Venerdì, 27 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Una versione modernizzata di una delle favole più amate, più classiche e in fondo più semplici mai scritte. E’ amabile questa realizzazione con interpreti capaci, soprattutto nel gestire le marionette, dando loro movimento, ironia, carattere. Un allestimento semplice ma curato, garbato, con un tocco di ilarità. E’ un modo per rileggere insieme e attraverso gli occhi dei bambini come può essere universale il sogno, anche se i tempi mutano e i costumi assumono una nuova forma.
CENERENTOLA
di Charles Perrault
adattamento del testo e regia Stefania Mannacio Colla
marionette realizzate da Cosetta Colla e Margie Barbetta
scene realizzate da Luca Passeri e Alessandro Testa
stagista scenografa Chiara Amaltea Ciarelli
con Sara Drago nel ruolo di Cenerentola e Carlo Decio nel ruolo del Principe
immagini di Antonella Pandini
Natale è il tempo dei bambini ed anche un’occasione, condividendo del tempo con loro più che in altri momenti, di riscoprire il mondo dell’infanzia, di leggerlo attraverso i loro occhi e di rileggerlo. Il teatro per bambini è tutt’altro che banale ed è molto più che un gioco da ragazzi.
Nel centro di Milano dietro la minuscola facciata di una chiesa che non c’è più sorge il teatro Arsenale detto ormai teatro Colla, perché teatro per attori e burattini realizzati dalla compagnia di Gianni e Cosetta Colla. L’interno scarno, completamente nero, avvolge come in una sorpresa.
La recensione integrale su Saltinaria.it
lunedì 30 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
Annarita Chierici: dal laboratorio alla scena con le sue "Beatrici"
Domenica, 22 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Per chi non vuole essere attore professionista la parola d’ordine è ‘divertirsi’, che per Annarita Chierici, regista e attrice, guida di laboratori teatrali, significa lasciarsi andare e ‘utilizzare’ il teatro come dimensione giocosa, con tutta la serietà che comporta: ritrovare la parte dell’infanzia in se stessi che, com’è noto, prende molto sul serio il gioco. Il teatro è creatività e disciplina, tecnica e affettività, una sfida con se stessi e condivisione. Il teatro è voce e gesto, è prima di tutto respiro, è tutto il corpo che respira e una compagnia quando funziona, respira insieme, all’unisono. E’ con questo spirito che sono nate “Le Beatrici” secondo Annarita.
Al teatro Antigone una serata unica, una sorta di saggio che però si realizza come un vero e proprio spettacolo tratto da “Le Beatrici”, l’omonimo romanzo di Stefano Benni. Abbiamo incontrato Annarita Chierici, regista teatrale e attrice, che ha guidato questo laboratorio: i partecipanti erano tutti non professionisti, la maggior parte dei quali non si era mai misurata con il teatro, tutte donne tranne un allievo, con età comprese tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Un lavoro tutto da inventare che Annarita immagina “come un’esperienza che ognuno fa prima di tutto con se stesso, a cominciare dalla scoperta della respirazione, un gesto automatico e ignorato per lo più. Imparare a respirare significa ripensare al nostro corpo come un tutto e non più sezionato in parti separate e funzionali ma non integrate. Il teatro per i miei allievi è nato da una curiosità, dalla voglia di fare qualcosa di diverso, forse di originale. Ne è nato un percorso complesso che ha coinvolto per molti tutta la persona”.
Seguendo questa sorta di cammino quasi iniziatico, ci avviciniamo dopo una preparazione ‘fisica’ e di rilassamento che molto attinge dal mondo dello yoga, ci introduciamo alla vera e propria recitazione che, se guardiamo a molte altre lingue, dal francese, all’inglese e perfino all’arabo, scopriamo che si dice ‘giocare’.
