sabato 29 settembre 2012

Nasce a Roma il Teatro dei Conciatori, il primo Teatro Studio romano in stile Urban

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Sabato 29 Settembre 2012
Nasce una nuova vita nel cuore del quartiere Ostiense, una sfida alla dimensione urbanizzata massificata, decisamente in contro tendenza: la scommessa è totale: impresari, direttori artistici e interpreti, Gianna Paola Scaffidi e Antonio Serrano, annunciano un cartellone ricco, con nomi importanti. Nello stile di una galleria d’arte urbana dove archeologia industriale e design di tendenza si incontrano, la piccola sala accoglie gli spettatori quasi sul palcoscenico. La voglia di essere sul territorio e nel quartiere per raccontare storie. Così inizia la stagione con un ospite d’eccezione: Paolo Ferrari lettore e narratore, che raccontando si narra.

Il nuovo spazioNasce un nuovo teatro nel cuore del quartiere Ostiense, a due passi dalla stazione Ostiense e dalla fermata metro Piramide, una piccola perla per la città di Roma che offre uno sguardo nuovo nel panorama dello spettacolo della nostra città: è il Teatro dei Conciatori, che prende il nome dalla via che lo ospita.
Questo piccolo spazio si apre discreto come una galleria d’arte, punto di incontro in stile laboratorio come tanti luoghi di questo quartiere, sempre più aperto alla cultura di ricerca, senza essere manierato. Si propone come il primo Teatro Studio romano in perfetto stile Urban. Lo spazio polifunzionale ospita in sala una novantina di spettatori.

L’idea nasce per iniziativa di Gianna Paola Scaffidi e Antonio Serrano, artisti a loro volta, rispettivamente attrice e regista, impresari autofinanziati e direttori artistici. Hanno creduto in un sogno e lo hanno realizzato. La scommessa è coltivarlo giocando a cavallo tra il panorama italiano ed internazionale, grandi nomi del teatro e proposte autoriali, con una ‘produzione propria’.
All’inaugurazione Antonio Serrano ci ha raccontato che “sono quasi 15 anni che condividiamo un percorso artistico lontano dalle ottiche produttive tradizionali. Abbiamo da sempre fatto le nostre scelte quasi a sfidarci per andare oltre i nostri limiti in funzione di una crescita professionale ed umana. Lavoriamo da sempre come compagnia indipendente e chi fa questo nostro mestiere sa perfettamente cosa questo significhi e soprattutto cosa comporti. Ma è proprio la nostra esperienza che ci ha resi forti e immuni alle intemperie dei tempi che cambiano e sempre il nostro percorso ci ha naturalmente fatti approdare dove ora siamo. Era da tempo che rincorrevamo il sogno di aprire uno spazio tutto nostro dove poter ospitare compagnie con un repertorio contemporaneo con una forte componente sociale”.
Gianna Paola Scaffidi ha continuato: “Un Luogo in cui giovani talenti che troppo spesso non hanno spazio potranno esprimere il loro potenziale creativo… abbiamo messo su una squadra davvero notevole”.

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venerdì 28 settembre 2012

Desh - Teatro Argentina (Roma)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Venerdì 28 Settembre 2012
 

Dal 26 al 28 settembre. Dialettica allo stato puro tra la gabbia e il desiderio di liberazione dove il corpo è lo strumento principe. La forza è temperata dalla grazia, dall’abilità possente di giocare con se stessi sfruttando sia l’ironia, sia la complessità dei linguaggi – classico e rituale, contemporaneo – per uno spettacolo totale. La dimensione è la narrazione, non tanto la rappresentazione che travolge; è ricerca sofisticata, simbologia e costante ricerca con uno sforzo di raccontarsi in stili diversi. C’è spazio per la danza, la parola, la voce e il teatro con un uso ampio degli attrezzi di scena. Desh, patria, come meta irraggiungibile, tensione tra le origini da ritrovare e superare e il presente; tra padre e figlio; tra mondi e tempi diversi. Il corpo diventa metafora articolata e versatile del pensiero.

RomaEuropa Festival 2012 presenta in prima nazionale
Akram Khan in
DESHStreaming live on demand su http://telecomitalia.com
ideazione Karthika Nair, Akram Khan
direzione artistica, coreografia, interpretazione Akram Khan
visual design Tim Yip
musiche Jocelyn Pook
disegno luci Michael Hulls
scritto da Karthika Nair, Polar Bear e Akram Khan
drammaturgia Ruth Little
direttore tecnico Fabiana Piccioli
produttore Farooq Chaudhry
co-prodotto da MC2: Grenoble, Curve Leicester, Sadler’s Wells London, Théâtre de la Ville de Luxembourg, Concertgebouw Brugge, sostenuto da Arts Council England

È Akram Khan a inaugurare il RomaEuropa Festival con “Desh”, che la stampa britannica ha definito con l’appellativo essenziale di Capolavoro (“The Observer”), coreografo nato a Londra da genitori del Bangladesh. Al Teatro Argentina si tratta di un ritorno, dopo il successo del 2004. “Desh”, ovvero Patria, è uno spettacolo di contaminazione e dialogo tra linguaggi tradizionali della danza khatak e il contemporaneo; di incontro tra il presente e il passato; di due culture, quella occidentale e quella dei propri avi, soprattutto una meditazione sul tempo e le sue varie declinazioni. Lo spettacolo si presenta, secondo quanto ci ha raccontato lo stesso coreografo in occasione dell’incontro con la stampa, quale tensione tra personale e collettivo, presente e passato, culture e mondi diversi, ovvero l’estensione del conflitto dialettico, proprio della vita nel senso più ampio del termine, quando è apertura ad accogliere registri differenti.

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mercoledì 26 settembre 2012

POESIA & MUSICA * POETRY & MUSIC * POÉSIE & MUSIQUE

Fonderia delle Arti - via Assisi, 31 Roma - SABATO 29 SETTEMBRE 2012 ore 19,00

TERRE SOMMERSE EDIZIONI presenta

POESIA & MUSICA * POETRY & MUSIC * POÉSIE & MUSIQUE

Nell’ambito dell’edizione 2012 del Global Poetic Event–100thousandpoetsxchange http://100tpc.org/
Presentazione dell'audiolibro 
ECOFRASIE


testi di Tiziana Colusso , musiche di Natale Romolo
con la partecipazione alle musiche di Federico Scalas e guest voice Anna Laura Longo,

Edizioni Terre Sommerse 2012

Performances di poesia & musica con (in ordine alfabetico)

Tonino Amendola, Claudio Angelini, Nadia Angelini, Maurizio Angelozzi, Tomaso Binga, Annamaria Bonamore, Riccardo Cancellieri, Niccolò Carosi, Maria Vittoria Catapano, Paola Cipolla, Lorenzo Cioce, Sara Davidovic, Marco Della Porta, Franco Di Luca, Simone Durante, Gianni Fontana, Valeria Faillaci, Fabio Furnari, Carla Guidi & il pianista Matteo Petrone, Pasquale Innarella, Anna Laura Longo, Luigina Lovaglio, Claudio Monachesi, Amedeo Morrone, Rodolfo Maltese, Maria Rita Muliere, Angelo Olivieri, Marco Palladini, Angelo Palombini, Lidia Riviello, Raimondo Venturiello.

