giovedì 28 novembre 2013

Giulio Paolini. Essere o non essere - MACRO, Roma

Creato Lunedì, 02 Dicembre 2013 18:58  Ilaria Guidantoni

Come una partitura musicale la mostra è concepita in un percorso in crescendo, una riflessione sull’artista in seno alla società contemporanea che, pur abbracciando oltre vent’anni di produzione, non ha intento né storico né didascalico. E’ un succedersi di quadri espositivi, situazionali dove la modernità della linea e della composizione sposano la classicità di un autore di grande raffinatezza. Il Macro si conferma uno spazio ad elevata flessibilità, atto ad una buona fruizione.



L’esposizione Giulio Paolini. Essere o non essere, curata da Bartolomeo Pietromarchi e prodotta con la Whitechapel Gallery di Londra, città in cui proseguirà a luglio 2014 in una versione rivisitata e ampliata, presenta quattordici grandi installazioni ideate dall’artista dal 1987 ad oggi – in parte riformulate e allestite in modo inedito – e un’opera pensata appositamente per gli spazi del Museo, che è una linea che si inserisce nel modo di allestire mostre per questo spazio museale. In contemporanea altri percorsi – fatto anche questo che rientra in una logica d’intersezione del museo – che non vuol essere una semplice multisala dell’arte ma un crocevia di artisti. Sono due le mostre di questo periodo, Jorinde Voigt. Superpassion e Artisti in residenza #4: STUDIO SHOWS

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Woyzeck - Teatro Argentina (Roma)

Lavoro originale, interessante, di grande intensità, dove la sintesi non può chiamarsi riduzione. L’idea di triplicare il protagonista, sdoppiando così, anzi dividendo per tre la sua amata Maria, ha un effetto dinamico e poliedrico che aiuta a sfaccettare la complessità della follia. Testo di grande attualità dove per l’occasione prevale il motivo personale della relazione malata, morbosa con l’amante. Nella relazione stabilita tra l’essere un poveraccio - costretto a vendersi come cavia di una scienza senza progresso - e l’impossibilità di avere una morale, sorge spontaneo il pensare al costo sul conto economico delle violenze di genere e a quanto la crisi sociale abbia inciso sulle crisi familiari e personali. Curiosa, trovata brillante, la scenografia con mobili che diventano elementi architettonici modulabili e la musica che entra direttamente dal vivo come elemento scenico. Davvero un bel lavoro con ritmo, qualità di interpretazione e rifinito dai costumi alle luci. Un teatro con la T maiuscola.

Roberto Gandini e la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli presentano

in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

WOYZECK

di Georg Buchner

adattamento di Attilio Marangon

regia di Roberto Gandini 

con Chiara Poletti, Ettore Savarese, Fabio Piperno, Fabrizio Lisi, Florin Pagnini, Gabriele Ortenzi, Gelsomina Pascucci, Ilaria Piemontese, Matteo Leporelli, Michele Falica, Sara Tosato, Simone Salucci

musica Roberto Gori
costumi Tiziano Iuno

scene Paolo Ferrari

assistente alla regia Luciano Pastori

coordinamento pedagogico Luigia Bertoletti 

coordinamento specialistico Maria Irene Sarti

segreteria coordinamento pedagogico Giorgia Roccetti

coordinamento istituzionale Piero Gabrielli-Roma Capitale Stefania Galassi, Barbara Corsi, Matteo Cesaretti Salvi

Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio Mariangela Caturano, Carla d’Antimi
Teatro di Roma - Settore Attività Culturali

Produzione Teatro di Roma

Lunedì 25 novembre Roberto Gandini insieme ai 12 giovani attori con e senza disabilità della Piccola Compagnia del Piero Gabrielli sono saliti sul palcoscenico del Teatro Argentina per riflettere sul fenomeno del femminicidio attraverso il racconto di uno tra i massimi testi della drammaturgia di metà Ottocento. Woyzeck di Georg Buchner, capolavoro romantico rimasto incompiuto a causa della morte dell’autore che, a quasi due secoli di distanza, continua a parlarci con sconvolgente attualità dello spietato meccanismo che rende l’individuo carnefice e vittima di una società piena di soprusi, falsità e moralismi.

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mercoledì 27 novembre 2013

Tre Visioni - Piccolo Teatro Campo d'Arte (Roma)

Martedì, 26 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Nella forma di una mise en espace, tre personaggi stretti nel palco senza separazione dal pubblico che sembra entrare a tutti gli effetti nella scena, raccontano tre vite allo specchio, la storia di tre sorelle, nell’incendio dello zarismo. Vicende personali e storiche si intrecciano. Alla minuzia degli oggetti di scena, pizzi e merletti che rievocano bene l’atmosfera di un mondo stantio al tramonto che non sembra mai stato giovane, fanno da controcanto tre voci potenti. Due delle sorelle sono interpretate da uomini, costringendo lo spettatore ad un lavoro di straniamento. Sono voci che coprono l’intera recitazione, per altro accennata, soddisfano me che amo molto le voci maschili nel leggere le parti femminili. Forse si potrebbe ridurre ancora la recitazione, lasciarla alla sola figura femminile, per concentrare l’energia, l’emozione e non dar l’impressione, in certi momenti, di un teatro di recupero.