L'intervista integrale su Saltinaria.it
Per chi non vuole essere attore professionista la parola d’ordine è ‘divertirsi’, che per Annarita Chierici, regista e attrice, guida di laboratori teatrali, significa lasciarsi andare e ‘utilizzare’ il teatro come dimensione giocosa, con tutta la serietà che comporta: ritrovare la parte dell’infanzia in se stessi che, com’è noto, prende molto sul serio il gioco. Il teatro è creatività e disciplina, tecnica e affettività, una sfida con se stessi e condivisione. Il teatro è voce e gesto, è prima di tutto respiro, è tutto il corpo che respira e una compagnia quando funziona, respira insieme, all’unisono. E’ con questo spirito che sono nate “Le Beatrici” secondo Annarita.
Al teatro Antigone una serata unica, una sorta di saggio che però si realizza come un vero e proprio spettacolo tratto da “Le Beatrici”, l’omonimo romanzo di Stefano Benni. Abbiamo incontrato Annarita Chierici, regista teatrale e attrice, che ha guidato questo laboratorio: i partecipanti erano tutti non professionisti, la maggior parte dei quali non si era mai misurata con il teatro, tutte donne tranne un allievo, con età comprese tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Un lavoro tutto da inventare che Annarita immagina “come un’esperienza che ognuno fa prima di tutto con se stesso, a cominciare dalla scoperta della respirazione, un gesto automatico e ignorato per lo più. Imparare a respirare significa ripensare al nostro corpo come un tutto e non più sezionato in parti separate e funzionali ma non integrate. Il teatro per i miei allievi è nato da una curiosità, dalla voglia di fare qualcosa di diverso, forse di originale. Ne è nato un percorso complesso che ha coinvolto per molti tutta la persona”.
Seguendo questa sorta di cammino quasi iniziatico, ci avviciniamo dopo una preparazione ‘fisica’ e di rilassamento che molto attinge dal mondo dello yoga, ci introduciamo alla vera e propria recitazione che, se guardiamo a molte altre lingue, dal francese, all’inglese e perfino all’arabo, scopriamo che si dice ‘giocare’.
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Il nuovo allestimento del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria diventa una festa della città
Domenica, 22 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
I Bronzi di Riace tornano in esposizione a Reggio Calabria e intorno alla loro presenza si costruisce un itinerario: è il nuovo allestimento del museo della Magna Grecia messo a punto da Paolo Desideri e inaugurato sabato 21 dicembre dal Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. L’idea è di realizzare con questo appuntamento una festa della città che a partire dalle due statue, famigerate, riscopra la propria vocazione mediterranea. Il museo non vuol essere solo un grande contenitore espositivo, ma un percorso divulgativo ed emozionale che accompagni il visitatore e possa servire come un faro per essere un punto di partenza di una rete sul territorio di musei e parchi archeologici. E’ questo il lavoro al quale ha teso il Soprintendente dei Beni Archeologici di Reggio Calabria, Simonetta Bonomi.
Entrando nel nuovo museo della Magna Grecia a Reggio Calabria, dopo l’ingresso, si accede nell’area di accoglienza e book shop, una sorta di corte chiusa con elementi architettonici rigorosi che ben si sposano con la struttura esterna: tutto bianco – a terra una materiale lapideo di fabbrica, e nelle cornici delle finestre un si intravede tocco di rosso. Poi l’effetto meraviglia: dalle due grandi teche si vedono i due Bronzi di Riace, le star del museo e quindi il Kouros, nella teca di sinistra accanto al bronzo A e la testa del filosofo, dall’altra parte accanto al Bronzo B. Un effetto meraviglia che però è come sospeso perché nell’idea dell’allestimento museale si dovrebbe giungere al ‘cuore’ solo dopo la visita del primo piano il cui assetto non è ancora completo. Abbiamo incontrato Simonetta Bonomi, Soprintendente per i Beni Archeologici a Reggio Calabria, che conosce ormai bene la città dove lavora da quattro anni e che ci ha raccontato la filosofia dell’iniziativa. Per ora è visitabile solo il piano terra, aperto con sei mesi d’anticipo rispetto alle previsioni di giugno 2014, quando sarà inaugurato invece il primo piano. Il progetto trova il proprio cuore e richiamo nelle due statue di grande fama, ma l’idea è di non mettere in ombra gli altri reperti. Ad essi infatti si giunge alla fine del percorso che dovrebbe rendere il visitatore più consapevole sui temi storici della Calabria più antica e greca, fino all’avvento dei popoli italici che distrussero la Magna Grecia, mentre una parte residuale è dedicata alla civiltà romana. Questo museo è concepito come la stella di una costellazione di musei, da quello di Sibari, a quello di Locri, o Crotone e dei parchi archeologici.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
I Bronzi di Riace tornano in esposizione a Reggio Calabria e intorno alla loro presenza si costruisce un itinerario: è il nuovo allestimento del museo della Magna Grecia messo a punto da Paolo Desideri e inaugurato sabato 21 dicembre dal Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. L’idea è di realizzare con questo appuntamento una festa della città che a partire dalle due statue, famigerate, riscopra la propria vocazione mediterranea. Il museo non vuol essere solo un grande contenitore espositivo, ma un percorso divulgativo ed emozionale che accompagni il visitatore e possa servire come un faro per essere un punto di partenza di una rete sul territorio di musei e parchi archeologici. E’ questo il lavoro al quale ha teso il Soprintendente dei Beni Archeologici di Reggio Calabria, Simonetta Bonomi.
