre de personnes.
Frais de participation : 12 € les 4 performances.


« (Ré)pétition »
 Marysol Blaumann et Ceccal

« Obake44 »
Emilie Buestel et Marie Doiret
Collectif Sauf Le Dimanche

« Double Face »
Eve Jouret et Karina Pantaléo

« Concerto Grosso »
Marc Prépus

Hors Lits n'est soutenu que par nos participations.
Hors Lits est un évènement labellisé, créé par Leonardo Montecchia - Cie La Mentira, à Montpellier.
Hors Lits est organisé à Montpellier par Leonardo Montecchia, François Ceccaldi, Nicolas Marquet & Juliette Peytavin.
historique et informations : www.horslits.com


Réseau - Prochains Hors Lits
Hors Lits 2 Mollet del Vallès
Contact : horslits.mollet1@gmail.com
Ville de Mollet del Vallès : Vendredi 2 & Samedi 3 Octobre 2015
Hors Lits 15 Toulouse
Contact : horslits.toulouse@gmail.com
Ville de Toulouse : Samedi 10 & Dimanche 11 Octobre 2015
Hors Lits 2 Romans
Contact : horslits.romans@gmail.com
Ville de Romans : Mercredi 14 & Jeudi 15 Octobre 2015
Hors Lits 9 Béziers
Contact : horslits.beziers@gmail.com
Ville de Béziers : Mercredi 14 & Jeudi 15 Octobre 2015
Hors Lits 8 Barcelona
Contact : horslits.barcelona@gmail.com
Ville de Barcelona : Mercredi 21 & Jeudi 22 Octobre 2015
Hors Lits 8 Aix en Provence
Contact : horslits.aix@gmail.com
Ville d'Aix en Provence : Mercredi 21 & Jeudi 22 Octobre 2015
Hors Lits 7 Sète
Contact : horslits.sete@gmail.com
Ville de Sète : Jeudi 19 & Vendredi 20 Novembre 2015
Hors Lits 1 Ile d’Oléron
Contact : horslits.iledoleron@gmail.com
Ville de l’Ile d’Oléron : Novembre 2015
Hors Lits 1 Lisbonne
Contact : horslits.lisbonne@gmail.com
Ville de Lisbonne : Juin 2015

Un coperto in più - Teatro Sala Umberto (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 19 Settembre 2015

Commedia atipica dall’ironia sottile che è soprattutto autoironia, dove l’inganno è di fatto rivolto a noi stessi. Al di là della trama, per altro non scontata, è la riflessione sulla fragilità umana che rappresenta la cifra caratteristica di questo testo: un’amara riflessione sul bisogno di illusione e la difficoltà pratica di conviverci che nella scena finale si dichiara. Interpretata con capacità e garbo, un’insolita pièce napoletana. Maurizio Micheli, Vito, Loredana Giordano e Alessia Fabiani in scena al Teatro Sala Umberto dal 15 al 27 settembre con "Un coperto in più" di Maurizio Costanzo con la regia di Gianfelice Imparato.


Valerio Santoro presenta una produzione La Pirandelliana
Maurizio Micheli, Vito, Loredana Giordano e Alessia Fabiani in
UN COPERTO IN PIU’
di Maurizio Costanzo
scenografia Roberto Crea
costumi Iva Capoccitti
regia di Gianfelice Imparato


“Date a degli attori la libertà di esprimersi non dico nella loro lingua, ma con toni, accenti, colori che sono propri, anziché nell’astratta lingua delle accademie e dei teatri, ed ecco tutto si illumina, tutto diventa verità e materia d’esperienza, anche una commedia dalle geometrie simmetriche come Un coperto in più di Maurizio Costanzo…”
Così scriveva Giorgio Prosperi sul quotidiano Il Tempo nel 1972 al debutto di questa commedia - scritta da Maurizio Costanzo - che vide la riunione dei fratelli Giuffrè sul palcoscenico, sotto la regia di Carlo, e che al Teatro Quirino di Roma riscosse un grande successo. Lo spettacolo ricevette anche da parte della critica uno straordinario apprezzamento e all’unanimità fu dichiarato un testo che sarebbe entrato negli annali del teatro.

A riproporlo sul palcoscenico ai nostri giorni ci pensa Gianfelice Imparato, attore di teatro e di cinema che dirige due interpreti molto amati e apprezzati dal pubblico: Maurizio Micheli e Vito, dopo una carriera che li ha visti impegnati in modo eclettico con cinema, tv, scrittura.

