Sabato, 22 Febbraio 2014 Ilaria Guidantoni
Il gioco colto e ironico della comicità intelligente e graffiante della cultura italiana che incontra il café chantant, l’engagement della canzone francese che non si prende mai troppo sul serio. Senza essere un omaggio a George Brassens, è un’interpretazione, una traduzione nel senso più nobile, dello spirito prima che della parole. Lo spirito anarchico, insolito, quel narrare storie in musica, rivive nell’agnosticismo divertito di Alberto Patrucco che non delude. L’attualità entra come uno spiffero, una sferzata senza appesantire né ingombrare quelle capacità di mantenere la leggerezza dell’impegno, la filosofia che non necessità di manifesti ma si racconta, appunto, vivendo, con quella nonchalance che conquista e fa innamorare. Tutta francese.
CABARET CHANTANT
racconti da chansonnier
viaggio nella canzone d’autore francese
direzione artistica Giangilberto Monti
PATRUCCO INCONTRA BRASSENS
con Alberto Patrucco, Daniele Caldarini (tastiere), Francesco Gaffuri (bassi)
Reduce dal successo della scorsa stagione, anche quest’anno il Teatro Filodrammatici ospita, in seconda serata, gli spettacoli di Giangilberto Monti che, insieme a numerosi artisti, accompagnerà il pubblico in un percorso tra storia, musica e poesia lungo il Novecento.
Tre spettacoli di narrazione musicale ispirati agli chansonnier francesi da seguire in una suggestiva atmosfera, degustando un buon calice di vino d’autore di Contadi Castaldi, offerto all’ingresso.
"Parlare della canzone francese di qualità o di chansonnier, e quindi di un mondo poetico, maledetto, scintillante e drammatico, non è solo puro revival o esercizio di stile. E' anche conoscere una fase storica irripetibile per le vicende dell'Europa - tra gli anni Trenta e gli anni Settanta - comprendere le radici del nostro cantautorato, lasciarsi affascinare dallo stile scenico di quei cantanti-attori che hanno influenzato il cinema, le arti visuali e la musica stessa, partecipare alle utopie del pubblico che li ha accompagnati, in un viaggio tra mode giovanili e ribellismi generazionali. Oggi, quei testi e quelle melodie, spesso raffinatissime, vengono studiate, esaminate e imitate, più o meno malamente, ma nelle periferie parigine e lionesi, giovani rapper e band emergenti cercano di reinventarle. Il mito si fa rito, come si dice, e dunque la curiosità non smette di spingermi a proporle nei modi che mi sono più naturali: nei dischi, sui libri, ai microfoni di una radio, sul palco di un teatro o di un locale, dovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare questi racconti e queste musiche. Così come la rassegna Maledetti Francesi - che avevo organizzato, sempre a Milano, nel 2010 - questo Cabaret Chantant vuole ricreare quelle atmosfere e quelle sensazioni che, da qualunque parte le si vogliano guardare, propongono cultura poetico-musicale alta, certamente lontana dallo stupidario televisivo e dalla frettolosità di un tempo basso, troppo abituato a sparlarsi addosso e a non riflettere sulle emozioni e la profondità della vita che ci passa accanto".
La recensione integrale su Saltinaria.it
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