lunedì 30 dicembre 2013

Cenerentola - Teatro Arsenale (Milano)

Venerdì, 27 Dicembre 2013  Ilaria Guidantoni

Una versione modernizzata di una delle favole più amate, più classiche e in fondo più semplici mai scritte. E’ amabile questa realizzazione con interpreti capaci, soprattutto nel gestire le marionette, dando loro movimento, ironia, carattere. Un allestimento semplice ma curato, garbato, con un tocco di ilarità. E’ un modo per rileggere insieme e attraverso gli occhi dei bambini come può essere universale il sogno, anche se i tempi mutano e i costumi assumono una nuova forma.

CENERENTOLA
di Charles Perrault
adattamento del testo e regia Stefania Mannacio Colla
marionette realizzate da Cosetta Colla e Margie Barbetta
scene realizzate da Luca Passeri e Alessandro Testa
stagista scenografa Chiara Amaltea Ciarelli
con Sara Drago nel ruolo di Cenerentola e Carlo Decio nel ruolo del Principe
immagini di Antonella Pandini

Natale è il tempo dei bambini ed anche un’occasione, condividendo del tempo con loro più che in altri momenti, di riscoprire il mondo dell’infanzia, di leggerlo attraverso i loro occhi e di rileggerlo. Il teatro per bambini è tutt’altro che banale ed è molto più che un gioco da ragazzi.

Nel centro di Milano dietro la minuscola facciata di una chiesa che non c’è più sorge il teatro Arsenale detto ormai teatro Colla, perché teatro per attori e burattini realizzati dalla compagnia di Gianni e Cosetta Colla. L’interno scarno, completamente nero, avvolge come in una sorpresa.

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lunedì 23 dicembre 2013

Annarita Chierici: dal laboratorio alla scena con le sue "Beatrici"

Domenica, 22 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

Per chi non vuole essere attore professionista la parola d’ordine è ‘divertirsi’, che per Annarita Chierici, regista e attrice, guida di laboratori teatrali, significa lasciarsi andare e ‘utilizzare’ il teatro come dimensione giocosa, con tutta la serietà che comporta: ritrovare la parte dell’infanzia in se stessi che, com’è noto, prende molto sul serio il gioco. Il teatro è creatività e disciplina, tecnica e affettività, una sfida con se stessi e condivisione. Il teatro è voce e gesto, è prima di tutto respiro, è tutto il corpo che respira e una compagnia quando funziona, respira insieme, all’unisono. E’ con questo spirito che sono nate “Le Beatrici” secondo Annarita.

Al teatro Antigone una serata unica, una sorta di saggio che però si realizza come un vero e proprio spettacolo tratto da “Le Beatrici”, l’omonimo romanzo di Stefano Benni. Abbiamo incontrato Annarita Chierici, regista teatrale e attrice, che ha guidato questo laboratorio: i partecipanti erano tutti non professionisti, la maggior parte dei quali non si era mai misurata con il teatro, tutte donne tranne un allievo, con età comprese tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Un lavoro tutto da inventare che Annarita immagina “come un’esperienza che ognuno fa prima di tutto con se stesso, a cominciare dalla scoperta della respirazione, un gesto automatico e ignorato per lo più. Imparare a respirare significa ripensare al nostro corpo come un tutto e non più sezionato in parti separate e funzionali ma non integrate. Il teatro per i miei allievi è nato da una curiosità, dalla voglia di fare qualcosa di diverso, forse di originale. Ne è nato un percorso complesso che ha coinvolto per molti tutta la persona”.

Seguendo questa sorta di cammino quasi iniziatico, ci avviciniamo dopo una preparazione ‘fisica’ e di rilassamento che molto attinge dal mondo dello yoga, ci introduciamo alla vera e propria recitazione che, se guardiamo a molte altre lingue, dal francese, all’inglese e perfino all’arabo, scopriamo che si dice ‘giocare’.

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Il nuovo allestimento del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria diventa una festa della città

Domenica, 22 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

I Bronzi di Riace tornano in esposizione a Reggio Calabria e intorno alla loro presenza si costruisce un itinerario: è il nuovo allestimento del museo della Magna Grecia messo a punto da Paolo Desideri e inaugurato sabato 21 dicembre dal Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. L’idea è di realizzare con questo appuntamento una festa della città che a partire dalle due statue, famigerate, riscopra la propria vocazione mediterranea. Il museo non vuol essere solo un grande contenitore espositivo, ma un percorso divulgativo ed emozionale che accompagni il visitatore e possa servire come un faro per essere un punto di partenza di una rete sul territorio di musei e parchi archeologici. E’ questo il lavoro al quale ha teso il Soprintendente dei Beni Archeologici di Reggio Calabria, Simonetta Bonomi.


Entrando nel nuovo museo della Magna Grecia a Reggio Calabria, dopo l’ingresso, si accede nell’area di accoglienza e book shop, una sorta di corte chiusa con elementi architettonici rigorosi che ben si sposano con la struttura esterna: tutto bianco – a terra una materiale lapideo di fabbrica, e nelle cornici delle finestre un si intravede tocco di rosso. Poi l’effetto meraviglia: dalle due grandi teche si vedono i due Bronzi di Riace, le star del museo e quindi il Kouros, nella teca di sinistra accanto al bronzo A e la testa del filosofo, dall’altra parte accanto al Bronzo B. Un effetto meraviglia che però è come sospeso perché nell’idea dell’allestimento museale si dovrebbe giungere al ‘cuore’ solo dopo la visita del primo piano il cui assetto non è ancora completo. Abbiamo incontrato Simonetta Bonomi, Soprintendente per i Beni Archeologici a Reggio Calabria, che conosce ormai bene la città dove lavora da quattro anni e che ci ha raccontato la filosofia dell’iniziativa. Per ora è visitabile solo il piano terra, aperto con sei mesi d’anticipo rispetto alle previsioni di giugno 2014, quando sarà inaugurato invece il primo piano. Il progetto trova il proprio cuore e richiamo nelle due statue di grande fama, ma l’idea è di non mettere in ombra gli altri reperti. Ad essi infatti si giunge alla fine del percorso che dovrebbe rendere il visitatore più consapevole sui temi storici della Calabria più antica e greca, fino all’avvento dei popoli italici che distrussero la Magna Grecia, mentre una parte residuale è dedicata alla civiltà romana. Questo museo è concepito come la stella di una costellazione di musei, da quello di Sibari, a quello di Locri, o Crotone e dei parchi archeologici.

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L'Uomo-Carbone 10/12 gennaio 2014 Teatro Kopò, Roma (metro A/ Numidio Quadrato)


L'Uomo-Carbone 
10/12 gennaio 2014 
Teatro Kopò, Roma (metro A/ Numidio Quadrato) 




venerdì 20 dicembre 2013

Omaggio a Morricone - Teatro Sistina (Roma)

Giovedì, 19 Dicembre 2013  Ilaria Guidantoni

Uno spettacolo al quale si va ad occhi chiusi in quanto costituito da buona musica ben suonata, accompagnata dalla voce calda di un attore di singolare bravura verso il quale non si può che provare affetto, da bei corpi che muovono la scena in armonia e con voluttà virtuosa, mentre le note e il rimando ai film che sono ormai nel nostro immaginario collettivo non possono deludere. Così è, anche se restano frammenti di un intreccio dove le parti si nutrono una dell’altra; mentre forse si fatica un po’ a trovarne la regia, l’unità. Ci si chiede se e cosa volesse dire. Ma forse vuole solo comunicare emozioni. E allora non resta che lasciarsi cullare.