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Algeria – L’arte di Nazim Sl Lakhal in mostra

Un’exposition de photographies, sur le thème "Beauté des paysages et les aspects de la vie de la Kabylie", Intitulée "Rencontre" .du 20 au 22 septembre à la Maison de la culture Mouloud Mammeri Tizi Ouzou. à la galerie Zemirli.

Après plusieurs expositions sur le plan régional à Tizi-Ouzou, Béjaia, Boumerdès, Bouira, en Kabylie dans son Algérie, Nazim Si Lakhal a voulu présenter ses photographies. Il a fait une sélection des œuvres les plus appréciées jusque-là pour venir à la rencontre du public et lui faire partager cette exposition intitulée «Rencontre». On y trouve des éléments naturels, humains et culturels de la région de Tizi-Ouzou vus à travers une imagination artistique et une vision particulière. La vie de l’ombre de Nazim renaît de son objectif à chaque prise de vue; il fait beaucoup de sorties photographiques dans les montagnes, les champs, les rivières et les villages, et son œil professionnel traque la beauté qui se cache dans le moindre détail. Nazim est amoureux de la photographie depuis l’enfance, la nature et l’homme l'intéressent depuis des années, en particulier ce qui est patrimoine architectural et culturel en voie de disparition. Il pose son regard sur tout ce qui est beau et ses photographies sont des offrandes, aux montagnes, aux villages et à leurs habitants: enfants, femmes et hommes âgés sont saisis entre innocence et vieillesse, en hommage aux difficultés de vie dans leurs régions montagneuses. Chaque cliché révèle son attachement naturel à cette terre, mais aussi une vision historique culturelle consciente, auxquels se plie son objectif. Il construit patiemment, professionnellement ses prises de vue.



Présentation de l’exposition par l’artiste Oriane Peignelin (France).

Villages vivants à l'assaut des montagnes,
maisons mortes, toits écroulés,
avenir des enfants devant le passé des murs,
vie têtue des femmes dans la tradition de leurs robes enflammées...
Nazim Si Lakhal ne juge pas.
Son objectif traque toujours la beauté
avec patience,
avec amour pour chacun de ses sujets.
Du détail d'une porte à l'ampleur d'un paysage,
Nazim dépose un univers devant nous
et nous entraîne dans le dédale d'un temps à choisir

giovedì 24 settembre 2015

Milite Ignoto-quindicidiciotto - Teatro Argentina (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Mercoledì, 23 Settembre 2015

Una serata unica non solo per la data, un’occasione nella quale il teatro dimostra tutta la sua vivacità dove l’attore diventa protagonista assoluto, superando il testo, peraltro credibile. Sono la voce più che la lingua, l’espressione più che il gesto, l’emozione più che il movimento a dominare la scena, unica, fissa, tono su tono con una luce centrale che scende e sale di intensità. Poderosa l’interpretazione del solista con un testo difficile, una sorta di lingua inventata, che balbetta e torna sillabando per una prova inedita di integrazioni tra le genti diverse che appartengono ad una patria: nome vuoto per chi è milite ignoto, ovvero straniero a se stesso. Prospettiva inedita, non solo perché narra storie e non la storia, ma per l’angolatura. Un sottobosco di emozioni filtrate attraverso il corpo che con il suo dolore diventa protagonista, che guida quel che resta della mente straniata dall’orrore della guerra.

MILITE IGNOTO
quindicidiciotto
uno spettacolo di Mario Perrotta
tratto da "Avanti sempre" di Nicola Maranesi
e da "La Grande Guerra, i diari raccontano" un progetto a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi per Gruppo editoriale L’Espresso e Archivio Diaristico Nazionale
collaborazione alla regia Paola Roscioli
luci e suoni Eva Bruno

Riconoscimento della struttura di missione per il Centenario della Prima Guerra Mondiale
Presidenza del Consiglio dei Ministri

Produzione Permàr / Archivio Diaristico Nazionale / dueL / La Piccionaia
in collaborazione con la Struttura di Missione per il centenario della Grande Guerra
e l’Archivio Diaristico Nazionale
serata di anteprima della XXXI edizione del Premio Pieve Saverio Tutino

Il Teatro di Roma ha accolto nell’ambito del suo progetto Guerre/Conflitti/Terrorismi, lo spettacolo di Mario Perrotta ispirato alle testimonianze dei soldati della Grande Guerra, Milite Ignoto-quindicidiciotto, andato in scena giovedì 17 settembre al Teatro Argentina per una serata unica e commemorativa. L’evento, in collaborazione con la Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha inaugurato il Premio Pieve Saverio Tutino organizzato dall’Archivio diaristico nazionale e riservato alla raccolta di memorie, diari epistolari e scritture autobiografiche inedite degli italiani.

