giovedì 28 febbraio 2013

FANTASCIENZA_EDITION: THE MILKY WAY | 28 febbraio ANIMAL SOCIAL CLUB (ROMA)


Il 28 febbraio a partire dalle ore 20:30 
MARCOVAL:DO presenta all'ANIMAL SOCIAL CLUB: FANTASCIENZA_EDITION
cult & z-movie | theatre show & spazio autori | dj set & visual
la fantascienza invade roma per una notte


h 20:30 Cine Spazio 
film in versione originale
Teknolust (2002, Lynn Hershman Leeson)
The man who fell to the earth (1976, Nicolas Roeg)
2001: A space Odyssey (1968, Stanley Kubrick)


h 22:00 The milky Way 
teatro
a show on diversity (quite unlike itself)
incursioni e sabotaggi nella fanta_letteratura tra passato e presente
(guest story: LA MORTE IN DIRETTA DI FERNANDO MORALES di F. Verso)
di e con
katiuscia magliarisi | e-reader
chiara condrò | e-reader
simone de filippis | toys theremin guitar
 su testi di

fredric brown, robert sheckley, philip k. dick, francesco verso

un’invasione aliena che inizia a cavallo di un ciuco 
tirato da un vecchio cercatore del deserto.
un viaggio nel tempo scandito dai toni affettati della soap; esperimenti saffici 
e caroselli spaziali: fantascienza? no, è oggi, 
come un biglietto di 1a classe per marte, 
un occhio che osserva le nostre vite e la dittatura tecnologica.

e i viaggi nel tempo? la formattazione di un amore e gli universi paralleli? 
sì, questa è fantascienza. ma che differenza fa? 
in entrambi i casi la mente si proietta nel futuro. 
(un futuro che ha già avuto inizio). 
hanno detto di noi - contatti artisti 


h 23:00 Space Set 
dj set
De Filippis from ‘The Milky Way’ 
Alessandro (from I-Regoli) 
DP SET

INFO: ANIMAL SOCIAL CLUB 
via di portonaccio 23/e - roma
a partire dalle h 20.30
ingresso: 6 € con tessera gratuita

registrazione presso www.animalsocialclub.com

lunedì 25 febbraio 2013


La casa della nonna - Teatro dei Conciatori (Roma)


Ben interpretato da entrambe le attrici che svelano un buon affiatamento. Un testo forte, che strattona lo spettatore e non può lasciare indifferenti di fronte a quel fiume in piena di sentimenti taciuti e repressi, che nella parola scurrile trovano il loro sbocco liberatorio.

Produzione Gruppo Iarba - Gria Teatro presenta in prima nazionale
LA CASA DELLA NONNA
scritto e diretto da Nino Romeo

con Graziana Maniscalco, Gianna Paola Scaffidi, Nino Romeo

scene e costumi Umberto Naso

luci Giovanna Bellini

musiche Lennon/MccCartney/Harrison

aiuto regia Salvatore Valentino


I funerali, si sa, come i matrimoni, le comunioni e i battesimi, sono momenti topici per raccontare una famiglia o quel che ne resta, dove male e bene, grottesco e ridicolo, tenerezza e nostalgia e tanto altro ancora si rivelano, magari a poco a poco. E' così che a partire da quelle situazioni ingessate che prevedono, soprattutto al sud, un rituale inappuntabile che le persone inamidate nei loro paramenti, cercano delle crepe per rompere il guscio e poter uscire finalmente allo scoperto. Cinema e teatro ce l’hanno raccontato in tutti i modi eppure il tema ha sempre qualcosa di nuovo.
Due donne nell’oscurità di un gioco di luci ben dosato, che dona a tutto lo spettacolo un sapore leggermente claustrofobico che non si dipana neppure quando le sorelle affronteranno la loro nuova vita per strada alle prime luci dell’alba, si preparano per il funerale della nonna. "La casa della nonna" è una commedia dei risentimenti: dopo anni, Maria Grazia (che ha scelto un nome alternativo per il proprio diario, Enotria, sebbene astemia) e Grazia Maria (alias Ausonia) – i genitori per non scontentare le due nonne hanno messo i due nomi e a tutte e due le figlie - si incontrano nella casa della nonna, morta da poche ore. 

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giovedì 21 febbraio 2013

Athena Nike e i marmi greci - Fondazione Sorgente Group, Spazio Espositivo Tritone a Roma

Lekythos funeraria
Galleria di immagini della mostra Athena Nike gentilmente concesse dall'Ufficio stampa del Gruppo Sorgente
Loutrophoros


Ricostruzione della probabile collocazione della statua

L'apparenza inganna - Teatro Sala Umberto (Roma)


Mercoledì, 20 Febbraio 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 19 febbraio al 3 marzo. La terza versione del testo, dopo quella nota cinematografica e un’altra teatrale – protagonista Neri Marcorè, diversi anni fa a Milano – convince e diverte. Davvero bravi gli interpreti, che finalmente fanno ridere senza essere sguaiati e senza volgarità; perfino svelando qualche lato amaro che riesce a disegnare anche i personaggi di secondo piano, tutti curati. Buona la trovata della scenografia a due piani. Uno spettacolo godibile.