GIANCARLO GIANNINI VOCE RECITANTE 
PROTAGONISTA A TEATRO DI UN GRANDE OMAGGIO A ENNIO MORRICONE

da un’idea di Mauro Di Domenico, chitarrista, compositore ed arrangiatore
che dirige l’ Orchestra di Cinecittà

Lunedì 16 dicembre al Teatro Sistina di Roma, Giancarlo Giannini e Mauro Di Domenico sono stati i protagonisti di una serata omaggio al grande compositore Ennio Morricone, il musicista Premio Oscar che ha realizzato colonne sonore memorabili per film che hanno segnato la storia del cinema italiano e mondiale, indissolubilmente legato a Sergio Leone e, come forse non a tutti è così evidente, a Pier Paolo Pasolini.

Con lo spettacolo “Omaggio a Morricone” non ci si chiede più se nel cinema siano le immagini a valorizzare la musica o viceversa: è l’intreccio il cuore pulsante della scena, tra le musiche di Morricone, la lettura lirica di Giancarlo Giannini, distinto signore con la voce calda e profonda, senza quella spocchia di chi ha veleggiato da decenni sulla scena ma con ancora il gusto e il rispetto di incontrare il pubblico; e ancora l’ispirazione di Mauro Di Domenico - chitarra solista e arrangiatore - accompagnato dai solisti dell’Orchestra di Cinecittà e dai danzatori di Oniin Dance Company, compagnia stabile di danza contemporanea del Teatro delle Celebrazioni di Bologna - con le coreografie di Daniela Rapisarda ed Alessandro Vacca - molto preparati tecnicamente che ricordano le coreografie e il lavoro di Moses Pendleton per l’abilità e l’armonia tecnica, la disciplina, la plasticità, ancora più asciutta della scuola Californiana.

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martedì 17 dicembre 2013

"Belle e possibili. L'immagine femminile intorno agli anni Sessanta"

Sabato, 14 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

Una mostra fotografica per ‘affrescare’ la società degli Anni ’60 del Novecento al femminile, con un tocco glamour, un’eredità neorealista, un ammiccamento alla libertà che non è ancora liberazione, una sensualità delicata e un’eleganza composta: 30 scatti in bianco e nero tutti originali che ci riportano mezzo secolo insieme per raccontare un po’ com’eravamo, un po’ come l’obiettivo – e soprattutto l’occhio maschile – guardava le donne.

Il 2013 per la Fondazione 3M si chiude all’insegna di uno sguardo rivolto al passato e alle donne, forse quest’ultimo rivolto al futuro sul quale anche il Censis scommette per il 2014. L’archivio della rivista “Ferrania” – che dal 1947 al 1967 è stata un importante punto di riferimento per gli appassionati di fotografia – è un tesoretto da cui si possono costantemente ricavare immagini di sorprendente bellezza che sono anche documenti storici ricchi di spunti e di suggestioni. Per questa ragione moltissimi fotografi non professionisti ma dotati di grandi capacità inviavano le loro opere, le migliori delle quali venivano pubblicate e conseguentemente conservate negli archivi della rivista oggi passati a quelli della Fondazione 3M che, acquisendoli, li ha anche ampliamente valorizzati. E’ il caso di “Belle e possibili.

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"Cleopatra" - Chiostro del Bramante, Roma

Domenica, 15 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

La regina d’Egitto, la strega, la seduttrice di Roma, è stata declinata nei secoli e rappresentata in mille modi: questa volta il suo mondo è stato ricostruito esclusivamente attraverso reperti archeologici. Una mostra sobria, con un taglio storico che ricostruisce il mondo internazionale di allora, spaziando nel tempo, dalla Grecia, all’Egitto, a Roma, alla civiltà alessandrina. Interessante l’idea che la dedica ad un personaggio così famoso non declini l’esposizione ad un percorso celebrativo ma con un taglio scientifico. Allestimento raffinato, fruibile grazie ad una buona illuminazione, collezione ricca senza eccessi.

L’ultima regina d’Egitto – sono state sette solo le Cleopatre – offre l’occasione, come ci racconta il curatore, Giovanni Gentili, per ricostruire la storia dell’Egitto nella declinazione alessandrina e nel suo contatto e scambio con l’Impero romano fino alla sua annessione. I reperti partono da Alessandro Magno, figlio di Filippo II, fino più o meno alla battaglia di Farsalo, in Grecia, del 9 agosto 48 a.C., scontro decisivo tra l’esercito del console Gaio Giulio Cesare – rappresentante della fazione dei populares- e quello di Gneo Pompeo, espressione degli optimates. Fu una netta vittoria di Cesare e il prevalere delle istituzioni repubblicane, almeno allora. Il curatore racconta con evidente soddisfazione il valore della mostra, dato dalla presentazione esclusiva di reperti archeologici, con un percorso di ricostruzione scientifica, piuttosto che di rappresentazione drammaturgica, come è spesso accaduto con il soggetto femminile famoso in arte.

Cominciamo proprio dal busto di Cleopatra, un raro ritratto, con lo sguardo davanti a sé, leggermente e impercettibilmente orientato verso destra. La foggia della capigliatura è al modo arcaicizzante, con i boccoli ben sistemati in modo geometrico, con un buco sulla fronte dove si posava un avvoltoio, simbolo di Iside e delle regine tolemaiche, della fertilità. La testa è stata ritrovata a Roma nell’unico santuario isiaco nella città, sulla via Labicana. Probabilmente siamo intorno al 46-44 a.C. quando Cleopatra era ospite di Giulio Cesare nella sua casa di Trastevere.

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"La Spallata" di Gianni Clementi in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre

Teatro Roma

28 Dicembre 2013 - 19 Gennaio 2014

Vanessa Gasbarri presenta
Antonio Conte, Giorgia Trasselli e Gabriella Silvestri ne
l'esilarante commedia di Gianni Clementi
LA SPALLATA
Premio Fondi La Pastora anno 2003 
con Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Michela Marino
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio


Il Teatro Roma saluta l’arrivo del nuovo anno in compagnia di una saporita commedia capace di coniugare con equilibrio ed originalità una graffiante ironia ed il calore delle atmosfere familiari più tradizionali e genuine. Lo spettacolo porta la firma - garanzia di umorismo brillante, assolutamente non volgare e adatto a spettatori di ogni età - di Gianni Clementi, autore di innumerevoli commedie teatrali che hanno conquistato senza riserve sia il pubblico italiano che quello straniero (per citare alcune delle più amate “Grisu’, Giuseppe e Maria”, “Ben Hur”, “Sugo Finto” e “L’ebreo”) e la regia è curata con appassionata dedizione ed entusiasmo da Vanessa Gasbarri.
Dopo il successo di “Finchè vita non ci separi”, viene dunque a ricostituirsi la preziosa sinergia artistica che durante la scorsa stagione ha regalato al pubblico romano scoscianti risate, inediti spunti di riflessione e sinceri istanti d’emozione, con un incontro tra drammaturgia e direzione registica particolarmente spontaneo ed efficace.
Nel nuovo lavoro "La Spallata", in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre al 19 gennaio, lo scoppiettante intreccio narrativo denso di sorprendenti colpi di scena, viene contrappuntato dagli eventi storici di un'epoca divisa tra galvanizzanti rivoluzioni e drammi incombenti. Al centro dei fatti raccontati da questa spassosa commedia, il microcosmo di una famiglia e un difficile confronto generazionale. Da un lato due cognate, protettrici di questo nucleo familiare matriarcale, cercano di affrontare le asperità del quotidiano o si abbandonano al fluire di un'esistenza ancorata al passato ed ormai priva di stimoli; dall'altro i loro quattro figli, appaiono pervasi dal desiderio di riscatto sociale, realizzazione personale e successo economico tipico della gioventù ed in particolare della cornice storica offerta dagli anni Sessanta.
Uno spettacolo intenso, divertente, ricco di pathos e comicità. La tradizione della commedia d'autore all'italiana rivisitata con la giusta dose di modernità ed un entusiasmo trascinante.

