giovedì 31 gennaio 2013

Il gioco dell'amore e del caso - Teatro Manzoni (Milano)


Mercoledì, 30 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 29 gennaio al 17 febbraio. Un’ottima occasione per riconciliarsi con il teatro classico: la regia toglie orpelli e crinoline del teatro settecentesco per restituirne un testo di grande attualità, senza stravolgerlo. Le concessioni al dialetto e qualche asciugatura mutuata dalla contaminazione con Barthes ne distilla l’anima e l’universalità tanto che la storia, con il classico intreccio, la complicità maliziosa dei servi, le pene d’amore, gli scambi dei ruoli e gli equivoci, passa in secondo piano; perdendo importanza rispetto alle sfumature del discorso amoroso che tesse la trama e soprattutto l’ordito dello spettacolo. Lo stesso criterio è nelle scene, pulite senza perdere in suggestione; nei costumi scultura, sontuosi senza addobbi inutili; nelle musiche che vibrano l’emozione. Bravi gli interpreti, tutti, dove perfino qualche eccesso d’enfasi si fa perdonare. Buono il ritmo che trattiene lo spettatore che pur conosce la storia in una soluzione senza intervallo (qualche volta imitare la lezione – che il cinema ci ha insegnato – è buona prassi).


Fondazione Teatro della Pergola presenta

IL GIOCO DELL’AMORE E DEL CASO

di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux

versione e adattamento Giuseppe Manfridi

con (in ordine alfabetico) Paolo Briguglia, Antonia Liskova, Francesco Montanari, Fabrizia Sacchi
e con Emanuele Salce e Sandro Mabellini

scene Giacomo Costa
costumi Gabriella Pescucci
musiche Antonio Di Pofi

light designer Umile Vainieri

regia Piero Maccarinelli


La prima produzione teatrale della nuova Fondazione Teatro della Pergola di Firenze, Il gioco dell’amore e del caso di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux – detto Marivaux - diretto da Piero Maccarinelli, può vantare un cast di protagonisti impegnati in teatro, cinema e tv: Paolo Briguglia, Antonia Liskova (protagonista in tutti i sensi), Francesco Montanari, Fabrizia Sacchi, Emanuele Salce e Sandro Mabellini. Quel testo andato in scena per la prima volta a Parigi il 23 gennaio del 1730 con 15 repliche di successo di fila, capostipite della recitazione ‘all’italiana’ e ‘top’ si direbbe con linguaggio corrente della Comédie française si incontra con la nuova fondazione del più antico teatro all’italiana costruito. Un simbolo di un matrimonio felice, che tra l’altro è l’argomento del contendere della storia, tra due tradizioni teatrali. 