Entrando nel nuovo museo della Magna Grecia a Reggio Calabria, dopo l’ingresso, si accede nell’area di accoglienza e book shop, una sorta di corte chiusa con elementi architettonici rigorosi che ben si sposano con la struttura esterna: tutto bianco – a terra una materiale lapideo di fabbrica, e nelle cornici delle finestre un si intravede tocco di rosso. Poi l’effetto meraviglia: dalle due grandi teche si vedono i due Bronzi di Riace, le star del museo e quindi il Kouros, nella teca di sinistra accanto al bronzo A e la testa del filosofo, dall’altra parte accanto al Bronzo B. Un effetto meraviglia che però è come sospeso perché nell’idea dell’allestimento museale si dovrebbe giungere al ‘cuore’ solo dopo la visita del primo piano il cui assetto non è ancora completo. Abbiamo incontrato Simonetta Bonomi, Soprintendente per i Beni Archeologici a Reggio Calabria, che conosce ormai bene la città dove lavora da quattro anni e che ci ha raccontato la filosofia dell’iniziativa. Per ora è visitabile solo il piano terra, aperto con sei mesi d’anticipo rispetto alle previsioni di giugno 2014, quando sarà inaugurato invece il primo piano. Il progetto trova il proprio cuore e richiamo nelle due statue di grande fama, ma l’idea è di non mettere in ombra gli altri reperti. Ad essi infatti si giunge alla fine del percorso che dovrebbe rendere il visitatore più consapevole sui temi storici della Calabria più antica e greca, fino all’avvento dei popoli italici che distrussero la Magna Grecia, mentre una parte residuale è dedicata alla civiltà romana. Questo museo è concepito come la stella di una costellazione di musei, da quello di Sibari, a quello di Locri, o Crotone e dei parchi archeologici.
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L'Uomo-Carbone 10/12 gennaio 2014 Teatro Kopò, Roma (metro A/ Numidio Quadrato)
venerdì 20 dicembre 2013
Omaggio a Morricone - Teatro Sistina (Roma)
Giovedì, 19 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Uno spettacolo al quale si va ad occhi chiusi in quanto costituito da buona musica ben suonata, accompagnata dalla voce calda di un attore di singolare bravura verso il quale non si può che provare affetto, da bei corpi che muovono la scena in armonia e con voluttà virtuosa, mentre le note e il rimando ai film che sono ormai nel nostro immaginario collettivo non possono deludere. Così è, anche se restano frammenti di un intreccio dove le parti si nutrono una dell’altra; mentre forse si fatica un po’ a trovarne la regia, l’unità. Ci si chiede se e cosa volesse dire. Ma forse vuole solo comunicare emozioni. E allora non resta che lasciarsi cullare.