                                              
1963. Pieno boom economico. E’ l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani ... Mamma Roma, una mamma attenta, presente, attiva, come Lucia (Giorgia Trasselli), ma anche sognatrice, scanzonata e generosa, come Assunta (Gabriella Silvestri). Le due cognate affrontano in maniera opposta il grave lutto che ha colpito le loro famiglie, i rispettivi mariti sono infatti mancati in seguito ad un incidente sul lavoro.
E mentre la Roma di allora si ricostruisce, anche la famiglia Ruzzichetti cerca di rinascere dalle proprie ceneri, e quale modo migliore in un momento come quello se non “mettersi in proprio”? Ci vuole un’impresa, un Ditta ...sì! Un’attività di pompe funebri!
L’idea geniale è di Benito (Alessandro Loi), detto Tito, intraprendente e confusionario figlio di Lucia, che insieme al rivoluzionario fratello Littorio (Matteo Milani), detto Vittorio, decide di fondare questa nuova attività, “L’Ultimo respiro”. 
Come sostenere le prime spese? Il carro? Le corone? I vestiti? Entrare in società con Romolo (Alessandro Salvatori), cugino carabiniere stanco della divisa, la divisa sì ... quella della banda musicale! Il tippe tappe, gli anni d’oro di Cinecittà ... Edda (Claudia Ferri), la giovane e spigliata sorella di Tito e Vittorio, vive nel sogno Hollywoodiano di diventare una regina del grande schermo. A colorare ulteriormente la scena irrompe Cosimo (Antonio Conte), fresco di sfratto, galante e attempato Vespillone, che tra un consiglio paterno sul duro “mercato dell’aldilà”, un occhiolino a Lucia ed una sviolinata ad Assunta spera finalmente di “sistemarsi” in casa Ruzzichetti.
Scoppiettante ed attenta è la direzione di Vanessa Gasbarri, regista già apprezzata anche nei fortunati “Finchè vita non ci separi” e “Clandestini”, firmati anch’essi da Gianni Clementi.
Protagonista di questa esilarante commedia è la vita, la vita che si confronta, che si contrasta, che si costruisce con una vita e per una vita si spezza, la vita che riflette, che dispera e che ride fragorosa.


Vanessa Gasbarri, regista. Laurea in Regia presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Firma la sua prima regia con un adattamento de "La locandiera" di Goldoni andato in scena al Teatro Tor di Nona di Roma. Dirige poi “La favola del figlio cambiato” con M. Bordoni e gli allievi dell'ANAD Silvio D’Amico, “Gardenia, sette giornate ed un tramonto” di Maricla Boggio, con Giorgia Trasselli, e “Hanno buttato Macbeth”, liberamente ispirato al “Macbeth” di W. Shakespeare. Dirige ed interpreta il "Mistero buffo" di Dario Fo e Franca Rame, con Theano Vavatziani. Cura poi la regia di "Romeo e Giulietta, una scelta d'amore" (con l'Associazione Culturale Fareteatro "laboratorio universitario arti sceniche di "L'Aquila"), "Post.it", "L'Ennesima Giovanna" (di L. Melchionna, con Cristiana Vaccaro, per la rassegna Teatri Possibili 2005-2006), "Abelardo ed Eloisa. Duetto" (di M. Boggio, con M. Bordoni e M. Prayer) e "Love & Crash" (drammaturgia di Masolino D'Amico). Mentre parallelamente coltiva le attività di responsabile di produzione (per Viola Produzioni srl e Sala Umberto srl) e di direttore amministrativo per Teatro e Società srl, firma la regia di una serie di commedie accolte dal caloroso ed unanime consenso di pubblico e critica: "Finchè vita non ci separi" di G. Clementi, con Giorgia Trasselli, Antonio Conte e Cristiana Vaccaro; "Clandestini" di G. Clementi, con Marco Cavallaro, Andrea Perrozzi, Antonia Renzella ed Alessandro Salvatori; "Forma Mentis" di A. Aldini, G. Clementi e V. Gasbarri con Aldo Aldini.


TEATRO ROMA - via Umbertide 3 (p.zza S. Maria Ausiliatrice), 00181 Roma
Per informazioni: telefono 06 7850626 - fax 06 7853169 - mail info@ilteatroroma.it
Info e prenotazioni: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 20.00
domenica e festivi: dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00

Parcheggio Custodito: via Umbertide 27 (apertura parcheggio ore 20.00)

Costo biglietti: Biglietto intero € 21 (comprensivo di € 1,00 di prevendita), riduzioni per studenti, over 65, gruppi, Cral
Orario spettacoli: dal martedi al venerdi ore 21.00, sabato ore 17.00 ed ore 21.00, domenica ore 17.30, lunedì e mercoledì 1 gennaio riposo

Speciale Capodanno: il 31 dicembre, per festeggiare San Silvestro, spettacolo ore 22.45 e tra primo e secondo atto brindisi con spumante e panettone assieme alla Compagnia; biglietto € 50

venerdì 13 dicembre 2013

"Belle e Possibili - L'immagine femminile intorno agli anni Sessanta" Archivio Storico Fondazione 3M - Milano




"Le Beatrici" di Stefano Benni, regia di Annarita Chierici. Martedì 17 dicembre 2013, ore 21 Teatro Antigone (Roma)


Le Beatrici
di Stefano Benni
Regia: Anna Rita Chierici
TEATRO ANTIGONE
Via Amerigo Vespucci,42 (zona Testaccio) Roma
17 Dicembre 2013 - ore 21.00
per info e prenotazioni 347 8050518 - 06 5755397

Beatrice: Nives Bellissimo
La Mocciosa: Sabrina Orrico
La Presidentessa: Anna Baccolini
Suor Filomena: Giacomo Rossettini
Il testo de “L’Attesa” è recitato fuori campo da Anna Rita Chierici
Scene: Anna Rita Chierici
Aiuto Regista: Giacomo Rossettini
Assistente alla Regia: Simone Atticciati
Costumi: A. Baccolini, G. Rossettini, N. Bellissimo, S. Orrico
Grafica: Sabrina Orrico
Musiche: Giacomo Rossettini
Luci e Fonica: Valerio de Angelis

Il RICAVATO DELLA SERATA SARA' DEVOLUTO IN BENEFICENZA
AL PROGETTO THAP SHE' SARPA’- NUOVO METODO

Per tutte le informazioni visita il sito: WWW.PERILTIBET.ORG

Chi  sono le Beatrici ?