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lunedì 21 settembre 2015

Quando il gioiello incontra la cultura

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 11 Agosto 2015

Leticia Lanaro, creazioni pezzi unici che raccontano una storia

Nell’ambito della rassegna Camaiore d’autore a Villa Ariston a Lido di Camaiore un appuntamento con un artigianato nobile di grande tradizione italiana, la gioielleria e l’arte orafa. Protagonista Leticia Lanaro, nata in Messico, conoscitrice del paese sudamericano, ma italiana di Padova che ha cominciato a creare i gioielli ereditando dal padre – liutaio, restauratore, scultore e pittore - un dono prezioso, una scatola di pietre e poi per ragioni familiari una collezione di gioielli antichi. Da una parte un legame affettivo e la richiesta di realizzare dei sogni, dall’altra un patrimonio da reinventare perché spesso il gioiello antico difficilmente si può indossare. Quando l’artigianato diventa arte? Quando come nel caso di una creazione artistica è un pezzo unico, destinato a un su misura esclusiva, legato ad una committenza e ad un’aspirazione interiore per cui l’oggetto non è che la forma visibile di un’ispirazione, di un messaggio.

Le creazione di Leticia, come ci ha raccontato lei stessa, raccontano una storia. Le sue collezioni, a loro volta, sono libri immaginari che compongono storie, partendo dal capitolo “Le fusioni” che raccolgono gioielli in oro 22 carati, che recuperano un procedimento di fusione dove l’oro esprime la sua materia alchemica attraverso reazioni chimico-fisiche che rendono il gioiello irripetibile. Il secondo capitolo è quello dedicato alle gallerie d’arte, quasi involontariamente, realizzazioni che nascono per raccontare la donna sotto varie sfaccettature. Per fare un esempio ci sono le pietre calpestate, sassi, metafora di vite schiacciate, che diventano una ricchezza interiore con il coraggio di impreziosire le sconfitte, per farle diventare messaggi di speranza e di vita.

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Dalle suggestioni all’immagine, quando la realtà è sogno

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 02 Agosto 2015

Immagini come composizioni surrealiste, interattive talora, ologrammi proiettati dove la tecnologia è protagonista e sostituisce senza sminuire il lavoro del pennello. Il fiorentino Michelangelo Bastiani parte dall’incontro delle suggestioni dell’immagine interiore che è dissolvenza, sogno, contaminazione tra fantastico e visivo per restituire agli occhi degli altri visioni di una natura in-naturale, sentita, attraversata.

Siamo tornati a Pietrasanta nella Galleria di Barbara Paci per la seconda puntata del percorso De rerum natura, tra arte e natura a sostegno della difesa della natura con il contest degli oggetti firmati dagli artisti, questa volta per immergerci nelle acque. Infra terram della quale abbiamo già accennato nell’articolo precedente dedicato all’iniziativa, vede due artisti complementari per chi decide di compiere questo percorso: Lia Pascaniuc, di origine rumena e Michelangelo Bastiani che abbiamo incontrato. La prima artista parte dalla fotografia della realtà là dove l’artista con il quale abbiamo conversato arriva a dama, con un’idea fluida della percezione.
Michelangelo ha studiato all’Istituto d’Arte di Firenze e successivamente si è laureato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nella scuola del Maestro Gustavo Giulietti; quindi ha lavorato ed esposto in California e a New York dove ha frequentato l’Art Students League, la scuola newyorchese di grandi artisti come Edward Hopper e Frank Stella. Lavora con la tecnologia della computer video arte dal 2007. Ha esposto in gallerie e musei a New York, Londra, Houston, Città del Messico, Istanbul, Kiev e nelle maggiori città italiane.

La scelta di utilizzare la tecnologia al posto del pennello: come nasce e con quale intento?
Ho studiato pittura e le tecniche della pittura tradizionale, ma sempre con l’interesse ai nuovi materiali e strumenti legati alla contemporaneità. Dal 2007 ho intrapreso una ricerca legata al computer e in generale alla video arte. Negli anni ho sentito la necessità di dover coinvolgere lo spettatore in maniera più preponderante attraverso l’interattività diretta. I miei video interattivi si modificano al passaggio o movimento dello spettatore di fronte all’opera, o nel caso delle video proiezioni quando si calpesta la superficie dell’opera o proiettata sul pavimento. Proprio così: i visitatori devono calpestare l’opera, con gentilezza però… Il video interattivo è un happening perenne dove l’opera vive e si modifica nel tempo.

