lunedì 21 ottobre 2013

Medea - Piccolo Teatro Grassi (Milano)


Venerdì, 18 Ottobre 2013 Ilaria Guidantoni

Dal 17 ottobre al 3 novembre. La Medea è un’Antigone moderna dove lo scontro è tra le leggi del cuore e quelle dello Stato, tra il dolore dell’amore e l’arroganza del potere, tra il femminile che si mette in gioco e lotta fino alla fine e il maschile che si arrende per quieto vivere. E’ la metafora contemporanea dell’esclusione che genera odio, l’umiliazione che provoca rabbia, la violenza che alimenta violenza in una spirale senza fine. Maria Paiato è come sempre grandiosa in questi personaggi lacerati, sofferenti, di una femminilità che si autocensura. Tutto il resto non sono che satelliti, dettagli. Scenografia, luci, musiche, altri interpreti, accompagnano, ruotano intorno al cuore della scena. L’arte pura non ha bisogno di effetti speciali, gesti eclatanti, né di stupire. E’ tutta voce nella sua espressività rabbiosa ma ripiegata su se stessa.
 
Produzione Fondazione Salerno Contemporanea presenta
MEDEA
di Seneca
traduzione e adattamento Francesca Manieri
con Maria Paiato, Max Malatesta
e con Orlando Cinque, Giulia Galiani, Diego Sepe
regia Pierpaolo Sepe
scene Francesco Ghisu
costumi Annapaola Brancia D'Apricena
luci Pasquale Mari
trucco Vincenzo Cucchiara
aiuto regia Luisa concione
foto di scena Pino Le Pera

Diretta da Pierpaolo Sepe, e interpretata da Maria Paiato, Medea è in scena al Piccolo Teatro Grassi, in prima nazionale, dal 17 ottobre al 3 novembre. Dopo il grande successo di Anna Cappelli Maria Paiato si misura con un personaggio estremo e definitivo, ancora guidata dalla potenza rigorosa e visionaria di Pierpaolo Sepe e ancora una volta centra il bersaglio.

Maria Paiato ha una bravura sulla quale si può scommettere ogni volta: è austera, chiusa nella sua tonaca nera, regale e claustrale con un colletto e polsini luccicanti che stridono e ammiccano con uno sguardo sinistro. Quasi rasata, gli occhi sottolineati da un trucco blu, il volto per gran parte dello spettacolo coperto da un velo ricamato. La gestualità è forte ma non sguaiata, bando agli eccessi, il suo dolore che viene fuori con grande vigore è come raccolto, tutto concentrato nella sua voce straziata, nel suo monologo che comincia di spalle al pubblico.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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