La Contrada – Teatro Stabile di Trieste presenta
Maurizio Micheli e Tullio Solenghi in
L’APPARENZA INGANNA
di Francis Veber
adattamento Tullio Solenghi e Maurizio Micheli
e
con (in ordine di apparizione) Massimiliano Borghesi, Sandra Cavallini, Paolo Gattini, Adriano Giraldi, Fulvia Lorenzetti, Matteo Micheli e Enzo Saturni

scene Alessandro Chiti

costumi Andrea Stanisci

musiche Massimiliano Forza

arrangiamenti Fabio Valdemarin

regia Tullio Solenghi


Contabile diligente e uomo mite senza qualità, François Pignon lavora per un’azienda di produzioni derivanti dal caucciù, preservativi in primis. Ometto deriso che si presenta in abito da cerimonia per la foto aziendale e finisce per restarne fuori.
 Sfortunatamente, è stato deciso il suo licenziamento, la qual cosa, unitamente al divorzio dalla bella moglie di cui è ancora innamorato e al fatto che il figlio diciassettenne non lo considera minimamente - ritenuto in casa un mattone e un uomo che sta sempre male come gli rinfaccia la moglie (si viene tra l’altro a sapere che perfino il giorno del matrimonio, causa il colpo della strega di lui, la novella sposa è arrivata al banchetto in braccio al testimone) - lo porta a contemplare il suicidio. Il suo vicino lo ferma in tempo, dando il via a una serie di eventi che cambieranno totalmente la sua vita e persino il suo carattere: il primo passo è quello di fingersi gay, in modo da spingere la dirigenza a non procedere al licenziamento per paura di mobilitare la associazioni omosessuali. Lo sa bene il vicino, psicologo in pensione e poi si svelerà il perché. Perché in ogni persona c’è un non detto, un non apparente.

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lunedì 18 febbraio 2013

In treno con Albert - Teatro Due (Roma)


Venerdì, 15 Febbraio 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 14 febbraio al 3 marzo. Un piccolo spettacolo, gustoso e originale, anche per la sua ambientazione all’interno di una vecchia carrozza ferroviaria. Una conversazione tra passeggeri sconosciuti, una breve storia che si intreccia come incontri casuali di passaggio e uno strano aggancio, storicamente folgorante, come l’inizio della teoria della relatività ristretta. Protagonista quasi involontario un ragazzo spontaneo e goffo, sorprendente per la spontaneità della sua intelligenza irresistibile e delirante, quasi inconsapevole. E’ questo il tratto che il regista coglie del personaggio storico. L’interpretazione è di chi ha stoffa e mantiene quell’apparente naturalezza come a chiedersi ‘che ci faccio io qui?’ Gradevole anche la trovata del doppio ruolo tra narratore e interprete, talora un po’ eccessiva.

Il carro dell’Orsa presenta
IN TRENO CON ALBERT

di Edoardo Erba

con Mirko Soldano, Monica Rogledi, Beniamino Zannoni

regia di Edoardo Erba


Dal 14 febbraio al 3 marzo presso il Teatro Due di Roma, è in scena lo spettacolo teatrale "In Treno con Albert" di Edoardo Erba con il patrocinio della Sigrav, di Esplica e dell'Università della Calabria. Il ciclo di spettacoli è accompagnato da una serie di conferenze divulgative, che si terranno una per ogni serata, poco meno di un’ora prima degli spettacoli. L’esordio con “Le dimensioni parallele” di Franco Fabbri, buon oratore che ha sottolineato gli intrecci, troppo di frequente sottovalutati, tra arte e scienza, sul tema del XX secolo: la riflessione su tempo e spazio che cadono come dimensioni assolute e indipendenti, per diventare un intreccio legato a quanto accade, mettendo in crisi le teorie di Galileo Galilei e di Isaac Newton e con esse un'intera visione del mondo. Da quella teoria della relatività speciale del 1905, nulla sarà più come prima e la scienza non avrà più certezze – che scientifiche non erano, ma assomigliavano di più a costruzioni teologiche – per diventare una disciplina funzionale che dà risposte soggetta a verificabilità e falsificabilità. Sarà così che nel XX secolo l’uomo vedrà il mondo con occhi diversi e nasceranno gli orologi molli di Salvador Dalì, o le visioni multiple dei volti scomposti in sequenza di Pablo Picasso, o la velocità dei quadri dei futuristi.

