Ilaria Guidantoni, Mercoledì 11 Aprile 2012
Dal 10 al 15 aprile è in scena al Teatro Filodrammatici di Milano lo spettacolo “Il caso Dorian Gray” scritto da Giuseppe Manfridi e diretto da Pino Micol con Manuele Morgese. Produzione TeatroZeta. Premio Ennio Flaiano 2009; Premio Gassman 2010.
Produzione Teatro Zeta presenta
IL CASO DORIAN GRAY
di Giuseppe Manfridi
regia Pino Micol
con Manuele Morgese
Prova magistrale per l’attore protagonista, che si fa in tre personaggi, forse anche in tre volti di uno stesso io lacerato. Del romanzo, citato ampiamente dall’io narrato e narrante, resta la ricchezza e la sottigliezza del bell’eloquio che l’azione teatrale esalta anziché ridurre; accompagnata da stacchi musicali e panneggi neri ampi, luci che fendono il buio colorandosi di oro o rosso sangue. Tutto è al servizio della parola in un gioco eterno che ripropone l’equazione bellezza-giovinezza. Un sogno preludio di una maledizione. Questa bellezza non salverà il mondo! La messa in scena si colora di un’azione da noir.
Tre personaggi e una sola storia che, per ragioni diverse, riguarda ciascuno di essi. Henry, Basil e Dorian. Sofisticato e fatuo come un vero dandy, il primo; morboso e solitario, il secondo; vanitoso e perfido, il terzo, Dorian Gray, che nel romanzo di Wilde assurge a protagonista assoluto. Nella reinvenzione drammaturgica dell’opera il suo ruolo si equipara a quello degli altri due in uno smontaggio della trama narrativa ripensata nei termini di un’indagine processuale, anche se ne è il fulcro, il colpevole e la vittima per eccellenza. Al centro dell’inchiesta, un mistero dall’intreccio tanto articolato da non essere noto, nella sua interezza, a nessuno dei tre. Henry, Basil e Dorian si avvicenderanno, così, in una serie di deposizioni corrispondenti ad altrettante versioni dei fatti. A tre punti di vista che, congiunti, offriranno allo spettatore la chiave di questo formidabile enigma, teatralmente concepito come una virtuosistica partitura per attore solista. L’incalzare del ritmo, sempre più marcato nel passare da un movimento all’altro, è tale da far maturare una suspense imprevista, e le atmosfere gotiche in cui matura la vicenda finiranno ben presto con l’assumere i connotati di un noir. Il sogno di Faust si connota della visione decadente, con un compiacimento nel disfacimento delle carni, nella macerazione dell’anima.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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