Come cambia il rapporto con lo spettatore nell’interattività della “nuova” arte rispetto alla partecipazione emotiva tradizionale?
Il coinvolgimento diretto dello spettatore rende l’opera in continua mutazione quindi con variabili infinite. La relazione tra opera e osservatore si rende più forte trasformando l’osservazione tradizionalmente passiva in attiva. L’interesse dei bambini e la loro partecipazione entusiasta esalta il concetto di arte popolare, inteso e volto ad abbracciare una gran parte del pubblico, quindi un’arte non più legata ad una élite capitanata da un grasso e/o occhialuto critico, ma che su più livelli di coinvolgimento culturale può interessare anche i meno esperti.

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giovedì 17 settembre 2015

Teatro da mangiare? - Teatro Argentina (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 15 Settembre 2015

Una serata singolare in cui teatro e vita si mescolano rompendo le barriere tra spettatori e interpreti anche nell’assetto, che racconta un momento di condivisione del nutrimento che è cibo e parola, il cui risultato è un ornamento, senza decorativismo né manierismo. E’ una storia raccontata della quale si raccolgono e si vivono frammenti; un’esperienza di teatro partecipativo con artisti talentuosi, lontani da ogni estetismo e improvvisazione ammiccante della moda che unisce il cibo alla cosiddetta cultura. Un’occasione preziosa.

Produzione Teatro delle Ariette presenta
TEATRO DA MANGIARE?
di Paola Berselli e Stefano Pasquini
regia Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini

La nuova stagione del Teatro di Roma si è aperta con un triplice omaggio al Teatro delle Ariette, che da 25 anni pungola il teatro ordinario con i suoi riti che mescolano scena e vita, lavoro della terra e ritorno al grado zero del teatro come uno dei tre interpreti, Paola Berselli, racconta citando Edith Piaf in “Je ne regrette rien” e il suo ricominciare da zero. Dal 10 al 13 settembre il loro celebre “teatro a tavola” per pochi commensali, "Teatro da mangiare?", è stato allestito in forma di banchetto sul palcoscenico del Teatro Argentina, prima proposta di una trilogia che porterà al Teatro India un rito in roulotte dedicato a Pier Paolo Pasolini (17/22 maggio) con soli sei spettatori per replica e l’ultima creazione Sul tetto del mondo (24/29 maggio).

“In scena” è il racconto autobiografico della vita dei tre interpreti e in particolare di una coppia nell’arte come nella vita che si confessa perché, come ha sottolineato Stefano Pasquini, il pubblico vuole storie personali, intimamente vissute, per ascoltarne le emozioni e nelle quali riconoscersi, naturalmente leggendole attraverso il proprio vissuto. All’indomani della caduta del muro di Berlino nel 1989, quasi con un senso di colpa, i due giovani lasciano il teatro per uscire fuori da quell’engagement che è pur sempre “dentro” il potere, gli schemi, e stare assolutamente “off”, ripercorrendo le vie dell’utopia fuori dalla collettivizzazione dei sogni e in qualche modo, paradossalmente, dal loro irrigidimento dentro le istituzioni.

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Dal 22 al 27 settembre “Il registro dei peccati” - Piccolo Teatro Grassi (Milano)

Dal 22 al 27 settembre al Piccolo Teatro Grassi

“Il registro dei peccati”

Moni Ovadia racconta il Khassidismo
Una spiritualità lontana, dimenticata, ma che sa ancora farsi sentire

Moni Ovadia torna al Piccolo Teatro Grassi, dal 22 al 27 settembre, con Il registro dei peccati, un nuovo viaggio nella cultura Yiddish alla scoperta del mondo del Khassidismo, la tradizione culturale degli ebrei della diaspora. Un universo fatto di parole, musiche, danze, storie, canzoni e immagini, in cui si alternano preghiera, racconto, divertimento.
Ovadia accompagna lo spettatore in un viaggio straordinario, in un mondo, quello del khassidismo, estirpato dal paesaggio umano e spirituale dalla brutalità dell’odio, ma che continua a parlare grazie alla sua indomita, colorata e pulsante energia.
Il khassidismo è la celebrazione della fragilità umana e della sua bellezza, nella quale si riconosce la maestà del divino, ineffabile e invisibile, ma con il quale si intrattengono relazioni di familiarità e persino di prossimità irriverente, senza trascorrere mai nella blasfemia. Quel divino viene celebrato con la preghiera e con lo studio, ma anche con il canto, la danza, la narrazione e predilige l’umorismo il cui esprìt era sommamente stimato dai grandi maestri del khassidismo che ne apprezzavano il potere anti idolatrico.
Incontrare quel mondo anche solo nel riverbero delle sue iridescenze, percepire i profumi della sua anima e ascoltarne la voce è un esperienza preziosa e irripetibile.


LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO

Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio) dal 22 al 27 settembre 2015
Il registro dei peccati
Rapsodia lieve per racconti, melopee, narrazioni e storielle
recital-reading sul mondo khassidico ideato e interpretato da Moni Ovadia
produzione Promo Music

Orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16
Durata 110 minuti
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 848800304 - www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai protagonisti su www.piccoloteatro.tv

Dal 14 al 19 settembre 2015 a Grosseto 2115 - Una performance a cura di Dynamis

Nell’ambito di Utopolis – La città visibile

È lieta di presentare

2115
Una performance a cura di Dynamis, promossa da Muramonamour

Grosseto, 14 - 19 settembre 2015

È grazie alla nostra mortalità che noi contiamo i giorni e i giorni contano.
In uno spazio senza tempo dell'immortalità,
niente ha un significato – incluso la vita.
Zygmunt Bauman


Sabato 19 settembre, alle ore   00:30 presso il Cassero Senese nell’ambito di Utopolis – La città visibile, la compagnia Dynamis si esibirà nell’atto conclusivo della performance 2115.

La capsula 2115, che nella settimana di preparazione da lunedì 12 settembre avrà raccolto le testimonianze che gli abitanti di Grosseto e i fruitori del festival avranno desiderato lasciare ai posteri del 2115, verrà interrata, e nel luogo dell’interramento verrà apposta una targa contenente le istruzioni d’uso per la comunità del futuro. Durante la settimana il centro di raccolta dati sarà ubicato presso la galleria del Centro di Documentazione per le Arti Visive in Via Mazzini 97.

2115 è un dispositivo ludico per l'immortalità che congela una porzione del presente destinandola al futuro.

2115 si interroga sul divenire e sull'incidenza del tempo nello spazio.
Il progetto nasce dall’esigenza di raccontare l’abitare contemporaneo interrogandosi sulla relazione che i cittadini vivono con i propri spazi e sulla natura dei condizionamenti che caratterizzano la società contemporanea e l’individuo nel suo rapporto con il tempo.
La performance agisce come un rito di passaggio, un atto formale portatore di una forte dimensione simbolica, in cui le normali regole spazio-temporali vengono infrante e si rafforza la percezione della collettività, contribuendo a collegare il presente con il passato, il singolo alla comunità.

2115 è una Capsula del Tempo, organo di trasmissione, contenitore di un'epoca.
Una capsula del tempo è un contenitore appositamente preparato per conservare oggetti o informazioni destinate ad essere ritrovate in un'epoca futura, un ponte tra due comunità, la nostra e quella dell'avvenire. La Capsula 2115 raccoglie dati personali, tracce, registrazioni audio e video, foto, messaggi e segni provenienti dalla città di Grosseto. Stimoli e testimonianze saranno il risultato di una settimana di raccolta effettuata da due squadre esplorative DYNAMIS e un gruppo di ragazzi della città che hanno aderito all’iniziativa.

2115 è una performance pensata per il pubblico del 2115.
Durante la settimana di residenza a Grosseto la regia di DYNAMIS organizzerà i dati raccolti presso la e li rielaborerà trasformandoli in un’azione performativa. Il momento di interramento della Capsula 2115 è il passaggio conclusivo dell'operazione. Il luogo scelto per custodirla sarà indicato da una targa contenente le istruzioni e salvaguardato dalla comunità fino al 2115.
Il pubblico presente all'azione del 2015 non sarà che testimone di un rito costruito per i suoi pronipoti.

2115 è un dispositivo che comunica in modo unidirezionale con il futuro.
L’identità visiva e la comunicazione del progetto sono curati dallo studio di progettazione CO-CO.
Il progetto si propone di creare un contenitore in cui confluiscano segni capaci di annullare le distanze spazio-temporali. Le strutture grafiche progettate sono sia uno strumento per l’organizzazione dei dati che per la loro trasmissione nel futuro.
Ogni rito di passaggio è soggetto ad una struttura organizzativa determinata in precedenza e finalizzata allo scopo che si intende ottenere.
Classificare è uno dei modi principali con cui si cerca di garantire coesione e continuità all’interno di una comunità, producendo legami particolari tra gli individui che ne fanno parte.
Delimitare, togliere spazio, disegnare un confine significa ottenere uno spazio proprio.

2115 ha debuttato a luglio nell’ambito del Festival Pergine Spettacolo Aperto; Grosseto si inserisce così all’interno della mappatura di capsule del tempo 2115 che Dynamis si propone di disseminare gradualmente su tutto il territorio italiano.