OSPITI STRANIERI
Nicole Barrière (Francia), Birgit Cicha (Germania) Ivo Papadopoulos (Italia-Grecia), Thanh-Vân Ton-That (Francia-Vietnam).

Le RIPRESE VIDEO saranno a cura di Iolanda La Carruba


INGRESSO GRATUITO. Obbligatoria la Tessera associativa annuale dell’Ass. FONDERIA DELLE ARTI (2 euro). 

Il Mediterraneo di Pedro Cano

SIPARIO INVISIBILE E PROTAGONISTA DELLA STORIA

Inaugurazione
Giovedì 27 settembre 2012 ore 11.00 – 13.00

Roma, Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali – via IV Novembre, 94

Ai Mercati di Traiano fino al 13 gennaio 2013 in mostra le opere di Pedro Cano, un itinerario nelle meraviglie che nasconde ed esibisce il Mediterraneo, viste e rielaborate con gli occhi dell’artista, che ce le racconta in un gioco di seduzioni cromatiche e mistero.

Presentazione del volume "Riverberi", 3 ottobre ore 18.00 al MAXXI


Mercoledì 3 ottobre 2012, alle 18:00 presso il MAXXI B.A.S.E. – Sala Incontri, via Guido Reni 4, Roma, sarà presentato il libro Riverberi, testi di Gabriele Perretta e fotofonòmetrie di Giuliana Laportella, edito da Onyx Editrice, all’interno della collana Fotofonemi/Eccipienti Creativi.

Proiezione del video 14. Dic. 2010  tratto da Riverberi.

“Riverberi” con foto e scrittura racconta una “vita tra vite”. Meta-narrazioni e immagini particolari, spesso inconfessate, ma anche “messa in campo costante”, “spasmodica”, di avvenimenti, sensazioni e visioni, correspondance(s) per leggere epoche ed esistenze “irrequiete”. Riverberi come tranche de vie: gli analisti, le donne, gli uomini, i paesaggi, la dimensione urbana/politica e così via. Lo “sperimentalismo” si spinge così fino alle verticalizzazioni più ardite, agli accostamenti più inusuali, al gioco di contrasti più netto, fra lo spirito delle cifre, il principium individuationis e la pratica meditativa. Attraverso la ricostruzione dei luoghi timici: l’analisi delle figure dello spazio e della differenza delle percezioni, gli occhi dei protagonisti,gli sguardi ibridati di chi scorge, sfoglia, insegue l’ipotesi “passeggiante” di un effetto plurale e doppio. Ne emerge un “movimento involontario”, un contraccolpo che interroga “l’alterità acustica” di testo e immagine, per giungere a “parole” e “foto” (“scale riverbere del grigio”). Da queste premesse Riverberi innalza il suo sentito panegirico. Perché la co-relazione per questa singolare “scrittura/fotofonòmetrica” è l’apparizione improvvisa del «due», del dissimile, dell’alterità. E’ un’autentica esperienza ontologica “del senza tempo”, un «annuncio di continuità nell’istante».

All’incontro saranno presenti i due autori Giuliana Laportella|Gabriele Perretta.

INTERVERRANNO:
Bruno Corà, Giacomo Daniele Fragapane, Raffaella Perna, Lamberto Pignotti.

Fotografie e testi di “Riverberi” sono esposte presso lo STUDIO VIGATO, da sabato 6 al 27 ottobre
via Santa Marta 19, Milano
orari: martedì/sabato dalle 10,30 -19,30 tel. 3929022843



lunedì 24 settembre 2012

Ciò che resta…Serata di disonore - Domus Talenti (Roma)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Martedì 25 Settembre 2012
 

Un assolo femminile, con un trio di cantanti dal vivo, in un racconto inusuale della propria vita attraverso frammenti e scene di spettacoli teatrali che l’attrice ha impersonato o avrebbe voluto interpretare. Nasce così un racconto autobiografico insolito, guardato nello specchio del teatro come metafora. Bella vecchia scuola di teatro forse un po’ carica, come ormai ci appare la recitazione di scuola. Mancano alcune cuciture e sintesi per rendere più godibile il percorso.

Ingrediente F – Il teatro come non l'avete mai assaggiato presenta
CIO’ CHE RESTA…SERATA DI DISONORE di e con Alessandra Frabetti
e Les Triplettes de Belleville

L'attrice bolognese Alessandra Frabetti ci racconta - coadiuvata dalle musiche dal vivo del gruppo Les Triplettes de Belleville -  “Ciò che resta…Serata di disonore”, un recital con una vena di comicità mista a delusione amara, che ha per protagoniste le donne: donne famose, donne inventate - personaggi delle più grandi pièce - e donne comuni, alle prese con gli stessi problemi e le stesse torture.
Il terzo appuntamento della rassegna al femminile Ingrediente F si concentra su quello che nella vita non si sarebbe desiderato e ci è toccato e sul magico ruolo del teatro, che offre una sponda all’esistenza per poter volare. All’inizio la protagonista ci informa che ci racconterà una storia senza dar luogo al teatro di narrazione e via di seguito con una serie di negazioni, quasi una costruzione retorica per raccontarsi. Lo spettacolo nasce dall’idea di un amico, Ivano Marescotti, che gli commissionò questo lavoro per il suo teatro emiliano ponendo due condizioni: la presenza del trio – belle voci un po’ scanzonate che flirtano con il testo come nella versione nostrana di “Milord” di Edith Piaf – e il racconto di un’esistenza al femminile. Niente di più semplice e complesso allo stesso tempo, secondo la nostra autrice che si rifà ad una domanda della propria figlia – almeno così racconta – che un giorno le chiese “A cosa serve il teatro? C’è già la vita”.

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sabato 22 settembre 2012

Anni ’30, Arti in Italia oltre il Fascismo - Palazzo Strozzi (Firenze)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Sabato 22 Settembre 2012

Dal 27 settembre 2012 al 27 gennaio 2013. Mostra di alto profilo, raffinata e ricca, con un allestimento elegante. Originale la scelta di raccontare a trecentosessanta gradi un periodo storico così ricco di suggestioni e spunti contraddittori, premessa della modernità italiana. Un’ottica semplice quanto per nulla scontata. Panorama completo, di livello elevato senza soffermarsi solo sui soliti noti. Scelta importante delle opere. Didascalie appropriate come raramente accade.

