lunedì 23 ottobre 2017

MediTerriAmo, il progetto di Maurizio Scaparro fa tappa nella città medicea



MediTerri-Amo / Giorgio La Pira e i dialoghi del Mediterraneo - Teatro della Pergola (Firenze)

Scritto da   Lunedì, 23 Ottobre 2017 
MediTerri-Amo / Giorgio La Pira e i dialoghi del Mediterraneo - Teatro della Pergola (Firenze)
La città medicea diventa per due giorni faro del Mediterraneo, sotto il segno e il sogno del sindaco visionario Giorgio La Pira che, alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, intuì l’importanza del Mediterraneo e del dialogo tra i popoli e il ruolo centrale dell’Italia nel continente liquido. La serata al Teatro della Pergola condotta da Ferdinando Ceriani, coordinatore artistico del progettorealizzato dal regista Maurizio Scaparro, unisce letture e narrazioni di storie di migranti, il video del debutto a Roma di Memorie di Adriano, imperatore simbolo del Mediterraneo come crocevia, e sonorità contaminate come quelle di Peppe Servillo, Eugenio Bennato, l’ormai storica Orchestra di Piazza Vittorio e la prima orchestra formata interamente da donne “arabe”, Almar’à, nata proprio a Firenze.
 Teatro della Pergola
MEDITERRI-AMO
13 ottobre
Una serata spettacolo con Eugenio Bennato, Stefano Fresi, Lino Guanciale, Enzo Moscato, Orchestra Almar’à, Orchestra di Piazza Vittorio, Alessandro Preziosi, Claudio Romano, Pasquale Scialò, Peppe Servillo e Solis String Quartet per la regia di Ferdinando Ceriani.
Il Mediterraneo come culla dell’arte, come crocevia di lingue e di suoni, di dialetti e di colori, di sogni e di speranze, è stato raccontato dalla voce e dalla musica di alcuni grandi protagonisti della scena italiana e non solo, attraverso un vero e proprio viaggio di immagini, parole e suoni per riaffermare che l’Europa non deve voltare le spalle al Mediterraneo. Così facendo taglierebbe i ponti con le proprie fonti intellettuali, morali e spirituali.

Per una lettura completa dell'articolo: http://www.saltinaria.it/news-arte/eventi-e-arte-news/mediterriamo-giorgio-la-pira-e-i-dialoghi-del-mediterraneo-teatro-della-pergola-firenze-recensione.html

domenica 22 ottobre 2017

In arrivo il primo catalogo della pittrice unghere Marinka Dallos

In arrivo Marinkatalogo, il primo catalogo della pittrice unghere Marinka Dallos

Marinkatalogo, il primo catalogo delle opere pittoriche di Marinka Dallos è un progetto nato nel 2013 e cresciuto anno dopo anno grazie al lavoro sapiente della curatrice Mirjam Denès, giovane storica dell’arte, che ha catalogato non solo il fondo di Marinka conservato presso La Casa Totiana, ha saputo anche restituire alla pittrice un corpus di oltre trecento opere distribuite tra collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.
Il lavoro è stato finora svolto in parte attraverso contributi legati a borse di studio, in parte con l’intervento diretto de La Casa Totiana che ha sempre considerato l’operazione di primordine ai fini della valorizzazione e divulgazione dell’opera di Marinka Dallos.


Ci siamo quasi. Il catalogo, intitolato Marinka Dallos. L’opera pittorica, è praticamente concluso nella versione ungherese. Nasce in formato digitale e si compone di oltre 400 pagine a colori, impaginate da Hajnalka Korb, curatrice della campagna fotografica dei dipinti. Il prossimo passaggio, indispensabile per la chiusura del lavoro, è realizzare l’equivalente versione in italiano per offrire un catalogo bilingue.
Per coprire il costo della traduzione (che sarà curata da Andrea Rènyi), quello dell’impaginazione della versione italiana e alcune spese relative ai diritti di riproduzione dei dipinti conservati in collezioni pubbliche, è necessario uno sforzo economico che La Casa Totiana, archivio della documentazione della pittrice e dell'intellettuale Gianni Toti e laboratorio, non essendo in grado di sostenerlo da sola, ha deciso di gestire attraverso una campagna di crowdfunding.
A questo link potete trovare maggiori informazioni:

https://www.produzionidalbasso.com/project/marinkatalogo-il-primo-catalogo-dellopera-pittorica-di-marinka-dallos/

L'associazione culturale Gli Utopisti, un laboratorio di cinematografia al Calabbria Teatro Festival

Laboratorio di cinematografia Gli Utopisti – Castello Aragonese (Castrovillari)

