lunedì 21 settembre 2015

Dalle suggestioni all’immagine, quando la realtà è sogno

Scritto da  Ilaria Guidantoni Domenica, 02 Agosto 2015

Immagini come composizioni surrealiste, interattive talora, ologrammi proiettati dove la tecnologia è protagonista e sostituisce senza sminuire il lavoro del pennello. Il fiorentino Michelangelo Bastiani parte dall’incontro delle suggestioni dell’immagine interiore che è dissolvenza, sogno, contaminazione tra fantastico e visivo per restituire agli occhi degli altri visioni di una natura in-naturale, sentita, attraversata.

Siamo tornati a Pietrasanta nella Galleria di Barbara Paci per la seconda puntata del percorso De rerum natura, tra arte e natura a sostegno della difesa della natura con il contest degli oggetti firmati dagli artisti, questa volta per immergerci nelle acque. Infra terram della quale abbiamo già accennato nell’articolo precedente dedicato all’iniziativa, vede due artisti complementari per chi decide di compiere questo percorso: Lia Pascaniuc, di origine rumena e Michelangelo Bastiani che abbiamo incontrato. La prima artista parte dalla fotografia della realtà là dove l’artista con il quale abbiamo conversato arriva a dama, con un’idea fluida della percezione.
Michelangelo ha studiato all’Istituto d’Arte di Firenze e successivamente si è laureato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nella scuola del Maestro Gustavo Giulietti; quindi ha lavorato ed esposto in California e a New York dove ha frequentato l’Art Students League, la scuola newyorchese di grandi artisti come Edward Hopper e Frank Stella. Lavora con la tecnologia della computer video arte dal 2007. Ha esposto in gallerie e musei a New York, Londra, Houston, Città del Messico, Istanbul, Kiev e nelle maggiori città italiane.

La scelta di utilizzare la tecnologia al posto del pennello: come nasce e con quale intento?
Ho studiato pittura e le tecniche della pittura tradizionale, ma sempre con l’interesse ai nuovi materiali e strumenti legati alla contemporaneità. Dal 2007 ho intrapreso una ricerca legata al computer e in generale alla video arte. Negli anni ho sentito la necessità di dover coinvolgere lo spettatore in maniera più preponderante attraverso l’interattività diretta. I miei video interattivi si modificano al passaggio o movimento dello spettatore di fronte all’opera, o nel caso delle video proiezioni quando si calpesta la superficie dell’opera o proiettata sul pavimento. Proprio così: i visitatori devono calpestare l’opera, con gentilezza però… Il video interattivo è un happening perenne dove l’opera vive e si modifica nel tempo.

Come cambia il rapporto con lo spettatore nell’interattività della “nuova” arte rispetto alla partecipazione emotiva tradizionale?
Il coinvolgimento diretto dello spettatore rende l’opera in continua mutazione quindi con variabili infinite. La relazione tra opera e osservatore si rende più forte trasformando l’osservazione tradizionalmente passiva in attiva. L’interesse dei bambini e la loro partecipazione entusiasta esalta il concetto di arte popolare, inteso e volto ad abbracciare una gran parte del pubblico, quindi un’arte non più legata ad una élite capitanata da un grasso e/o occhialuto critico, ma che su più livelli di coinvolgimento culturale può interessare anche i meno esperti.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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