La recensione integrale su Saltinaria.it

martedì 29 gennaio 2013

A Roma l'Artista Roberto Molinelli

DAL 6 AL 23 FEBBRAIO 2013
INTERAZIONI ART GALLERY (piazza Mattei 14 - Roma)
Presenta
DI DEMONI E DEI…
a cura di Stefania Valente
PRIMA PERSONALE NELLA CAPITALE
di
Roberto Molinelli
Inaugurazione MERCOLEDI’ 6 FEBBRAIO, ORE 18.30
Ironico, maniacale, attratto dal mistero, Roberto Molinelli - artista genovese che, da oltre 20 anni, assembla opere con oggetti d’uso quotidiano - si configura come uno degli artisti più originali e dissacranti dell’attuale panorama artistico italiano.
Dal 6 al 23 febbraio 2013, Interazioni Art Gallery di Roma (piazza Mattei 14) ospita la prima personale romana di Roberto Molinelli Di demoni e dei - titolo ispirato all’omonimo film di Bill Condon, del 1998 - che propone una selezione di oggetti-scultura dell’artista genovese, ma romano di adozione, concepite tra il 2009 e il 2012, nell’ambito di una sua più vasta ricerca denominata “Icone”.
La serie, cominciata oltre dieci anni fa, rivisita con spirito dissacrante e ironico l’arte bizantina e sacra attraverso la nobilitazione di oggetti d’uso quotidiano come giocattoli, monete, chiavi, bottoni; qualsiasi oggetto, di scarto e non, se opportunamente organizzato e trattato dall’artista, contribuisce a reinventare, immagini tridimensionali cariche di dettagli e di riferimenti simbolici.
La mostra, curata da Stefania Valente – giornalista storica dell’arte orientata verso ricerche artistiche non convenzionali che esplorano la sfera inconscia – si pone l’obiettivo di far conoscere a un pubblico più vasto questo artista, ancora poco noto - vuoi per il suo carattere schivo e riservato - che furtivamente, eludendo sovente gli “intermediari” del mercato dell’arte, da oltre 20 anni, assembla objet trouvé – a volte anche acquistati di proposito quindi non necessariamente materiali di rifiuto – con uno linguaggio irriverente che fonde l’attitudine ludica dei dadaisti e il nichilismo tipico della cultura Punk.
Un percorso artistico inedito, inaugurato nei primi anni Novanta che prende il via dal “grande schermo”. «L’inizio – dice l’artista - è stato fortemente influenzato dalle mie passioni cinematografiche, il lavoro di registi quali David Cronenberg, Tim Burton e David Lynch è stato spesso fonte di spunti e idee».
Ispirato in tal senso – il suo “mentore” inizialmente fu l’ideatore di Alien, H.R.Giger, pittore e scultore di stampo surrealista - la prima serie di pezzi “Tecnomorfi” appariva come un connubio tra l’archeologia industriale e l’arte primitiva, a questi seguirono i “Paleomorfi” (sorta di bestiario fantastico in cui gli esemplari si presentavano come reperti fossili). Nel 2000 inizia il ciclo “Icone” a cui sta ancora lavorando, al quale si aggiunge una quarta serie, gli “Archeomorfi”, che include sculture che si differenziano per stile e significato dalle altre catalogazioni (maschere, monili, bronzetti equestri). Simili a dei “ready made” – ma non riconducibili in todo a questa categoria - questi ultimi lavori trovano vasto respiro nella loro – classica e scarna - essenzialità, pregni tuttavia del loro compiuto senso estetico in questo esclusivo contesto espositivo, accanto alle icone.
Roberto Molinelli nasce a Genova nel 1961; dopo il Liceo Artistico inizia la sua attività professionale come decoratore-scenografo nel settore del turismo.
Nel 1986 si trasferisce a Roma, dove comincia da subito a collaborare con la ZED S.F.X., società di effetti speciali con la quale realizza installazioni e oggetti per il cinema, la pubblicità e il teatro.
Dal 1989 affianca a questa anche l’attività di attrezzista occupandosi dell’allestimento di numerose fiction, film e programmi TV.
Abbandonati gli effetti speciali, da qualche anno lavora come attrezzista parallelamente all’attività di scultore che svolge nel suo laboratorio romano.
Ha partecipato nel tempo a diverse mostre personali e collettive; l’ultima sua apparizione in un contesto espositivo è avvenuta nel padiglione torinese della Biennale d’arte di Venezia, curata da Sgarbi.

venerdì 25 gennaio 2013

La costruzione dell’hôtel de ville di Noisy-le-Grand vista da Cristiana Thoux


Vernissage Venerdì 25 gennaio ore 19

Mostra  
La costruzione dell’hôtel de ville di Noisy-le-Grand vista da Cristiana Thoux. 
Venerdì 25 gennaio dalle 18 alle 21
Sabato 26 dalle 8.30 alle 18.00 
Domenica 27 dalle 9.30 alle 13.00


Originaire de l’Italie du nord-ouest, dans la petite ville d’Aosta, Cristiana Thoux s’affiche à l’avant-garde de la photographie contemporaine. Elle capture en images les villes qu’elle visite avec son seul iPhone, un outil peu académique pour cette scénographe, diplômée des Beaux-Arts de Florence.
Comme beaucoup de belles histoires, tout commence par accident. Un voyage impromptu à New York, la frustration de ne pas avoir d’appareil photo… ou presque. Cristiana Thoux découvre alors la fonction de prise de vue de son iPhone. Elle développe alors un style très personnel, loin de l’hyperréalisme perfectionniste induit par les appareils à très haute définition et les logiciels de retouche. Saisir le mouvement, en assumer les imperfections, rechercher les effets de lumières : les clichés de Cristiana Thoux sont emplis de couleurs chatoyantes et de moments suspendus, uniques et insolites. Smartphone en poche, la photographe, qui vit en France depuis une quinzaine d’année, a déjà capturé New York et Paris , Marseille, Rome et Londres. Cette fois, c’est à Noisy-le-Grand qu’elle s’est posée, avec un défi particulier : photographier le chantier de l’hôtel de ville.