GIANCARLO GIANNINI VOCE RECITANTE PROTAGONISTA A TEATRO DI UN GRANDE OMAGGIO A ENNIO MORRICONE
da un’idea di Mauro Di Domenico, chitarrista, compositore ed arrangiatore
che dirige l’ Orchestra di Cinecittà
Lunedì 16 dicembre al Teatro Sistina di Roma, Giancarlo Giannini e Mauro Di Domenico sono stati i protagonisti di una serata omaggio al grande compositore Ennio Morricone, il musicista Premio Oscar che ha realizzato colonne sonore memorabili per film che hanno segnato la storia del cinema italiano e mondiale, indissolubilmente legato a Sergio Leone e, come forse non a tutti è così evidente, a Pier Paolo Pasolini.
Con lo spettacolo “Omaggio a Morricone” non ci si chiede più se nel cinema siano le immagini a valorizzare la musica o viceversa: è l’intreccio il cuore pulsante della scena, tra le musiche di Morricone, la lettura lirica di Giancarlo Giannini, distinto signore con la voce calda e profonda, senza quella spocchia di chi ha veleggiato da decenni sulla scena ma con ancora il gusto e il rispetto di incontrare il pubblico; e ancora l’ispirazione di Mauro Di Domenico - chitarra solista e arrangiatore - accompagnato dai solisti dell’Orchestra di Cinecittà e dai danzatori di Oniin Dance Company, compagnia stabile di danza contemporanea del Teatro delle Celebrazioni di Bologna - con le coreografie di Daniela Rapisarda ed Alessandro Vacca - molto preparati tecnicamente che ricordano le coreografie e il lavoro di Moses Pendleton per l’abilità e l’armonia tecnica, la disciplina, la plasticità, ancora più asciutta della scuola Californiana.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Uno spettacolo al quale si va ad occhi chiusi in quanto costituito da buona musica ben suonata, accompagnata dalla voce calda di un attore di singolare bravura verso il quale non si può che provare affetto, da bei corpi che muovono la scena in armonia e con voluttà virtuosa, mentre le note e il rimando ai film che sono ormai nel nostro immaginario collettivo non possono deludere. Così è, anche se restano frammenti di un intreccio dove le parti si nutrono una dell’altra; mentre forse si fatica un po’ a trovarne la regia, l’unità. Ci si chiede se e cosa volesse dire. Ma forse vuole solo comunicare emozioni. E allora non resta che lasciarsi cullare.
GIANCARLO GIANNINI VOCE RECITANTE PROTAGONISTA A TEATRO DI UN GRANDE OMAGGIO A ENNIO MORRICONE
da un’idea di Mauro Di Domenico, chitarrista, compositore ed arrangiatore
che dirige l’ Orchestra di Cinecittà
Lunedì 16 dicembre al Teatro Sistina di Roma, Giancarlo Giannini e Mauro Di Domenico sono stati i protagonisti di una serata omaggio al grande compositore Ennio Morricone, il musicista Premio Oscar che ha realizzato colonne sonore memorabili per film che hanno segnato la storia del cinema italiano e mondiale, indissolubilmente legato a Sergio Leone e, come forse non a tutti è così evidente, a Pier Paolo Pasolini.
Con lo spettacolo “Omaggio a Morricone” non ci si chiede più se nel cinema siano le immagini a valorizzare la musica o viceversa: è l’intreccio il cuore pulsante della scena, tra le musiche di Morricone, la lettura lirica di Giancarlo Giannini, distinto signore con la voce calda e profonda, senza quella spocchia di chi ha veleggiato da decenni sulla scena ma con ancora il gusto e il rispetto di incontrare il pubblico; e ancora l’ispirazione di Mauro Di Domenico - chitarra solista e arrangiatore - accompagnato dai solisti dell’Orchestra di Cinecittà e dai danzatori di Oniin Dance Company, compagnia stabile di danza contemporanea del Teatro delle Celebrazioni di Bologna - con le coreografie di Daniela Rapisarda ed Alessandro Vacca - molto preparati tecnicamente che ricordano le coreografie e il lavoro di Moses Pendleton per l’abilità e l’armonia tecnica, la disciplina, la plasticità, ancora più asciutta della scuola Californiana.