ANNI ’30, ARTI IN ITALIA OLTRE IL FASCISMOPromossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza Psae e per il Polo museale della città di Firenze
Con Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze e Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana
Curata da Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti e Susanna Ragionieri per la sezione Firenze
Main sponsor Banca Cassa di Risparmio di Firenze
Ferrovie dello Stato Italiane, Aeroporto di Firenze, Società Aeroporto Toscano, ATAF, Unicoop Firenze, Firenze Parcheggi



In mostra a Palazzo Strozzi le arti negli Anni Trenta. Dai capolavori di Sironi, Martini, Fontana, Guttuso fino al design, un periodo visto nel suo lato più innovativo e vitale. Si tratta di una rassegna che per la prima volta indossa gli occhiali dell’epoca per guardare in modo diverso e completo un periodo di straordinarie trasformazioni avvenute nel settore delle arti: dalla pittura alla scultura, dal design alla comunicazione di massa. E’ in questo periodo infatti che nascono la pubblicità e i primi manifesti. Sullo sfondo anche la radio, il cinema e i primi rotocalchi, che dalle “belle arti” raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Indovinata la sezione delle foto dell’epoca che illustrano le case e gli ambienti nei quali hanno probabilmente operato gli artisti con gli oggetti che essi stessi hanno realizzato.
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venerdì 21 settembre 2012

Assaggi di stagione al Teatro Filodrammatici di Milano


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Venerdì 21 Settembre 2012

Una stagione nel segno delle storie perché raccontare storie, pescando nella tradizione per trasgredirla, avvicina agli altri, con un effetto catartico per sé e di accoglienza altrui. Suggestioni che portano a scavare nella contaminazione dei linguaggi, nelle nostre debolezze e fragilità al di là dei ruoli professionali, nelle dinamiche dei rapporti di coppia che diventano metafora del rapporto con sé e con l’intimità; e ancora il rapporto con il sociale e l’attenzione alla cronaca contemporanea.

Ritrovarsi all’inizio di una nuova stagione rappresenta al contempo una sfida e una soddisfazione. Si consolida per la stagione 2012-2013 la filosofia di un teatro che racconta storie nel solco di “tradizioni e tradimenti”, un apparente ossimoro che assume la tradizione per rileggerla e trasgredirla, superandola in una proiezione verso il futuro, che dice voglia di innovazione, sperimentazione e attenzione ai giovani. Questo il cuore del messaggio espresso dal Presidente e Vicepresidente dell’Accademia dei Filodrammatici, Carlo Marietti e Antonio Sormani.

Nello stile del teatro, Tommaso Amodio e Bruno Fornasari, direttori artistici, hanno condotto come un talk show, di per sé spettacolo, la presentazione, dando avvio ad un video di scampoli di alcuni spettacoli, un dietro le quinte girato come su un set cinematografico.

La programmazione del teatro è complessa organizzandosi intorno ad un luogo di incontri, dibattiti, eventi, ben più complesso di una semplice stagione teatrale con l’idea di uno spazio da vivere a tutto tondo, radicato nella città. In tal senso è da sottolineare che a breve si definirà una convenzione tra il teatro e il Comune di Milano, in linea con il nuovo approccio culturale dell’amministrazione cittadina. Nell’ambito del ripensamento della cultura per la cittadinanza si iscrive anche la sessione “Illecite visioni”, cofinanziata dall’amministrazione meneghina che porta in scena il tema dell’omosessualità, all’interno di un progetto di accoglienza ampia di Milano ai suoi visitatori e residenti.

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giovedì 20 settembre 2012

Picasso, Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi - Palazzo Reale (Milano)


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Giovedì 20 Settembre 2012

Dal 20 settembre 2012 al 6 gennaio 2013. Una grande retrospettiva dedicata all’artista andaluso, in collaborazione con il Musée Picasso di Parigi, la città dove Picasso aveva scelto la sua residenza: una rievocazione della grande mostra del 1953, invito alla rinascita dopo la guerra; in continuità con la mostra del 2001, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle in una Milano sgomenta. Picasso torna in un momento di crisi profonda e di voglia di rinascimento in una città nella quale è sinonimo di energia vitale. Allestimento sobrio e rigoroso, ampiezza tematica e apertura a raggiera su documenti, foto, disegni, quadri e sculture per abbracciare quasi totalmente l’artista con 200 opere.

PICASSO – Capolavori del Museo Nazionale Picasso di Parigi

Una mostra del Comune di Milano

Main sponsor Il Sole 24 Ore con Unipol

In collaborazione con il Musée Picasso

La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica è Charity partner

Fashion partner Petit bateau

Sponsor Digitalia 08, Gruppo Coin, Publitalia ’80, Radio 24, Radio Deejay, Reggiani Illuminazione

Partner tecnici: Apice, Atm, Samsung, Trenord e Zanotta

La mostra dedicata da Palazzo Reale a Pablo Picasso è certamente impegnativa, come ha ricordato l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Boeri, terzo appuntamento nella città dopo la grande retrospettiva del 1953 e quella del settembre 2001 – che a mio modesto avviso era piuttosto deludente, malgrado la grande operazione di marketing della città – con le quali l’iniziativa odierna si muove in continuità.

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mercoledì 19 settembre 2012

Morir sì giovane in andropausa - Teatro Filodrammatici (Milano)

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Giovedì 20 Settembre 2012 
18 e 19 settembre. L’esordio è nel segno di una rivisitazione originale del teatro canzone, un cabaret di grande modernità dove testo e musica si fondono grazie alla forte presenza scenica dell’ideatore e interprete dello spettacolo. Formidabili i musicisti che mescolano sonorità diverse, dal jazz al blues fino al rock and roll. Un testo che arriva dritto al cuore grazie all’ironia pungente, delicata come un sorriso amaro, critico ma pesante. L’eterna maledetta giovinezza è la maschera della precarietà dell’Italia: non è un paese per giovani dove la politica è un postificio del nulla. Tema di moda, anche troppo? Sì ma lo spettacolo vale la pena!

Produzione Scena Verticale presenta
MORIR SI’ GIOVANE IN ANDROPAUSA
(atto unico in 8 quadri e canzoni) - Anteprima
spettacolo in cartellone al Teatro Filodrammatici dal 12 al 17 marzo 2013
di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi
con l’interpretazione di Dario De Luca
e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni)
canzoni e musica Giuseppe Vincenzi
arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello
costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari
suono Andrea Dodaro
luci Gennaro Dolce
organizzazione Settimio Pisano
regia Dario De Luca

La stagione del Teatro Filodrammatici si apre con un tema di attualità, giocando d’anticipo con uno spettacolo che sarà in programma per la primavera 2013. L’attacco è ben riuscito e come in un articolo di giornale invita a leggere il seguito. Ottimo esordio che conferma la vocazione all’attualità di questo teatro giovane, pronto alla sperimentazione, alla contaminazione di generi e riletture. Il tema è quello del precariato, simbolicamente incarnato dal protagonista ed ideatore dello spettacolo, calabrese per giunta. La patria della disoccupazione, inoccupazione o ‘inoccupatia’, assimilandola ad una malattia, d’Italia si mette in scena. L’iniziativa ripropone una sorta di cabaret moderno, molto fresco, con delle punte tipiche da teatro sperimentale che tiene conto della tradizione del teatro canzone, da Giorgio Gaber a Enzo Jannacci fino a Paolo Rossi. L’elemento vincente è la continuità di parole che diventano canzoni, canzoni musicate che sfumano nella prosa. Il protagonista convince per l’abilità nel tenere la scena che presenzia, riempie, non invade; la scioltezza naturale del muoversi sul palcoscenico e la bella voce: una sorpresa. Tutti rigorosamente a piedi nudi, una metafora? Nudi di fronte alla vita, scalzi come simbolo di miseria dilagante o semplicemente aderenti alla terra, senza distanze rispetto al pubblico? Forse tutte le cose insieme.