Lieu
Hotel de Ville
Place de la liberation
Noisy le grand

sabato 19 gennaio 2013

Aquiloni - Teatro Eliseo (Roma)

Venerdì, 18 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni  

Dal 15 gennaio al 3 febbraio. Il gusto della narrazione che diventa teatro naturalmente, con quella leggerezza tale da far apparire lo spettacolo nato spontaneamente da una recita casalinga, come il saggio di fine anno di una volta; eppure sofisticato e arguto, con l’ironia graffiante, che punge sottile, senza mai scadere nel volgare, tipica di Paolo Poli. Ha il gusto dell’antico sberleffo, del fraseggiare popolare, dell’ambiente inconfondibilmente toscano, colto nella sua semplicità, della cultura della quale la sua terra natale è intrisa senza escludere nessuno. Si porta dietro anche il gusto del varietà, per il travestimento e i costumi, la ricchezza delle scene ma in questo spettacolo è di contorno. Vera protagonista è la parola ‘ruminata’ nella sua sacralità anche quando è irriverente.

Produzioni Teatrali Paolo Poli – Associazione Culturale presenta
Paolo Poli in
AQUILONIdue tempi di Paolo Poli
liberamente tratti da Giovanni Pascoli
con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
scene Emanuele Luzzati
costumi Santuzza Calì
musiche Jacqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence
regia Paolo Poli


"Aquiloni" è un’allegoria del comporre poetico, giocattolo antico preindustriale che affettuosamente ci ricorda Giovanni Pascoli, alla cui poesia si ispira liberamente lo spettacolo rievocando un ambiente, una società e un gusto con il sapore delle ‘buone cose di pessimo gusto’, diremmo parafrasando un altro poeta.
Fino alla metà del Novecento la scuola italiana si nutrì della sua produzione. La critica letteraria a cominciare da Croce privilegiò le rime giovanili, fino a Contini che ne elogiò il plurilinguismo, a Pasolini che ne rilevò la dicotomia psicologica, per arrivare a Baldacci che ne curò la ricca antologia. Da Myricae e dai Poemetti lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un' Italia ancora gergale.

La recensione integrale su Saltinaria.it

giovedì 17 gennaio 2013

Hybrid Spaces - Palazzo Giacomelli, Treviso


All’interno dell’edizione 2012 di F4/un’idea di fotografia, il Festival promosso da Fondazione Fabbri, si è svolto un workshop condotto dal noto fotografo Marco Zanta.

L’autore ha coordinato il lavoro di undici partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno svolto una residenza creativa a Casa Fabbri a Pieve di Soligo. Nel corso di quella settimana è stato realizzato un attento lavoro di indagine fotografica sul paesaggio dell’Alta Marca alternando la ricognizione dei luoghi naturali a quella degli insediamenti urbani, sottolineando la commistione tra questi due elementi.

Una selezione dei migliori lavori prodotti in quei giorni verrà esposta nella prestigiosa sede di Palazzo Giacomelli a Treviso nella mostra Hybrid Spaces, curata da Carlo Sala e promossa da Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con Unindustria Treviso.

L’esposizione sarà inaugurata sabato 19 gennaio e rimarrà aperta al pubblico fino al 31 gennaio, con ingresso libero

vernissage: 19 gennaio ore 17.30
Intervengono :
ENNIO BIANCO, vice-presidente Unindustria Treviso
ROBERTO MASIERO, docente ordinario IUAV Venezia
MARCO ZANTA, fotografo

L’evento è promosso da Fondazione Francesco Fabbri con la collaborazione di Unindustria Treviso.

Hybrid Spaces fa parte del festival F4 / un’idea di fotografia evento inserito nel palinsesto regionale RetEventi Cultura Veneto 2012 per la Provincia di Treviso, con il sostegno di Emozioni srl.

Evento segnalato da Saltinaria.it

mercoledì 16 gennaio 2013

The Milky Way: incursioni e sabotaggi nella fantaletteratura al Teatro Tor di Nona di Roma


Martedì, 15 Gennaio 2013 Andrea Cova  

Un’invasione aliena che inizia a cavallo di un ciuco tirato da un vecchio cercatore del deserto. un viaggio nel tempo scandito dai toni affettati della soap. Esperimenti saffici e caroselli spaziali; "The Milky Way" atterra così: il 22 gennaio con un concerto recitato al Teatro Tor di Nona.