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martedì 17 dicembre 2013
"Belle e possibili. L'immagine femminile intorno agli anni Sessanta"
Sabato, 14 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Una mostra fotografica per ‘affrescare’ la società degli Anni ’60 del Novecento al femminile, con un tocco glamour, un’eredità neorealista, un ammiccamento alla libertà che non è ancora liberazione, una sensualità delicata e un’eleganza composta: 30 scatti in bianco e nero tutti originali che ci riportano mezzo secolo insieme per raccontare un po’ com’eravamo, un po’ come l’obiettivo – e soprattutto l’occhio maschile – guardava le donne.
Il 2013 per la Fondazione 3M si chiude all’insegna di uno sguardo rivolto al passato e alle donne, forse quest’ultimo rivolto al futuro sul quale anche il Censis scommette per il 2014. L’archivio della rivista “Ferrania” – che dal 1947 al 1967 è stata un importante punto di riferimento per gli appassionati di fotografia – è un tesoretto da cui si possono costantemente ricavare immagini di sorprendente bellezza che sono anche documenti storici ricchi di spunti e di suggestioni. Per questa ragione moltissimi fotografi non professionisti ma dotati di grandi capacità inviavano le loro opere, le migliori delle quali venivano pubblicate e conseguentemente conservate negli archivi della rivista oggi passati a quelli della Fondazione 3M che, acquisendoli, li ha anche ampliamente valorizzati. E’ il caso di “Belle e possibili.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Una mostra fotografica per ‘affrescare’ la società degli Anni ’60 del Novecento al femminile, con un tocco glamour, un’eredità neorealista, un ammiccamento alla libertà che non è ancora liberazione, una sensualità delicata e un’eleganza composta: 30 scatti in bianco e nero tutti originali che ci riportano mezzo secolo insieme per raccontare un po’ com’eravamo, un po’ come l’obiettivo – e soprattutto l’occhio maschile – guardava le donne.
Il 2013 per la Fondazione 3M si chiude all’insegna di uno sguardo rivolto al passato e alle donne, forse quest’ultimo rivolto al futuro sul quale anche il Censis scommette per il 2014. L’archivio della rivista “Ferrania” – che dal 1947 al 1967 è stata un importante punto di riferimento per gli appassionati di fotografia – è un tesoretto da cui si possono costantemente ricavare immagini di sorprendente bellezza che sono anche documenti storici ricchi di spunti e di suggestioni. Per questa ragione moltissimi fotografi non professionisti ma dotati di grandi capacità inviavano le loro opere, le migliori delle quali venivano pubblicate e conseguentemente conservate negli archivi della rivista oggi passati a quelli della Fondazione 3M che, acquisendoli, li ha anche ampliamente valorizzati. E’ il caso di “Belle e possibili.
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"Cleopatra" - Chiostro del Bramante, Roma
Domenica, 15 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
La regina d’Egitto, la strega, la seduttrice di Roma, è stata declinata nei secoli e rappresentata in mille modi: questa volta il suo mondo è stato ricostruito esclusivamente attraverso reperti archeologici. Una mostra sobria, con un taglio storico che ricostruisce il mondo internazionale di allora, spaziando nel tempo, dalla Grecia, all’Egitto, a Roma, alla civiltà alessandrina. Interessante l’idea che la dedica ad un personaggio così famoso non declini l’esposizione ad un percorso celebrativo ma con un taglio scientifico. Allestimento raffinato, fruibile grazie ad una buona illuminazione, collezione ricca senza eccessi.
L’ultima regina d’Egitto – sono state sette solo le Cleopatre – offre l’occasione, come ci racconta il curatore, Giovanni Gentili, per ricostruire la storia dell’Egitto nella declinazione alessandrina e nel suo contatto e scambio con l’Impero romano fino alla sua annessione. I reperti partono da Alessandro Magno, figlio di Filippo II, fino più o meno alla battaglia di Farsalo, in Grecia, del 9 agosto 48 a.C., scontro decisivo tra l’esercito del console Gaio Giulio Cesare – rappresentante della fazione dei populares- e quello di Gneo Pompeo, espressione degli optimates. Fu una netta vittoria di Cesare e il prevalere delle istituzioni repubblicane, almeno allora. Il curatore racconta con evidente soddisfazione il valore della mostra, dato dalla presentazione esclusiva di reperti archeologici, con un percorso di ricostruzione scientifica, piuttosto che di rappresentazione drammaturgica, come è spesso accaduto con il soggetto femminile famoso in arte.