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venerdì 15 febbraio 2013

Traccia critica di Pablo d’Ors


GIUSEPPE CORRADO 
CAMILLIAN DEMETRESCU 
GRAZIANO GREGORI 
ALI HASSOUN
LENA LIV 
ENRICO PULSONI

La Galleria Biffi Arte di Piacenza, giovedì 14 marzo 2013 alle ore 18.00 inaugura la mostra "Sacrificio e Silenzio", curata da Carlo Pulsoni e Carlo Scagnelli. Nel periodo che precede la Pasqua artisti di varie nazionalità, culture e religioni, ma anche atei convinti riflettono sul significato del sacrificio quando esso si accompagna al silenzio, sia esso desiderato oppure imposto. La mostra chiuderà Domenica 7 Aprile 2013.
In occasione della mostra sarà presentato il volume "Sacrificio e Silenzio", pubblicato da Aguaplano Editore, che raccoglie scritti inediti di Barbara Alberti, Laura Auteri, Mario Baudino, Sergio Belardinelli, Corrado Bologna, Giovanni Borriero, Paolo Branca, Andrea Celli, Luigi Cimmino, Norberto Consensi, Gabriella De Marco, Pablo d’Ors, Calogero Germanà, Tamar Herzig, Giacoma Limentani, Angela Madesani, Mariangela Miotti, Patrik Ourednik, Daniele Piccini, Carlo Pulsoni, Domenico Ribatti, Sayuri Okamoto, Jakob Shalmaneser, Sr. Monica Benedetta Umiker.
"Il foglio bianco di word - ci ha raccontato Carlo Scagnelli - che si apre sul monitor quando si decide di scrivere qualcosa è, a mio avviso, l’immagine che più illustra il silenzio, forse perché nessuno vi riconosce ancora un fallimento... Per quanto possa sembrare strano, nessuno associa in modo convinto il silenzio a un immagine ma proprio all’esatto contrario: l’assenza di essa. Questa è la logica conseguenza del vivere nella società dell’apparire dove ogni cosa è proposta come se fosse un’icona, un simbolo. L’idea di questa mostra è nata nell’autunno del 2012, e, come tutte le cose che poi si rivelano complicatissime, doveva essere poco più di una passeggiata. L’idea iniziale era molto semplice: in occasione della Pasqua 2013 la Galleria che dirigo propone un’esposizione convinta e curata della celebrazione della Pasqua con vari artisti di diversa estrazione culturale e religiosa: cristiana, ebrea, ortodossa, islamica, ma anche atei convinti. Al timone di questa arca culturale un teologo che, in veste di curatore, avrebbe tenuto la barra ben diritta. Illustrai il mio progetto all’amico Carlo Pulsoni in una lunga ed entusiastica telefonata. Credevo di aver ben chiaro l’obbiettivo del progetto, ma nel corso della conversazione quell’idea iniziale si è a poco a poco trasformata in qualcosa di diverso. Che cosa meravigliosa è la vita se sei disposto a mettere in discussione tutte le tue certezze e ad abbracciare qualcosa di nuovo! Così è nata questa mostra, per me preziosa e di grande forza visiva, alla quale sono stati invitati ad esporre sei artisti: Giuseppe Corrado, Camillian Demetrescu, Graziano Gregori, Ali Hassoun, Lena Liv, Enrico, Pulsoni Il percorso si apre con un oggetto di grande fascino, la riproduzione in grandezza naturale della Sindone realizzata da Barrie Schwortz, colui che è stato il fotografo ufficiale della Shroud of Turin Research Project (STURP), il team che ha condotto il primo approfondito esame scientifico della Sindone nel 1978. L’Ottagono è l’immagine scelta come simbolo della mostra perché si tratta di uno dei principali simboli esoterici non solo dell'arte ma anche della tradizione cristiana ed islamica: una figura geometrica che allude alla resurrezione, alla rinascita".
                                       

giovedì 14 febbraio 2013

In mostra Athena Nike e i marmi greci

Installazione
Segnalazione da Saltinaria.it

Nello Spazio Espositivo Tritone filmati tridimensionali ricostruiscono la statua del 430 a.C. e la proiettano nello scenario dell’Antica Grecia dei tempi del Partenone. Oltre alla statua di Athena Nike ricostruita grazie allo studio del Professor Eugenio La Rocca, su un’idea di Paola Mainetti, la Fondazione Sorgente Group espone gli esclusivi marmi greci della sua collezione.
E’ stata inaugurata il 6 febbraio ma resterà aperta fino al 3 agosto è aperta al pubblico la mostra “Athena Nike: la vittoria della dea. Marmi greci del V e del IV secolo a.C. della Fondazione Sorgente Group” nello Spazio Espositivo Tritone a Roma. La statua del 430 a.C. mostra il suo aspetto originario con suggestive proiezioni tridimensionali. 
Athena Nike frontale
Paola Mainetti, Vicepresidente della Fondazione Sorgente Group, spiega: “Il progetto multimediale nasce dall’idea di trasmettere e rendere fruibile il grande capolavoro dell’Athena Nike al pubblico, regalando così un’emozione inaspettata e scoprendo l’arte greca in una forma più comprensibile”.
La ricostruzione virtuale è realizzata da Paco Lanciano con la sua equipe di Mizar, grazie a sofisticati procedimenti informatici e installazioni illuminotecniche e audio e si basa scientificamente sull’accurato studio delle ipotesi ricostruttive e iconografiche della scultura del Professor Eugenio La Rocca. “Nel passato la statua – spiega La Rocca - era una scultura votiva, collocata su una colonna o pilastro, a circa 5 metri di altezza, all’interno di un santuario attico o di ambiente filo-ateniese, atterrava su uno sperone di roccia per celebrare le vittorie dell’esercito”. Continua La Rocca: “Nella mano sinistra doveva tenere una corona di alloro o ulivo destinata al vincitore della battaglia, mentre nella destra un ramo di palma. La tradizionale egida, collocata sul petto completava e caratterizzava la dea come Athena, mentre le ali la connotavano come una Nike. È possibile che in età augustea l’Athena Nike di Fondazione Sorgente Group sia stata trasferita dalla sua sede originaria a Roma, dove venne restaurata”. Claudio Strinati, Direttore Scientifico della Fondazione Sorgente Group: “Ho sposato subito il progetto per la sua novità, poiché unisce innovazione tecnologica e mondo della cultura per mostrare un prodotto di facile comprensione”. Un filmato didattico documenta la realizzazione dei modelli tridimensionali della statua e ne approfondisce gli aspetti archeologici di realizzazione della superficie. E’ realizzato dalla Sema di Sergio Fontana. Il coordinamento e la cura artistica della mostra sono di Paola Mainetti, Vicepresidente della Fondazione Sorgente Group, supportata da Valentina Nicolucci, curatrice per l’Archeologia. 

