martedì 10 novembre 2015

Il giardino dei ciliegi - Teatro Quirino (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 07 Novembre 2015

Dopo il recente trionfo al Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo, salutato da sette minuti di applausi, giunge a Roma Il Giardino dei ciliegi di Cechov con la regia di Luca De Fusco, in scena dal 3 al 15 novembre al Teatro Quirino. Uno spettacolo raffinato, dove la stilizzazione consente una modernizzazione accettabile della vicenda di una famiglia nobile decaduta sullo sfondo del fermento pre-rivoluzionario russo, che diventa metafora di ogni rivoluzione, abbracciando sia il tempo che passa e la vecchiaia che avanza, sia un cambiamento di paradigma privato o collettivo. Il clima della storia è sospeso in una dimensione quasi fiabesca e universale (forse questo il senso della traduzione in napoletano e di un’ambientazione che potrebbe essere mediterranea). Interpretazione corale convincente.

Teatro Stabile di Napoli e Teatro Stabile di Verona presentano
IL GIARDINO DEI CILIEGI
di Anton Čechov
traduzione Gianni Garrera
con Gaia Aprea, Paolo Cresta, Claudio Di Palma, Serena Marziale, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Federica Sandrini, Gabriele Saurio, Sabrina Scuccimarra, Paolo Serra e Enzo Turrin
scene Maurizio Balò
costumi Maurizio Millenotti
luci Gigi Saccomandi
coreografie Noa Wertheim
musiche originali Ran Bagno
adattamento e regia Luca De Fusco

Dopo il felice debutto al Napoli Teatro Festival 2014 e i successi riscossi nei teatri italiani - da Merano a Bolzano, Verona, Genova, Perugia -, nonchè reduce dalla trionfale accoglienza al Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo a settembre scorso, approda al Teatro Quirino di Roma Il Giardino dei ciliegi di Cechov con la regia di Luca De Fusco.

Nella bella traduzione di Gianni Garrera, la pièce è interpretata da Gaia Aprea, nel ruolo della protagonista Ljiuba, Paolo Cresta (Jaša), Claudio Di Palma (Lopachin), Serena Marziale (Dunjaša), Alessandra Pacifico Griffini (Anja), Giacinto Palmarini (Trofimov), Alfonso Postiglione (Pišcik), Federica Sandrini (Varja), Gabriele Saurio (Epichodov), Sabrina Scuccimarra (Šarlotta), Paolo Serra (Gaev) ed Enzo Turrin (Firs). Le scene sono di Maurizio Balò; i costumi di Maurizio Millenotti; le luci di Gigi Saccomandi; le coreografie di Noa Wertheim; le musiche originali di Ran Bagno. Lo spettacolo è una produzione del Teatro Stabile di Napoli.

La traduzione per chi, come chi scrive, non conosce il russo può essere condivisa come “bella” per la sua efficacia che non snatura il testo letterario, non lo forza ma ne esalta la modernità, il linguaggio quotidiano; anche nella declinazione napoletana, scelta del regista, si avverte un intreccio non sempre percettibile che diventa non una semplice contaminazione, o giustapposizione o, ancora, un collage, quanto un’assonanza, un richiamo, una dissolvenza armonica. La lingua come visione del pensiero sembra spiegare che la vicenda, anche se contestualizzata, può essere letta come metafora del dramma di una società attraversata dal cambiamento radicale, con vittime e nuovi vincitori, come ogni rivoluzione che si rispetti.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

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