Al seguente link è possibile vedere il video promo della performance: http://vimeo.com/138855429


DYNAMIS conduce un lavoro di ricerca teatrale attraverso la sperimentazione di diverse forme espressive, muovendosi su tre assi: la Formazione, la Ricerca, la Produzione.
La ricerca di DYNAMIS è indirizzata alla comprensione dei meccanismi del teatro al di fuori dei processi scenici abituali. Il processo di smarrimento nell'urbano è alla base delle pratiche di azioni collettive e individuali fucine di materiale, alfabeto personale e materia grezza per l'azione scenica.
Promuove attività formative per attori professionisti, studenti universitari, amatori, bambini e adolescenti per stimolare l'incontro e la comunicazione tra le persone e riattivarne uno sguardo attento, partecipe e critico.
Il percorso della compagnia è da anni affinato in contatto con i ragazzi con cui DYNAMIS esplora, attraverso laboratori nei licei, work-shop intensivi, percorsi di formazione e progetti performativi, nuovi punti di vista e diverse possibilità di approccio agli spazi della propria città. L'obiettivo della proposta formativa è accompagnarli ed educarli alla partecipazione al mondo teatrale, nell'intento di formare il nuovo potenziale pubblico di domani.
DYNAMIS è in residenza stabile al Teatro Vascello di Roma dal 2011 dove trova lo spazio per la sua Ricerca quotidiana.


CREDITI
produzione DYNAMIS / Muramonamur
ideazione Andrea De Magistris / Giovanna Vicari
regia Andrea De Magistris
con Filippo Lilli / Marta Vitalini
progetto visivo e comunicazione CO-CO
video e tecnica Paride Donatelli
ufficio stampa Marta Scandorza per F/M PRESS
organizzazione generale DYNAMIS
Utopolis – La città visibile 2015


lunedì 14 settembre 2015

La Grande Madre. Milano, Palazzo Reale

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 10 Settembre 2015

Un’idea originale, una grande mole organizzativa e un’ambizione che pare una sfida: raccontare la maternità nell’arte dal passato al presente con circa 400 opere e un’attenzione focalizzata al presente, alla forza dirompente della dissacrazione, della rappresentazione che scardina i parametri universali e tradizionali come metafora di un rovesciamento del senso della vita. Interessante, da vedere quale spunto di riflessione e stimolo per ripensare la femminilità, l’eros, l’idea stessa del vivere. Manca forse il racconto, il percorso e il senso di svolgimento. L’unitarietà è data solo dal tema.

Una promessa forte come un guanto di sfida. Raccontare la maternità nell’arte e attraverso l’arte, il senso della maternità che diventa metafora della vita, sua interpretazione e senso. Un tema molto classico per una presentazione originale e imponente. Con opere di oltre 127 artisti internazionali e un allestimento di quasi 2000 metri quadri al "piano nobile" di Palazzo Reale, la mostra analizza infatti l'iconografia e la rappresentazione della maternità nell'arte e nella cultura visiva del ventesimo e ventunesimo secolo, dalle avanguardie fino ad oggi. Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con un ampio spazio dato alla fotografia, ai giornali, riviste e spezzoni di film. Curata da Massimiliano Gioni, la mostra promossa da Comune di Milano - Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo in città 2015 della quale BNL Gruppo BNP Paribas è main sponsor.

Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. Archetipo e immagine primordiale, la madre e la sua versione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intimamente legati all’immagine dell’Italia. La Grande Madre vuol essere una mostra sul potere della donna: partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione passa in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri, dagli aspetti quotidiani del trucco, a temi scottanti e profondi come la violenza, la tortura e la miseria.
Difficile riassumerla per il suo andamento zigzagante nel tempo, nello spazio e nei meandri di un tema che è difficile esaurire e forse anche percorrere in modo lineare.

La recensione integrale su Saltinaria.it

Uno sguardo sull’Expo 2015

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 10 Settembre 2015

Una rappresentazione pop ispirata alla pubblicità e al design

L’Expo di Milano è certamente l’evento dell’anno, non solo per la città e per l’Italia, tra entusiasti, detrattori e curiosi. Sicuramente è un appuntamento che un cittadino italiano non può mancare perché comunque ha un senso dire “c’ero anch’io” e in ogni caso stare dentro le cose è sempre uno sguardo in più del sentito dire. Proprio di uno sguardo si tratta perché non ho scelto di dedicarmi a questo appuntamento per visitare il più possibile ma di viverlo, andando a zonzo e assaggiandolo. Era lo spirito che mi interessava cogliere. Per il resto è stato scritto, detto e mostrato di tutto e di più.Ci sono solo due alternative a mio avviso per scriverne: un’analisi approfondita e accurata, descrittiva, di tipo enciclopedico, o il racconto in presa diretta dell’aria che si respira. Sono andata cercando di non avere aspettative, pensando che non potevo disertarlo ma senza eccessiva curiosità, aspettative o pregiudizi.