Nike 
Il viaggio nell’antichità continua poi nello Spazio Espositivo Tritone, con due lekithoi ed una louthrophoros in marmo pentelico databili nel primo trentennio del IV secolo a.C., tutte con scena a rilievo conservata. L’esposizione di questi tre vasi marmorei all’interno di un’unica collezione privata rappresenta un caso unico, visto che gli esemplari esistenti in musei e di proprietà privata sono solo una decina in Italia. La lekythos integra è stata infatti sottoposta a decreto di notifica dal Ministero per i Beni e le attività culturali. Verrà pubblicato un catalogo descrittivo delle opere esposte a cura del Prof. Eugenio La Rocca, che vedrà la partecipazione di numerosi studiosi del mondo accademico (Eugenio La Rocca, Elena Ghisellini, Massimiliano Papini, Matthias Bruno, Alessandra Avagliano) edito da De Luca editore.

L’apertura al pubblico è prevista nei giorni martedì e giovedì, alle ore 10.30, 12.30, 15.30, 17.30 su appuntamento (contatti: +39 06.90219051, segreteria@fondazionesorgentegroup.com).


Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’Arte e la Cultura, senza finalità di lucro è stata istituita nel gennaio del 2007 grazie al sostegno economico del Gruppo finanziario immobiliare Sorgente Group, con lo scopo di valorizzare, promuovere e divulgare, sia a livello nazionale che internazionale, tutte le espressioni della cultura e dell’arte appartenenti al nostro patrimonio culturale. La Fondazione Sorgente Group, presieduta dal Prof Valter Mainetti, Amministratore Delegato di Sorgente Group, si impegna nell’acquisto di opere d’arte, in particolare pitture antiche e opere archeologiche di epoca greca e romana, con l’obiettivo di approfondire il loro studio, di contribuire al restauro e ad una migliore conservazione delle stesse e, inoltre, di promuoverne la fruizione. La Fondazione ha tra le proprie finalità lo svolgimento di attività connesse e strumentali alle precedenti quali la promozione, l’organizzazione e la partecipazione ad attività espositive, a convegni e forum su temi artistico-culturali, sia direttamente organizzati sia in collaborazione con Enti e Istituzioni private o pubbliche, quali Università, Poli museali, centri di ricerca. Inoltre offre il suo sostegno a ricerche e pubblicazioni scientifiche, progetti formativi e di divulgazione culturale mediante strumenti editoriali, audiovisivi e a mezzo world wide web e contribuzioni a borse di studio. La Fondazione ha assunto anche l'incarico di curare, valorizzare e promuovere le opere archeologiche e pittoriche della raccolta privata Collezione M, provvedendo al loro approfondimento scientifico e alla loro pubblicazione e conoscenza nel sito web dedicato. Nel perseguimento ottimale delle proprie finalità e obiettivi di conoscenza e di valorizzazione della propria collezione, la Fondazione coinvolge eccellenti competenze nei campi di pertinenza, riunite nel Comitato Scientifico, presieduto dal Prof. Claudio Strinati (già Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano) e composto da eminenti personalità del mondo culturale. Vicepresidente: Paola Mainetti. Curatrice per l’Archeologia: Valentina Nicolucci, Curatore per la Pittura: Gian Maria Mairo.

lunedì 11 febbraio 2013

Elephant Man - Teatro Ghione (Roma)


Dal 7 al 17 febbraio. Un bel lavoro davvero! Profondo, curato nel dettaglio, dosato, armonico. Il regista riesce a estrarre la capacità degli attori regalando una vera ed affiatata compagnia, con un Daniele Liotti che interpreta il protagonista del racconto senza cedere alla tentazione della caricatura e un’Ivana Monti che si staglia sopra gli altri con la sua grande scuola. La recitazione, anche nei momenti di maggior intensità, non travalica mai l’armonia e riesce a commuovere, valorizzando un bel testo dal punto di vista letterario. Completo il lavoro con le scene senza troppi fronzoli ma curate e di grande atmosfera; di gusto i costumi, di grande effetto luci, suoni e musica, in certi momenti struggenti.