Scene dal parco della luna presenta
TRE VISIONI
di E. Petronio Nicolaj
da “Tre sorelle” di A. Cechov
con Alessandro Calabrò nel ruolo di Irina
Enrico Petronio Nicolaj nel ruolo di Maša
Barbara Esposito nel ruolo di Olga
assistente alla regia/tecnica Stefania Capace

Il 31 gennaio del 1901 va in scena al Teatro d’Arte di Mosca la prima di Tre sorelle di Anton Cechov, storia di tre donne testimoni del tramonto dello zarismo: è il Cechov, “cantore del crepuscolo” che come ne’ “Il giardino dei ciliegi”, per citare la sua opera più famosa, propone uno specchio tra società e famiglia, storia e psicologia, in un rifrangersi continuo che è un infrangersi, come nella pièce proposta al Piccolo Teatro Campo d’Arte. La formula della narrazione, una sorta di mise en espace, enfatizza l’idea di una lezione sulla Russia di quegli anni attraverso la storia di una decadenza familiare: le tre sorelle non possono che limitarsi a vivere quello che il destino ha riservato loro, sebbene di tanto in tanto una desideri calarsi nei panni dell’altra, mentre il pubblico può scegliere chi essere e specchiarsi in una parete laterale.

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martedì 26 novembre 2013

Scene dal parco della luna a Villa Nicolaj



di Enrico Petronio

Villa Nicolaj è la casa di campagna in provincia di Bologna dove ho passato fin da bambino parte delle mie vacanze, assieme alla mia famiglia. È una casa alla quale sono profondamente legato, le stanze, il giardino, il bosco, i campi fuori dal paese…
Nel 2011 finalmente ho preso coraggio e ho radunato un gruppetto di amici e, autofinanziandomi completamente, se non per un certo aiuto tecnico dal Comune, ho dato l’avvio a Scene dal parco della luna, che non nasce come un festival vero e proprio ma piuttosto vuole essere una “giornata in campagna” da passare assieme ad ascoltare le parole dei poeti e dei drammaturghi sotto le querce o i noccioli. La mia formazione artistica comincia in Inghilterra. Il primo spettacolo di Shakespeare che ho visto era il Come vi piace dato da un gruppo di attori nel giardino di un college, e all’intervallo ci hanno servito un bicchiere di vino rosso. Ecco. Provo a fare una cosa simile. Non mi interessa la perfezione tecnica, ossia voglio dire, non mi interessa la freddezza di un festival in cui non c’è differenza con la grande sala di un teatro della capitale. Mi interessa che la gente passi una bella giornata sdraiata sull’erba mentre ascolta Cechov o Shakespeare o Pirandello. Villa Nicolaj è prima di tutto casa mia, e il pubblico è mio ospite. A me piace molto cucinare e invitare gli amici a cena. Scene dal parco della luna nasce così. 
Nella seconda edizione del 2012 Scene dal parco della luna aveva un tema: storie di campagna. Per l’occasione ho scritto ed interpretato un testo, un lungo monologo, dal titolo …I nostri sogni. Il monologo racconta della mia vita a Villa Nicolaj (allego il testo integrale). Il testo è piaciuto molto e io mi sono scoperto autore. Nella terza edizione del 2013 allora ho presentato altri due lavori, questa volta tratti uno dall’Amleto di Shakespeare (titolo: La tragica storia dell’amore sublime fra il Principe Amleto e la bella Ofelia) e uno dalle Tre sorelle di Cechov, Tre Visioni.
Tutti i miei lavori parlano di vita e di morte, di ricerca dell’anima, di spiriti che ritornano, di grandi gioie e grandi dolori. Sono testi del tutto autobiografici: nel senso che io “uso” i personaggi per raccontare qualcosa di mio. Al tempo stesso non credo di tradirli, o negarli… Mi piacciono quei personaggi perché vi leggo dentro qualcosa della mia storia, allora scrivo una specie di terzo tempo, una scena che viene dopo, dopo il testo originario. Per esempio è stato così per Masa di Tre Visioni, che ho interpretato l’altro giorno a Roma al Teatro Campo d’Arte. Usando Masa volevo rappresentare un uomo, un giovane uomo, che si spezza dal dolore. Volevo far vedere la parte molle di uomo, che è la sua onestà, la sua intimità. Masa me ne ha dato l’occasione, per così dire. In Masa era contenuto quell’uomo, che sono io, in fin dei conti. 
Ora sto lavorando al progetto FARFALLE, che aprirà Villa Nicolaj tutti i giovedì sera da metà aprile fino a luglio con letture e performance da Pirandello, Jacopone da Todi, Agatha Christie, Marquez, Goethe... musica e altro... A luglio poi presenteremo la nostra nuova creazione:
"NUDO, ovvero: Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, per il quale firmerò la regia, e gli attori reciteranno nelle scene della notte incantata completamente nudi, come in un rito inziatico magico. Sarà uno spettacolo visionario.


lunedì 25 novembre 2013

Alchemy - Teatro Olimpico (Roma)


Dal 5 novembre al 1 dicembre. L’energia dei corpi, la fantasia inesauribile di forme che si trasformano senza sosta, l’instancabile ritmo dei danzatori si confermano una formula vincente. Lo spettacolo si sfronda di eccessi di decoro ed effetti speciali per diventare più intellettuale, sposando maggiormente l’essenzialità e la raffinatezza delle forme più che dei costumi. Eppure l’illusionismo, la suggestione della magia esplodono in una fantasia incontenibile. La pesantezza della materia, il rosso del fuoco, il nero della terra quando diventano il bianco dell’aria perdono determinatezza e consistenza ed inizia un gioco dove forse si perde anche il senso. E’ la magia di Pendleton.