Beatrice di professione fa la cartomante, torna tra noi e chiede di “non essere angelicata”. Un’adolescente esagitata che straparla e cerca il suo momento di gloria in televisione. Una donna in carriera, cinica e senza scrupoli che propone le sue ricette anti-crisi. Una suora frustrata che racconta la sua incredibile storia senza inibizioni. Ritratti di donne fuori dagli schemi, dai tratti grotteschi, che raccontano la loro voglia di vivere, di sognare, di essere amate e rispettate. Personaggi straordinari  creati per la scena da Stefano Benni, autore molto amato per la sua comicità corrosiva e per la sua poetica surreale. Come scena un luogo immaginario che ricorda una stanza,  con grandi specchi,  sedie , un tavolo e molte scarpe. Le scarpe delle donne, feticcio,emblema e simbolo. Una stanza dove i personaggi si incrociano, si incontrano e alla fine si ritrovano per entrare nel “pianeta dell’attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno.”

Anna Rita Chierici

Recensione dello spettacolo, a cura di Ilaria Guidantoni, per Saltinaria.it, consultabile anche da questo blog.

Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro

Mercoledì 11 Dicembre 2013  Ilaria Guidantoni

Fondazione 3M e CISOM insieme nella splendida cornice della Casa dei Cavalieri di Rodi per l’evento fotografico “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro”

Un percorso fotografico guida il visitatore in un cammino ad un tempo sincronico e diacronico tra ieri – quando gli italiani emigravano – e oggi che l’Italia è diventata terra di immigrazione, tra accoglienza e respingimenti, conflittualità e integrazione, guardando al futuro, quando potremmo (e già stiamo) tornando ad essere dei migranti. L’idea nasce per mettere l’accento consapevole su quel presente che trascuriamo e dimentichiamo di capire. Rileggere il passato serve a capire il momento e a disegnare il domani.

Roma, 10 dicembre – Fondazione 3M e CISOM, due istituzioni che operano in settori molto diversi, ma attenti al benessere della collettività, hanno voluto insieme immaginare un percorso fotografico dal titolo “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro” in grado di affiancare due momenti storici e due situazioni sociali completamente diverse, ma con sentimenti che si uniscono e che uniscono. Il percorso fotografico sul tema dell’emigrazione, ospitata nella prestigiosa cornice dalle Casa dei Cavalieri di Rodi, con un magnifico affaccio sui Fori di Traiano, che mette a confronto le immagini di Francesco Negri, provenienti dall’Archivio Storico Fondazione 3M, ed Antonello Nusca, giovane e talentuoso fotoreporter italiano.
L’allestimento è stato immaginato come un percorso, un cammino dinamico del visitatore e non una mostra, come esposizione statica. Il confronto tra ieri e oggi può essere vissuto procedendo in modo cronologico o dialettico in un ideale confronto e dialogo tra immagini del passato e del presente, ben più tragico, dove il colore, aggredisce più che alleggerire; senza che per questo ci sia una corrispondenza precisa.

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mercoledì 11 dicembre 2013

“Passaggio in India”: la Fondazione Piaggio ha inaugurato la grande mostra di fine anno.

Inaugurata il 6 dicembre la grande mostra “Passaggio in India” realizzata negli spazi del Museo Piaggio di Pontedera.


La mostra, alla cui apertura era presente – oltre alle autorità locali – anche l’Ambasciatore dell’India in Italia Basant K. Gupta, illustra nei suoi molteplici aspetti l’evoluzione di una grande nazione che sin dagli anni Cinquanta ha sviluppato con Piaggio importanti relazioni di natura commerciale e industriale. Sin dagli anni immediatamente successivi all’indipendenza, i veicoli Piaggio – Vespa e Ape – hanno infatti accompagnato l’India nel suo percorso di modernizzazione e di sviluppo economico.

Grazie alle splendide fotografie di Fabrizio Sbrana, riprodotte anche in grande formato, e agli ambienti ricreati dall’architetto Enrico Agonigi, la mostra riproduce la quotidianità indiana e accompagna il visitatore in strade e piazze sulle quali si affaccia la vita del grande Paese asiatico. La cultura millenaria dell’India, i suoi costumi, le usanze e – soprattutto – la sua gente, si affacciano sul percorso espositivo e ne diventano la principale attrazione insieme a elementi di architettura, di arredo e artistici.



La fedele ricostruzione di un cinema indiano aggiunge alla mostra una nota di spettacolarità e porta nelle sale del Museo Piaggio gli aspetti affascinanti e colorati della cultura popolare indiana rappresentati dalla vastissima produzione cinematografica di Bollywood.


La mostra – aperta sino al 15 febbraio 2014 nei locali del Museo Piaggio in viale Enrico Piaggio 7 a Pontedera – illustra con foto e testimonianze anche le diverse fasi dello sviluppo della presenza del Gruppo Piaggio nel subcontinente indiano, dagli anni Cinquanta sino a oggi. Ricco anche il programma di eventi collaterali, che include spettacoli di danza, proiezione di film (inclusa la pellicola Lessons in forgetting proiettata al “River to River - Indian Florence Film Festival” recentemente tenutosi a Firenze) e spettacoli di lettura e recitazione. 





Calendario solidale per L'Aquila e Taranto

Creato Lunedì, 09 Dicembre 2013

Da un progetto presentato al Senato il 4 dicembre da Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice tarantina, reporter per Rai International, nasce L’Aquila+Taranto, un calendario solidale 2014 per due città con un triste destino comune: ferite, l’una per la mano della natura e l’altra per la mano dell’uomo. In fondo però la responsabilità è sempre umana se non nel fare, nel non fare. Tiziana cita una frase di Oriana Fallaci che l’ha ispirata e suona più o meno così: “ci sono occasioni nella vita e situazioni nelle quali tacere diventa una colpa e parlare un obbligo”. Una collezione di scatti dà forma all'iniziativa pensata dalla giornalista Tiziana Grassi i cui proventi, raccolti con il crowdfunding, saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila e all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto. Le donazioni saranno possibili fino a mercoledì 11 dicembre. "L'Aquila + Taranto. Insieme Oltre la notte”, presentato nel Palazzo della Minerva, è una collezione di scatti di Luciano Manna e di tre giovani fotografi della scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volontè - Chiara Crispi, Daniele De Mattia e Giorgia Moraca – e costruiscono il progetto solidale.

I riflettori sono puntati sui problemi attuali dei due centri, ma anche sulle loro potenzialità di sviluppo e sul patrimonio storico e culturale. All'evento, a cui si potrà partecipare liberamente fino a esaurimento posti, parteciperanno anche i sindaci Massimo Cialente, Ippazio Stefàno, Mons. Gian Carlo Perego (DG della Fondazione Migrantes), lo scrittore Goffredo Palmerini, Luigi Romandini (Dirigente della Provincia di Taranto) e Toni Saracino, co-curatrice del progetto solidale. I proventi saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila, “La Lanterna Magica”, per il restauro delle pellicole danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009 e della sua Cineteca tra le più importanti in Italia. Non solo. I fondi verranno devoluti anche all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto, che a febbraio di quest'anno ha guadagnato il primo posto nella classifica internazionale “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award.

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lunedì 9 dicembre 2013

Editoriaraba - I poeti arabi di Sicilia…in musica

Giovedì sera c'è stato il concerto della band Milagro Acustico Medina Sound che sta promuovendo il terzo album dedicato ai poeti arabi di Sicilia, il nono del gruppo da quando è nato, dal titolo Sicilia araba.

