Martedì, 22 Ottobre 2013 Ilaria Guidantoni
Crediti fotografici: Lorenzo Pifferi
Un testo profondo e doloroso come tutto lo spettacolo, dove l’offesa e l’umiliazione si trasformano in odio e in pulsione distruttiva. E’ così che il dramma diventa tragedia, dove la prima vittima sacrificale è insieme l’assassino. Un lavoro ben recitato con una forza drammatica che non cede a sceneggiate, a gesti scomposti. Il regista usa sapientemente la simbologia dei colori, rosso e bianco, la musica, soprattutto nella prima parte, quel piano scenico unico e quasi ossessivo articolato come un condominio a vista su aperture diverse e contemporanee e quella fissità temporale che invece procede fino ad un salto nella contemporaneità. Interessante anche la dimensione del teatro danza ben integrata nella recitazione, che sostiene la concentrazione emotiva e insieme la distende, la diluisce senza limitarsi a decoro né diventare troppo didascalica. Un bel lavoro sul corpo. Attori scelti adeguatamente per il physique du rôle e bravi interpreti.
Teatrosenzatempo Produzione Spettacoli Teatrali presenta
nell'ambito della rassegna ‘115 anni di Federico Garcia Lorca’
YERMA
di Federico Garcia Lorca
regia di Antonio Nobili
con Martina Mastroianni, Alessio Chiodini, Andrea Guerini, Margherita Caravello, Lorenza Sacchetto, Sara Signoretti, Alessia Sala, Marco Fioravante
A partire dal nome, Yerma (in spagnolo significa ‘deserto’ ma anche ‘sterile’), il dramma lorchiano ci presenta una donna arsa dalla sterilità del proprio matrimonio, in un contesto rurale tipico dell’Andalusia. Il desiderio di maternità di Yerma, crescente, la conduce dall’essere un’umiliata e offesa, un’esclusa, a divenire una furia carica d’odio e il dramma sembra compiere un salto improvviso avvicinandosi a fatti di cronaca recenti, in particolare ad un episodio citato, come se il regista volesse richiamarsi sull’attualità del problema e del male oscuro. In effetti tutta la pièce pare avvolta nell’aura di una fiaba nera che ad un certo momento, nel finale, si fa cronaca, d’improvviso, e ci viene addosso. E’ una vicenda di ordinaria, e purtroppo possiamo aggiungere perfino quotidiana, follia, che si trasforma in uno sterminio, dall’uccisione del marito ritenuto il colpevole dei figli che non arrivano perché in fondo non li vuole, al fidanzato Victor, più immaginario che reale, idealizzato, l’unico che le ha fatto battere il cuore, sollevandola in braccio un giorno al fiume, sino alla vicina di casa, già madre “con il ventre gonfio e il corpo per sempre sterile”, come ripete Yerma in un refrain ossessivo.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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