giovedì 12 marzo 2015

Clandestini - Teatro de' Servi (Roma)

Ilaria Guidantoni, 11 Marzo 2015

Dal 10 al 29 marzo. Una commedia dolce-amara, più amara che dolce, con qualche nota agra come la vita dei clandestini, quelli del domani e a testa in giù. In un possibile 2031, l’autore immagina siano gli italiani a sbarcare nell’Africa sub-sahariana in cerca di fortuna. Una comicità sincera, un grande affiatamento di squadra che sembra divertire autenticamente gli attori prima che il pubblico. Allestimento e musiche indovinati.

Produzioni La Bilancia presenta
CLANDESTINI
di Gianni Clementi
regia Vanessa Gasbarri
con Marco Cavallaro, Andrea Perrozzi, Antonia Renzella, Alessandro Salvatori
scene Katia Titolo

"Clandestini" è uno spaccato esilarante e per certi versi grottesco di vita quotidiana immaginato in un futuro non troppo lontano - il 2031 dichiarato ad un certo momento quasi per inciso - in cui l'autore, Gianni Clementi, ipotizza un ribaltamento degli equilibri economici mondiali. E’ il mondo cosiddetto occidentale a sbarcare clandestinamente sulle coste di un paese africano per cercar quella fortuna ormai sperperata in patria: in questo caso una colonia di italiani arriva in un paese che potrebbe essere l’Angola. La partenza è giornalistica, con titoli e ritagli di giornali, annunci da un telegiornale, sul grande schermo: c’è un angolo del globo dove ancora le riserve di petrolio garantiscono un futuro, un progetto, la possibilità di sognare. Le promesse spesso però si rivelano illusioni.

Il sogno è quello di una terra promessa come la celebre canzone di Eros Ramazzotti, mito di uno dei protagonisti, una seconda possibilità che è l’altrove, una patria scelta, del cuore: un viaggio metaforico. Per molti, in crisi, l’unica opportunità sembra essere lontano da casa, ricominciando tutto, ma azzerando la vita precedente. Non resta che il bagaglio di ricordi, custodito gelosamente e i vizi che ci inseguono malgrado la nostra volontà.

Il testo di Clementi, con accenti sarcastici, traccia un autoritratto impietoso del nostro essere emigranti, che ci fa riflettere. Sulla scena, in un allestimento articolato e gradevole, l’interno di un ristorante, la pizzeria Bell’Italia - decisamente fuori contesto - fa da cornice alle vicende di quattro personaggi al limite del parossistico. La situazione è pressoché surreale e si svela a poco a poco perché ci vuole un po’ di tempo per capire che le categorie con quali abbiamo a che fare abitualmente si sono ribaltate.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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