Nell’album, che comprende le poesie di Ibn Hamdis (1056-1133) e Ibn al-Qatta (X secolo), “vengono utilizzate le poesie che parlano della Sicilia, terra natia per molti di loro (poeti), dall’esilio forzato o con stralci tratti dai racconti di viaggio fatti nell’isola da poeti, mercanti e notabili arabi dopo la caduta del dominio islamico durato in Sicilia tre secoli e nella vicina Spagna quasi sette secoli. Il tema quindi che accomuna questi testi è la nostalgia o lo sgomento per la perdita del ‘Paradiso’. “

I testi sono stati musicati da Bob Salmieri, sono cantati in arabo da Marwan Samer (che ha una gran voce) e suonati da tutta la band, i cui componenti sono cinque e suonano strumenti della tradizione mediterranea, come “oud, baglama, friscaleddu, ney, daf” e altri.

Sul blog Editoriaraba c’è il video di una delle canzoni che hanno eseguito giovedì. Sul sito del gruppo trovate tutte le informazioni e anche i testi delle canzoni.

Se invece volete sapere di più sui poeti arabi di Sicilia, potete leggere Poeti arabi di Sicilia, il volume curato da Francesca Maria Corrao (probabilmente la persona più esperta in questo settore di studi) e pubblicato da Mesogea nel 2002.

Othello…la H è muta! - Teatro Sala Umberto

Sabato, 07 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 3 al 15 dicembre. Uno spettacolo spassoso, un’ora e mezza senza sosta, ritmo con modulazione di frequenza vivace, mai sopra le righe e sempre al limite. La canzone reinventata, giocata, dribblata in una gag continua, ‘strattonata con cura’. L’ironia alterna la comicità, anche greve in certi momenti, ma sempre garbata, senza scivolate. Una parodia dell’Otello, tra Shakespeare e Verdi, con doppia celebrazione burlesca, che prende in giro canzoni e cantanti, dove l’imitazione è rivelatrice soprattutto della tv alla quale questi cabarettisti d’eccezione si ispirano in qualche modo. Artisti completi, attori, cantanti, mimi e saltimbanchi in una cornice che sembra usuale, come un pianista che fa il pianista e con costumi di scena impeccabili, pronta a trasformarsi e a rovesciarsi fino al nonsense. Fedeltà e infedeltà in un gioco intrecciato: così la Venezia dei mercanti, del Moro e dei traffici d’Oriente diventa con l’uso del dialetto un po’ gradasso, un terreno di gioco di razzismo e gelosie dei tempi nostri.



Malguion s.r.l., Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e BaGS Entertainment presentano
gli Oblivion in
OTHELLO…LA H E’ MUTA! 
con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
al pianoforte Denis Biancucci
testi di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
musiche di Lorenzo Scuda
audio Giuseppe Pellicciari e Corrado Cristina (Mordente Music Service)
luci Claudio Tappi (Octavius Corporation)

Esercizi di stile in salsa pop. Citerei rivisitandolo il celebre testo surrealista di Raymond Queneau, che ad un certo punto esce fuori: dotto e bizzarro. In una parola surreale. Instancabili e in continuo fermento creativo, i cinque Oblivion tornano in tour per il quinto anno consecutivo. Ad affiancare l’applauditissimo “Oblivion Show 2.0” e lo show cameo dedicato a Giorgio Gaber “Far finta di essere G”, arriva il nuovo lavoro “Othello, la H è muta” che ha debuttato il 17 agosto al prestigioso Ravello Festival, il quale ne ha commissionato la creazione in occasione delle celebrazioni wagneriane e verdiane. Al mio secondo spettacolo con la compagnia, trovo grande capacità di reinventarsi e ristrutturare in un contenitore completamente diverso il proprio spirito.

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Gran serata futurista - Teatro Piccolo Eliseo (Roma)

Creato Venerdì, 06 Dicembre 2013  Ilaria Guidantoni

Una prova di memoria e non solo, un esercizio nello stile futurista, una sfida che il regista e interprete quasi unico dello spettacolo affronta nello spirito futurista: una sorta di metafora realizzata dove la donna è un manichino funzionale, ‘una bambola danzante’. Scenografia ridotta al minimo che si apre e si chiude con l’immagine simbolo del treno e l’idea del viaggio. Saggio su Marinetti nelle cui parole Massimiliano Finazzer Flory si immerge, fino quasi a trasformarsi con il suo frack, diventando una sorta di marionetta tragica. Esercizio titanico nel ritmo vorticoso che trascina in un crescendo per un’ora e oltre lo spettatore. Molte le parti note che si riconoscono dei testi del periodo con un finale di spettacolo che sembra originale o fortemente interpretato, rispetto al testo citato. Si nota un'attualizzazione sottolineata anche dall'interpretazione accorata: dalla critica a Roma, che da sempre vive come una mantenuta anche se in senso spirituale - aggiunge ironicamente - alla risposta di una possibile domanda sul perché sia futurista. “Perché il futurismo è l’Italia”. Uno spettacolo che è tutto parola e mimica, tensione emotiva, fluidità che scivola dal palcoscenico sul pubblico. In particolare gli ultimi due ‘quadri’ sono tratti dal “Discorso di Roma” e da “Perché son futurista” di Giovanni Papini.


GRAN SERATA FUTURISTA

spettacolo teatrale di e con Massimiliano Finazzer Flory

da Filppo Tommaso Marinetti, Aldo Palazzeschi, Libero Altomare, Giovanni Papini

regista e interprete Massimiliano Finazzer Flory

coreografie e interprete Michela Lucenti

danza Sara Ippolito

musiche di Igor Stravinsky, Alfredo Casella, Luigi Russolo, Ryuichi Sakamoto

costumi della Sartoria Brancato Milano

Dopo il successo di Londra, dove è stata presentato "Gran Serata Futurista", di e con Massimiliano Finazzer Flory, lo spettacolo dedicato al promotore del manifesto futurista Filippo Tommaso Marinetti delle cui pagine si riconoscono ampi stralci, ha debuttato il 2 dicembre a Roma come anteprima della tournée 2013-2014, al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, dove tornerà per tre serate a marzo. Lo spettacolo sarà in scena a Firenze il 22 gennaio, a Bologna il 25 gennaio, a Venezia il 29 gennaio, a Napoli il 31 gennaio, quindi a Milano dal 26 febbraio al primo marzo al Piccolo Teatro Studio Melato. Negli Usa in occasione della mostra “Futurismo italiano 1909-1944. Ricostruire l’Universo” al Guggenheim di New York, "Gran Serata Futurista" sarà in tour a partire dal 6 febbraio a Los Angeles, San Francisco, Houston, Washington, Boston per concludere il 21 febbraio a New York presso il Lincoln Center.

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lunedì 2 dicembre 2013

Mostra "Il cibo immaginario" - Palazzo delle Esposizioni (Roma)


Lunedì, 02 Dicembre 2013, Ilaria Guidantoni

DAL 3 DICEMBRE AL 6 GENNAIO UNA MOSTRA AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DI ROMA RACCONTA LA MODERNITÀ ITALIANA ATTRAVERSO LE PUBBLICITÀ DEL CIBO.

Una mostra da leggere, realizzata dal punto di vista della carta, che unisce il raccontare una storia con l’immagine presentata, sia nella cartellonistica, sia nell’allusione alla cinematografia televisiva. Vent’anni di pubblicità sul tema del cibo e della tavola per raccontare il cuore di un paese che, soprattutto nel caso italiano, fonda sulla convivialità un valore nazionale fondamentale. Il caso di Carosello – 1957/1977 – è poi unico e risponde al bisogno di un popolo, tra cultura cattolica e avanzata della sinistra, che ha penalizzato la pubblicità, orientandola a raccontare storie e a non piegarsi alla semplice esigenza commerciale. Il percorso dell’esposizione svela com’eravamo, dalle parole ingenue e con poche sovrastrutture, all’idea che la pubblicità introducesse in un mondo migliore, in una qualità di vita superiore. E’ stato un periodo che pur attraversando la crisi del 1963 e poi del 1973, credeva nel futuro come possibilità e non come un problema per dirla con l’ultimo libro di Aldo Cazzullo, “Basta piangere”. Era un mondo pieno di gioia e vale la pena questa passeggiata nel tempo, fatta per molti di tenerezza e un po’ di nostalgia, di molto colore e vitalità.


