martedì 16 dicembre 2014

Tiziana Foschi: debutto a Roma con “Lettere di Oppio”, il nuovo testo di Antonio Pisu

Ilaria Guidantoni, Giovedì 11 Dicembre 2014

Tiziana Foschi torna in teatro con il nuovo testo del giovane autore Antonio Pisu “Lettere di Oppio”, che debutta a Roma dal 9 al 14 dicembre al Cometa Off. Attrice estremamente versatile, Tiziana Foschi qui nelle vesti della protagonista, la signora Wellington, spazia dal comico al drammatico, dando corpo a una donna particolarmente intensa. Il testo di Antonio Pisu ci accompagna in un’epoca affascinante, parlandoci di dinamiche tra esseri umani eterne nel tempo. Una storia sempre attuale, narrata con taglio moderno, che fa divertire, riflettere e appassionare. Accanto a Tiziana Foschi sul palco troviamo l’autore Antonio Pisu, nei panni del giovane maggiordomo.

Partiamo dal testo: com'è caduta la scelta su questo testo e qual è la metafora dell'oppio in quel contesto?
L'argomento è solleticante nella letteratura e citato spesso in quel periodo, da Baudelaire a Verlaine e la sua fée verte, che in effetti era l’assenzio in concentrazioni quasi allucinogene, fino ovviamente a De Quincey e alle sue "Confessioni di un fumatore d’oppio".

Per quanto riguarda questa prima domanda, credo sia più esplicativa una risposta dell’autore Antonio Pisu, secondo il quale "la scelta della parola oppio rimanda al periodo in cui è ambientata la pièce. La guerra dell'oppio, durata quasi vent'anni tra Inghilterra e Cina, fa da sfondo a una vicenda che coinvolge una nobildonna inglese e il suo maggiordomo (a sua volta oppiomane). Secondo me è un'immagine potente il fatto che più di cent'anni fa due super potenze mondiali combattessero per il monopolio commerciale di quella che oggi è considerata una droga. Oggi lo fanno per il petrolio ma poco cambia; entrambe infatti sono risorse di cui l'uomo usufruisce".
Quando qualche mese fa ho letto questo testo ho avuto un vero colpo di fulmine. Da tempo cercavo una storia che il pubblico potesse sintetizzare nella parola “deliziosa” ed è proprio questa parola che ripetono i commenti dei più all’uscita del teatro o il mattino dopo sui social network.
Nell’Ottocento a Londra frequentare le “oppierie” era abitudine diffusa e quando l’oppio entra attivamente anche nella storia tra il maggiordomo e la signora borghese, saltano tutti i riti formali propri della loro differenza di classe sociale, di uomo-donna, di età. L’oppio dà la possibilità a questa storia di insinuare verità nascoste e il tema costante della solitudine che attraversa tutta la commedia; tutto ciò con grande ironia e molto divertimento per il pubblico.

L'intervista integrale su Saltinaria.it

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