Momix, Planeta Momix, Duetto 2000
in collaborazione con Accademia Filarmonica Romana presentano
ALCHEMY
regia di Moses Pendleton
presentata in Prima mondiale il 5 febbraio 2013 al Teatro Alighieri di Ravenna sotto l’auspicio del Ravenna Festival.
allestimento italiano dello spettacolo diretto da Leonardo Saccinto della MET-Milano

Lo schema dello spettacolo, il ritmo serrato, la forza di corpi scolpiti e instancabili, l’abilità ginnica e lo stile ‘californiano’ si confermano gli ingredienti vincenti dei Momix, insieme con giochi di luci che coprono, scoprono e dissolvono, mentre i corpi volano, fluttuano, si esibiscono e sembrano superare i limiti ordinari. C’è in questo spettacolo meno esibizione, muscolare come di costumi; un cammino verso l’essenzialità: un depurare l’affollamento di gesti e interpreti.

La direzione è quella di semplificare, anche il messaggio intellettuale, dopo l’impegno per l’ambiente, che resta come suggestione sullo sfondo, soprattutto nella prima parte, meno programmatico e più integrato: una dimensione, uno stile, un mood che attraversa sottilmente l’intero spettacolo.

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venerdì 22 novembre 2013

FRANCESCA MONTINARO - RITRATTO CONTINUO - Galleria nazionale d'arte moderna, Roma, 30 novembre ore 18.00


Odor di Cipria - Domenica 24 novembre Mad’Art Carthage


Dans le cadre des Journées Théâtrales de Carthage

L'Istituto Italiano di Cultura
a le plaisir de présenter la pièce de théâtre

Odor di Cipria

Inspirée de l’œuvre poétique de Giorgio Caproni

Avec l’acteur Antonio Piovanelli et la danseuse Erika di Crescenzo


Dimanche 24 novembre 2013
Mad’Art Carthage
20h

Durée : 60min – langue : Italien

Réservation possible via e-mail dans la limite des places disponibles

Les billets seront en vente au guichet de l’espace Mad’Art au tarif de 2 dinars
(tarif réduit de 1 dinar pour les élèves et étudiants)

Otto corti per la raccontare la violenza sulle donne

Appuntamento lunedì 25 novembre 2013
Dalle ore 15.00 con l'Associazione Gli Utopisti


Gli Utopisti
L’Utopia del fare cinema
Associazione Culturale per le Arti Visive


Tra i corti uno dedicato alla poesia "Sopravvissuta", dalla raccolta Prima che Sia Buio di Ilaria Guidantoni - visibile sulla pagina facebook personale







Comunicato Stampa
25 novembre 2013

L’Associazione Culturale Gli Utopisti in collaborazione con l’Ugl
presenta:

Questa sono Io… uno sguardo diverso
Convegno sulla violenza di genere

25 novembre 2013 – ore 15:00, Sala Conferenze Ugl, via Margutta, 19 – in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, l’Associazione Gli Utopisti, in collaborazione con l’Ugl presenta un convegno e8 cortometraggi sulla tematica della violenza di genere.
Lo scopo del progetto “Questa sono Io… uno sguardo diverso” è principalmentequello di sensibilizzare il pubblico sul problema del femminicidio e della
violenza di genere; la realizzazione dei cortometraggi, e il particolare linguaggio cinematografico utilizzato, vuole essere un modo per scardinare il modo di vedere e di pensare la donna di derivazione patriarcale, spesso fornito anche dai media.
Ogni corto toccherà una particolare tematica, dando rilevanza ai vari aspetti della violenza di genere, non dimenticando la necessità di educare e sensibilizzare i più giovani, poiché siamo convinti che solo attraverso un’azione di educazione e ri-educazione dei più giovani, si possa arrivare a una forte e mirata prevenzione nei confronti di una violenza che si annida nella società e nelle famiglie.
Nei cortometraggi e negli interventi che si susseguiranno durante il convegno, sarà messa al centro la donna, e in particolare lo sguardo della donna, ciò a cui si vuole tendere è una vera riappropriazione dell’atto di guardare, come metafora di libertà, di presa di coscienza e di riaffermazione dell’individualità della donna.
Nel progetto e nella realizzazione dei corti è stata fondamentale la collaborazione e la partecipazione degli uomini;la solidarietà tra generi e il riconoscimento dell’individualità dell’Altro, attraverso l’accettazione e la comprensione degli interessi e dei bisogni dell’Altro/a è ciò a cui auspichiamo attraverso le nostre immagini.