Compagnia Molière
con il patrocinio della Regione Veneto presenta
Ivana Monti, Daniele Liotti, Rosario Coppolino
con la partecipazione di Debora Caprioglio
con Andrea Cavatorta, Francesco Cordella, Serena Marinelli, Simone Vaio
ELEPHANT MAN
scritto e diretto da Giancarlo Marinelli
tratto dall’omonimo racconto di Frederick Treves
scene Andrea Bianchi/Forlani
costumi Marta Crisolini Malatesta
light designer Daniele Davino
la maschera dell’uomo elefante è realizzata da Sergio Stivaletti


“Io non sono un animale! Sono un essere umano! Sono... un... uomo” dice Joseph Merrick, protagonista del racconto, condensando in una frase recitata allo specchio, nel quale guarda il proprio volto deforme, l’umanità e la dignità del dolore di questo spettacolo di grande attualità. Regala infatti un urlo contro le apparenze e l’ossessione per la bellezza fisica. 
The Elephant man, capolavoro della cinematografia firmato da David Lynch – personalmente non averlo visto, se mi ha tolto un’occasione, d'altro canto mi ha dato l’opportunità di gustare appieno la scoperta della storia a teatro – è un racconto perfetto, quasi in presa diretta. E’ anche una sorta di fiaba moderna dove il tema della bellezza interiore disvelata dalla cura e dall’amore, rivelata da una donna, ha per altro molti predecessori. La scommessa è fondere la cronaca amara e la fiaba senza un lieto fine scontato e a senso unico, dove la promessa di felicità è una strada tutta da conquistare. In una Londra scossa dai delitti di prostitute di Jack Lo Squartatore, un giovane chirurgo, Frederick Treves salvò l’Uomo Elefante, al secolo Joseph Merrick, dalle torture dei freak show della Londra di fine Ottocento.

La recensione integrale su Saltinaria.it

VIRUS VITREUM - Opere di Giuliano Giuman alla Casina delle Civette di Villa Torlonia (Roma)

Segnalazione da Saltinaria.it

VIRUS VITREUM 
OPERE di GIULIANO GIUMAN 
MUSEI DI VILLA TORLONIA, CASINA DELLE CIVETTE 
GIOVEDI 14 FEBBRAIO - DOMENICA 28 APRILE 2013 
INAUGURAZIONE: 13 FEBBRAIO 2013 ORE 16.30 



E se il mondo diventasse di vetro? Come contagiato da un virus, ogni oggetto si cristallizzerebbe nella trasparenza e rifletterebbe mille bagliori ... 
A questo mondo incantato rimanda il viaggio di VIRUS VITREUM, dove le opere di Giuliano Giuman superano il virtuosismo di materia e la forma dei puri oggetti verso un nuovo linguaggio simbolico e concettuale. Un dialogo espressivo personale in cui l'artista si avvale del vetro come protagonista per realizzare contaminazioni, attraverso diversi passaggi e spesso cambiando la funzione degli oggetti, pur rimanendone sempre complice. 
Antesignano della ricerca con il vetro, che lo caratterizza nel panorama internazionale da alcuni decenni, Giuman vi fa confluire i presupposti concettuali del suo lavoro, uniti a una perizia tecnica straordinaria. 
A quasi quattro anni di distanza dall'ultima mostra romana, dedicata alla sua fotografia concettuale degli anni Settanta, Giuliano Giuman torna a Roma con la mostra VIRUS VITREUM, promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovrintendenza Capitolina, con il supporto organizzativo e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, e ospitata da giovedì 14 febbraio a domenica 28 aprile 2013 alla Casina delle Civette di Villa Torlonia. 
La prestigiosa sede, riferimento imprescindibile per la sua organica documentazione delle esperienze legate al vetro e alle arti applicate, rappresenta una cornice ideale per l'esposizione delle 23 opere, per la maggior parte inedite e legate alla stagione creativa ancora in corso di Giuman. 
Così, opere di grandi dimensioni, sculture e installazioni dialogano con la luce di Roma e con i colori di Villa Torlonia in un emozionante percorso, stimolando il visitatore a coglierne analogie o contrasti. 
VIRUS, dunque, come contagio, raccontato attraverso le sculture tra archetipi mitici e immaginazioni fantastiche, come la grande opera Polifemo, installata nel portico della Casina, che anticipa ed introduce il viaggio alla mostra e il confronto, non solo concettuale e materico, con le stanze del Museo. 
Con l'opera monumentale Chiodo, una vetrata di quasi due metri per uno, l'ispirazione fa omaggio a quella già esistente del Cambellotti: il disegno rigoroso e geometrico che la caratterizza è enfatizzato per contrasto dai toni accessi e morbidamente sfumati l'uno nell'altro. Simbolico è poi il dialogo tra l'opera Carovana e la Stanza dei Trifogli che la ospita, dove i simboli della rosa e della cometa, presenti nello stemma Torlonia, richiamano allegoricamente la meta del cammino e invitano a spedizioni fantastiche. 
Nella Stanza delle rondini l'opera Volare senza ali riprende il tema del volo con vetri dipinti a gran fuoco, sovrapposti e tenuti dal piombo come per le vetrate storiche. Il blu e gli azzurri, colori che caratterizzano l'opera, si accostano a quelli presenti nella stanza. O ancora, con legame meno intuitivo ma altrettanto forte, nella Stanza della fata l'opera Narciso dialoga per contrasto formale con i vetri opalescenti, impreziositi da gemme, della vetrata di Cambellotti. 

