La stagione 2013/14 del Teatro Filodrammatici si apre in azzurro. Non si tratta solo di un segno grafico che cambia ma di un’impronta che si richiama alla street art, al contatto con la realtà di confine e ad un’attenzione specifica per la cultura under 40 che quest’anno è protagonista con alcune giovani compagnie. Il tema dell’anno è costituito dalle identità, che superano l’impianto pur sempre classico degli anni passati, segnato da un arancione istituzionale ancorché ricco di energia. Da segnalare due ritorni importanti, a grande richiesta, grazie ad un successo che non ha soddisfatto tutte le domande degli spettatori: sono “La lettera” di Paolo Nani e “Duel”, una lotta all’ultima risata di Laurent Cirade e Paul Staïcu, musicisti eclettici. Inoltre in cartellone troveremo due lavori dei direttori artistici Bruno Fornasari e Tommaso Amadio, rispettivamente “Brutto” di Marius Von Mayenburg per la regia di Fornasari con Amadio nel cast; e “Mattia: A life-Changing Experience”, tratto liberamente da “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello, su testo di Fornasari che è anche nel ruolo di regista e con Tommaso Amadio. Per il resto l’impianto della stagione è confermato con i Concerti della domenica mattina e la manifestazione Con-testo a fine stagione, una formula singolare di performance di teatro-giornalismo che ha riscosso un alto gradimento, anche da parte della stampa. Apre la stagione, dal 15 al 27 ottobre “Che ci faccio io qui?”, drammaturgia e regia di Marco Baliani, debutto importante perché lavora con 14 ragazzi appena usciti dall’Accademia Filodrammatici.
Un lavoro, a detta dello stesso autore che abbiamo incontrato per il primo evento della stagione, la presentazione del suo libro, che vuole spiazzare il pubblico, gettare lo spettatore nell’inquietudine. La domanda che ispira lo spettacolo è tratta dai uno dei più noti libri di Bruce Chatwin, grande viaggiatore e narratore con il suo inseparabile Moleskine. L’autore lavorerà proprio sul corpo nella contemporaneità, ancor prima che sul pensiero, sul senso precario dell’esistere in un’epoca che è passata rapidamente, attraverso un ribaltamento quasi, dal corpo attivo del Fordismo degli Anni Settanta del Novecento alla “Milano da bere” (cito l’espressione di Baliani) del corpo edonistico che dura ancor oggi, dell’apparire e della percezione del mondo attraverso il confezionamento delle notizie dettate dal piccolo schermo.
Dopo la festa di inaugurazione seguita alla Conferenza stampa, primo incontro di quest’autunno con il pubblico la presentazione dell’ultimo libro di Marco Baliani, il romanzo “L’Occasione” edito da Rizzoli, raccontato insieme al giornalista Carlo Annese che ci ha proposto una lettura in parallelo con un’altra opera di Baliani, “Corpo di Stato” dedicato all’Affaire Moro.
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