Diletta D’Ascia
Presidente Associazione Culturale Gli Utopisti

giovedì 21 novembre 2013

Lunedì 2 dicembre a Roma “gran Serata Futurista” di Massimiliano Finazzer Flory - Teatro Eliseo

Lunedì, 2 dicembre 2013
Teatro Eliseo, Roma
20.45-22.00


“gran Serata Futurista” il nuovo spettacolo di Massimiliano Finazzer Flory dedicato a Filippo Tommaso Marinetti

A seguire nel 2014 Napoli, Firenze, Bologna e Milano dal 26 febbraio al 1 marzo al Piccolo Teatro di Milano.

Lo spettacolo è così articolato:

regia e interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory

interventi di danza contemporanea con le coreografie di Michela Lucenti interprete Sara Ippolito.

Le musiche rendono omaggio a due compositori, uno moderno e uno contemporaneo, che hanno creduto nei valori del Futurismo: Stravinsky e Sakamoto.

La recensione di Ilaria Guidantoni per il sito Saltinaria.it, consultabile anche da questo blog.

lunedì 18 novembre 2013

Brutto - Teatro Filodrammatici (Milano)


Sabato, 16 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 14 novembre all'1 dicembre. Spettacolo gustoso e godibile, ironico, prova di uno sforzo di interpretazione notevole che non si arrende ad un cambio continuo di ogni personaggio che ha un doppio e un solo interprete; una situazione scivola nell’altra e si ritrova nella prima, il cambio è continuo e circolare: così senza perdere il ritmo né il filo, senza ingarbugliare la vicenda ad effetto ma tenendo fermo il rigore dell’azione, con leggerezza si parla di un tema caro al Novecento, l’identità. Non è tutto nuovo il contenuto ma è nuovo il modo di raccontarlo, il mood, la leggerezza tenuta sul filo in sospeso senza mai scivolare in pura comicità. Bravissimi gli interpreti.
 
Produzione Teatro Filodrammatici presenta
BRUTTO
di Marius Von Mayenburg
traduzione Umberto Gandini
regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Mirko Ciotta, Michele Radice, Cinzia Spanò
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Andrea Diana
tecnica Enrico Fiorentino
assistenti alla regia Riccardo Buffonini e Giuseppe Salmetti


Nuova produzione del Teatro Filodrammatici in prima nazionale, "Brutto" di Marius Von Mayenburg è una satira feroce sullo straniamento che si vive oggi, in rapporto al proprio aspetto e al proprio corpo. Il culto della bellezza, la persona ridotta al corpo, il corpo asservito al marketing e l’io frammentato che è sempre ‘così è se vi pare’. Siamo come gli altri ci vedono e il corpo è comunque una gabbia anche se dorata. Il Filodrammatici torna sul tema, pur con un tono e una prospettiva molto diversi, dopo “Che ci faccio qui” di Marco Baliani. Il brutto non è ammesso nemmeno quando è amato da chi dovrebbe contare più di ogni altro, l’altra metà per l’appunto. E’ questo che accade al signor Lette, ingegnere che lavora per Scheffler come inventore. Sicuro di partecipare a una convention per la presentazione di un suo brevetto, scopre invece di essere stato sostituito da Karlmann, il suo assistente, per il semplice fatto di essere troppo brutto.
Perché nessuno gliel’ha mai detto prima? Perfino sua moglie Fanny è costretta ad ammettere d’averlo sempre considerato orrendo, ma d’averlo amato comunque, nonostante questo. L’amore ‘acustico’ come lo definisce ironicamente, dato che la moglie lo ama soprattutto per come parla, non riesce a soddisfarlo, anche se è ‘un amore senza riserve’ come lei cerca di convincerlo. Per lui, invece, l’amore è ‘ottico’ essendo attratto dalla moglie.

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venerdì 15 novembre 2013

Il Mercante di Venezia - Piccolo Teatro Strehler (Milano)


Giovedì, 14 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 5 al 24 novembre. Testo rivisitato e corretto? Ma non troppo. Quanto basta per dimostrare l’attualità del Bardo, la sua universalità e la sottolineatura sul fronte dell’avidità, della spregiudicatezza legata al denaro che la traduzione contemporanea esaspera e concentra. Testo modernizzato, inflessione dialettale compresa, ma non stravolto né involgarito come troppo spesso accade a Shakespeare. La scena resta essenziale e si fa silente per lasciare emergere la recitazione; la musica enfatizza, ammicca, aiuta come se si scendesse nel tono di lettura, con un effetto didascalico che non disturba. Il maschile domina certamente e forse la scelta di staccare così tanto lo stile dei personaggi femminili dai ruoli maschili è voluta. Certamente è sui personaggi maschili che punta il regista, involgarendo e ridicolizzando un po’ le donne. Decisamente bravo Silvio Orlando nell’ebreo russo dei tempi d’oggi, cinico e assolutamente credibile.