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Dal 20 settembre al Teatro Trastevere "Il gufo e la gattina"

Il Gufo e la Gattina

di Bill Manhoff

con Luca Lampronti, Gabriella Petti, Doriano Rautnik
regia di Giuseppe Bisogno
assistenti alla regia Annabella Calabrese e Veronica Loforese 
scene di Luigi Petti 
consulenza musicale di Maurizio Surico 
audio e luci di Pietro Frascaro


Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Trastevere (via Jacopa de' Settesoli) dal 20 al 23 settembre, dal 27 al 30 settembre e dal 4 al 7 ottobre.

Giuseppe Bisogno, alla sua prima prova di regia mette in scena un testo giocato, in modo singolare, sulla coppia. Lui, lei... Felix, Doris. Due personaggi come tanti nella storia della drammaturgia. Felix è uno scrittore fallito con montagne di componimenti spediti agli editori e regolarmente respinti. Così si mantiene facendo il commesso in un negozio di libri e passa la sua vita tra il lavoro e il proprio appartamento nel quale (grazie ad un cannocchiale), si dedica alla osservazione voyeristica dei comportamenti umani, giustificando la propria curiosità come un’attività professionale: “uno scrittore è un osservatore!”...
Lei, Doris, attricetta-squillo con scarsa cultura e nessuna possibilità artistica. Probabilmente, anche grazie alle sue attività para-artistiche, ha girato due spot pubblicitari di poco conto, ma di cui va fiera. 

Lui, lei... Diversi, per certi versi all’opposto, che per volontà del destino - incarnato, in questo caso, nella penna di Bill Manhoff che agisce al di sopra delle loro teste - improvvisamente si trovano uno di fronte all’altra.... 
Questo il primo incontro come lo avrebbe descritto lui: Notte dormo come d’abitudine - dormo e nel buio un rumore - nel buio sento un rumore e chi è? Chiedo - chi è? ripeto... lentamente apro la porta ed è LEI.

Questo il primo incontro come lo avrebbe descritto lei: Quel figlio di puttana viscido schifoso verme bastardo finocchio... mi ha spiata, mi ha vista con un paio di gentiluomini e chissà cos’ha creduto!... Io sono una modella, vacca porca!... e un’attrice!... ho fatto anche due pubblicità in televisione!... ma quella carogna pidocchio bastardo chissà cos’ha creduto e lo ha detto a Gould, il padrone di casa... che mi ha cacciata!... vacca porca mi ha cacciata di casa alle due del mattino... ma ora che vedo quel lurido pidocchio rognoso gliene dico quattro!... DEPRAVERTITO!

Lui, lei... Si incontrano e, naturalmente, si scontrano.


Nello spettacolo di Bisogno la Gattina Doris è una donna naturalmente problematica, insicura e ansiosa, ma piena di una vèrve contagiosa e simpatica che solo le persone semplici sanno avere; mentre il Gufo Felix è arroccato sulla sua presunta superiorità intellettuale che lo spinge a vedere la vita da lontano, attraverso il suo cannocchiale (e in un’epoca dominata da relazioni virtuali, nelle quali ci “rappresentiamo” a distanza e a causa delle quali sempre più raramente ci  incontriamo come esseri umani,  a me pare che ci riguardi molto da vicino).

L’irruzione di Doris nella sua vita spingerà Felix (suo malgrado) a mettere in discussione tutte le sue false convinzioni, costringendolo a fare i conti con sé stesso.
Ambientata negli Anni ’70 del Novecento, questa commedia tratta temi importanti come sesso, incomunicabilità, solitudine e frustrazione, passando però sopra a tutto una mano di vernice così brillante che riesce a farci ridere e divertire anche mentre riflettiamo. 
Doris e Felix sono due personaggi scontrosi e teneri al tempo stesso, con sogni sproporzionati rispetto alle proprie capacità; protagonisti di una favola moderna tra grottesco e paradosso.
“Metterli in scena, mettere in scena le loro “vite” (perché di vite vere si tratta) – spiega il regista - è stata per me un’esperienza fantastica. Io e i miei compagni di viaggio abbiamo riso e abbiamo finito per raccontarci le nostre esperienze sentimentali, perché ci siamo riconosciuti nei personaggi... perché, per quanto assurdo possa sembrare, le dinamiche dei rapporti d’amore sono sempre e da sempre le stesse... e quando il Teatro ci offre la possibilità di vederle da lontano, pur riconoscendoci in esse, non possiamo far altro che ridere di noi stessi...”.
E' una risata liberatoria, che ci permette di non prenderci troppo sul serio. 


Il regista sarà presente alla prima e durante l'ultima settimana di repliche, quando terrà (sempre al Teatro Trastevere) un seminario sull'endecasillabo dantesco e sulla prima Cantica della “Divina Commedia” (dall' 1 al 6 ottobre, dalle ore 15 alle 20). Si tratta di un’iniziativa originale considerando che nella patria del grande poeta fiorentino, solo Giuseppe Bisogno e  Paola Bigatto, docente alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, hanno scelto di affrontarne lo studio partendo dalla struttura metrica per arrivare all'interpretazione.

Giuseppe Bisogno Campano, classe 1967, Attore diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma nel 1990, ha interpretato, tra l’altro,  il deuteragonista di “Cosmetica del nemico” di Amélie Nothomb, per la regia di Martino D'Amico, andato in scena nel 2011 a Roma, al Nuovo teatro Colosseo e alla Cometa Off; interprete di “The Coast of Utopia” di Tom Stoppard, con la regia di Marco Tullio Giordana che ha debuttato al Teatro Carignano di Torino la scorsa primavera e poi in scena al Teatro Argentina di Roma. E’ nel cast di “Re Lear” di Michele Placido prossimamente sulle scene del Teatro Quirino di Roma. Affianca un’attività di docenza e ora anche di regia.

Il comunicato stampa integrale su
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Trametissage, XII edizione del Festival Tramedautore a Milano


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Mercoledì 19 Settembre 2012

Italia-Africa, andata e ritorno, un viaggio per conoscere e per riscoprirsi; un luogo per provare ad elaborare un modello di integrazione oltre l’assimilazione. Allargare gli orizzonti è il solo strumento per leggere la drammaturgia contemporanea, incontenibile nei confini nazionali. La XII edizione di Tramedautore invoca il recupero del teatro italiano d’autore, il lavoro sulla parola, la sua riscrittura in chiave contemporanea senza smarrirne l’origine, così come la sperimentazione dell’altro e dell’altrove, l’emozione quale componente essenziale del dna del continente nero. Uno spazio singolare è riservato al Rwanda e alle donne d’Africa, testimonianze del ruolo catartico del teatro nel sociale collettivo.

Nella suggestione del Chiostro di via Rovello del Piccolo Teatro Grassi la presentazione della XII edizione di Tramedautore, festival internazionale della nuova drammaturgia, curato da Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, con il titolo di TRAMETISSAGE. L'edizione 2012 chiude il viaggio in Africa e torna in Italia concentrandosi sul teatro d'autore.

L'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Stefano Boeri ha portato il saluto evidenziando l'importanza di ampliare le relazioni con paesi lontani, più nelle tradizioni che nello spazio e di valorizzare mondi differenti che già convivono o almeno coesistono nella nostra società e città.

