giovedì 17 settembre 2015

Teatro da mangiare? - Teatro Argentina (Roma)

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 15 Settembre 2015

Una serata singolare in cui teatro e vita si mescolano rompendo le barriere tra spettatori e interpreti anche nell’assetto, che racconta un momento di condivisione del nutrimento che è cibo e parola, il cui risultato è un ornamento, senza decorativismo né manierismo. E’ una storia raccontata della quale si raccolgono e si vivono frammenti; un’esperienza di teatro partecipativo con artisti talentuosi, lontani da ogni estetismo e improvvisazione ammiccante della moda che unisce il cibo alla cosiddetta cultura. Un’occasione preziosa.

Produzione Teatro delle Ariette presenta
TEATRO DA MANGIARE?
di Paola Berselli e Stefano Pasquini
regia Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini

La nuova stagione del Teatro di Roma si è aperta con un triplice omaggio al Teatro delle Ariette, che da 25 anni pungola il teatro ordinario con i suoi riti che mescolano scena e vita, lavoro della terra e ritorno al grado zero del teatro come uno dei tre interpreti, Paola Berselli, racconta citando Edith Piaf in “Je ne regrette rien” e il suo ricominciare da zero. Dal 10 al 13 settembre il loro celebre “teatro a tavola” per pochi commensali, "Teatro da mangiare?", è stato allestito in forma di banchetto sul palcoscenico del Teatro Argentina, prima proposta di una trilogia che porterà al Teatro India un rito in roulotte dedicato a Pier Paolo Pasolini (17/22 maggio) con soli sei spettatori per replica e l’ultima creazione Sul tetto del mondo (24/29 maggio).

“In scena” è il racconto autobiografico della vita dei tre interpreti e in particolare di una coppia nell’arte come nella vita che si confessa perché, come ha sottolineato Stefano Pasquini, il pubblico vuole storie personali, intimamente vissute, per ascoltarne le emozioni e nelle quali riconoscersi, naturalmente leggendole attraverso il proprio vissuto. All’indomani della caduta del muro di Berlino nel 1989, quasi con un senso di colpa, i due giovani lasciano il teatro per uscire fuori da quell’engagement che è pur sempre “dentro” il potere, gli schemi, e stare assolutamente “off”, ripercorrendo le vie dell’utopia fuori dalla collettivizzazione dei sogni e in qualche modo, paradossalmente, dal loro irrigidimento dentro le istituzioni.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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