Milano, Antico Oratorio delle Passione di Sant’Ambrogio
Piazza Sant’Ambrogio – a sinistra della Basilica
12 novembre 2013, ore 18.00
Inaugurazione della Personale
Un’esile scia di silenzio
di Roberta Conigliaro
Letture a cura di Antonio Zanoletti, attore
Accompagnamento con la fisarmonica di Maurizio Dosi
Sarà presente l’artista
Roberta Conigliaro incontra Antonia Pozzi
Una scultrice interpreta, si ispira ad una poetessa; la tradizione del sud,
la Sicilia siracusana delle tragedie greche si misura con la Milano del
Novecento del Ventennio e i paesaggi manzoniani; la solidità sensibile di
Roberta con la fragilità ribelle di Antonia. Un incontro al femminile è all’origine
di questa personale.
Le creature di Roberta, ispirate alle poesie della Pozzi, sono discrete e
velate, rivelatrici del pudore siculo, quello stile “Tutto perbene” per dirla
con un’opera magnifica di Luigi Pirandello, dove basta un alito di vento, però,
per far uscire il fuoco della passione da sotto il velo.
La scultrice non è nuova a lavorare in empatia con un testo letterario,
come nella mostra intitolata “Pagine di diario” nel cui catalogo ad ogni
scultura aveva abbinato un testo letterario, di poesia o di prosa a seconda
delle opere. In quel caso però erano nate prima le sculture, e poi a queste
erano stati associati dei testi che l’artista riteneva fossero vicini
all’emozione delle sculture. In questo lavoro, invece, il processo è stato
opposto.
Il titolo della mostra, “Un’esile
scia di silenzio” è la citazione di un verso della poesia “Novembre” dove
Antonia scrive. Al di là della scelta
emozionale ed estetica, Roberta trova in questi versi la condensazione del suo
intento con questa mostra. Sembra strano per una mostra di opere principalmente
in pietra l’idea di esile. Quest’affermazione sembra piuttosto il segno
dell’umiltà e dell’impermanenza che l’artista sceglie per suggellare il proprio
lavoro. La personale è un omaggio alla Pozzi e a quello che lei ci ha lasciato,
la sua eredità. La scultura per Roberta, d’altra parte, è fatta di silenzio,
sia per quel che riguarda il processo creativo, nella solitudine del suo studio
nella campagna romana; sia per il silenzio che circonda le sculture e che l’ha
sempre affascinata. Le sculture sono la scia di silenzio dell’artista, la sua
eredità, come dice la Pozzi “ciò che rimarrà di me”. E un posto così suggestivo
ed intimo come l’oratorio della Passione della Chiesa di Sant’Ambrogio a Milano
sembra il luogo ideale per un dialogo tra i versi della Pozzi e le sculture della
Conigliaro, in una conversazione appena sussurrata.
Le opere sono per lo più in pietra, qualcuna in terracotta ed una sola in
rete metallica ma questa si discosta dalle altre come una sorta di
installazione, una donna a dimensione naturale seduta su una sedia a leggere,
una poesia appunto della Pozzi, la stessa poetessa o una lettrice, o forse la
scultrice. Le altre opere sono più piccole, fino ad un massimo di 70
centimetri. In tutto si tratta di 15 opere (di cui 13 inedite) con l’intento
specifico di una mostra intima, in un luogo la cui scelta è stata fondamentale.
Il percorso si muove tra figure dalle linee estremamente pulite, semplificate,
meno ancorate alla tradizione rispetto ai lavori precedenti, che fissandosi
nella pietra si fanno paradossalmente più dinamiche e leggere in rapporto alle
donne di terracotta che per tanto tempo Roberta ha plasmato. C’è una grande
classicità in queste composizioni nel senso più alto del termine. A ben riflettere se l’arte risponde al gusto,
l’immersione nella natura si rinnova nel piacere eternamente uguale, sia il
mare con le sue rocce e la luce calda del sud o siano i paesaggi rupestri e le
montagne del nord. Per questo il percorso espositivo milanese è allo stesso
tempo nel segno della tradizione e di una grande modernità. Se si visitano di
seguito con lo sguardo le opere senza lasciare lo spazio alla sosta, alla
riflessione meditata, l’impressione che se ne ricava è di struggente
malinconia, sospesa e composta che tende a distendersi in una ricerca di
quiete. C’è un profondo accordo con i versi di Antonia Pozzi con i quali
Roberta non cerca sovrapposizione, né si piega alla didascalia o pretende di
esserne interprete. Cambia i titoli delle opere rispetto alle composizioni, ne
coglie l’essenza e ce la restituisce nel suo vissuto unico di donna di oggi,
senza alcuna filologia stucchevole; per distendere la parola nell’immagine
metafisica di una forza e trasparenza interiore che distilla l’inquietudine
contorta e qualche volta un po’ di maniera di Antonia Pozzi.
Per informazioni:
uff.stampaconigliaro@gmail.com
www.roberta-conigliaro.it
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