E' importante in tal senso l'apertura alla cultura africana, aprendosi anche ai paesi meno frequentati dall'Europa come il Rwanda al quale è dedicato uno spazio importante.
Il titolo dell'edizione in scena dal 21 al 30 settembre 2012 è "Identità in viaggio", tema fondante del lavoro dell'anno, come ha illustrato Sergio Escobar, Direttore del Piccolo Teatro ad Angela Lucrezia Calicchio, Direttore artistico di Outis.

Il progetto trae spunto da una lettura diacronica dell'evoluzione dello sguardo milanese sull'Africa partendo da una mera curiositas cultural-salottiera per il diverso, alla quale è seguito il conflitto legato all'impatto con l'immigrazione; poi c'è stata l'ubriacatura della globalizzazione e l'utopia che il mercato avrebbe regolamentato tutto, compresa l'intimità di una civiltà. E' seguita, infine, una nuova involuzione, legata alla crisi che ha portato un impaurimento generale ed un ripiegamento dell'Europa su se stessa, a sua volta tornata a dividersi tra Nord e Sud, con l'esclusione di fatto dell'altro. Al contrario è necessario capire che l'identità dell'Europa può svilupparsi solo grazie ad una condivisione allargata.
Questa considerazione ha portato alla riapertura di una trama, "leggere la geografia del mondo è l'unico modo per leggere la drammaturgia contemporanea che non può rinchiudersi nei confini nazionali".

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lunedì 17 settembre 2012

Teatro Franco Parenti: quarant’anni di arte e cultura, tra radicamento nella città e apertura alla dimensione internazionale - la stagione 2012/2013

Recensioni spettacoli teatrali/eventi 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Martedì 18 Settembre 2012
 

Quarant’anni da quel 16 gennaio 1973, data di nascita del Teatro Franco Parenti, sono la maturità e una stagione ancora giovane per un progetto che non è una semplice vetrina ma un laboratorio culturale, con un forte orientamento ai giovani; profondo radicamento nella città e nello stesso tempo apertura internazionale; innovazione nella riscrittura dei testi classici, apertura alla fusione di linguaggi differenti, poesia e musica in testa, e focalizzazione sui problemi sociali e civili. Queste le caratteristiche principali di una stagione ricchissima e articolata presentata da Andrée Ruth Shammah.

L’avvio alla presentazione della stagione è stato dato dall’anima del Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, che ha sottolineato come l’incontro non voglia essere una liturgia celebrativa quanto la condivisione di una rilettura propositiva del presente e preparare il prossimo quarantesimo. Sul numero quaranta si è soffermata illustrando come etimologicamente nella cultura ebraica il “quaranta” indichi anche il riavvio, il ricominciare dall’uno. In tal senso la Shammah ha deciso, simbolicamente e per l’aderenza ai temi storici, tipici della tradizione del teatro, nato da una costola del Piccolo Teatro, di realizzare 40 incontri di 40 minuti l’uno su avvenimenti e temi dell’anno di fondazione del teatro (tutti i giovedì dalle 18.30).
Giuliano Pisapia, Sindaco della città, ha evidenziato che si annuncia una stagione dura quanto significativa per Milano e l’amministrazione sosterrà la missione di un teatro che, sorto sulle ceneri di un cinema a luci rosse Ars, vuol essere la sede dello spettacolo per tutti grazie a molte collaborazioni sul territorio, dalle parrocchie ai consigli di zona, fino alle università. La stagione si annuncia ricca con 31 spettacoli e un progetto dedicato all’Amleto che comprende 6 spettacoli, oltre ad una serie di serate speciali.

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Tara Elise Schlener: in scena fin da bambina, sogna cinema e tv in Italia

Interviste cultura e spettacolo 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Domenica 18 Marzo 2012
 

Una vocazione naturale perché “il teatro è speciale” per il lavoro su se stessi e di empatia con gli altri attori. Per questa donna di marketing ora la scommessa è a due dimensioni, sul piccolo come sul grande schermo.

Abbiamo incontrato questa attrice madre lingua inglese in vista del suo prossimo spettacolo.

Dove la potremo vedere?
In “Prova” che andrà in scena ad aprile in un piccolo teatro di Prati a Roma, spettacolo nel quale si narra dell’attesa delle donne durante la guerra.

L’ultimo lavoro?
A novembre 2011 un testo in inglese che narrava di alcune donne durante varie fasi della loro vita, la loro evoluzione, il rapporto con loro stesse e con il mondo esterno. Io ricoprivo il ruolo della migliore amica della protagonista.

Lei si sente soprattutto attrice di teatro?
Il teatro certamente è ‘speciale’ soprattutto per il lavoro enorme che richiede su se stessi e di empatia con gli altri attori. Il cinema e la televisione sono meno coinvolgenti anche perché si riduce lo scavo interiore sul personaggio. Certo sono ambiti più premianti in fatto di notorietà e dal punto di vista economico.

L'intervista integrale su Saltinaria.it
 

domenica 16 settembre 2012

Nel Lazio, il cinema gira: a Roma si ferma

La gestione della liquidazione del circuito delle sale cinematografiche di Cecchi Gori nel dicembre 2009 prevedeva: un contratto di affitto di rami di azienda dell’intero circuito cinematografico “Cecchi Gori” con durata originaria fissata in sei mesi in  favore delle società MEDIAPORT Cinema Srl, ELLEMME GROUP SpA e FARVEM REAL ESTATE Srl; una promessa di vendita del medesimo complesso aziendale e dei cespiti immobiliari dello stesso in favore, esclusivamente, della predetta MEDIAPORT CINEMA Srl, per un importo complessivo fissato in € 58.500.000,00, da perfezionarsi, in origine, entro un anno dalla stessa stipula.
Ad oggi, l’affitto e la vendita sono stati rinviati con tre proroghe successive, l’ultima è in scadenza in questi giorni e l’importo ancora da versare sembra ammontare a circa 48 milioni di euro.
Le sale in affitto al momento dell’accordo erano : Admiral, Adriano, Ambassade, Atlantic, Broadway, Empire, Gregory, Reale, Roma, Royal, Troisi.
Dopo i 3 anni di affitto, alla chiusura del cinema Roma, da più di un anno, con continue promesse/annunci, mai rispettati,  di riapertura, come sala Monicelli,  sono seguite le chiusure del Metropolitan, nel 2011, e dell’Empire; per il Maestoso non è ancora scongiurato il rischio della chiusura. Anche gli interventi promessi da Mediaport Cinema per il rilancio delle sale (in particolare delle monosale) non sembrano concretizzarsi, visto che molti cinema sono addirittura privati delle più elementari manutenzioni (pioggia dal tetto, riscaldamenti ed aria condizionata malfunzionanti, ecc).
Senza considerare, poi, che molte altre sale rischiano la stessa fine, perché, entro il 2013, è previsto il passaggio al digitale e la fine dei film in pellicola.
Quanto sta avvenendo a Cinecittà è sotto gli occhi di tutti: al posto degli stabilimenti che hanno reso famoso in tutto il Mondo il nostro Paese, vengono proposti centri commerciali ed alberghi.
Non è per caso che le Immobiliari, oltre a Cinecittà,  stiano entrando pesantemente nel settore (vedi progetto di cambio di destinazione d’uso dei locali del Metropolitan o la proposta d’acquisto, in società con Mediaport Cinema Srl,  dell’Adriano e delle altre sale dell’ex circuito Cecchi Gori, situate in zone centrali).
Nel corso degli ultimi venti anni, Roma ha subito la chiusura di tante importanti sale (più di 30) e meriterebbe diversa attenzione e sensibilità da parte delle istituzioni culturali pubbliche e private.  
Quali prospettive per la vita culturale di questa nostra città se il futuro che si prospetta si poggerà sui soli Megaplex, all’interno dei centri commerciali, ed a sei/sette cinema storici?
 