Il Cibo Immaginario. 1950-1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, mostra ideata e curata da Marco Panella, prodotta da Artix in collaborazione con Coca-Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana, racconta venti anni di vita e costume italiani attraverso iconografia, stili e linguaggi della pubblicità del cibo e dei riti del mangiare.
Oltre 300 immagini, rendono fruibile per la prima volta al grande pubblico un percorso ragionato, che recupera un giacimento culturale che ha segnato la modernità italiana; immagini da osservare una ad una, cogliendone l’evoluzione dei paradigmi di comunicazione e, soprattutto, la portata evocativa ed emozionale; una storia visiva suggestiva, nella quale rintracciare i segni del cambiamento di un’Italia che corre veloce dalla Ricostruzione fino all’Austerity – con la prima crisi del 1963 e poi quella energetica del 1973 - e che, nel cibo e nei modi del mangiare, trova un media fortissimo e misura il suo affrancamento sociale. La crisi cambia la pubblicità già in modo significativo introducendo, ai tempi delle domeniche a piedi, il prezzo, gli sconti e l’offerta speciale come elementi centrali che prima non si erano mai visti. In effetti risparmio e spesa indicano anche una visione della vita il cui diario è l’agenda della casa, testimonianza dell’evoluzione della famiglia, un modo di programmare e raccontare la quotidianità, a cominciare dalla lista della spesa, che non esiste più.
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Concerto per la popolazione filippina, Sabato 14 dicembre 2013 ore 20.30 Basilica di Santa Pudenziana - Roma

I concerti del Rome International Community Choir sono sempre di beneficenza, il ricavato è devoluto al supporto di iniziative di attenzione, aiuto, ricerca e carità; in questo caso l'occasione è stata la presenza della numerosa e attiva comunità filippina a Roma, e il suo forte legame con la Basilica di Santa Pudenziana, luogo che ospiterà il concerto.
Chi vorrà assistere al concerto potrà in una serata cogliere diversi aspetti, dall'aiuto -testimoniato direttamente a chi ha amici e parenti in condizioni di grave difficoltà nelle Filippine - ad una popolazione colpita dall'immane disastro di un devastante tifone, all'interpretazione musicale del tema della "Notte" da parte di grandi artisti dall'ottocento ad oggi (i brani vengono sia dalla tradizione classica che dalla musica folk/pop contemporanea, per chi ha assistito al concerto di giugno, il repertorio è lo stesso), all'ammirare un luogo che viene un pò trascurato nella grandiosità di Roma e delle sue bellezze, ma che presenta tra l'altro il mosaico absidale più antico della cristianità (450 AD) prima rappresentazione del "Cristo Pantocratore" poi ripreso in tante altre strutture (Per i più curiosi, il link http://www.stpudenziana.org).
Un'esperienza potenzialmente ricca e complessa, alla quale il RICC cercherà di infondere entusiasmo con le sue voci, e nella quale vi augurerà con l'occasione buonissime feste.

giovedì 28 novembre 2013

Giulio Paolini. Essere o non essere - MACRO, Roma

Creato Lunedì, 02 Dicembre 2013 18:58  Ilaria Guidantoni

Come una partitura musicale la mostra è concepita in un percorso in crescendo, una riflessione sull’artista in seno alla società contemporanea che, pur abbracciando oltre vent’anni di produzione, non ha intento né storico né didascalico. E’ un succedersi di quadri espositivi, situazionali dove la modernità della linea e della composizione sposano la classicità di un autore di grande raffinatezza. Il Macro si conferma uno spazio ad elevata flessibilità, atto ad una buona fruizione.



L’esposizione Giulio Paolini. Essere o non essere, curata da Bartolomeo Pietromarchi e prodotta con la Whitechapel Gallery di Londra, città in cui proseguirà a luglio 2014 in una versione rivisitata e ampliata, presenta quattordici grandi installazioni ideate dall’artista dal 1987 ad oggi – in parte riformulate e allestite in modo inedito – e un’opera pensata appositamente per gli spazi del Museo, che è una linea che si inserisce nel modo di allestire mostre per questo spazio museale. In contemporanea altri percorsi – fatto anche questo che rientra in una logica d’intersezione del museo – che non vuol essere una semplice multisala dell’arte ma un crocevia di artisti. Sono due le mostre di questo periodo, Jorinde Voigt. Superpassion e Artisti in residenza #4: STUDIO SHOWS

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Woyzeck - Teatro Argentina (Roma)

Lavoro originale, interessante, di grande intensità, dove la sintesi non può chiamarsi riduzione. L’idea di triplicare il protagonista, sdoppiando così, anzi dividendo per tre la sua amata Maria, ha un effetto dinamico e poliedrico che aiuta a sfaccettare la complessità della follia. Testo di grande attualità dove per l’occasione prevale il motivo personale della relazione malata, morbosa con l’amante. Nella relazione stabilita tra l’essere un poveraccio - costretto a vendersi come cavia di una scienza senza progresso - e l’impossibilità di avere una morale, sorge spontaneo il pensare al costo sul conto economico delle violenze di genere e a quanto la crisi sociale abbia inciso sulle crisi familiari e personali. Curiosa, trovata brillante, la scenografia con mobili che diventano elementi architettonici modulabili e la musica che entra direttamente dal vivo come elemento scenico. Davvero un bel lavoro con ritmo, qualità di interpretazione e rifinito dai costumi alle luci. Un teatro con la T maiuscola.

Roberto Gandini e la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli presentano

in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

WOYZECK

di Georg Buchner

adattamento di Attilio Marangon

regia di Roberto Gandini 

con Chiara Poletti, Ettore Savarese, Fabio Piperno, Fabrizio Lisi, Florin Pagnini, Gabriele Ortenzi, Gelsomina Pascucci, Ilaria Piemontese, Matteo Leporelli, Michele Falica, Sara Tosato, Simone Salucci

musica Roberto Gori
costumi Tiziano Iuno

scene Paolo Ferrari

assistente alla regia Luciano Pastori

coordinamento pedagogico Luigia Bertoletti 

coordinamento specialistico Maria Irene Sarti

segreteria coordinamento pedagogico Giorgia Roccetti

coordinamento istituzionale Piero Gabrielli-Roma Capitale Stefania Galassi, Barbara Corsi, Matteo Cesaretti Salvi

Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio Mariangela Caturano, Carla d’Antimi
Teatro di Roma - Settore Attività Culturali

Produzione Teatro di Roma

Lunedì 25 novembre Roberto Gandini insieme ai 12 giovani attori con e senza disabilità della Piccola Compagnia del Piero Gabrielli sono saliti sul palcoscenico del Teatro Argentina per riflettere sul fenomeno del femminicidio attraverso il racconto di uno tra i massimi testi della drammaturgia di metà Ottocento. Woyzeck di Georg Buchner, capolavoro romantico rimasto incompiuto a causa della morte dell’autore che, a quasi due secoli di distanza, continua a parlarci con sconvolgente attualità dello spietato meccanismo che rende l’individuo carnefice e vittima di una società piena di soprusi, falsità e moralismi.