Scritto da  Sophie Moreau Sabato, 21 Ottobre 2017 
Laboratorio di cinematografia Gli Utopisti – Castello Aragonese (Castrovillari)
Orientamento al cinema e realizzazione di un micro-cortometraggio
“La dimensione del tempo: la riscoperta del valore di sé e degli altri attraverso il cinema”
Con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi verso una comprensione e una conoscenza approfondita e diretta del cinema, il fine del corso è presentare la narrazione cinematografica come un tramite per la rielaborazione della realtà in cui i ragazzi vivono e crescono, con la realizzazione di un cortometraggio. “La nostra intenzione – ci ha raccontato Diletta D’Ascia, Presidente dell’Associazione culturale Gli Utopisti organizzatore del laboratorio e docente nello stesso è far esprimere i ragazzi attraverso il mezzo cinematografico e la forza delle immagini. Grazie al Calàbbria Teatro Festival, i partecipanti potranno vedere quanto sia stimolante l'incontro tra arti, diventando un tassello della loro formazione.”

L’obiettivo del laboratorio è avvicinare gli studenti alla cinematografia, fornendo una conoscenza di base del linguaggio cinematografico, delle varie fasi di lavorazione di un film e delle figure che lavorano alla realizzazione di un prodotto cinematografico, attraverso la realizzazione di un cortometraggio.

Per una lettura completa dell'articolo: http://www.saltinaria.it/news-arte/eventi-e-arte-news/laboratorio-di-cinematografia-gli-utopisti-castello-aragonese-castrovillari.html

Calabbria Teatro Festival, ultima serata corti


Corti Teatrali al Calàbbria Teatro Festival 2017, terza parte - Teatro Sybaris (Castrovillari)

Scritto da   Domenica, 22 Ottobre 2017 
    Corti Teatrali al Calàbbria Teatro Festival 2017, terza parte - Teatro Sybaris (Castrovillari)
Si chiude la tre giorni di corti teatrali che arricchisce, da ormai quattro anni, il Calàbbria Teatro Festival. In scena Rukelie” di Peppe Millanta diretto e interpretato da Antonio De Nitto, “L’uovo Bob” di Giorgia Presepi e Chiara Venturini con la regia di Silvia Giorgi e della stessa Venturini, e la “performance gastronomica” “Anna Cappelli” ideata e portata in scena da Margherita Bertoli.

Macondo presenta
RUKELIE
di Peppe Millanta
diretto e interpretato da Antonio De Nitto

La serata inizia con “Rukelie”, monologo ispirato alla storia di Johann “Rukelie” (albero) Trollman, il pugile tedesco nato da una famiglia sinti e detenuto in un campo di concentramento durante il regime nazista, dopo essere stato sterilizzato. Un’ultima lezione di pugilato gli costerà la vendetta di un Kapò. Lo spettacolo, di Peppe Millanta, è diretto e interpretato da Antonio De Nitto, premiato dalla giuria tecnica come “Miglior attore” per “la costruzione dello sviluppo emotivo, la presenza scenica, il rapporto con il pubblico”. L’opera vince anche il premio della giuria popolare.
Per una lettura completa dell'articolo: http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/corti-teatrali-calabbria-teatro-festival-2017-terza-parte-recensione.html

sabato 21 ottobre 2017

Biennale di Venezia, omaggio a Valentino Zeichen di Annarita Chierici

lettura scenica di "APOCALISSE NELL'ARTE",  pièce teatrale DI vALENTINO ZEICHEN, CON ANNA RITA CHIERICI E FRANCESCO SICILIANO

Biennale SESSION /Biennale Arte Venezia 2017
Sabato 21 ottobre 2017 dalle ore 15.00 alle 17.30,
Sala d’Armi G piano terra - Arsenale
La casa del Poeta. In memoria di Valentino Zeichen