Nata a Perugia, Giuliano Giuman coltiva una forte passione per la musica accanto a quella per la pittura che lo porta a frequentare nel 1964 lo studio di Gerardo Dottori, futurista, padre dell'aeropittura. 
Nel 1969 lascia gli studi musicali per dedicarsi alla pittura, lavorando sia a Roma sia a Bologna, dipingendo in questa fase solo in bianco e nero. L'opera più significativa di questo periodo è Fenomenologia. Effettua anche sperimentazioni su fotografia, fotopittura, Video e performances. Si trasferisce a Milano nel 1976. 
Nel 1980 inizia un percorso di ricerca tra musica e pittura. Dal 1985 il vetro, come installazione in ampi spazi o come elemento per architettura d'interni, diventa l'elemento caratterizzante la sua espressione artistica. 
Dal 1984 collabora con Umbria Jazz, firmando nel 1993 il manifesto del ventennale e, in seguito, oltre a numerosi altri, tutte le scenografie. Nel 1987 la RAI gli dedica lo speciale Tabula rasa, video dedicato ai suoi lavori. Dal 1999 insegna all'Accademia di Brera di Milano il linguaggio delle vetrate. Molte sue opere sono visibili in Lombardia, in Umbria, in Liguria e in Sicilia e in varie basiliche del nord Italia. 
Ha tenuto circa 100 mostre personali: tra le più recenti al Musée Suisse du vitrail a Romont all' Aeroporto Kennedy di New York, l'antologica alla Rocca Paolina di Perugia e al Museo dell'Opera del Duomo a Prato. 



Mostra VIRUS VITREUM 
OPERE di GIULIANO GIUMAN 
Dove Roma, Museo della Casina delle Civette e Dipendenza 
Villa Torlonia, Via Nomentana 70 
14 febbraio 2013 - 28 aprile 2013 
Orari: 9.00-19.00 
Chiuso il lunedì; la biglietteria chiude 45 minuti prima 
Biglietto unico integrato Casina delle Civette e Mostra € 5.00 intero; € 4.00 ridotto 
gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente 



Info 
www. museivillatorlonia.it  
www.zetema.it 




giovedì 7 febbraio 2013

Tanz Zeit Tempo di Danza - Teatro Valle Occupato


dal 2 al 9 febbraio 2013 
TanzZeit Berlino e Teatro Valle Occupato

TanzZeit | TEMPO di DANZA 

una proposta per le scuole
chi l’ha detto che la danza contemporanea è una cosa per pochi?



Segnalazione da Saltinaria.it  

La formazione, la formazione… Se c’è una cosa che stiamo facendo qui al Teatro Valle Occupato così, senza contare, è proprio la formazione. Perché ci piace immaginare un luogo dove la formazione alle arti non è un duro calvario di raccomandazioni ma un percorso che accompagna l’essere umano nella scoperta e nella comprensione del mondo innanzitutto, per poi dargli la possibilità di elaborare criticamente il proprio sentire. Il proprio essere al mondo. Una formazione, quindi, che comincerebbe presto, dalla scuola. Nel caso specifico del workshop, la proposta è rivolta a studenti della scuola media superiore, ma la visione del lavoro, laboratorio, prove e/o spettacolo, è fortemente indirizzata a studenti di tutte le età. Come far danzare ragazzi e ragazze insieme? Come creare una coreografia? A Berlino, una danzatrice italiana formata alla scuola di Essen, Livia Patrizi, ha fondato nel 2005 un progetto rivolto a ragazzi, insegnanti e artisti, TanzZeit – Zeit für Tanz in Schulen | È tempo di Danza nelle Scuole, che ha già fatto danzare migliaia di ragazzi delle scuole di Berlino. TanzZeit, TEMPO di DANZA è una settimana dedicata alla scoperta di questo progetto, per capire, nonostante le differenze, cosa c’è di comune nel lavoro che i professionisti della danza fanno nella formazione di giovani e adulti, in Italia e in Germania. L’uomo danza da sempre. Ha combattuto danzando e ha cacciato, si è innamorato. E si è liberato dagli spirito che lo possedevano. La danza – contemporanea – si interroga sull’uomo e sul suo stare nel mondo, sul corpo e sulle regole che lo animano. Crea linguaggio, costruisce drammaturgie, ci parla del nostro presente, di quello che il corpo vive. E ci parla della possibilità del cambiamento. Come pensare che sia cosa riservata a pochi?

Il diritto alla formazione è questione portante delle istanze del Teatro Valle Occupato e della futura Fondazione Bene Comune. 
Sennò, perché occupare da diciottomesi?