Gli Expo nascono a metà del secolo scorso, a Londra nel 1851, con l’idea di mettere in mostra l’idea stessa di civiltà com’è il caso dell’Exposition Universelle di Parigi nel 1899 quando la Tour Eiffel diventa un monumento simbolo che non connota più la sola città o la Francia. L’Expo milanese ha il suo simbolo nell’albero della vita e il tema del cibo con una nota ecocompatibile, improntata alla responsabilità sociale in merito alla nutrizione come diritto universale di vita. Idea innovativa che prende forma in chiave popolare, con la voglia di creare un momento ricreativo soprattutto rivolto a giovani, a famiglie, un punto di incontro e un “inno alla gioia” del vivere in un mondo “più sano e più bello”. Lo spunto è di grande attualità nonché originale seppure declinato come uno slogan pubblicitario. In sintesi l’Expo è una passeggiata nel marketing internazionale che racconta secondo gli stili dei vari paesi l’attenzione all’ambiente come sorgente di nutrimento così ad esempio nel padiglione del Bahrein si snoda un sentiero tra gli alberi sacri all’Islam, la palma, il fico, la vite, l’ulivo e il melograno; e quello degli Emirati Arabi, a firma di Norman Foster, interamente smontabile – che sarà rimontato nel 2020 a Dubai – come dune del deserto traccia il problema centrale di quell’area: l’approvvigionamento idrico e il bisogno crescente a livello esponenziale di energia.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

giovedì 10 settembre 2015

Domenica 13 settembre per Saltinari.it: "Teatro da mangiare?" - Teatro Argentina Roma

Dal 10 al 13 settembre al Teatro Argentina di Roma
Teatro da mangiare?
evento per 26 commensali

di Paola Berselli e Stefano Pasquini
regia Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini
Produzione Teatro delle Ariette

La nuova stagione del Teatro di Roma si apre con un triplice omaggio al Teatro delle Ariette, che da 25 anni pungola il teatro ordinario con i suoi riti che mescolano scena e vita, lavoro della terra e ritorno al grado zero del teatro. Dal 10 al 13 settembre il loro celebre “teatro a tavola” per pochi commensali, Teatro da mangiare?, è banchettato sul palcoscenico del Teatro Argentina, prima proposta di una trilogia che porterà al Teatro India un rito in roulotte dedicato a Pier Paolo Pasolini (17/22 maggio) e l’ultima creazione Sul tetto del mondo (24/29 maggio).

Concepito nel 2000 nella cucina della casa delle Ariette, Teatro da mangiare?, di Paola Berselli e Stefano Pasquini, regia Stefano Pasquini, con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini, continua a crescere, maturando e arricchendosi dell’esperienza di oltre 15 anni di vita e più di 900 repliche in giro per l’Italia e l’Europa. Produzione storica della compagnia, lo spettacolo è soprattutto un’esperienza e una pratica quotidiana, dove arte, vita e lavoro coincidono e convivono, invitando il pubblico a mangiare davvero le cose che il Teatro delle Ariette coltiva nella sua azienda agricola (al Castello di Serravalle, nel territorio della Valsamoggia a Bologna). Così, seduti attorno a un tavolo, preparando e consumando un vero pasto, le Ariette raccontano la loro singolare esperienza di contadini-attori: dieci anni di vita in campagna e di teatro fatto fuori dai teatri. «Dopo il debutto a Volterrateatro il 18 luglio del 2000 tante cose sono cambiate nella nostra vita, ma la forza contagiosa di questo “autoritratto”, di questa pubblica confessione autobiografica, continua a sorprenderci – commentano le Ariette – Siamo indubbiamente noi gli autori-artefici di questo spettacolo, ma c’è qualcosa che ci sorpassa, che lo rende autonomo, libero, di tutti e di nessuno. Attorno al grande tavolo dove ci ritroviamo, attori e spettatori, a condividere il tempo di un pranzo o di una cena, succede qualcosa che non siamo in grado di spiegare. Si compie un rito così profondamente umano da catapultarci nel cuore del nostro presente, nell’attimo assoluto del “qui e ora”, senza mediazione, nell’evidente e disarmante verità delle nostre vite».