Invitiamo attori, registi e lavoratori dello spettacolo a firmare la petizione popolare contro la chiusura dei cinema a Roma promossa da CUB Informazione sul sito http://www.cubregionelazio.it/
 

venerdì 14 settembre 2012

CONTESTECO – Premio Creare e Comunicare, il concorso artistico più eco del web

Una delle opere in concorso: "La quiete dopo la tempesta"
di Gabriella Frustaci
Dal 19 al 23 settembre 2012
    
Parco centrale del Lago dell’EUR di Roma - Piscina delle Rose

CONTESTECO, il concorso artistico più eco del web, diventa PREMIO CREARE E COMUNICARE 2012



Artisti professionisti o solo creativi appassionati – sensibili ai temi della salvaguardia e tutela dell’ambiente – hanno caricato  foto, corti e opere d’arte sul sito www.contesteco.com, dove è possibile votare l'opera preferita.
Le opere finaliste scelte dalla “giuria popolare” saranno esposte dal 19 al 23 settembre al Parco Centrale del Lago dell’EUR nel corso dell’evento “FAI LA DIFFERENZA – C’E’ LA RE BOAT RACE”, accanto alle opere scelte dalla giuria qualificata.
Infine la votazione che decreterà i vincitori scelti dalla giuria popolare, terrà conto dei soli finalisti e si svolgerà on line dal 10 al 20 Settembre. Questa votazione sancirà i vincitori del concorso secondo la “Giuria Popolare” composta – per l’appunto – esclusivamente dagli utenti registrati al sito contesteco.com. I risultati di quest’ultima votazione, e quindi i vincitori, saranno resi noti Sabato 22 Settembre, durante la serata in cui si consegneranno i riconoscimenti ai partecipanti al concorso CONTESTECO, PREMIO CREARE E COMUNICARE 2012.


mercoledì 12 settembre 2012

Progetto JDPL, the Company Theatre - nasce la compagnia dei giovani diretta dal regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Mercoledì 12 Settembre 2012

A Roma immigra la creatività, nel segno dei giovani, con un progetto di laboratorio permanente per la formazione di figure professionali dello spettacolo. Ad ottobre il via ai cinque mesi di training per debuttare nei festival estivi del 2013. Il progetto nasce dal regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez, prefiggendosi l'obiettivo di un lavoro collettivo e partecipato.

In un'ambientazione tipica da archeologia industriale, all'interno di un loft allestito per incontri e piccoli spettacoli, è stato presentato il progetto di un laboratorio permanente rivolto a giovani artisti per la creazione di una nuova compagnia teatrale.
"E' un progetto ambizioso quanto urgente, proprio in un momento nel quale maestranze e figure artistiche dello spettacolo sono bistrattate", ha raccontato il regista nativo di Medellin, Juan Diego Puerta Lopez, padre dell'iniziativa.

L’idea è nata dall'incontro con Emiliano Raya, insieme con gli autori Luca De Bei e Giampiero Rappa e Federica Picone. L'obiettivo è dare un'opportunità a un gruppo di 30 professionisti tra attori (25) e tecnici. Il nome del progetto? "E’ una sigla che diventerà anche il nome della compagnia che nascerà come recita il sottotitolo in inglese, quale sinonimo di universalità. Gli altri compagni di viaggio, ci ha raccontato il regista colombiano, hanno suggerito il mio nome che è lungo come una telenovela, quindi abbiamo optato per la sigla".
Per gli attori sono previsti cinque mesi di training e quattro di allestimento, quindi una tournée di due anni nelle principali manifestazioni nazionali e festival. In quel momento l'attore da allievo diventerà un professionista retribuito regolarmente e sono già stati presi contatti con alcuni festival e teatri.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

lunedì 10 settembre 2012

Niente più niente al mondo - Domus Talenti (Roma)


Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Lunedì 10 Settembre 2012

Un monologo impressionante per la naturalezza della recitazione. Lo spettatore si immerge anzi sprofonda nella miseria, avviata da un licenziamento, alleviata appena dalla tv accesa dispensatrice di sogni fatui, promozioni e illusioni smaccate da non essere credibili neppure per un disperato. Un monologo al femminile – ingrediente F come recita il titolo della rassegna – annaffiato dal Vermouth, consolazione ‘ferrosa’ di una vita da discount. Lo spettacolo è di un’ironia straziante e rassegnata: una donna sullo sfondo di una Torino desolata, senza più operai né solidarietà.

INGREDIENTE F – Il teatro come non l'avete mai assaggiato 
presenta
NIENTE PIU’ NIENTE AL MONDO
di Massimo Carlotto
regia di Nicola Pistoia
con Crescenza Guarnieri

Lo spazio, al quale si accede da un bel cortile nel centro di Roma, la Domus Talenti - è la rivisitazione in chiave contemporanea del teatro elisabettiano. Gli spettatori su sedie da cucina si dispongono intorno ad una pedana-palcoscenico, mentre altri salgono su una scala a chiocciola di metallo e si affacciano ai balconi su due ordini. Al centro della scena un tavolo da cucina con una brutta tovaglia di plastica e due sedie scompagnate. Immediata la sensazione di trasandatezza, di una cucina di periferia. Sopra vi stanno oggetti sparsi, bottiglie d’acqua minerale comprate al discount, uno scontrino della spesa che da’ il tempo come il metronomo al pianista e l’immancabile compagno Vermouth.

Lo spettacolo "Niente, più niente al mondo", tratto dal romanzo breve di Massimo Carlotto, adattamento di Nicola Pistoia con Crescenza Guarnieri, è un monologo di un'ora. Sola in scena la protagonista indossa una sottoveste cinese da 12 euro e 90 centesimi, un prezzo, una truffa di comunicazione a buon mercato; ha una bottiglia di Vermouth in mano e parla da sola. Sullo sfondo una Torino dei quartieri operai, ormai abbandonati a loro stessi: niente più lavoro, niente produzione e niente operai.

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“Comodamente”- Un percorso sensoriale a Vittorio Veneto: protagonista la meraviglia

Recensioni spettacoli teatrali/eventi
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Domenica 09 Settembre 2012

Dal 7 al 9 settembre la cittadina di Vittorio Veneto, nata dopo l’Unità d’Italia dalla fusione di due agglomerati, Ceneda e Serravalle, ‘saldati’ con la realizzazione di un centro non storico, è stata un fermento di iniziative con 300 incontri e 120 ospiti. La manifestazione, giunta alla VI edizione, ideata e diretta da Claudio Bertorelli, si snoda con una successione di incontri dibattiti, affiancati da laboratori di riflessione filosofica e politica, laboratori di scrittura, e una serie di manifestazioni artistiche: mostre, allestimenti, performance.