THE milky WAY
decollo viaggio e atterraggio
incursioni e sabotaggi nella fanta_letteratura tra passato e presente:
Fredric Brown_Robert Sheckley
Philip K. Dick_Francesco Verso

il 22 gennaio 2013 al teatro tor di nona
ore 21.00 flash conference
a cura di Francesco Verso | sci-fi writer
ore 21.15 concerto recitato
Chiara Condrò | e-reader
di e con Simone De Filippis | toys theremin guitar
Katiuscia Magliarisi | e-reader

Un biglietto di 1a classe per marte, un occhio che osserva le nostre vite e la dittatura tecnologica. Fantascienza? no, è oggi. E i viaggi nel tempo? La formattazione di un amore e gli universi paralleli? Sì, questa è fantascienza. Ma che differenza fa? In entrambi i casi la mente si proietta nel futuro. Dimenticando che si tratta di un futuro che ha già avuto inizio. Tutto dipende dall’universo in cui credi di vivere.

Segnalazione da Saltinaria.it

martedì 15 gennaio 2013

"La vita davanti", da Emile Ajar - Teatro dei conciatori (Roma)


Lunedì, 14 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni



Un monologo che riempie la scena con una vera e propria performance e un’energia tutta interiore come il messaggio che lascia, una domanda: "Si può vivere senza amore?". E’ quello che ci chiede – in un colloquio che diventa un’interrogazione intima con il pubblico, fin troppo coinvolgente - in maniera disarmante Mohamed, detto Momo, musulmano e abbandonato dalla madre prostituta nell'appartamento-orfanatrofio di Madame Rosa, anche lei ex ragazza di vita, ebrea polacca ormai dedita ai figli delle madri che vivono di notte. Lo spettacolo è un’apologia della narrazione perché l’importante nella vita è avere una storia da raccontare – e qualcuno da amare che sappia ascoltare – pur nella storia strampalata di una casa famiglia improvvisata a Belleville. E’ anche il racconto di un insolito gruppo multietnico, involontario, storia di amicizia e solidarietà. Bravo l’interprete, assolutamente credibile. Fin dalle prime battute ho pensato: “assomiglia ai miei amici tunisini, quando parlano italiano”.


LA VITA DAVANTI

da Emile Ajar

di e con Tony Allotta

Un'indagine sull'amore ai tempi della crisi attraverso la strana storia di un'anziana prostituta ebrea scampata ai campi di concentramento di Auschwitz, Madame Rosa, che nella Belleville multietnica degli Anni ‘80 si occupa dei figli delle prostitute in un piccolo appartamento al sesto piano, pieno di cacca, di giocattoli inventati, di mocciosi che rubano per ottenere attenzioni. Una storia tenera pur se un po’ strampalata che il pubblico vive in modo ravvicinato dal racconto di Mohamed, un arabo cresciuto in quelle due stanze che ricorda la sua mamma adottiva, che è molto più di una semplice mamma adottiva. 

La recensione integrale su Saltinaria.it






sabato 12 gennaio 2013

La Donna e la Dea Madre nell'archeologia del Mediterraneo - Camaiore

Donna e Dea Madre, mito, archeologia e psicanalisi
Una mostra e un libro raccontano l’immaginario mitico femminile
Incontro a Palazzo Tori di Camaiore, giovedì 17 gennaio, ore 15

Camaiore – La mostra "La donna e la dea madre nell’archeologia del Mediterraneo", organizzata a Palazzo Tori in collaborazione con gli studenti della IV A e B del Liceo artistico Stagio Stagi di Pietrasanta, coordinati dai professori Claudio Marchetti, Katia Chicchi e Anna Torcigliani offre l’occasione per mettere a confronto alcuni miti mediterranei, la letteratura e la psicanalisi.  
Durante l’incontro, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Camaiore, dal Civico Museo Archeologico, dal Dipartimento di Salute Mentale della Versilia con la partecipazione delle Associazioni dei familiari dei pazienti sarà presentato il libro Miti ladini delle Dolomiti Ey de Net e Dolasíla di Nicola Dal Falco, edito dall’Istitut Ladin Micurà de Rü e da Palombi Editori.
Il volume, con le glosse e il saggio Raccontare le origini di Ulrike Kindl, germanista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, rilegge e riscrive i racconti frammentari, sedimentatisi nelle Dolomiti e incentrati su una visione del mondo basata sull’alternarsi dei cicli dove la protagonista assoluta è la dea lunare nei suoi tre aspetti di luna crescente, luna piena e luna nera.
Le vicende di Occhio di Notte e di Dolasíla come di Tsicuta e Spina de Mul andrebbero, per ragioni antropologiche, iconologiche e poetiche, inserite nell’ambito di un contesto più antico e mediterraneo anziché medievale e germanico come aveva pensato Karl Felix Wolff all’inizio del Novecento.
Dopo i saluti di Veronica Cortopassi, Assessora alla Cultura del Comune di Camaiore e di Mario Di Fiorino, primario del Dipartimento di Salute Mentale della Versilia, che hanno reso possibile questo incontro tra linguaggi che attingono al mito, spetterà a Stefania Campetti, responsabile del Civico Museo di Camaiore di introdurre il tema della serata.
Sarà, invece, Daniela Toschi, psichiatra e dirigente medico, a stabilire i punti di contatto tra le figure delle storie narrate e l’indagine psicologica con un intervento dedicato a La dea forclusa: il “non detto” della regina dei Fanes e la caduta di Dolasíla mentre la scrittrice Marisa Cecchetti si occuperà della Parola lieve del mito.



