sabato 16 giugno 2012

Doppio Assoluto, Rezza/Mastrella e Antonello Salis - Teatro Vascello (Roma)

Ilaria Guidantoni 20 marzo 2012  

Un evento, un accadimento teatrale, sulla falsa riga del teatro da strada: musica, parole, giochi, danza, trasformismo con pochi oggetti. Una sorta di improvvisazione come risultato di un esercizio ginnico e musicale che si intuisce estenuante. Gli attori sono tra noi, mai su un palco, giocano, provocano, anche in modo crudo. Una comicità demenziale eppure sottile. La follia delirante, assolutamente fuori dagli schemi. Vedere per credere.

Un progetto di TSI La Fabbrica dell'Attore, LSD Produzioni e Associazione Culturale Controchiave presentano
al teatro Vascello di Roma
DOPPIO ASSOLUTO
Rezza/Mastrella - Antonello Salis
Lunedì 19 marzo 2012

E’ uno spettacolo da vivere, prima ancora che da vedere: qualcosa accade, ci accade e ci si sente messi in mezzo, spiazzati. E’ difficile raccontare una performance a tratti delirante, in certi momenti demenziale, in altri viene il dubbio che sia geniale. Lo spettacolo del 19 marzo, serata unica, fa parte di due eventi indefinibili secondo le categorie ordinarie della critica, “DOPPIO ASSOLUTO”, di scena al Teatro Vascello di Roma.
La prima puntata è con la coppia formata dal funambolico fenomeno teatrale Antonio Rezza e da Antonello Salis, il talento indiscusso della fisarmonica e del pianoforte jazz. L’unione tra la musica e la prestazione teatrale è possibile quando i ritmi coincidono. Antonello Salis cerca le note all’interno dello strumento, Antonio Rezza suona le sculture e i quadri di Flavia Mastrella con un’andatura irregolare. La parola di Rezza si unisce alle note di Salis e l’uno deborda nell’altro senza ricorrere alla conoscenza che addomestica.
L’allestimento di Flavia Mastrella è fatto di quadri di stoffa e corde, a metà tra attrezzi ginnici, che risultano però troppo leggeri per la propria funzione come il bilanciere in primo piano, e l’idea di totem e strumenti tribali. Essenziali, guarniti di corde che pendono dal soffitto mentre pannelli scorrono sul palco, diventando abiti e quadri di un’esposizione dinamica. Squarci e buchi in un lenzuolo permettono all’interprete di affacciarsi calandosi in diversi personaggi che dialogano tra di loro. Si ride restando smarriti, a tratti sgomenti.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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