Il Festival è promosso dalla Città di Vittorio Veneto e dalla Fondazione Francesco Fabbri; ideato e prodotto dall’USINE centro studi e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Venezia Nordest 2019 e dalla Confcommercio Unascom di Treviso. Partner istituzionali la Provincia di Treviso e la Regione Veneto. Espressione del territorio produttivo le sponsorizzazioni delle aziende, a cominciare da Italcementi. Accanto alla cultura accademica e creativa quella del territorio che innaffia con prosecco e vini selezionati gli aperitivi degli ospiti. Organizzazione e accoglienza restituiscono il meglio della cultura veneta, in una cornice suggestiva.
Il percorso, di alto profilo, senza nomi eclatanti da happening televisivo e mondano, è stato tracciato con la selezione della qualità delle idee, profondità e rigore, attorno al tema della meraviglia, non vana curiositas, quanto motore dell’anima, della conoscenza e delle emozioni, nell’accezione aristotelica del termine.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

domenica 9 settembre 2012

La Personale di pittura di Fernando Masi è dedicata alla sua nipotina Alessia, volata in cielo a sedici anni, nell’Aprile del 2010. Alessia era un’artista e una stella nel firmamento della solidarietà. Per l’occasione sara' presentato il suo libro, Il Cantico delle Creature, illustrato all’età di undici anni e il cui ricavato sarà interamente devoluto all’U.O. di neurochirurgia dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova per sostenere il progetto di ricerca: “Consulenza e diagnosi genetica, studi dei meccanismi genetico-molecolari delle malattie malformative e tumorali del sistema nervoso centrale”.
Sempre per questo progetto l'artista ha realizzato 50 miniature originali e autenticate, invitando amici e collezionisti all’acquisizione.

venerdì 7 settembre 2012

Morir sì giovane e in andropausa - Teatro Filodrammatici, Milano

Il 18 e 19 settembre 2012 per due serate speciali d’inizio stagione e, successivamente, dal 12 al 17 settembre 2012 andrà in scena al Teatro Filodrammatici di Milano lo spettacolo Morir sì giovane e in andropausa di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi.


Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell'età giovane...che non ha ancora l'età per.. contrapposto a vecchio (anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia.
In Italia siamo sempre troppo Giovani per avere diritti sociali che ci spetterebbero, mentre per tutto il resto l'età conta e avanza regolarmente: possiamo dire che abbiamo l'età in lire e i diritti in euro!
Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile.
Un progetto figlio naturale, in senso artistico, di Giorgio Gaber e del suo Teatro-Canzone; nipote acquisito di zio Enzo Iannacci; fratello minore, di secondo letto, di Paolo Rossi.
Canzoni dalle liriche semplici, monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta-quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.


La Omissis Mini Órchestra si forma intorno ad un progetto di teatro-canzone della compagnia Scena Verticale. Nasce in Calabria, dove gli omissis sono una convenzione insita nelle azioni quotidiane. Fortemente voluta da Dario De Luca, è composta da Paolo Chiaia (piano synth earmonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone,flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria epercussioni).

Giuseppe Vincenzi : pianista, compositore, autore e ingegnere informatico, ha all’attivo sei album di teatro-canzone. Scrive musiche per il teatro collaborando con il Centro RAT-Teatro dell’Acquario, il Teatro della Ginestra, La Compagnia degli Untori e il Teatro della Vicinanza ed è autore di colonne sonore per corto e mediometraggi. 
Dario De Luca: regista, drammaturgo e attore calabrese nel 1992 fonda con Saverio La Ruina la compagnia Scena Verticale e dirige dal 1999 Primavera dei Teatri, festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea. Nel 2010 il Premio Speciale UBU 2009 al festival Primavera dei Teatri - X edizione. Da diversi anni svolge attività didattica e di laboratorio; opera nel campo del sociale con progetti finalizzati al recupero di soggetti svantaggiati e/o considerati a rischio. 


serate speciali anteprima
18 e 19 settembre 2012 
repliche
12/17 marzo 2013
MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA
di Dario De Luca 
e Giuseppe Vincenzi
regia e interpretazione Dario De Luca
e con Omissis Mini Órchestra
canzoni e musica Giuseppe Vincenzi
arrangiamenti Paolo Chiaia, Gianfranco De Franco,Giuseppe Oliveto, Emanuele Gallo, Francesco Montebello
suono Gennaro Dolce
luci Gaetano Bonofiglio
organizzazione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
         
Teatro Filodrammatici   
via Filodrammatici, 1 – Milano
Tel. 02.36.72.75.50           

Cinzia Egle Moretti: la vocazione dell’artista a tutto tondo contro la riduzione televisiva


Interviste cultura e spettacolo
Scritto da Ilaria Guidantoni   
Venerdì 09 Marzo 2012

La delicatezza e la raffinatezza di una danzatrice classica cresciuta a Londra; la voglia e la responsabilità di misurarsi con la magia del palcoscenico; la ricerca di un nuovo modo di parlare di scenografia…sul piccolo schermo.

Una figura esile, delicata, elegante e composta nei modi, da vera danzatrice classica, che non ricordavo da tempo. Presentandoci, le chiedo le ragioni del suo nome. “Il mio secondo nome, Egle, è lituano: semplicemente piaceva alla mamma”. Mi racconta di essere cresciuta a Londra, dove ha mangiato pane e cultura. Fin da piccola sua madre, appassionata di teatro e curiosa, l’ha portata a teatro; pertanto l’ambiente del palcoscenico le è diventato naturalmente familiare. La capitale inglese ha favorito poi in generale la contiguità con il mondo dello spettacolo.

Cosa nota di diverso tra la vita del teatro e dello spettacolo a Londra e qui in Italia?
A Londra c’è un maggiore spazio per gli artisti; perfino nei pub si possono affittare degli spazi, anche se si è sconosciuti. Questo rende più semplice esordire e anche i finanziamenti per la cultura e l’arte offrono maggiori garanzie. Quello che ho notato è che in Inghilterra davanti ai teatri c’è sempre la fila. Sono un luogo di richiamo, eppure sono cari. Non solo ma i turisti che vanno a Londra non perdono l’occasione di vedere un musical; mentre i turisti in Italia – che pure vive di turismo – non vanno a teatro. Lo spettacolo è in qualche modo un circuito chiuso.

L'intervista integrale su Saltinaria.it




mercoledì 5 settembre 2012

"Pulp" di Charles Bukowsi al Teatro India, Giovedì 6 settembre 2012

"Pulp" di Charles Bukowski
Teatro India
6 settembre 2012
23.30 / esterno bar / concerto recitato / 45’
ingresso gratuito







attore-voce
Fabrizio Parenti
basso, campionamenti

Stefano Acunzo 
batteria, percussioni
Marco Della Rocca 


“e me ne stavo lì a parlare con i morti” 

Il romanzo, l’ultimo scritto da Bukowski quando già sapeva di essere malato, è un canto gioioso e stoico dedicato a vita e morte, che, in fondo, sono uguali nella loro insensatezza. Nick Belane, il detective più dritto di Los Angeles è un disperato, come chiunque sia nato e attenda di morire. Un torrente di ironia e divertimento che P.A.D. presenta in una delle tre parti in cui ha ridotto (!) il testo, con co-protagonisti del calibro di Celine e della Signora M…….