"Brueghel", Meraviglie dell'arte fiamminga al Chiostro del Bramante di Roma

Sabato, 12 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni  

Dal 18 dicembre al 2 giugno 2013
. Metti nel centro di Roma il periodo d’oro della pittura fiamminga; sullo sfondo Anversa, centro commerciale fervente di attività, ricco scambio di merci e di idee, e una famiglia che ha saputo tessere matrimoni ad hoc per garantire ad una bottega artistica di diventare fabbrica dell’arte. Un modello nuovo di pittura conservato per quattro generazioni, dal successo internazionale immediato. L’uomo arretra dal primo piano per diventare parte della natura che esplode con una vera ossessione del dettaglio, metafore di fiori, allegorie di paesaggi minuziosamente ritratti e gli esseri umani colti nella quotidianità, danze popolari, scene carnali e financo scurrili. Tutto questo è la famiglia Brueghel.

Arriva nella Capitale, per la prima volta, un’esposizione inedita dedicata alla stirpe più celebre degli artisti fiamminghi, i Brueghel. Si tratta di un’occasione unica ben ambientata nel Chiostro del Bramante, raccolto, un po’ ombroso, con quelle stanze di passaggio di modeste dimensioni e le scale strette che ricordano le case olandesi, soprattutto le celebri abitazioni di Amsterdam che hanno favorito l’arte pittorica rispetto alla scultura e all’architettura ed, in particolare, promosso tele di piccole dimensioni atte a viaggiare con i mercanti e a bordo di chiatte. L’esposizione raccoglie anche artisti che sono stati influenzati dall’innovazione pittorica dei Brueghel e molti che si sono imparentati con essi, attraverso 100 opere, provenienti da molte collezioni private, fatto che rende particolarmente preziosa l’opportunità. La mostra, curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie - Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art - fa parte di un grande progetto internazionale che approda per la prima volta a Roma in una versione inedita con tavole in mostra mai viste in Italia.

La recensione integrale su Saltinaria.it

giovedì 10 gennaio 2013

Dal 19 gennaio a La Spezia la mostra "Piene di grazie" - Donne che parlano di donne

PIENE DI GRAZIE
Donne che parlano di donne
Palazzina delle Arti – La Spezia

Una mostra dedicata al femminile, con uno sguardo a 360 gradi, da prospettive molto diverse. Le cinque artiste – protagoniste della mostra alla Palazzina delle Arti della Spezia – presentano l’universo femminile da punti diversi e intrecciati alla loro personale ricerca artistica.


Maimuna Galgano: nata nel torrido deserto del Sindh (Pakistan), dopo aver frequentato le scuole missionarie delle Suore Francescane, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di
Bombay (India), Birmingham (Inghilterra) e  Brera. 
Da sempre ha avvertito il forte richiamo per la sua terra d’origine che l’ha spinta ad impegnarsi nella lotta contro la condizione delle donne “senza voce”. La scelta del ricamo come mezzo di espressione la lega alle donne di tutti i tempi e in particolare alle nomadi del deserto, dove “...i loro stracci, sono l’unico segno della loro esistenza...”.

Melina Mulas: figlia del grande fotografo italiano Ugo Mulas, si specializza in ritratti, fotografia d’interni, teatro e moda, collabora con riviste e case editrici. 
Le fotografie in mostra pongono l’accento sull’eterno contrasto tra Oriente e Occidente esemplificato sulla condizione femminile. Per colmare la millenaria distanza l’artista propone inaspettati modelli alternativi.