Lo spettacolo debutta al Teatro Argentina giovedì 10 settembre (ore 20,30) e continua le repliche venerdì 11 (ore 20,30), sabato 12  (ore 13 e ore 20,30) e domenica 13 (ore 13 e ore 20,30).

Il Teatro delle Ariette si costituisce nel 1996 con sede nell’azienda agricola Le Ariette a Castello di Serravalle (BO). Nel 1997 crea e realizza a Castello di Serravalle il progetto A Teatro nelle Case che negli anni successivi si allarga ai Comuni di Bazzano e Monteveglio. Nel 2000 costruisce e inaugura, in mezzo ai campi dell’azienda agricola, il Deposito Attrezzi un edificio rurale per il teatro. Dal 2001 diventa compagnia teatrale professionista. Dal 2003 le attività dell’associazione sono riconosciute e sostenute dalla Regione Emilia Romagna e dalla provincia di Bologna. Dal 2010 conduce le attività del Laboratorio Permanente di Pratica Teatrale.

giovedì 3 settembre 2015

Dal 15 al 27 settembre "Un coperto in più" - Teatro Sala Umberto, Roma

Valerio Santoro presenta una produzione La Pirandelliana

MAURIZIO MICHELI, VITO,
LOREDANA GIORDANO, ALESSIA FABIANI
in
UN COPERTO IN PIU’
Di MAURIZIO COSTANZO
Scenografia ROBERTO CREA
Costumi IVA CAPOCCITTI

regia di GIANFELICE IMPARATO

DAL 15 al 27 SETTEMBRE 2015

“Date a degli attori la libertà di esprimersi non dico nella loro lingua, ma con toni, accenti, colori che sono propri, anziché nell'astratta lingua delle accademie e dei teatri, ed ecco tutto si illumina, tutto diventa verità e materia d’esperienza, anche una commedia dalle geometrie simmetriche come Un coperto in più di Maurizio Costanzo…”

Così scriveva Giorgio Prosperi su Il Tempo nel 1972 al debutto di questa commedia – scritta da Maurizio Costanzo – che vide la riunione dei fratelli Giuffrè sul palcoscenico.
Lo spettacolo fu uno straordinario successo, tutta la critica fu unanime nel riconoscere il progetto teatrale fra quelli che sarebbero entrati di diritto negli annali del Teatro Italiano.
A riproporlo sul palcoscenico ai nostri giorni ci pensa Gianfelice Imparato, grande attore di teatro e di cinema. Dirigerà con ironia e stile due interpreti molto amati e apprezzati dal pubblico: Maurizio Micheli e Vito. Dopo una carriera che li ha visti impegnati in modo eclettico con cinema, TV, scrittura, il teatro resta indubbiamente la loro grande passione.

La trama
Un ricco gioielliere vive con sua moglie una vita coniugale apparentemente tranquilla e felice. La moglie è una donna bella e sensibile, piena di charme, insomma una donna eccezionale, tanto eccezionale che non esiste più o forse è scomparsa tempo prima o forse non è mai esistita. Un giorno arriva un piccolo imbroglione che campa alla giornata tentando di rifilare gioielli falsi ed è proprio nel tentativo di vendere un anello che si ritrova ad entrare in questa incredibile famiglia dove la padrona di casa non esiste, ma si inizia un vero e proprio rapporto a tre assolutamente reale con tanto di dialoghi, domande e risposte fatte ad una sedia vuota. E’ un Godot al femminile, uno “cherchez la femme” senza soluzione, una struttura pinteriana, ma anche una sinfonia di Rhomer. Quello che si sa con certezza è che questa assurda vicenda consentirà ai due protagonisti di arrivare attraverso un rapporto sbilenco, fatto di finzione e piccole fregature, ad una vera e profonda amicizia.
“Un coperto in più” è una commedia scritta in italiano ma la costruzione del dialogo ed il suono delle frasi, almeno per i due personaggi maschili si presta ad essere interpretata in altri dialetti.
Il senso culturale della parlata dialettale, anche in chiave di un recupero delle radici e dell'identità di ciascun personaggio, rafforza quella disciplina in cui tanti sono ancora costretti ad esercitarsi: “l’arte di sapersi arrangiare”. Un commedia sempre attuale che saprà evocare nello spettatore tanta emozione e divertimento e porterà anche a piacevoli riflessioni.


SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 Roma
Tel. 06 6794753
www.salaumberto.com

Martedì ore 21, mercoledì ore 17, giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21 domenica ore 17
Prezzi da 32€ a 23€