LA SETTIMANA
1. un workshop per studenti con presentazione del lavoro venerdì 8 febbraio ore 20.00
(risevato alle scuole medie superiori – per il progetto completo scarica il pdf)
2. un workshop per insegnanti e artisti sabato 2 e domanica 3 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 18.00
3. un incontro pubblico ovvero un Commons Cafè aperto alla cittadinanza martedì 5 febbraio ore 18.30
4. uno spettacolo venerdì 8 e sabato 9 alle 21.00
(una matinée e una pomeridiana per studenti su prenotazione scrivendo a tanzzeit.tvo@gmail.com

4. LO SPETTACOLO
W.H.A.V.T.? Wer Hat Angst Vor Tanz? 
(C.H.P.D.D? Chi ha paura della danza?) 
Una coreografia di Livia Patrizi con danzatori dai 16 ai 40 anni per un pubblico misto a partire dai 10 anni.
“When I dance, I know where I am.” William Forsythe 
Per la preparazione di W.H.A.V. T.? sono stati intervistati dieci allievi delle scuole secondarie di Berlino sui temi “futuro”, “corpo”, “fiducia”. I giovani parlano delle loro storie quotidiane, dei loro desideri, preoccupazioni, paure – e della loro relazione con la danza. Il risultato non è solo uno studio sociologico su come la gioventù odierna fa fronte alle proprie crisi ma è anche un incontro fra diverse età, paesi di provenienza, background culturali e sociali. Il materiale delle interviste si trasforma sulla scena in brevi storie affascinanti e intime con sorprendenti connessioni fra la vita e la danza. Lo spettacolo interpreta e danza i discorsi fra la coreografa, i danzatori e i ragazzi facendo emergere proprio il bisogno di fiducia, riconoscimento e amore sia come ricerca individuale che come risposta alle richieste del mondo. 
Danzatori. Murat Alkan, Ben Hasan Al-Rim, Ayse Avdic, Florian Bilbao, Elia Patrizi, Anne Luise Recke, Felix Schulze, Fidan Sirin, Wibke Storkan, Di Huyen Vo Dieu 
Sponsored by the Berlin Project Funds for Cultural Education, the Berlin Senate Administration for Education, Youth and Science, Capital Cultural Funds, the Association Vincentino e.V. Sandra Maischberger für Kultur an Schulen, Berlin Alexanderplatz and Berlin Nord Rotary Clubs.
Orari spettacoli
Venerdì 8 Febbraio 
ore 11:00 matinée per le scuole (su prenotazione tanzzeit.tvo@gmail.com
ore 20:00 presentazione finale del workshop con gli studenti dei licei 
ore 21:00 W.H.A.V.T.? Chi ha paura della danza?
Sabato 9 Febbraio 
ore 16:00 pomeridiana per le scuole (su prenotazione tanzzeit.tvo@gmail.com)
ore 21:00 W.H.A.V.T.? Chi ha paura della danza? 
video dello spettacolo

3. Commons Café | GERMANIA-ITALIA 3-0 
Un commons café per parlare del rapporto tra la formazione e il lavoro creativo e artistico. Un incontro aperto tra la compagnia tedesca, professionisti del settore italiani, gli occupanti del Teatro Valle e il pubblico. 
martedì 5 febbraio ore 18.30

2. IL WORKSHOP PER INSEGNANTI, DANZATORI E COREOGRAFI
Come si trasmette la danza contemporanea nella scuole? Come si riesce a far capire che la danza è un’arte? Come si riesce a far inventare ai ragazzi i propri movimenti? Come si riesce a fare insieme una coreografia? Come si lavora con gruppi di giovani cui non importa nulla della danza? Come si riesce a far danzare insieme maschi e femmine? Come si lavora con un gruppo di 25 o 30 bambini riuscendo a entusiasmarli da un lato e a farli lavorare seriamente dall’altro? Come lavorano insieme al meglio ragazzi, insegnanti e artisti? 
Il Workshop tenuto da Livia Patrizi e Jo Parkes, aperto a insegnanti e artisti risponde a queste e ad altre domande inerenti alla trasmissione della danza nelle scuole sia praticamente sia teoricamente. Si danza, sperimenta e riflette insieme su metodi, didattica, strategie e stratagemmi, che permettono la trasmissione dei processi artistici legati alla danza contemporanea nelle scuole e/o in altri gruppi di giovani. 
Quando 2 e 3 febbraio dalle 11:00 alle 18:00.
Per partecipare si prega di inviare una mail con una nota di presentazione e motivazione a tanzzeit.tvo@gmail.com specificando nell’oggetto workshop #2 entro il 31 gennaio 2013.

1. IL WORKSHOP PER STUDENTI 
Dal 4 all’8 febbraio | 5 incontri di tre ore ciascuno in orario scolastico (dalle 10 alle 13) o pomeridiano (dalle 15 alle 18).
Il workshop è rivolto a studenti delle scuole medie superiori, per un massimo di 40 partecipanti.
La danza può essere un potente strumento di comunicazione e di integrazione, che permette di superare barriere linguistiche, sociali e politiche. Così come è un importante veicolo di conoscenza del corpo e di se stessi, uno straordinario canale di scoperta del mondo e delle regole che animano il movimento e le relazioni umane. Inoltre le classi saranno condotte dagli stessi giovani ragazzi della Compagnia berlinese accompagnati da una guida adulta, così che il passaggio di saperi non sia solo verso i giovani, ma venga da uno scambio peer to peer con i loro coetanei, ricchi di un’esperienza formativa e professionale, realizzata in un contesto culturale che pensa la formazione come elemento integrante della vita di ognuno. Sembra un sogno e lo è, ma dal 2 al 9 febbraio potremo viverlo insieme sul palco del Valle.
Il workshop è aperto a chi voglia seguirlo da uditore.

mercoledì 6 febbraio 2013

Ali Hassoun al Museo della Piaggio di Pontedera


Martedì, 05 Febbraio 2013 Redazione Cultura/ Saltinaria.it

Il museo Piaggio, nella sede storica di Pontedera, in provincia di Pisa, ospita dall’11 maggio al 22 giugno 2013 la Mostra Antologica “Al Shaab Yurid... ” (Il popolo vuole...) dell'Artista Ali Hassoun.

