sabato 16 giugno 2012

The Coast of Utopia, Naufragio - Teatro Argentina (Roma)

Ilaria Guidantoni, Lunedì 23 aprile 2012

Dal 17 al 22 aprile. Il lavoro di Marco Tullio Giordana si conferma raffinato, proiettato in una dimensione decisamente corale che nella seconda parte distingue maggiormente i piani, l’utopia del socialismo (il maschile) e l’utopia dell’amore (il femminile) che si intrecciano nello loro debolezze. Più facile da seguire, il dialogo sul mito e l’inizio della disillusione della rivoluzione invocata e rincorsa restano al centro e confermano la vocazione di una regia per scene, portata sui grandi temi; meno vocata all’osservazione dell’intimo sentimentale. Scenografia, luci e costumi impeccabili, che non ornano ma raccontano e guidano.

Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni di Michela Cescon presentano
THE COAST OF UTOPIA - NAUFRAGIO
La sponda dell'utopiadi Tom Stoppard
regia Marco Tullio Giordana
con Luca Lazzareschi (Aleksandr Herzen), Roberta Caronia (Natalija Herzen), Erika La Ragione (Sasha Herzen), Ludovica Apollonj Ghetti (Kolya Herzen), Violetta Barigelli (Tata Herzen), Sara Lazzaro (Bambinaia), Fabrizio Parenti (Ogarev), Giorgio Marchesi (Turgenev), Edoardo Ribatto (Granovskij), Marcello Prayer (Ketscher; Mendicante), Davide Paganini (Ahsakov; Commesso di bottega), Andreapietro Anselmi (Poliziotto; Jean-Marie, domestico), Corrado Invernizzi (Belinskij), Tatiana Lepore (Madame Haag, madre di Herzen), Giovanni Visentin (George Herwegh), Paola D’Arienzo (Emma Herwegh), Giuseppe Bisogno (Sazonov), Denis Fasolo (Michail Bakunin), Francesco Biscione (Marx), Irene Petris (Natasha Tuchkov), Nicolò Todeschini (Benoit, domestico francese; Rocca, domestico italiano), Sandra Toffolatti (Maria Ogarev), Luigi Diberti (Franz Otto, avvocato), Bob Marchese (Lev Ibayev, console russo), Odette Piscitelli (Rosa, cameriera italiana)
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Sartori, Elisabetta Antico
musiche Andrea Farri
traduzione di Marco Perisse e Marco Tullio Giordana
regista collaboratore Daniele Salvo
organizzazione generale PAV
ufficio stampa Zachar Patrizia Cafiero & Partners
fotografo Fabio Lovino

Il secondo episodio della trilogia, Il Naufragio, atteso come l’emozione, non delude, conferma il lavoro di pregio, che abbassa appena i toni della speculazione per addentrarsi nelle beghe e frivolezze dell’animo umano. Preferisco il regista dei dialoghi e dell’ironia che sfiora l’incertezza, la presunzione e la vocazione infantile dei rivoluzionari al regista che indaga i sentimenti. Lo spettacolo si muove su due piani che si sfiorano, si intrecciano senza mescolarsi, più o meno rappresentati rispettivamente dal maschile e dal femminile. Mi piace più la discesa dalla politica all’amore che sonda il mondo intellettuale all’altro percorso, perché nel primo tragitto si svela l’originalità del regista che lega l’interpretazione alla regia in modo inscindibile, disegnando scene e luci con l’inserzione di costumi e oggetti come note di un tutto.
Non c’è il prevalere di una dimensione sull’altra quasi che gli oggetti del palcoscenico recitassero al pari degli attori e le luci vestissero gli attori rendendo questi ultimi voce del colore. Forse il vero protagonista è la regia, la visione che intende trasferire allo spettatore, non già il regista e in questo stail pregio dell’opera. Proprio dalla scenografia è l’avvio, in questa seconda parte stilizzata con quinte geometriche, fondale lucido che passa in tre colori essenziali – verde, rosso e blu, che negli ultimi due quadri si sposa con i costumi in tinta vestendo le donne dello stesso tono, perfino le rivali – e giochi di ritagli neri che stringono e allargano lo zoom. La musica entra nei cambi di scena, nelle visioni delle sovrimpressioni di città come stampe antiche, nelle assenze di voci; poi tutto diviene puro, un dialogo assoluto tra voce e luce, mentre il colore si accende e sfuma in una dinamica fusa.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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