Scritto da Ilaria Guidantoni
Venerdì 28 Settembre 2012
Dal 26 al 28 settembre. Dialettica allo stato puro tra la gabbia e il desiderio di liberazione dove il corpo è lo strumento principe. La forza è temperata dalla grazia, dall’abilità possente di giocare con se stessi sfruttando sia l’ironia, sia la complessità dei linguaggi – classico e rituale, contemporaneo – per uno spettacolo totale. La dimensione è la narrazione, non tanto la rappresentazione che travolge; è ricerca sofisticata, simbologia e costante ricerca con uno sforzo di raccontarsi in stili diversi. C’è spazio per la danza, la parola, la voce e il teatro con un uso ampio degli attrezzi di scena. Desh, patria, come meta irraggiungibile, tensione tra le origini da ritrovare e superare e il presente; tra padre e figlio; tra mondi e tempi diversi. Il corpo diventa metafora articolata e versatile del pensiero.
RomaEuropa Festival 2012 presenta in prima nazionale
Akram Khan in
DESHStreaming live on demand su http://telecomitalia.com
ideazione Karthika Nair, Akram Khan
direzione artistica, coreografia, interpretazione Akram Khan
visual design Tim Yip
musiche Jocelyn Pook
disegno luci Michael Hulls
scritto da Karthika Nair, Polar Bear e Akram Khan
drammaturgia Ruth Little
direttore tecnico Fabiana Piccioli
produttore Farooq Chaudhry
co-prodotto da MC2: Grenoble, Curve Leicester, Sadler’s Wells London, Théâtre de la Ville de Luxembourg, Concertgebouw Brugge, sostenuto da Arts Council England
È Akram Khan a inaugurare il RomaEuropa Festival con “Desh”, che la stampa britannica ha definito con l’appellativo essenziale di Capolavoro (“The Observer”), coreografo nato a Londra da genitori del Bangladesh. Al Teatro Argentina si tratta di un ritorno, dopo il successo del 2004. “Desh”, ovvero Patria, è uno spettacolo di contaminazione e dialogo tra linguaggi tradizionali della danza khatak e il contemporaneo; di incontro tra il presente e il passato; di due culture, quella occidentale e quella dei propri avi, soprattutto una meditazione sul tempo e le sue varie declinazioni. Lo spettacolo si presenta, secondo quanto ci ha raccontato lo stesso coreografo in occasione dell’incontro con la stampa, quale tensione tra personale e collettivo, presente e passato, culture e mondi diversi, ovvero l’estensione del conflitto dialettico, proprio della vita nel senso più ampio del termine, quando è apertura ad accogliere registri differenti.
Recensione integrale dello spettacolo su Saltinaria.it
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