Produzione Oblomov Films presenta

in coproduzione con Fondazione del Teatro Stabile di Torino 
e in collaborazione con Estate Teatrale Veronese
IL MERCANTE DI VENEZIA

di William Shakespeare

con Silvio Orlando

e la Popular Shakespeare Kompany
 (in ordine alfabetico) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati

regia Valerio Binasco
musiche originali Arturo Annecchino

scene Carlo de Marino
luci Pasquale Mari
costumi Sandra Cardini

regista assistente Nicoletta Robello

foto di scena Ida Cassin

Dopo l’edizione ronconiana del 2009, sale sul palcoscenico del Teatro Strehler, dal 5 al 24 novembre, un nuovo Mercante di Venezia, diretto da Valerio Binasco, con Silvio Orlando nei panni di Shylock. Tra le opere di Shakespeare, è forse la più ambigua e complessa; vi si intrecciano conflitti sociali e culturali, valori come legalità e giustizia, passioni e intrighi amorosi, ma anche temi di grande attualità come l’intolleranza per lo straniero, l’emarginazione del “diverso”. E’ a mio parere l’opera più politica – più del Riccardo III o dell’Otello – e più moderna, la cui nota universale non necessariamente si presta a banalizzazioni quali quelle di “Giulietta e Romeo” o di “Amleto”.

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giovedì 14 novembre 2013

Franco Cenci – Una storia ritrovata, a Roma dal 19 novembre


Inaugurazione martedì 19 novembre 2013 – ore 18,30

Quella di Beatrice Cenci è una storia che, cinquecento anni dopo, continua ad alimentare la mente creativa di scrittori, registi, artisti. Una storia dai confini incerti, strettamente connessa con il tessuto storico della città di Roma, in cui entra in gioco il mito e la leggenda: la vita della giovane nobildonna (Roma 1577-1599) e la sua morte travagliata.
Vittima di un padre violento, Beatrice Cenci assurge a simbolo di forza interiore, di strenua battaglia al femminile contro un destino innaturale.
Affascinato, e anche un po’ ossessionato, dal suo dramma Franco Cenci inizia a lavorare a questo soggetto fin dal 2004, trovando la chiave di lettura della sua interpretazione personale nel dialogo tra due linguaggi diversi: fotografia e ceramica.
Da una parte i ritratti fotografici che traducono visivamente la violenza, ispirandosi inconsciamente ai toni caravaggeschi: l’innocenza della giovanetta, il suo volto puro che si trasforma in una maschera di dolore. Dall’altra i paesaggi della campagna romana avvolti nelle nebbie delle prime luci del mattino, rimandano a quel senso di precarietà, d’incertezza, che doveva aver accompagnato il lento viaggio di Beatrice da Roma a Petrella Salto e viceversa.
Le sculture in ceramica, realizzate con la collaborazione di Fosco Micheli, maestro ceramista di Canino (Viterbo), danno forma al racconto indiretto delle fotografie. La formula adottata per le formelle ricorda gli ex-voto, la cui iconografia immediata attraversa i paragrafi della storia garantendo una narrazione fluida.
Per l’artista il concetto di memoria non è qualcosa di stratificato e congelato, ma un terreno fertile, aperto a connessioni e sperimentazioni che permettono di guardare oltre.

Franco Cenci (Monterotondo 1958, vive a Roma). Si laurea in Lettere presso la cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea di Roma, con una tesi su Antonio Donghi. Dal ‘79 all'’83 partecipa alle iniziative della Mail Art. Dopo un lungo periodo di insegnamento nella Scuola Secondaria, dal 2001 si dedica interamente al lavoro di grafico pubblicitario.
Tra le mostre personali e collettive: 2011 - Door to door, Salerno; 2009 - Dove siamo rimasti?, EB Gallery, Roma; 2006 - In-visibil-art, Vitarte, Viterbo; 2005 - Quaranta, appArtamento, Roma; 90 anni per l'arte, Studio Morbiducci, Roma; Le strade di casa, Palazzo Santucci, Navelli (L'Aquila); 2003 - Celebrate, Il Ponte, Roma; 2002 - MIART, Il Ponte Contemporanea, Milano; 2001 - Mille e una biennale, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia¸ 1997-2001, Il Ponte Contemporanea, Roma (personale); 1997 - Guanti, Sala Uno, Roma; Artisti alla finestra, Ostuni; 1995 - Dove ti porta il cuore, Galleria Paola Verrengia, Salerno; In punta di piedi, Galleria Del Vecchio, Monopoli; La porta di Duchamp, U-Bham, Viterbo; Eco e Narciso, Galleria Trifalco, Roma; In punta di piedi, Il Politecnico XX Arte, Roma; Arte al palazzo, Palazzo Sforza Cesarini, Genzano; Tracce, Fuoricentro, Castelnuovo di Porto; 1994 - Le cube c'est moi, Lo Studio, Roma (personale); Europa America 360 E-venti, Galleria Pino Molica, Roma; Per Next, Politecnico XX Arte, Roma; MIR, artisti per la pace, Sala Uno, Roma; Arte in città, Campo Boario, Roma; Nero di Roma, Galleria Del Vecchio, Monopoli; Arts et Jeans, Passage de Retz, Parigi; Passaggio a Ripetta, Roma & Arte, Roma.

Informazioni:
Franco Cenci | Una storia ritrovata
a cura di Manuela De Leonardis
19 novembre – 20 dicembre 2013


ACTA INTERNATIONAL
direzione : Giovanna Pennacchi
via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma
dal martedì al sabato ore 16.00 – 19.30
Tel 064742005
info@actainternational.it
www.actainternational.it

mercoledì 13 novembre 2013

III fase Mostra Collettiva per l'apertura del Milan Art & Events Center, Milano, dal 15 novembre


III fase Mostra Collettiva per l'apertura del Milan Art & Events Center
Via Lupetta 3, Milano
Dal 15 novembre al 2 dicembre 2013
Inaugurazione: venerdì 15 novembre, ore 18

Dopo il successo di pubblico e critica delle due precedenti collettive, il 15 novembre si apre la terza fase del periodo di esposizione inaugurale per l'apertura dello spazio polivalente di Present Contemporary Art, il Milan Art & Events Center, prima galleria cinese in Italia, con una sede parallela a Shanghai.