La Biennale Session/Biennale Arte Venezia 2017 ricorda Valentino Zeichen. Nell’ambito della  Giornata di studio sul poeta scomparso nel 2016, in programma sabato 21 ottobre dalle ore 15.00 alle ore 17.30 nella sala d'Armi G dell’Arsenale nella  prestigiosa Biennale Sessions,  va in scena un estratto dell’originale lettura scenica dell’opera di Valentino Zeichen APOCALISSE NELL’ARTE, per l'adattamento e la regia di Anna Rita Chierici, interpreti Anna Rita Chierici e Francesco Siciliano. "Apocalisse nell'arte – spiega Anna Rita Chierici -  è un dialogo in forma teatrale pubblicato nel 2000 dalle Edizioni della Cometa in cui si ravvisa la visione apocalittica di Zeichen sul mondo dell'arte contemporanea. La pièce origina da un fatto di cronaca realmente accaduto a fine anni novanta del secolo scorso quando lo stato olandese, abituato a incentivare e sovvenzionare la creatività dei propri artisti in cambio delle loro opere,non sapendo più dove metterle, fu costretto a una drastica decisione. O gli stessi artisti si riprendevano le opere o l'eccedenza di magazzino museale sarebbe finita nell'inceneritore”. Lo spettacolo, che sabato sarà in scena in forma ridotta, ha debuttato lo scorso  mese di maggio con un’anteprima al Teatro Argentina di Roma.
Obiettivo culturale della presentazione alla Biennale è quello di condividere e diffondere l’opera di Zeichen, riflettere sulla necessità di conservare la memoria materiale e immateriale del suo lavoro.
Quale luogo migliore se non la Biennale di Venezia come spazio per il dibattito tra poesia, arte e architettura, tra patrimonio materiale e immateriale e sua conservazione.
Attraverso il contributo di giovani ricercatori, dottorandi, artisti, poeti, fotografi, con il dibattito pubblico è avviato un confronto dialettico sull'importanza del tema proposto e sulla necessità di istituire a Roma la Casa del Poeta.

La giornata di studio si concentrerà sulla figura del poeta fiumano, naturalizzato romano, a partire dalle stanze della sua vita quotidiana, nella sua "casa-baracca" nel cuore del borghetto Flaminio a Roma. L'iniziativa si avvale degli esiti di un seminario progettuale condotto da Orazio Carpenzano, direttore del DiAP,  all'interno del Dottorato di Architettura - Teorie e Progetto. L'idea, condivisa con Franco Purini e Marta Manca Zeichen, è ora rilanciata dai Dipartimenti DiAP_Dipartimento di Architettura e Progetto e DSDRA_Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura, della Sapienza Università di Roma.
La presentazione in Biennale è una tappa privilegiata di un ampio e corale percorso di condivisione e riflessione sulla figura, l’opera e il lascito culturale di Zeichen. L’idea di conservare la memoria del poeta attraverso la designazione della sua dimora romana, e del suo immediato ambito, in un luogo dedicato alla poesia nasce dalla proposta spontanea e collettiva di un gruppo di intellettuali romani, amici e sodali di Valentino Zeichen. La casa-baracca, un micro luogo, ad alta densità di carica poetica, si propone come un nuovo tassello all’interno del circuito delle istituzioni culturali che insistono proprio sull’asse di via Flaminia a Roma, in continuità con la Filarmonica, il Museo MaXXI, L’Auditorium Parco della Musica, le Accademie straniere, Villa Giulia, la Facoltà di Architettura, La Galleria Nazionale.
Nell’incontro alla Biennale Sessions saranno illustrati attraverso immagini e visioni gli esiti delle proposte progettuali dei dottorandi del Dottorato Teoria e Progetto (DiAP), che hanno seguito strategie diverse, in sintonia o in conflitto con il tema del contesto, scegliendo di muoversi intorno al genius loci o proponendo soluzioni visionarie, maggiormente legata ad un’idea astratta e onirica apparentemente slegata dal programma funzionale suggerito.
Il progetto di rilievo della casa, operato dal dipartimento DSDRA diretto da Carlo Bianchini, restituisce, invece, un insieme di letture in cui le qualità immateriali della casa baracca prevalgono sulla consistenza fisica della dimora, un microcosmo di memorie e di frammenti affastellati all'interno di un contenitore fragile.
Le azioni creative di Zeichen saranno restituite inoltre attraverso la presentazione degli affascinanti collages, opere degli anni  '70 dello scorso secolo, attraverso un racconto visivo della casa con gli scatti fotografici di Dino Ignani e dall’originale lettura scenica dell’opera di Valentino Zeichen APOCALISSE NELL’ARTE, per l'adattamento e la regia di Anna Rita Chierici, interpreti Anna Rita Chierici e Francesco Siciliano. "

Partecipano:
Orazio Carpenzano/Direttore DiAP_Dipartimento di Architettura e Progetto
Carlo Bianchini/Direttore DSDRA_Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura
Anna Maria Giovenale/Preside Facoltà Architettura Sapienza
Luca Ribichini/vice Preside Facoltà Architettura Sapienza
Antonino Saggio/Dottorato di ricerca in Architettura Teorie e Progetto
Professori/Alessandra Capanna, Rosalba Belibani, Anna Giovannelli, Alfonso Ippolito, Marzia Marandola, Renato Partenope, Antonella Romano, Simona Salvo, Donatella Scatena
Tutor/Paolo Marcoaldi, Marco Pitrosanto
Dottorandi/Martina Attenni, Fabio Balducci, Alessandro Brunelli, Livio Carriero, Giovanni Rocco Cellini, Lelio Di Loreto
e con
Marta Manca Zeichen
Dino Ignani, fotografo
Anna Rita Chierici attrice
Francesco Siciliano attore
Maria Ida Gaeta, Casa delle Letterature Roma





