mercoledì 19 settembre 2012

Morir sì giovane in andropausa - Teatro Filodrammatici (Milano)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Giovedì 20 Settembre 2012 
18 e 19 settembre. L’esordio è nel segno di una rivisitazione originale del teatro canzone, un cabaret di grande modernità dove testo e musica si fondono grazie alla forte presenza scenica dell’ideatore e interprete dello spettacolo. Formidabili i musicisti che mescolano sonorità diverse, dal jazz al blues fino al rock and roll. Un testo che arriva dritto al cuore grazie all’ironia pungente, delicata come un sorriso amaro, critico ma pesante. L’eterna maledetta giovinezza è la maschera della precarietà dell’Italia: non è un paese per giovani dove la politica è un postificio del nulla. Tema di moda, anche troppo? Sì ma lo spettacolo vale la pena!

Produzione Scena Verticale presenta
MORIR SI’ GIOVANE IN ANDROPAUSA
(atto unico in 8 quadri e canzoni) - Anteprima
spettacolo in cartellone al Teatro Filodrammatici dal 12 al 17 marzo 2013
di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi
con l’interpretazione di Dario De Luca
e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni)
canzoni e musica Giuseppe Vincenzi
arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello
costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari
suono Andrea Dodaro
luci Gennaro Dolce
organizzazione Settimio Pisano
regia Dario De Luca

La stagione del Teatro Filodrammatici si apre con un tema di attualità, giocando d’anticipo con uno spettacolo che sarà in programma per la primavera 2013. L’attacco è ben riuscito e come in un articolo di giornale invita a leggere il seguito. Ottimo esordio che conferma la vocazione all’attualità di questo teatro giovane, pronto alla sperimentazione, alla contaminazione di generi e riletture. Il tema è quello del precariato, simbolicamente incarnato dal protagonista ed ideatore dello spettacolo, calabrese per giunta. La patria della disoccupazione, inoccupazione o ‘inoccupatia’, assimilandola ad una malattia, d’Italia si mette in scena. L’iniziativa ripropone una sorta di cabaret moderno, molto fresco, con delle punte tipiche da teatro sperimentale che tiene conto della tradizione del teatro canzone, da Giorgio Gaber a Enzo Jannacci fino a Paolo Rossi. L’elemento vincente è la continuità di parole che diventano canzoni, canzoni musicate che sfumano nella prosa. Il protagonista convince per l’abilità nel tenere la scena che presenzia, riempie, non invade; la scioltezza naturale del muoversi sul palcoscenico e la bella voce: una sorpresa. Tutti rigorosamente a piedi nudi, una metafora? Nudi di fronte alla vita, scalzi come simbolo di miseria dilagante o semplicemente aderenti alla terra, senza distanze rispetto al pubblico? Forse tutte le cose insieme.

La recensione integrale dello spettacolo su Saltinaria.it

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