Sito web

Fabrizio Parenti (al centro)




martedì 4 settembre 2012

Arte tra i libri, itinerario a Comodamente "Home is where I want to be"

Sabato 8 settembre 2012
Serravalle di Vittorio Veneto

Home is where I want to be è una mostra divisa in due abitazioni private, a Vittorio Veneto, e inaugura sabato 8 settembre. 
Otto autori visivi sono invitati ad introdurre tracce della propria ricerca artistica e a produrre interventi a partire dal contesto. La casa, oltre ad essere il contenitore della mostra, è il punto di avvio di una riflessione sulla dimensione domestica e sulla vicinanza. Disegni, fotografie, video e installazioni infittiscono il quotidiano di nuovi significati e mostrano la vera natura dell’arte: uno spostamento di sguardo, un’angolazione privilegiata dalla quale osservare il reale. Il visitatore dispone di una mappa per orientarsi nelle case e può approfondire un lavoro o una ricerca sfogliando pubblicazioni e materiali in salotto oppure attraverso un confronto con gli artisti presenti.

Sono coinvolti nel progetto, a cura di Saul Marcadent:
Carolina Raquel Antich, Stefano Baracetti, Valentina Ciarapica, Giada Fiorindi, Cristiano Guerri, Sara Mognol, Matteo Stocco, Lucia Veronesi.

“Michela, Silvia, Livio e Pietro sono tipi coraggiosi. Affidare la propria casa a qualcuno perché la trasformi in uno spazio espositivo richiede audacia, oltre che fiducia. Fin da subito, però, mi è sembrato non occorresse trasformare nulla perché tutto era già lì, a portata di mano: la parete illuminata dalla luce giusta, l’atmosfera intima e familiare, un divano su cui sedersi guardandosi negli occhi. Cose che ho sempre
cercato – in una galleria o in un museo – ma raramente ho trovato. [...] Home is were I want to be non disturba la tranquillità domestica. Semplicemente, entra a farne parte”. SM 

Sito web

Anna Tognetti: Far ridere in diretta, la mia missione

Interviste cultura e spettacolo 
Scritto da Ilaria Guidantoni    
Giovedì 01 Marzo 2012 

Un volto solare, venuto dal sud, che ha incontrato Cupido nella capitale: è la freccia del teatro contagiosa. Anna è naturalmente in scena: la sua idea di teatro è giocare, ritrovando il sè spontaneo di bambina.


Come ha iniziato a fare teatro?
Mi sono innamorata…del teatro da un giorno all’altro. Prima non ci avevo mai pensato ché, anzi, i ricordi di scuola non me lo avevano fatto amare. Volevo uscire dalla provincia, dalla Puglia, da Castellaneta, la città di Rodolfo Valentino. Mi ero iscritta all’università anche se mia mamma non era d’accordo. Avrei dovuto lavorare e mantenermi agli studi; tanto valeva lavorare e basta. Sono venuta a Roma, giusto per evadere e tutto mi parlava di spettacolo: cinema e teatri; per le strade era una locandina dietro l’altra. In questo set a cielo aperto mi sembrava l’unica cosa possibile. I miei genitori, operai, non volevano crederci ma io sono stata determinata e non ho rinunciato, costruendomi tutta da sola e in modo trasparente. Non devo aggiungere altro.

Ruoli soprattutto comici: per necessità o per virtù?

Mi piace soprattutto far ridere, è come un gioco e mi sento pienamente me stessa. Ed è così che ho affrontato il teatro. Non sento di essere ancora pronta per un ruolo drammatico.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

sabato 1 settembre 2012

"Illuminare" mostra fotografica di Mehmet Okutan

Mercoledì 5 settembre, presso l’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia a Roma in Piazza della Repubblica 55-56, si terrà un Gala in occasione della mostra fotografica “Illuminare” di Mehmet Okutan, con immagini da Akhisar, l’antica città di Thyateira. La mostra, apertasi il 22 agosto con il Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede, resterà a disposizione del pubblico fino al 7 settembre negli orari di apertura degli uffici.

Esattamente come le persone, anche le città hanno storie proprie. In alcune di esse i dettagli sono nascosti e rendono quella storia privilegiata e meritevole di essere raccontata. È quello che fa il fotografo turco Mehmet Okutan con la città di Akhisar. In questa storia le diversità si trasformano in colori, i dettagli in trame, il passato in vita vissuta e i particolari sono ormai da tempo impressi nella memoria della città.

Akhisar è stata costruita nel mezzo della pianura che porta il suo stesso nome, sulla superstrada che porta da Istanbul ad Izmir. Dista 52 km da Manisa, 90 da Izmir e 86 da Balikesir. Con i suoi 1750 kmq di superficie, Akhisar è tuttora una delle maggiori provincie dell’Anatolia Occidentale, anche da un punto di vista economico e demografico. L’economia di Akhisar è legata prevalentemente all’agricoltura e all’industria, ma è in particolare la sua storia millenaria che Mehmet Okutan vuole raccontare al pubblico.

Le informazioni rilevate dalle molte ricerche effettuate ci dicono che Akhisar ha un passato di circa 9.000 anni. Akhisar è stata infatti uno dei primi siti di insediamento umano in Anatolia. I ritrovamenti delle ceramiche, analizzati in laboratorio, hanno confermato che i primi insediamenti si sono verificati negli anni 6-7.000 a.C.

Negli anni 680-540 a.C. è stato riscontrato che entro i confini della Regione di Akhisar (nota ai più con l’antico nome di Thyateira) si è sviluppata la civiltà dei Lidi. Gli abitanti della Lidia sono gli inventori della moneta. Grazie a loro il commercio, basato fino a quel momento sul baratto, è passato all’utilizzo dell’unità di misura monetaria ed è diventato universale. Queste prime monete sono state realizzate con un materiale denominato elektron (una lega di oro e argento ) ed erano a forma di fava. In seguito sono state stampate monete solo in oro e argento e in due formati diversi: su una faccia c’era la figura di un toro con un leone e nell’altra faccia una concavità triangolare o quadrata. Il fatto che si coniassero le monete e che l’organizzazione delle professioni fosse così avanzata ha contribuito a far diventare Akhisar una metropoli. Akhisar è una delle poche città che abbia coniato monete a suo nome.

Negli anni 42-48 d.C. inizia in Anatolia la diffusione del Cristianesimo. Akhisar (Thyateira) è stata la prima città ad accettare il Cristianesimo e diventò una delle Sette Chiese menzionate nella Apocalisse di San Giovanni : Efeso, Smirne, Pergamo, Thyateira, Sardi, Philadelphia e Laodicea.

Akhisar (Thyateira) è oggi una città piena di ricchezze culturali e storiche. Ripercorrere la sua storia attraverso le immagini della mostra sarà come fare un viaggio del tempo.

 
ILLUMINARE
Mostra fotografica di Mehmet Okutan
con immagini da Akhisar, l’antica città di Thyateira
TURCHIA UFFICIO CULTURA E INFORMAZIONI

Gala (aperto al pubblico) : mercoledì 5 settembre 2012, ore 17.00
Periodo espositivo : 22 agosto - 7 settembre 2012
Orari mostra : 9.00 - 17.00 (dal lunedì al venerdì) - Piazza della Repubblica 55/56, Roma
www.turchia.it



Ingresso gratuito