A intervenire questa volta saranno ventotto artisti provenienti da tredici paesi diversi, ciascuno contraddistinto da un proprio linguaggio artistico e una specifica maturità di pensiero che ben si esplicita nelle opere. Ancora un grande evento, dunque, che ribadisce la volontà di Present Contemporary Art di aprire i propri battenti ad una pluralità di espressioni d'arte, a gusti e culture differenti, contaminati dalle tradizioni dei vari paesi di origine, che trovano nell'incontro una valorizzazione e uno scambio proficuo.

Francia, Spagna, Cina, Italia, Cile, Usa, Germania, Messico, Romania, Lituania, Turchia, Venezuela, Montenegro: un giro del mondo attraverso l'arte, un modo per immergersi in visioni di altre culture grazie alle trentanove opere in mostra, ai loro colori, alle diverse tecniche, alle sensazioni e alle emozioni che inducono. Apertura, ricchezza di vedute, interculturalità e internazionalità: queste le caratteristiche del Milan Art & Events Center, una galleria cinese che nasce dal desiderio di condividere la cultura millenaria della Cina con quelle altrettanto antiche di altri paesi del mondo.

Present Contemporary Art, la società proprietaria del Milan Art & Events Center, è tutto questo e molto di più: non rinnega le proprie origini cinesi, e anzi le valorizza nell'incontro con altre culture, lavorando a fianco di grandi aziende e magnati del Sol Levante e offrendo loro soluzioni di business consulting tramite occasioni di incontro con partner occidentali del mercato dell'arte. Investire nell'arte occidentale rappresenta infatti uno dei principali interessi del mondo degli affari cinese e a dimostrarlo è anche la grande fioritura di sedi cinesi di varie e note gallerie italiane ed europee.

 I 300 mq di spazio ospiteranno i preziosi contributi dei seguenti artisti:


Florence Alfano (Francia)
Ángel13 (Spagna)
Maristella Angeli (Italia)
Branka (Montenegro)
October Butler (Cina)
Gianni Carletta (Italia)
Angela Celeste Costantino (Italia)
Marina Del Giudice (Italia)
Cermira Echenagucia (Venezuela)
Zong Liang Fang (Cina)
Keith Francis (USA)
Ralf Jung (Germania)
María Lagunes (Messico) 
Lallycula (Italia)
Luciana Libralon (Italia)
Valeria Lo Dico (Italia)
Maga (Francia)
Elias Palidda (Italia)
Simona Petrauskaite (Lituania)
Federico Pisciotta (Italia)
Fili Plaza Barcelona (Spagna)
Stefano Ridolfi (Italia) 
Giovanni Rosazza (Italia)
Roxana Somesan (Romania)
Teco (Italia)
Tuba (Turchia)
Chiara Tubia (Italia)
Paulina Wagemann (Cile)

MUTA IMAGO, "PICTURES FROM GIHAN"


Da martedì 13 a domenica 17 novembre 2013 – ore 21.00

Giovedì 14 Novembre, dopo lo spettacolo, Claudia Sorace e Riccardo Fazi con Laura Palmieri incontrano il pubblico per il ciclo di incontri APPENA FATTO! in collaborazione con Rai Radio 3


ideazione Chiara Caimmi, Riccardo Fazi, Claudia Sorace

regia Claudia Sorace drammaturgia / suono Riccardo Fazi

direzione tecnica Maria Elena Fusacchia elaborazione video Luca Brinchi Maria Elena Fusacchia

performance Claudia Sorace, Riccardo Fazi

consulenza alla drammaturgia Giuseppe Acconcia

consulenza alla rumoristica Edmondo Gintili vestiti Fiamma Benvignati

organizzazione Manuela Macaluso foto di scena Stefano Augeri

Grazie a Glen Blackhall per le domande che ci ha fatto, Lukas Wildpanner per i consigli fonici e Tony Clifton Circus per i loro microfoni

Una produzione Muta Imago coproduzione Romaeuropa Festival 2013

residenze Orchard Project - New York, Kollatino Underground - Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo - Roma, Teatro di Roma, Inteatro Polverigi; uno spettacolo nato all’interno del progetto Wake Up! del Teatro di Roma

Dal 13 al 17 novembre I Muta Imago saranno al Teatro Quarticciolo con il nuovo spettacolo Pictures From Gihan, nell’ambito del Romaeuropa Festival 2013.

Questo lavoro è il tentativo di raggiungere una persona. Gihan I. è una giovane blogger egiziana. Come centinaia di migliaia di suoi concittadini, due anni fa, ha vissuto una rivoluzione. A partire dalla prima immagine dell'11 febbraio 2011 in cui viene intervistata a Piazza Tahrir, fino ad arrivare ai tweet in cui racconta della sua vita al Cairo in questi giorni cerchiamo, attraverso il suo sguardo, di tracciare una storia personale e collettiva, manipolando le tracce di un evento per comprenderne la straordinarietà, la velocità, l'immediatezza.