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mercoledì 27 novembre 2013

Tre Visioni - Piccolo Teatro Campo d'Arte (Roma)

Martedì, 26 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Nella forma di una mise en espace, tre personaggi stretti nel palco senza separazione dal pubblico che sembra entrare a tutti gli effetti nella scena, raccontano tre vite allo specchio, la storia di tre sorelle, nell’incendio dello zarismo. Vicende personali e storiche si intrecciano. Alla minuzia degli oggetti di scena, pizzi e merletti che rievocano bene l’atmosfera di un mondo stantio al tramonto che non sembra mai stato giovane, fanno da controcanto tre voci potenti. Due delle sorelle sono interpretate da uomini, costringendo lo spettatore ad un lavoro di straniamento. Sono voci che coprono l’intera recitazione, per altro accennata, soddisfano me che amo molto le voci maschili nel leggere le parti femminili. Forse si potrebbe ridurre ancora la recitazione, lasciarla alla sola figura femminile, per concentrare l’energia, l’emozione e non dar l’impressione, in certi momenti, di un teatro di recupero.

Scene dal parco della luna presenta
TRE VISIONI
di E. Petronio Nicolaj
da “Tre sorelle” di A. Cechov
con Alessandro Calabrò nel ruolo di Irina
Enrico Petronio Nicolaj nel ruolo di Maša
Barbara Esposito nel ruolo di Olga
assistente alla regia/tecnica Stefania Capace

Il 31 gennaio del 1901 va in scena al Teatro d’Arte di Mosca la prima di Tre sorelle di Anton Cechov, storia di tre donne testimoni del tramonto dello zarismo: è il Cechov, “cantore del crepuscolo” che come ne’ “Il giardino dei ciliegi”, per citare la sua opera più famosa, propone uno specchio tra società e famiglia, storia e psicologia, in un rifrangersi continuo che è un infrangersi, come nella pièce proposta al Piccolo Teatro Campo d’Arte. La formula della narrazione, una sorta di mise en espace, enfatizza l’idea di una lezione sulla Russia di quegli anni attraverso la storia di una decadenza familiare: le tre sorelle non possono che limitarsi a vivere quello che il destino ha riservato loro, sebbene di tanto in tanto una desideri calarsi nei panni dell’altra, mentre il pubblico può scegliere chi essere e specchiarsi in una parete laterale.

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martedì 26 novembre 2013

Scene dal parco della luna a Villa Nicolaj



di Enrico Petronio

Villa Nicolaj è la casa di campagna in provincia di Bologna dove ho passato fin da bambino parte delle mie vacanze, assieme alla mia famiglia. È una casa alla quale sono profondamente legato, le stanze, il giardino, il bosco, i campi fuori dal paese…
Nel 2011 finalmente ho preso coraggio e ho radunato un gruppetto di amici e, autofinanziandomi completamente, se non per un certo aiuto tecnico dal Comune, ho dato l’avvio a Scene dal parco della luna, che non nasce come un festival vero e proprio ma piuttosto vuole essere una “giornata in campagna” da passare assieme ad ascoltare le parole dei poeti e dei drammaturghi sotto le querce o i noccioli. La mia formazione artistica comincia in Inghilterra. Il primo spettacolo di Shakespeare che ho visto era il Come vi piace dato da un gruppo di attori nel giardino di un college, e all’intervallo ci hanno servito un bicchiere di vino rosso. Ecco. Provo a fare una cosa simile. Non mi interessa la perfezione tecnica, ossia voglio dire, non mi interessa la freddezza di un festival in cui non c’è differenza con la grande sala di un teatro della capitale. Mi interessa che la gente passi una bella giornata sdraiata sull’erba mentre ascolta Cechov o Shakespeare o Pirandello. Villa Nicolaj è prima di tutto casa mia, e il pubblico è mio ospite. A me piace molto cucinare e invitare gli amici a cena. Scene dal parco della luna nasce così. 
Nella seconda edizione del 2012 Scene dal parco della luna aveva un tema: storie di campagna. Per l’occasione ho scritto ed interpretato un testo, un lungo monologo, dal titolo …I nostri sogni. Il monologo racconta della mia vita a Villa Nicolaj (allego il testo integrale). Il testo è piaciuto molto e io mi sono scoperto autore. Nella terza edizione del 2013 allora ho presentato altri due lavori, questa volta tratti uno dall’Amleto di Shakespeare (titolo: La tragica storia dell’amore sublime fra il Principe Amleto e la bella Ofelia) e uno dalle Tre sorelle di Cechov, Tre Visioni.
Tutti i miei lavori parlano di vita e di morte, di ricerca dell’anima, di spiriti che ritornano, di grandi gioie e grandi dolori. Sono testi del tutto autobiografici: nel senso che io “uso” i personaggi per raccontare qualcosa di mio. Al tempo stesso non credo di tradirli, o negarli… Mi piacciono quei personaggi perché vi leggo dentro qualcosa della mia storia, allora scrivo una specie di terzo tempo, una scena che viene dopo, dopo il testo originario. Per esempio è stato così per Masa di Tre Visioni, che ho interpretato l’altro giorno a Roma al Teatro Campo d’Arte. Usando Masa volevo rappresentare un uomo, un giovane uomo, che si spezza dal dolore. Volevo far vedere la parte molle di uomo, che è la sua onestà, la sua intimità. Masa me ne ha dato l’occasione, per così dire. In Masa era contenuto quell’uomo, che sono io, in fin dei conti. 
Ora sto lavorando al progetto FARFALLE, che aprirà Villa Nicolaj tutti i giovedì sera da metà aprile fino a luglio con letture e performance da Pirandello, Jacopone da Todi, Agatha Christie, Marquez, Goethe... musica e altro... A luglio poi presenteremo la nostra nuova creazione:
"NUDO, ovvero: Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, per il quale firmerò la regia, e gli attori reciteranno nelle scene della notte incantata completamente nudi, come in un rito inziatico magico. Sarà uno spettacolo visionario.


lunedì 25 novembre 2013

Alchemy - Teatro Olimpico (Roma)


Dal 5 novembre al 1 dicembre. L’energia dei corpi, la fantasia inesauribile di forme che si trasformano senza sosta, l’instancabile ritmo dei danzatori si confermano una formula vincente. Lo spettacolo si sfronda di eccessi di decoro ed effetti speciali per diventare più intellettuale, sposando maggiormente l’essenzialità e la raffinatezza delle forme più che dei costumi. Eppure l’illusionismo, la suggestione della magia esplodono in una fantasia incontenibile. La pesantezza della materia, il rosso del fuoco, il nero della terra quando diventano il bianco dell’aria perdono determinatezza e consistenza ed inizia un gioco dove forse si perde anche il senso. E’ la magia di Pendleton.

Momix, Planeta Momix, Duetto 2000
in collaborazione con Accademia Filarmonica Romana presentano
ALCHEMY
regia di Moses Pendleton
presentata in Prima mondiale il 5 febbraio 2013 al Teatro Alighieri di Ravenna sotto l’auspicio del Ravenna Festival.
allestimento italiano dello spettacolo diretto da Leonardo Saccinto della MET-Milano

Lo schema dello spettacolo, il ritmo serrato, la forza di corpi scolpiti e instancabili, l’abilità ginnica e lo stile ‘californiano’ si confermano gli ingredienti vincenti dei Momix, insieme con giochi di luci che coprono, scoprono e dissolvono, mentre i corpi volano, fluttuano, si esibiscono e sembrano superare i limiti ordinari. C’è in questo spettacolo meno esibizione, muscolare come di costumi; un cammino verso l’essenzialità: un depurare l’affollamento di gesti e interpreti.