Italiano d’adozione, nasce in Libano a Sidone nel 1964, nel 1982 si stabilisce a Siena e studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, e nel 1992, sempre a Firenze, si laurea in architettura. Dal 1996 vive e opera nel suo studio di Milano.
Per questa mostra antologica nello storico Museo Piaggio, curata da Luca Beatrice, “Al Shaab Yurid... Il Popolo vuole...” l'artista espone opere dal 2000 sino ad arrivare a quelle più recenti che risentono dei venti di cambiamento nel mondo arabo. Il tema pittorico delle persone comuni sempre presente nelle sue opere ritorna in una sintesi delle molteplici culture che hanno accompagnato il suo percorso artistico dalla sua terra natia, il Libano, fino alla formazione artistica in Italia.

martedì 5 febbraio 2013

La Vie en Rose...Chansons - Teatro di Milano (Milano)


Lunedì, 04 Febbraio 2013 Ilaria Guidantoni

La danza come armonia del mondo, sorgente e celebrazione della vita quale evoluzione del movimento: questa la scommessa di un teatro che nasce da un investimento privato frutto di impegno e passione, con la vocazione ad essere punto di incontro di una città fuori dalle élite degli addetti ai lavori, in nome di un luogo storico di accoglienza. Uno spettacolo che unisce la contemporaneità della danza, in stile neo-classico alla trazione della canzone francese. Quadri di un’esposizione, narrazione di storie abbinate ad una canzone: il ritmo vivace e vario di un’antologia. Grande interpretazione di corpi che si muovono fluidi ed espressivi senza l’esasperazione del teatro danza. La precisione e l’eleganza classica incontrano armonie e visioni nuove. Sobrietà, essenzialità e grande raffinatezza nei costumi. Una scena praticamente vuota dove il corpo in movimento è unico e incontrastato protagonista.


LA VIE EN ROSE... CHANSONS
Serata di balletto in due atti su canzoni di Charles Aznavour, Jacques Brel, Edith Piaf

regia e coreografia Adriana Mortelliti

disegno luci Jean Paul Carradori

con Giulia Paris e Martin Zanotti

solisti e corpo di ballo del Balletto di Milano


Il nuovo Teatro di Milano, diretto da Marco Daverio, nasce sull’eredità del cinema-teatro Don Orione, un’istituzione meneghina sede del Piccolo Cottolengo realizzato negli Anni ’30 del Novecento dal Sacerdote, morto nel 1940. Quel luogo divenne solo successivamente una parrocchia, quindi nel 1966 fu inaugurata l’attuale sala che originariamente servì da aula magna per un’università popolare. In seguito fu anche luogo di spettacolo. Il nuovo teatro è opera di una coppia di impresari privati, marito e moglie nella vita: Agnese Omodei Salè, Direttrice del Balletto di Milano, e Carlo Pesta, Presidente del Balletto di Milano e Direttore artistico del nuovo teatro.
L’operazione nasce totalmente con capitali privati e con lo spirito che la cultura possa sposare l’impresa favorendo i talenti realmente meritevoli. Lo spettacolo che apre la stagione riunisce 19 ragazzi selezionati dalle scuole più note, dalla Scala al Carcano di Milano, fino a Vienna e Bucarest, sotto la direzione coreografica di Adriana Mortelliti, che da vent’anni vive e lavora tra la Germania, l’Austria e la Svizzera.
L’idea che ha mosso questa realizzazione è un teatro stabile, sul modello di quelli di prosa, dedicato alla danza e alle sue variazioni (in programma infatti l’opera verdiana “La Traviata” che contiene ampie partiture per balletto), mentre quasi tutti i teatri, anche quelli nati per la danza, sono andati diversificando il proprio cartellone.

La recensione integrale su Saltinaria.it

venerdì 1 febbraio 2013

Il teatro è un atto d'amore, laboratorio di Anna Rita Chierici al Teatro dei Conciatori di Roma


Il laboratorio, promosso e realizzato dall’attrice Anna Rita Chierici, avrà inizio giovedì 7 febbraio alle ore 20,00 con un primo incontro aperto al pubblico interessato. Il corso proseguirà per quattro mesi, con un appuntamento settimanale di due ore. E' previsto un saggio-spettacolo di fine corso presso lo stesso Teatro dei Conciatori.

 Per la cultura e lo spettacolo in particolare è un momento drammatico ma per fortuna c’è chi non rinuncia e anzi utilizza il teatro come una terapia non solo di tipo personale ma collettivo, elaborando delle strategie per affrontare la realtà che ci circonda e, quindi, potenzialmente il mercato del lavoro.

“Ci dicono sempre che il teatro sta morendo, ci ha raccontato Anna Rita Chierici. Noi sappiamo che non è vero, anzi oggi è più vivo che mai”.
Perché? “Perché il teatro aggiunge vita alla vita.

Segnalazione dal sito Saltinaria.it
Giovedì, 31 Gennaio 2013 Redazione Teatro