venerdì 6 marzo 2015

“Medardo Rosso. La Luce e la materia”. GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano

Ilaria Guidantoni, 03 Marzo 2015

Dal 18 Febbraio 2015 al 30 Maggio 2015

Curatori Paola Zatti in collaborazione con il Museo Rosso di Barzio

Una retrospettiva di alto valore, per la natura delle opere e per l’aspetto simbolico: omaggio all’artista torinese, con un’esperienza parigina, milanese di adozione. Scultore e fotografo, ribelle all’accademia, precursore del superamento delle barriere tra le arti, di grande modernità, infaticabile sperimentatore di tecniche.

La Galleria d’Arte Moderna di Milano, in collaborazione con il Museo Rosso di Barzio, dedica una grande retrospettiva a Medardo Rosso con un’ampia selezione delle sue opere per dar conto della sua intera vicenda artistica a 35 anni dall’ultima monografica che Milano ha dedicato allo scultore torinese, ma milanese d’adozione, unico artista italiano della sua epoca ad avere un respiro europeo. La mostra è l’occasione per riscoprire un artista troppo a lungo dimenticato. Sebbene a Milano si sia formato all’ Accademia di Brera – tra il 1882 e il 1883 – e qui sia ritornato dopo il periodo parigino, è dal 1979 (quando la Permanente gli dedicò una grande mostra) che la città non lo ospita più. Fino al 1914 i musei pubblici sembravano non accorgersi di lui eppure è stato un grande innovatore e precursore, lontano da ogni etichetta.

L’esposizione, a cura di Paola Zatti, conservatore responsabile della Galleria d’Arte Moderna di Milano, ha un percorso tematico – con 73 pezzi, circa 30 sculture e 10 fotografie - che prenderà avvio con quattro delle più significative opere degli esordi di Rosso, tutte realizzate a Milano e presentate in diverse versioni: il “Birichino”, prima opera comparsa nelle sale di Brera nel 1882; il “Sagrestano”, soggetto comico e quasi spietato del 1883, la “Ruffiana”, dello stesso anno, rappresentazione caricaturale, nel solco della tradizione verista; e “Portinaria”, 1890-1905 dal Museo di Belle Arti di Budapest.

La seconda sezione, La materia, usi e sottrazioni, intende restituire, attraverso diverse versioni di due soli soggetti, rispettivamente la “Rieuse” e “Ecce puer” - il primo abbraccia un arco cronologico ampio, dal 1890 agli anni ’10 del Novecento, il secondo tra gli ultimi affrontati nel 1906 - due temi fondamentali: la sperimentazione materica (l’utilizzo personalissimo e inconfondibile, di gesso, bronzo e cera) e il processo creativo dell’artista che procede, nel suo percorso tormentato, per “sottrazioni”, fino al raggiungimento dell’esito desiderato.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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