La direzione è quella di semplificare, anche il messaggio intellettuale, dopo l’impegno per l’ambiente, che resta come suggestione sullo sfondo, soprattutto nella prima parte, meno programmatico e più integrato: una dimensione, uno stile, un mood che attraversa sottilmente l’intero spettacolo.

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venerdì 22 novembre 2013

FRANCESCA MONTINARO - RITRATTO CONTINUO - Galleria nazionale d'arte moderna, Roma, 30 novembre ore 18.00


Odor di Cipria - Domenica 24 novembre Mad’Art Carthage


Dans le cadre des Journées Théâtrales de Carthage

L'Istituto Italiano di Cultura
a le plaisir de présenter la pièce de théâtre

Odor di Cipria

Inspirée de l’œuvre poétique de Giorgio Caproni

Avec l’acteur Antonio Piovanelli et la danseuse Erika di Crescenzo


Dimanche 24 novembre 2013
Mad’Art Carthage
20h

Durée : 60min – langue : Italien

Réservation possible via e-mail dans la limite des places disponibles

Les billets seront en vente au guichet de l’espace Mad’Art au tarif de 2 dinars
(tarif réduit de 1 dinar pour les élèves et étudiants)

Otto corti per la raccontare la violenza sulle donne

Appuntamento lunedì 25 novembre 2013
Dalle ore 15.00 con l'Associazione Gli Utopisti


Gli Utopisti
L’Utopia del fare cinema
Associazione Culturale per le Arti Visive


Tra i corti uno dedicato alla poesia "Sopravvissuta", dalla raccolta Prima che Sia Buio di Ilaria Guidantoni - visibile sulla pagina facebook personale







Comunicato Stampa
25 novembre 2013

L’Associazione Culturale Gli Utopisti in collaborazione con l’Ugl
presenta:

Questa sono Io… uno sguardo diverso
Convegno sulla violenza di genere

25 novembre 2013 – ore 15:00, Sala Conferenze Ugl, via Margutta, 19 – in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, l’Associazione Gli Utopisti, in collaborazione con l’Ugl presenta un convegno e8 cortometraggi sulla tematica della violenza di genere.
Lo scopo del progetto “Questa sono Io… uno sguardo diverso” è principalmentequello di sensibilizzare il pubblico sul problema del femminicidio e della
violenza di genere; la realizzazione dei cortometraggi, e il particolare linguaggio cinematografico utilizzato, vuole essere un modo per scardinare il modo di vedere e di pensare la donna di derivazione patriarcale, spesso fornito anche dai media.
Ogni corto toccherà una particolare tematica, dando rilevanza ai vari aspetti della violenza di genere, non dimenticando la necessità di educare e sensibilizzare i più giovani, poiché siamo convinti che solo attraverso un’azione di educazione e ri-educazione dei più giovani, si possa arrivare a una forte e mirata prevenzione nei confronti di una violenza che si annida nella società e nelle famiglie.
Nei cortometraggi e negli interventi che si susseguiranno durante il convegno, sarà messa al centro la donna, e in particolare lo sguardo della donna, ciò a cui si vuole tendere è una vera riappropriazione dell’atto di guardare, come metafora di libertà, di presa di coscienza e di riaffermazione dell’individualità della donna.
Nel progetto e nella realizzazione dei corti è stata fondamentale la collaborazione e la partecipazione degli uomini;la solidarietà tra generi e il riconoscimento dell’individualità dell’Altro, attraverso l’accettazione e la comprensione degli interessi e dei bisogni dell’Altro/a è ciò a cui auspichiamo attraverso le nostre immagini.

Diletta D’Ascia
Presidente Associazione Culturale Gli Utopisti

giovedì 21 novembre 2013

Lunedì 2 dicembre a Roma “gran Serata Futurista” di Massimiliano Finazzer Flory - Teatro Eliseo

Lunedì, 2 dicembre 2013
Teatro Eliseo, Roma
20.45-22.00


“gran Serata Futurista” il nuovo spettacolo di Massimiliano Finazzer Flory dedicato a Filippo Tommaso Marinetti

A seguire nel 2014 Napoli, Firenze, Bologna e Milano dal 26 febbraio al 1 marzo al Piccolo Teatro di Milano.

Lo spettacolo è così articolato:

regia e interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory

interventi di danza contemporanea con le coreografie di Michela Lucenti interprete Sara Ippolito.

Le musiche rendono omaggio a due compositori, uno moderno e uno contemporaneo, che hanno creduto nei valori del Futurismo: Stravinsky e Sakamoto.

La recensione di Ilaria Guidantoni per il sito Saltinaria.it, consultabile anche da questo blog.

lunedì 18 novembre 2013

Brutto - Teatro Filodrammatici (Milano)


Sabato, 16 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 14 novembre all'1 dicembre. Spettacolo gustoso e godibile, ironico, prova di uno sforzo di interpretazione notevole che non si arrende ad un cambio continuo di ogni personaggio che ha un doppio e un solo interprete; una situazione scivola nell’altra e si ritrova nella prima, il cambio è continuo e circolare: così senza perdere il ritmo né il filo, senza ingarbugliare la vicenda ad effetto ma tenendo fermo il rigore dell’azione, con leggerezza si parla di un tema caro al Novecento, l’identità. Non è tutto nuovo il contenuto ma è nuovo il modo di raccontarlo, il mood, la leggerezza tenuta sul filo in sospeso senza mai scivolare in pura comicità. Bravissimi gli interpreti.
 
Produzione Teatro Filodrammatici presenta
BRUTTO
di Marius Von Mayenburg
traduzione Umberto Gandini
regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Mirko Ciotta, Michele Radice, Cinzia Spanò
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Andrea Diana
tecnica Enrico Fiorentino
assistenti alla regia Riccardo Buffonini e Giuseppe Salmetti


Nuova produzione del Teatro Filodrammatici in prima nazionale, "Brutto" di Marius Von Mayenburg è una satira feroce sullo straniamento che si vive oggi, in rapporto al proprio aspetto e al proprio corpo. Il culto della bellezza, la persona ridotta al corpo, il corpo asservito al marketing e l’io frammentato che è sempre ‘così è se vi pare’. Siamo come gli altri ci vedono e il corpo è comunque una gabbia anche se dorata. Il Filodrammatici torna sul tema, pur con un tono e una prospettiva molto diversi, dopo “Che ci faccio qui” di Marco Baliani. Il brutto non è ammesso nemmeno quando è amato da chi dovrebbe contare più di ogni altro, l’altra metà per l’appunto. E’ questo che accade al signor Lette, ingegnere che lavora per Scheffler come inventore. Sicuro di partecipare a una convention per la presentazione di un suo brevetto, scopre invece di essere stato sostituito da Karlmann, il suo assistente, per il semplice fatto di essere troppo brutto.
Perché nessuno gliel’ha mai detto prima? Perfino sua moglie Fanny è costretta ad ammettere d’averlo sempre considerato orrendo, ma d’averlo amato comunque, nonostante questo. L’amore ‘acustico’ come lo definisce ironicamente, dato che la moglie lo ama soprattutto per come parla, non riesce a soddisfarlo, anche se è ‘un amore senza riserve’ come lei cerca di convincerlo. Per lui, invece, l’amore è ‘ottico’ essendo attratto dalla moglie.

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