Antonella Ortelli: nata a Saronno, vive e lavora a Milano. In mostra con circa 20 disegni su carta “...colpisce il fatto che il disegno, l’atto del tracciare un segno non ha altro fine che il proprio darsi ad una trasmissione o ad una conservazione di senso. Non disegna per fissare, circoscrivere e de-finire una forma, disegna, al contrario, per un moto, una relazione, un divenire infinito…” (cit. Giorgio Zanchetti).


Carla Sanguineti: nata a Genova, da sempre si occupata di arte e storia dell’arte. Ha fondato due associazioni pubblico-private - il Laboratorio d'Arte Contemporanea e il Centro Donna - che hanno assorbito per lungo tempo tutta la sua attività sociale e culturale.
Ha intrapreso l'attività espositiva solo nel 1988; crea opere con specchi e fotografie, e acciai o materiali specchianti. In mostra le serie Aleph e Anima Mundi, realizzata in collaborazione con Melina Mulas. In Aleph appare il corpo femminile scoperto e vissuto poco a poco come parti di sé che si distaccano e prendono forma propria. Il collo, le spalle, il seno, le mani, i fianchi diventano incarnazione delle molteplici sfaccettature dell’essere donna, dalla realtà corporea all’arte e ai miti.


Lorella Zanardo: ha ricoperto importanti ruoli direttivi manageriali in organizzazioni multinazionali, sia in Italia che all’estero. Premiata come una delle 100 donne che stanno contribuendo a migliorare la condizione della donna nel mondo, è studiosa di Paesi Mediorientali.
Autrice del documentario Il Corpo delle Donne – visitato sul web da 4 milioni di persone e dell’omonimo libro edito da Feltrinelli – ha dato inizio ad un dibattito nazionale sul tema della mercificazione televisiva del corpo delle donne.

La loro collaborazione crea una chiave di lettura sul panorama di mercificazione o negazione del corpo delle donne, da occidente a oriente, e i valori propri del femminile.

Inoltre l’Istituzione per i Servizi Culturali, in collaborazione con la Cooperativa Zoe, propone percorsi di visita e laboratori didattici studiati ad hoc sul tema della mostra, rivolti alle scuole medie e superiori (gli istituti del Comune della Spezia usufruiscono gratuitamente del servizio).


Titolo: Piene di Grazie
Artisti in mostra: Maimuna Galgano, Melina Mulas, Antonella Ortelli, Carla Sanguineti, Lorella Zanardo
A cura di: Marzia Ratti e Cinzia Compalati
Assistente: Federica Basini
Sede: Palazzina delle Arti – via Prione 236, 19121 La Spezia
Inaugurazione e preview per la stampa: venerdì 18 gennaio ore 18.00
Durata: 19 gennaio – 24 marzo 2013


INFORMAZIONI e CONTATTI
Orari: mercoledì e giovedì 15-18
          venerdì, sabato e domenica 10-13 / 15-18
          chiuso il lunedì e martedì
Ingresso: 3,50 euro
Informazioni e prenotazioni: +39 0187 778544


Non sarà mica la fine del mondo?! - Teatro de' Servi (Roma)


Mercoledì, 09 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni

Dall’8 al 27 gennaio. Parte in sordina con una farsa e sorprende questa commedia a lieto fine (?) dolce amara come i tempi moderni e il piacere di una sana risata, spontanea e liberatoria. Senza effetti speciali, è ben congeniata e anche il solito intrigo di coppie che si svela con colpi di scena è architettato con gusto. Una semplicità frizzante supportata da buone interpretazioni. Da vedere per distendersi e prendere una pausa dai rumori della vita perché, come dice lo spettacolo, per quanti guai possano accadere, Non sarà mica la fine del mondo?!

La Bilancia Produzioni presenta

NON SARÀ MICA LA FINE DEL MONDO?!

con Alessandra Ierse (Marina), Paolo Labati (Leonardo), Ussi Alzati (Lina) e Simone Colombari (Carlo)
voce del bidello Massimo Valli

voce di Francesco Guglielmo Calvi

scenografia Andrea Dell’Orto 

costumi Daniela Piloni 

musiche Ariele Manfrini

luci Nicolò Leoni
coreografie Lilla Vancheri

scritto e diretto da Roberto Marafante

Dopo il debutto al Teatro Martinitt di Milano, arriva a Roma la nuova commedia scritta e diretta da Roberto Marafante “Non sarà mica la fine del mondo?!” con Ussi Alzati (che si fa notare nel gruppo), Simone Colombari, Alessandra Ierse e Paolo Labati, che sarà in scena al Teatro de’ Servi dall’8 al 27 gennaio.
Lo spettacolo inizia con una rappresentazione sempliciotta e grottesca della profezia Maya che spiazza fin quando non si capisce che si tratta in realtà della prova di uno spettacolo scolastico un po’ azzardato messo in scena da due professori e che dovrebbe sostituire – si scoprirà – la recita di Natale. Il gioco si svela perché si presenta una signora chic della buona borghesia, con tanto di pelliccia di visone, borsa di Louis Vuitton, più che accessoriata, un’imprenditrice, genitore di un allievo della scuola. E’ l’ora del ricevimento e soprattutto è la sera del 21 dicembre 2012.