E' possibile capire e raccontare da questa distanza?

In scena due persone cercano di restituire i segni della loro ricerca, aprono l’archivio dei materiali che hanno raccolto su internet e prodotto durante un'estate di ricerca, mostrano il loro tentativo di trovare un contatto personale con una storia che si costruisce senza di loro.

Tutto ha inizio da una lettera scritta dai due artisti, Claudia Sorace e Riccardo Fazi, alla blogger Gihan per stabilire un contatto e proseguire un percorso di ricerca sulla verità di quei fatti. Un primo contatto, virtuale ed umano, per dare vita all’immagine teatrale.


“Cara Gihan,
ti scriviamo di nuovo per dirti a che punto siamo.
Come già saprai, lo scorso inverno abbiamo iniziato a lavorare a un progetto sulla Rivoluzione Egiziana del 2011. Volevamo ricostruire quei fatti a partire da tutte le tracce che di quelle giornate erano ancora presenti e rintracciabili su internet. Scoprimmo, allora, che c’era ancora una quantità enorme di materiali da raccogliere sul web, e tra questi ci imbattemmo nei tuoi: attraverso tweet, post, sms, fotografie, video avevi documentato quello che accadeva intorno a te raccontando quegli eventi dal tuo particolare punto di vista. Con il tempo ci siamo affezionati al tuo sguardo, che sentivamo vicino al nostro, seppure così lontano. Così, ci siamo messi a ricostruire in scena quelle giornate di rivoluzione a partire da te, immaginandoci al tuo posto, e abbiamo realizzato la prima parte dello spettacolo. Nella seconda parte volevamo ritrarre la situazione per come era invece al presente. Ma dopo la mano pesante dell’esercito, le prime elezioni democratiche con la vittoria di Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, una forte restaurazione politica e religiosa in tutto il paese, non riuscivamo a capire come effettivamente le cose si stessero sviluppando. Per questo motivo abbiamo deciso di venire al Cairo, per incontrarti e parlare con te di tutto questo. Per questo motivo abbiamo cominciato a cercarti, a scriverti, senza però avere mai risposta.
Poi, il 30 giugno 2013, tutto cambia.
Il mondo fa un salto, il tempo fa una giravolta: in Egitto scoppia di nuovo la rivoluzione 
(tu diresti che è la stessa dell’inizio, che deve ancora finire).
Tu, dopo mesi di assenza, torni a raccontare le tue giornate su internet.
Noi, ricominciamo a seguire le tue tracce.
Per la prima volta però, il tuo racconto quotidiano si intreccia al nostro; le tue giornate di gioia, rabbia e paura accadono a distanza di spazio ma non più di tempo, mentre cerchiamo in ogni modo di capire e di raggiungerti, di esserti vicina.
Non siamo più davanti a un quadro, di cui studiare le caratteristiche. Siamo ora di fronte a uno specchio, e l’immagine si muove con noi. Il lavoro non ha più a che fare solo con te, ma con noi, mentre cerchiamo di organizzare il nostro viaggio al Cairo, e le domande che avevamo preparato per te iniziano a risuonare in noi.
Quello che vedrai nel video che ti alleghiamo doveva essere il racconto di una rivoluzione. E’ finito per diventare il racconto di un’estate. Il racconto di due persone che cercano di restituire i segni della loro ricerca, aprono l’archivio delle loro fonti e mostrano il loro tentativo di entrare a contatto con una storia che viene fatta senza di loro.
Ci piacerebbe molto sapere cosa ne pensi, avere un confronto con te, alla fine di tutto.
Una fine che chissà, potrebbe anche essere un inizio."

Riccardo, Claudia, Muta Imago

venerdì 8 novembre 2013

Biennale d'arte di Lodi, dal 9 novembre al 6 gennaio


Giovedì, 07 Novembre 2013 Redazione Cultura Saltinaria.it

LODI
Spazio Bipielle Arte
Via Polenghi Lombardo - Piazzale della Stazione
dal 9 Novembre 2013 al 6 Gennaio 2014
inaugurazione sabato 9 novembre, ore 17.30


orari di apertura della mostra
dal Martedì al Venerdì, dalle ore 16 alle ore 19
Sabato, Domenica e Festivi, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, con visite guidate alle ore 11 e alle ore 18

per prenotazione di altre visite guidate 0371.580351 negli orari di apertura della mostra





lunedì 4 novembre 2013

Dal 9 novembre al 6 gennaio IV Biennale d'Arte di Lodi









Quarta Biennale d'Arte di Lodi. La Mostra si terrà presso lo Spazio Bipielle Arte dal 9 novembre 2013 al 6 gennaio 2014, con inaugurazione sabato 9 novembre alle ore 18 e 30.

Sarà presente tra gli altri l'artista Chiara Smirne che è già stata intervistata in questo spazio.

Raccontare Traiano - Dal 25 ottobre al 3 novembre Mercati di Traiano (Roma)


Venerdì, 01 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Un racconto degli spazi dei Mercati di Traiano in chiave contemporanea tra interazione e architettura dello spazio.

Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali

Il titolo racconta bene lo spirito della mostra, raccontare un luogo, viverlo, reinterpretarlo. Ci sono mostre da ‘vedere’, guardare e mostre da ‘vivere’ che possono essere narrate. E’ originale il processo che ha portato a questa piccola esposizione, l’idea di studiare in modo accademico, ma sperimentare l’utilizzazione di un luogo storico e ‘ingombrante’ per le vestigia che rappresenta e che sono spesso la parte più imponente delle esposizioni. Dal mio sguardo, non da tecnico, quello che emerge dai progetti (tesi di laurea) è la ricerca di una mediazione, di un dialogo tra lo spazio storico, architettonico, monumentale a guisa di scenografia e le opere che di volta in volta possono esservi inserite, per creare una continuità dinamica nella quale lo spettatore viva un percorso di suggestione, più adatto alle esigenze dell’arte contemporanea per la quale il modo di esporre è parte integrante di una mostra.

Dal 25 ottobre al 3 novembre la Grande Aula dei Mercati di Traiano-Museo dei Fori Imperiali ospita “Raccontare Traiano”, la mostra dei progetti realizzati dall’Istituto Europeo di Design, risultato di un percorso di ricerca nell’ambito dell’exhibition design, avviato nel 2012 dal corso triennale di ‘Interior Design’. “Raccontare Traiano” è un’iniziativa promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Sovrintendenza Capitolina, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. 23 studenti hanno lavorato ad un ambizioso progetto di tesi: l’elaborazione di 8 proposte di allestimento per una mostra sul personaggio di Traiano, raccontato attraverso le opere appartenenti al Foro che porta il suo nome. A coordinarli Laura Negrini, direttore IED Design Roma, Gianfranco Bombaci, coordinatore del corso di Interior Design e Matteo Costanzo, relatore di tesi, in stretta sinergia con la Direzione del Museo, responsabile Lucrezia Ungaro e curatore Marina Milella. L’allestimento della mostra è progettato dallo studio di architettura 2a+P. “Raccontare Traiano” intende anche dimostrare che design e architettura dello spazio possono contribuire ad avvicinare la contemporaneità alla storia, trasformando un’esperienza archeologica in un viaggio nel presente.

La recensione integrale su Saltinaria.it

Lo Sfascio - Teatro Sala Umberto (Roma)


Venerdì, 01 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 29 ottobre al 17 novembre. Una scena fissa dentro uno sfasciacarrozze perfettamente ricostruita in stile anni ’70, dall’insegna all’arredo, ai costumi dei personaggi, a quell’atmosfera di sogno di onnipotenza, delirio e infine miseria di una generazione perduta. Sono personaggi senza pietà nemmeno verso se stessi, nessuno dei quali ha un ripensamento né tanto meno un pentimento. Non si salva nulla ed è l’amara realtà di un sottobosco di periferia degradata dove il controllore è più corrotto di chi dovrebbe essere sorvegliato. L’unico spazio di tenerezza viene dalla ‘follia’, da quella demenza ingenua del fratello del proprietario dello sfascio che ricorda un po’ l’infermiere di “Parla con lei”. E’ così che da tanto male, da una madre terrorista, forse animata da grandi ideali e cattive azioni, e da un padre inconsapevole perso nei suoi sogni di bambino cresciuto, batte un cuore nuovo e la vita trionfa, malgrado tutto. Due ore che scorrono senza perdere in intensità, con luci e suoni che danno il ritmo e il cambio scena nell’azione, un’amara ironia, con scene forti e grevi ma sempre motivate, senza volgarità gratuita. Interpreti davvero all’altezza.
 

Mind Production e Simone Giacomini presentano
LO SFASCIO 
di Gianni Clementi
con Nicolas Vaporidis, Riccardo De Filippis, Alessio Di Clemente, Augusto Fornari
e con Jennifer Mischiati
scenografia Carmelo Giammello
costumi Sabrina Chiocchio
regia Saverio Di Biagio e Gianni Clementi

Siamo negli anni ’70, in piena strategia terrorista. Malavita di bassa lega, ricettatori, rapinatori di fortuna per necessità, piccolo spaccio e bische clandestine incrociano involontariamente il proprio destino con quello della strategia della tensione. In mezzo la polizia, vittima, carnefice e connivente allo stesso tempo. Fosco, quarantenne titolare di uno sfasciacarrozze (lo sfascio in romanesco) e con precedenti penali alle spalle (che si mantiene sempre sul filo del rasoio perché tre mesi ‘al gabbio’ gli sono bastati), è un amante della bella vita e non perde occasione per tradire sua moglie Katia, in avventure occasionali. Becero e arrogante, è anche un giocatore incallito di carte e, insieme all’amico poliziotto Ugo, assiduo frequentatore di bische clandestine. Manlio, venticinquenne fratello di Fosco e afflitto da un serio handicap mentale, lavora allo sfascio ed è immerso nel suo mondo, composto disordinatamente da immagini di calendari sexy, gomme da masticare e giochi infantili, con una passione smodata per il cartone animato Tom e Jerry. Frequentatore abituale dello sfascio è Luciano, detto Diecilire, un piccolo truffatore costantemente in cerca di soldi, consumatore di cocaina.

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