mercoledì 27 novembre 2013

Tre Visioni - Piccolo Teatro Campo d'Arte (Roma)

Martedì, 26 Novembre 2013 Ilaria Guidantoni

Nella forma di una mise en espace, tre personaggi stretti nel palco senza separazione dal pubblico che sembra entrare a tutti gli effetti nella scena, raccontano tre vite allo specchio, la storia di tre sorelle, nell’incendio dello zarismo. Vicende personali e storiche si intrecciano. Alla minuzia degli oggetti di scena, pizzi e merletti che rievocano bene l’atmosfera di un mondo stantio al tramonto che non sembra mai stato giovane, fanno da controcanto tre voci potenti. Due delle sorelle sono interpretate da uomini, costringendo lo spettatore ad un lavoro di straniamento. Sono voci che coprono l’intera recitazione, per altro accennata, soddisfano me che amo molto le voci maschili nel leggere le parti femminili. Forse si potrebbe ridurre ancora la recitazione, lasciarla alla sola figura femminile, per concentrare l’energia, l’emozione e non dar l’impressione, in certi momenti, di un teatro di recupero.

Scene dal parco della luna presenta
TRE VISIONI
di E. Petronio Nicolaj
da “Tre sorelle” di A. Cechov
con Alessandro Calabrò nel ruolo di Irina
Enrico Petronio Nicolaj nel ruolo di Maša
Barbara Esposito nel ruolo di Olga
assistente alla regia/tecnica Stefania Capace

Il 31 gennaio del 1901 va in scena al Teatro d’Arte di Mosca la prima di Tre sorelle di Anton Cechov, storia di tre donne testimoni del tramonto dello zarismo: è il Cechov, “cantore del crepuscolo” che come ne’ “Il giardino dei ciliegi”, per citare la sua opera più famosa, propone uno specchio tra società e famiglia, storia e psicologia, in un rifrangersi continuo che è un infrangersi, come nella pièce proposta al Piccolo Teatro Campo d’Arte. La formula della narrazione, una sorta di mise en espace, enfatizza l’idea di una lezione sulla Russia di quegli anni attraverso la storia di una decadenza familiare: le tre sorelle non possono che limitarsi a vivere quello che il destino ha riservato loro, sebbene di tanto in tanto una desideri calarsi nei panni dell’altra, mentre il pubblico può scegliere chi essere e specchiarsi in una parete laterale.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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