La recensione integrale su Saltinaria.it

lunedì 7 gennaio 2013

Happy New York, mostra personale di Maurizio Godot Villani a Pietrasanta


Lunedì, 07 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni

Con il nuovo anno la Galleria Susanna Orlando presso lo spazio Vetrina Arte Contemporanea nella città di Pietrasanta ha deciso di esporre i più recenti lavori di Maurizio Godot Villani, frutto della sua recente ripresa dell'attività artistica.

Inaugurazione 
Sabato 12 gennaio 2013, dalle ore 19.00

presso Vetrina Arte Contemporanea

Su una parete della Vetrina, spazio visibile 24 ore su 24, sono situate la fotografia realizzate con la tecnica del Diasec, disposte quasi a formare una quadreria quattrocentesca in chiave moderna, mentre lungo il perimetro delle vetrate è ammirabile uno degli ultimi lavori dell'artista: creature fragili e innocenti che risorgono dalla fredda e nuda madre terra, quasi che il contatto con l'humus ancorché decomponente diventi invece vivificante, rigenerante e dotato di un potere che va ben oltre quello che noi chiamiamo esistenza.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

Delitti. Un Ingranaggio Mentale”. 15 Gennaio 2013 ospiti al “Dimmi di si”


La Compagnia italoargentina Los Toritos
presenta:
DELITTI. UN INGRANAGGIO MENTALE
Liberamente ispirato al libro Delitti esemplari di Max Aub
REGIA DI LAURA SALES
Con Andrea Luceri, Antonio Delli Compagni, Aurora Salvucci, Chiara Carpentieri, Claudia Monti, Eugenio Durante, Federica Massara, Giovanni Cordì, Giulia Felli, Martina Ubaldi, Simone Corbisiero, Valentina Marraffa

Martedì 15 Gennaio
Via dei Volsci 126   Roma
ORE 20.45

Un autore di questo secolo, poco noto in Italia; di origine francese da parte di madre e tedesca da parte di padre, emigrato in Spagna all’età di tre anni presenta al pubblico, disposto a ring un grande ingranaggio mentale, simile ad un orologio.
Ogni singolo attore è parte di questo meccanismo che è Il tempo e all’interno del tempo compie il proprio delitto.
Un delitto segue l’altro, con un ritmo incalzante e folle, ininterrottamente come un flusso continuo di parole; brevi ed ossessive interruzioni musicali spostano in avanti nel tempo l’ingranaggio. Dall’anno 0 all’anno 1957.

“Delitti, sì delitti che quotidianamente si commettono, in intenzione e che io grazie alla possibilità di trasporre la realtà in surrealtà grazie all’arte della scrittura do per consumati……Antipatie, insofferenze, insopportabili incontri della giornata di ognuno sfogati e liberati in delitti senza castigo. Confessioni senza storia; chiare, confuse, dirette solo a  spiegare il furore. Racconti che mi furono fatti per il solo scopo di ricongiungersi a Dio. Racconti che mi furono fatti in tutta franchezza, forse con il solo desiderio di lasciarsi trascinare dalla loro pena. Non vi nascondo che a volte per farli parlare ho usato certe droghe figlie di alcuni funghi messicani, della Sierra di Oaxaca. …. Un mormorio, rozzo ma pur sempre un mormorio. Mormorio d’acqua sul muschio” (Max Aub)
Che altro aggiungere? . Niente. Se aggiungessi qualcosa la storia non avrebbe più valore…
Uno spettacolo leggero, freddo, spontaneo, “agghiacciante” e allo stesso tempo complesso come complessa e imprevedibile è la mente umana.

