Recensione a cura di Ilaria Guidantoni
Lunedì 09 gennaio 2012
Dal 5 al 15 gennaio. A vent'anni di distanza dall'ultima rappresentazione torna in Italia Il processo di Franz Kafka: la riproposizione dei motivi classici della pagina kafkiana, con tutta l'assurdità della vita che si scaglia sugli inermi, uomini della porta accanto. Lo spettacolo, che si fregia di una ricerca sonora di grande pregio e suggestione, è anche una metafora attualizzata della giustizia: l'indagine è già una sentenza, decisa dal processo e soprattutto dai processanti più che dall'eventuale reato. Il vero rischio è essere innocenti.
Tauma srl presenta
IL PROCESSO
di Franz Kafka
adattamento e regia di Andrea Battistini
scene Carmelo Giammello
costumi Stela Verebeceanu
maschere Iurie Matei
con Raffaella Azim, Alessandro Buggiani, Giovanni Costantino, Filippo Gili, Pietro Mossa, Totò Onnis, Pierluigi Pasino, Davide Pedrini
Una scenografia composta e tetra, nel suo grigio medio che disegna una scatola di porte, che durante lo spettacolo diventa ora un esterno (il pianerottolo, la sala d'attesa), ora un interno, fino ad essere una scatola, una gabbia, quando davanti allo spettatore scorrono le sbarre della cella nella quale è rinchiuso il protagonista.
La scena si apre nel giorno del compleanno di Josef K.- Kafka accusato e dichiarato in arresto - pur non avendo commesso il fatto, scopriremo (a dire il vero, senza una certezza assoluta).
“Qualcuno doveva aver calunniato Josef Kafka poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli fu arrestato…”. Il povero malcapitato è a dir poco attonito, sconcertato, e si difende in modo relativamente garbato, lui procuratore di un'importante banca.
Loschi figuri mediocri cercano probabilmente di corromperlo, trattandolo come un malvivente qualsiasi. Già dall'arrivo dell'ispettore si percepisce il tono del racconto: gli si chiede di essere più arrendevole; cercando di difendersi non farà altro che complicare le cose. Si intuisce che vive in una pensione con personaggi più o meno disperati e la stessa proprietaria, all'inizio comprensiva, mira solo al proprio tornaconto.
Lo spettatore per due ore seguirà, a perdifiato, senza che mai il ritmo scenda nell'azione e nel travaglio psicologico, i tentativi più o meno goffi di uno zio e di un avvocato compiacente di
aiutare il protagonista, sempre più smarrito. Sconvolgente per Josef è accorgersi che tutti sanno che è accusato dal direttore della banca, finanche persone mai conosciute prima.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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