Scritto da Ilaria Guidantoni Giovedì, 10 Settembre 2015
Un’idea originale, una grande mole organizzativa e un’ambizione che pare una sfida: raccontare la maternità nell’arte dal passato al presente con circa 400 opere e un’attenzione focalizzata al presente, alla forza dirompente della dissacrazione, della rappresentazione che scardina i parametri universali e tradizionali come metafora di un rovesciamento del senso della vita. Interessante, da vedere quale spunto di riflessione e stimolo per ripensare la femminilità, l’eros, l’idea stessa del vivere. Manca forse il racconto, il percorso e il senso di svolgimento. L’unitarietà è data solo dal tema.
Una promessa forte come un guanto di sfida. Raccontare la maternità nell’arte e attraverso l’arte, il senso della maternità che diventa metafora della vita, sua interpretazione e senso. Un tema molto classico per una presentazione originale e imponente. Con opere di oltre 127 artisti internazionali e un allestimento di quasi 2000 metri quadri al "piano nobile" di Palazzo Reale, la mostra analizza infatti l'iconografia e la rappresentazione della maternità nell'arte e nella cultura visiva del ventesimo e ventunesimo secolo, dalle avanguardie fino ad oggi. Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con un ampio spazio dato alla fotografia, ai giornali, riviste e spezzoni di film. Curata da Massimiliano Gioni, la mostra promossa da Comune di Milano - Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo in città 2015 della quale BNL Gruppo BNP Paribas è main sponsor.
Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. Archetipo e immagine primordiale, la madre e la sua versione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intimamente legati all’immagine dell’Italia. La Grande Madre vuol essere una mostra sul potere della donna: partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione passa in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri, dagli aspetti quotidiani del trucco, a temi scottanti e profondi come la violenza, la tortura e la miseria.
Difficile riassumerla per il suo andamento zigzagante nel tempo, nello spazio e nei meandri di un tema che è difficile esaurire e forse anche percorrere in modo lineare.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Nessun commento:
Posta un commento