Info e prenotazione obbligatoria: 3209640077 costo del biglietto (spettacolo e aperitivo) 
€ 10,00. Lo spettacolo è a numero chiuso. Max 50 spettatori


domenica 6 gennaio 2013

Museion, un contenitore di contemporaneità a Bolzano

Venerdì, 04 Gennaio 2013 Ilaria Guidantoni  

A due passi dal Duomo gotico e dalla Chiesa dei Domenicani, si trova Museion, museo di arte contemporanea, cinque anni di vita, che ha tutta l'aria di un laboratorio. L'edificio, progettato dallo studio di architettura KSV Kruger Schuberth Vandreike di Berlino, in effetti è concepito come centro per l'arte e la cultura contemporanea. Aspira ad un posto di rilievo nel panorama nazionale e costituisce già un punto di riferimento per l'arte locale e internazionale, adoperandosi nel rappresentare diversi generi come architettura, film, performance e teatro.
Lo spazio è luminoso e decisamente funzionale al visitatore. Piacevole la vista esterna sia dal lato della città per il contrasto tra l'ambiente interno moderno e l'esterno con i campanili medioevale, sia da quello che guarda verso la zona nuova del tribunale, con il percorso ciclabile immerso nel verde. Si avverte solo ancora la mancanza di un vissuto radicato, l'odore delle cose troppo leggero. Le ampie proporzioni e l'ariosità suggeriscono l'ospitalità di installazioni, performance e poche opere di grandi dimensioni; allo stesso tempo si sente l'esigenza di rendere maggiormente caldi gli ambienti di collegamento, da far vivere a tutto tondo.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

mercoledì 2 gennaio 2013

La bambina e il cane blu - Piccolo Teatro Studio Expo (Milano)


Venerdì, 28 Dicembre 2012 Ilaria Guidantoni  

Dal 28 al 30 dicembre. Delicatezza e raffinatezza fanno rima doppia in questo spettacolo, con semplicità. Il ritorno al buon racconto di una volta, dove i trucchi scenici sono svelati; i sentimenti semplici quanto eterni. Un’ora di sospensione in un mondo di fiaba, leggero e con colori nitidi, che trasportano sulle ali dei sentimenti che da sempre circondano l’infanzia. Un linguaggio chiaro e onesto che merita senza troppe originalità e invenzioni arzigogolate il culto di questa fiaba che in Francia ha raccolto grande successo.


Produzione Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione presenta
CANE BLU
da "Chien bleu" di Nadja, con Deniz Azhar Azari, Laura Dell’Albani
adattamento teatrale Nicola Lusuardi, regia Fabrizio Montecchi
scene Nicoletta Garioni, Fabrizio Montecchi
sagome Federica Ferrari, Nicoletta Garioni (dai disegni di Nadja)
musiche Michele Fedrigotti, costumi Sara Bartesaghi Gallo, luci e fonica Anna Adorno

C’è molto del racconto, del teatro di parola in questo spettacolo; c’è l’idea che il mondo di fiaba sia un tutt’uno dove si uniscono le arti, disegni, giochi di ombre, voci, recitazioni, mimo, musica e anche video. Il tutto condito dalla semplicità del narrare che negli spettacoli di oggi, anche da bambini, si sta perdendo a vantaggio degli effetti speciali. Questo spettacolo invece ci svela anche i trucchi più semplici. Non è ruffiano né ammiccante. Culla i sogni, il tempo dell’infanzia e racconta: paure e desideri di quasi tutti i bambini di ieri e di oggi. Quale bambino infatti non ha mai sognato di avere un cane? Un amico a quattro zampe che dorme con lui, che veglia su di lui e lo protegge?
Teatro Gioco Vita continua il suo viaggio nel mondo del libro illustrato per bambini, scegliendo il testo della scrittrice per l’infanzia e illustratrice francese Nadja, per sviluppare il proprio linguaggio di ombre e creare nuove forme espressive dedicate ai più piccini. Cane blu, in scena al Piccolo Teatro Studio Expo dal 28 al 30 dicembre, è la storia di un’amicizia profonda e pura, quella tra la piccola Carlotta e Cane Blu, come la protagonista di questa storia sceglie di chiamare questo singolare animale, blu con gli occhi verdi che brillano come pietre preziose. La fiaba incarna tutti i sogni, un mondo di amici e di fiducia, di fantasia a dispetto di regole ed etichette; quant’anche le paure, quelle fisiche, del buio e della lontananza; quelle interiori, della solitudine e dell’abbandono; quelle sociali e dell’educazione: perché è necessario obbedire agli adulti, ai genitori in particolare, confida Carlotta alla sua bambola preferita, Lotti, anche quando sbagliano?

La recensione integrale su Saltinaria.it