mercoledì 11 marzo 2015

Matisse. Arabesque. 5 marzo – 21 giugno. Roma, Scuderie del Quirinale

Ilaria Guidantoni, 07 Marzo 2015

E’ la prospettiva originale il punto di forza della mostra, la lettura della poetica pittorica di Matisse attraverso la suggestione arabo-orientale della decorazione, arabesque come recita il sottotitolo. Interessante l’accostamento a reperti storici di ceramica turca e araba di diverse provenienze ed epoche che hanno influenzato il protagonismo del colore nel pittore francese. E ancora maschere e oggetti provenienti da un mondo “altro e lontano” come il moucharabieh di Fez, quasi tutti provenienti dal museo parigino di Quai Branly dedicato appunto alle civiltà extra-europee. Da segnalare l’attività di costumista per Daghilev che riportano ai suoi viaggi in Russia e a uno scambio che in quegli anni interessò molti artisti.

“La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro.”

La révélation m'est venue d'Orient scriveva Henri Matisse nel 1947 al critico Gaston Diehl: una rivelazione che non fu uno shock improvviso ma - come testimoniano i suoi quadri e disegni - viene piuttosto da una crescente frequentazione dell'Oriente e si sviluppa nell'arco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni.
Proposta dalle Scuderie del Quirinale, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale - Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e Turismo, la mostra è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre e catalogo a cura di Skira editore. In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti - per la prima volta in Italia - dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni.

Curata da Ester Coen, con un comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, “Matisse. Arabesque”, vuole restituire un'idea delle suggestioni che l'Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, suggerisce uno spazio più vasto, un vero spazio plastico e offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della "somiglianza" per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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