martedì 16 dicembre 2014

Amleto - Teatro Litta (Milano)

Ilaria Guidantoni, Sabato 06 Dicembre 2014

Dal 27 novembre al 7 dicembre la Compagnia Teatro Libero è in scena presso il Teatro Litta di Milano con l'"Amleto" di William Shakespeare, proposto con la regia e l'interpretazione di Corrado d’Elia. Versione metropolitana, resa contemporanea, scomposta in quadri di esposizione con dissolvenze luminose e sonore, stridenti, come i sentimenti violenti di Amleto. Una rilettura quasi psicoanalitica dalla parte di Amleto, un’autoanalisi tra follia, coscienza, desideri contrastanti di vendetta e di giustizia: dove finisce l’una e inizia l’altra? Una prospettiva originale, leggermente claustrofobica e ossessiva, un lavoro di grande sforzo per gli attori che devono inserirsi con agilità in una macchina complessa. Ottima l’interpretazione corale. Testo smembrato, ridotto, mai snaturato.

Compagnia Teatro Libero presenta
AMLETO
di William Shakespeare
progetto e regia Corrado d'Elia
con Corrado d'Elia, Giulia Bacchetta, Alessandro Castellucci, Gianni Quillico, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Andrea Tibaldi, Marco Biraghi, Gaia Insenga
scene Fabrizio Palla
luci Alessandro Tinelli
fonico Giulio Fassina
foto di scena Angelo Redaelli
assistente alla regia Andrea Lisco

"Mettere per iscritto le proprie impressioni dell’Amleto rileggendolo anno dopo anno significa virtualmente stendere la propria autobiografia, perché noi diventiamo sempre più esperti della vita, e così Shakespeare sembra contenere ciò che abbiamo appreso".
(Virginia Woolf, Charlotte Brönte, in The Essays of Virginia Woolf, Londra 1987).

“…Mi intimidisce parlare di lui. Si rischia sempre di cadere nel banale, nel già detto. Posso dire che Amleto è una sorta di crocevia dove si incontrano tutte le strade della vita”(Patrice Chereau)

Amleto è un’opera complessa la cui struttura è capace di abbracciare verità e finzione, razionalità e follia, amore e odio, sentimenti primitivi ed estremizzati, quasi resi metafora del sentire umano, come accade sempre in Shakespeare, per questo motivo il vero erede - a mio parere - della tragedia classica.

In quest’opera non c’è un intreccio secondario, l’attenzione è tutta concentrata sul protagonista anche quando non è in scena e la rilettura di Corrado d’Elia - già apprezzato nella rappresentazione di tragedie e storie classiche, anche se scritte da autori moderni - si focalizza sulla dimensione esistenziale psicologica. L’ambientazione contemporanea, senza scena, un box metallico, quasi una prigione, fondale fisso, esaspera ma cattura ulteriormente questo tipo di angolazione. Allo stesso modo i costumi, vestiti di tutti i giorni di gente qualunque, sottolineano la forza dirompente dell’animo umano. Unica concessione l’abito rosso in raso della madre di Amleto che la rende un po’ femme fatale, un po’ prima donna d’avanspettacolo, provocante e meschina insieme, regale solo simbolicamente.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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