IL Luogo/la casa baracca
La casa è situata al Borghetto Flaminio, in uno dei luoghi mitici e fondativi di Roma, a pochi metri da Piazzadel Popolo, all’interno di un micro tessuto alle pendici del colle della villa Strohl-Fern. Si tratta di un volume rettangolare ad un piano, delle dimensioni di circa 5 mt per circa 15 mt , braccio di un sistema insediativo che può essere definito come una corte collettiva. Emerge infatti l’ abitazione come parte di quadrato di 30 mt di lato, organizzato intorno ad uno spazio aperto su cui affacciano due abitazioni e una carrozzeria. Questo sito è parte di un sistema di edilizia minuta abusiva, sorta lungo l’importante consolare della via Flaminia, a ridosso di manufatti di piccola industria, ormai in disuso ed in parte riconvertiti ad altra funzione. La casa, come molte in questo luogo, è sorta spontaneamente ed è stata occupata da Zeichen verso la fine degli anni sessanta.
Il poeta, come altri intellettuali del periodo, occupò la casa in analogia alle diffuse pratiche di riappropriazione. La definizione data da Valerio Magrelli di “casa baracca” appare la più conforme per descrivere questo oggetto. Il manufatto, pur fondato sull’archetipo della casa a “corte”, è caratterizzato da una certa fragilità costruttiva. Il carattere temporaneo dei suoi elementi costruttivi fa pensare ad un riparo di fortuna, un rifugio che deve assolvere alla sua funzione essenziale, mentre la città diviene la vera dimora sociale e culturale del poeta.


martedì 17 ottobre 2017

Liana Ghukasyan un'artista armena a Milano

MY BAD LOVE STORY, un'artista armena a Milano 

Mostra personale di LIANA GHUKASYAN
a cura di Famiglia Margini

Il lavoro di Liana Ghukasyan, intriso di una dimensione intima, intrecciata ad elementi propri del contesto geografico-culturale di provenienza dell'artista, narra storie irreali e oniriche, che allo stesso tempo affondano le radici in narrazioni più che reali, di matrice storica e culturale.

Le opere di Ghukasyan rimandano ad un'identità armena che si esprime in modo sottile e silenzioso, a tratti sussurrato: la presenza costante delle croci ortodosse nelle sue tele ne sono un esempio, rinviando al background religioso dell'artista e della sua terra. Il loro significato originario viene però stravolto: le croci, infatti, sono qui simboli di una fede corporea e di un forte attaccamento ai sentimenti e alle passioni.
Ghukasyan è un'osservatrice, testimone di episodi ed esperienze di vita altrui e personali. Ritrae corpi umani poco definiti nei tratti ma che sprigionano una grande forza emotiva, icone corporee su cui l'artista proietta la sua concezione dell'arte, non come cura bensì come malattia incurabile.
E poi ci sono i fiori, altra costante presenza nei lavori dell'artista. Simboli delle figure femminili della sua famiglia e di un'identità di genere complessa, i fiori diventano per Ghukasyan sentinelle di una femminilità sofferente.



Liana Ghukasyan si pone così quale outsider all'interno dei propri confini culturali, si fa interprete di episodi e storie di vita altrui e le fa proprie, le metabolizza talvolta in modo caricaturale, esagerato, smoderato. Ed è proprio questa misura eccessiva che può generare nello spettatore una sorta di turbamento emotivo: una scossa delle corde più intime che in un secondo momento provoca un desiderio di vicinanza ed empatia. Cerchiamo di capire, di decifrare quello che l'artista vuole raccontare in modo irruento e senza mediazioni, all'apparenza distante e incomprensibile, e allo stesso tempo ci sentiamo rassicurati da un connubio di colori, armonie cromatiche, linee e figure che rivelano fantasie, ricordi, tracce di un mondo spirituale e materiale, in fondo non così lontano dal nostro.
Testo critico di Giuditta Deodato.

Liana Ghukasyan  è nata in Germania a Magdeburgo  nel 1986. Nel 1993  definitivamente torna in Armenia in Regione Gegharkunik, in provincia Chambarak a Vahan. Contemporaneamente con la scuola elementare  ha studiato in scuola superiore  di belle arti di Chambarak.
Si è laureata  a Erevan nel collegio di Belle Arti  di P. Terlemezyan in dipartimento di arti visive.
Ha completato  il suo percorso in Accademia di Belle arti di Brera di Milano. Vive a lavora a Milano.

Opening: 27 di ottobre 
Sede: TheArtLand  presso Fabbrica del Vapore Via Giulio Cesare Procaccini - Milano 
27/28/29 Ottobre 2017