lunedì 23 dicembre 2013

Annarita Chierici: dal laboratorio alla scena con le sue "Beatrici"

Domenica, 22 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni

Per chi non vuole essere attore professionista la parola d’ordine è ‘divertirsi’, che per Annarita Chierici, regista e attrice, guida di laboratori teatrali, significa lasciarsi andare e ‘utilizzare’ il teatro come dimensione giocosa, con tutta la serietà che comporta: ritrovare la parte dell’infanzia in se stessi che, com’è noto, prende molto sul serio il gioco. Il teatro è creatività e disciplina, tecnica e affettività, una sfida con se stessi e condivisione. Il teatro è voce e gesto, è prima di tutto respiro, è tutto il corpo che respira e una compagnia quando funziona, respira insieme, all’unisono. E’ con questo spirito che sono nate “Le Beatrici” secondo Annarita.

Al teatro Antigone una serata unica, una sorta di saggio che però si realizza come un vero e proprio spettacolo tratto da “Le Beatrici”, l’omonimo romanzo di Stefano Benni. Abbiamo incontrato Annarita Chierici, regista teatrale e attrice, che ha guidato questo laboratorio: i partecipanti erano tutti non professionisti, la maggior parte dei quali non si era mai misurata con il teatro, tutte donne tranne un allievo, con età comprese tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Un lavoro tutto da inventare che Annarita immagina “come un’esperienza che ognuno fa prima di tutto con se stesso, a cominciare dalla scoperta della respirazione, un gesto automatico e ignorato per lo più. Imparare a respirare significa ripensare al nostro corpo come un tutto e non più sezionato in parti separate e funzionali ma non integrate. Il teatro per i miei allievi è nato da una curiosità, dalla voglia di fare qualcosa di diverso, forse di originale. Ne è nato un percorso complesso che ha coinvolto per molti tutta la persona”.

Seguendo questa sorta di cammino quasi iniziatico, ci avviciniamo dopo una preparazione ‘fisica’ e di rilassamento che molto attinge dal mondo dello yoga, ci introduciamo alla vera e propria recitazione che, se guardiamo a molte altre lingue, dal francese, all’inglese e perfino all’arabo, scopriamo che si dice ‘giocare’.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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