Cominciamo proprio dal busto di Cleopatra, un raro ritratto, con lo sguardo davanti a sé, leggermente e impercettibilmente orientato verso destra. La foggia della capigliatura è al modo arcaicizzante, con i boccoli ben sistemati in modo geometrico, con un buco sulla fronte dove si posava un avvoltoio, simbolo di Iside e delle regine tolemaiche, della fertilità. La testa è stata ritrovata a Roma nell’unico santuario isiaco nella città, sulla via Labicana. Probabilmente siamo intorno al 46-44 a.C. quando Cleopatra era ospite di Giulio Cesare nella sua casa di Trastevere.
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La regina d’Egitto, la strega, la seduttrice di Roma, è stata declinata nei secoli e rappresentata in mille modi: questa volta il suo mondo è stato ricostruito esclusivamente attraverso reperti archeologici. Una mostra sobria, con un taglio storico che ricostruisce il mondo internazionale di allora, spaziando nel tempo, dalla Grecia, all’Egitto, a Roma, alla civiltà alessandrina. Interessante l’idea che la dedica ad un personaggio così famoso non declini l’esposizione ad un percorso celebrativo ma con un taglio scientifico. Allestimento raffinato, fruibile grazie ad una buona illuminazione, collezione ricca senza eccessi.
L’ultima regina d’Egitto – sono state sette solo le Cleopatre – offre l’occasione, come ci racconta il curatore, Giovanni Gentili, per ricostruire la storia dell’Egitto nella declinazione alessandrina e nel suo contatto e scambio con l’Impero romano fino alla sua annessione. I reperti partono da Alessandro Magno, figlio di Filippo II, fino più o meno alla battaglia di Farsalo, in Grecia, del 9 agosto 48 a.C., scontro decisivo tra l’esercito del console Gaio Giulio Cesare – rappresentante della fazione dei populares- e quello di Gneo Pompeo, espressione degli optimates. Fu una netta vittoria di Cesare e il prevalere delle istituzioni repubblicane, almeno allora. Il curatore racconta con evidente soddisfazione il valore della mostra, dato dalla presentazione esclusiva di reperti archeologici, con un percorso di ricostruzione scientifica, piuttosto che di rappresentazione drammaturgica, come è spesso accaduto con il soggetto femminile famoso in arte.
Cominciamo proprio dal busto di Cleopatra, un raro ritratto, con lo sguardo davanti a sé, leggermente e impercettibilmente orientato verso destra. La foggia della capigliatura è al modo arcaicizzante, con i boccoli ben sistemati in modo geometrico, con un buco sulla fronte dove si posava un avvoltoio, simbolo di Iside e delle regine tolemaiche, della fertilità. La testa è stata ritrovata a Roma nell’unico santuario isiaco nella città, sulla via Labicana. Probabilmente siamo intorno al 46-44 a.C. quando Cleopatra era ospite di Giulio Cesare nella sua casa di Trastevere.
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"La Spallata" di Gianni Clementi in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre
Teatro Roma
28 Dicembre 2013 - 19 Gennaio 2014
Vanessa Gasbarri presenta
Antonio Conte, Giorgia Trasselli e Gabriella Silvestri ne
l'esilarante commedia di Gianni Clementi
LA SPALLATA
Premio Fondi La Pastora anno 2003
con Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Michela Marino
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio
Il Teatro Roma saluta l’arrivo del nuovo anno in compagnia di una saporita commedia capace di coniugare con equilibrio ed originalità una graffiante ironia ed il calore delle atmosfere familiari più tradizionali e genuine. Lo spettacolo porta la firma - garanzia di umorismo brillante, assolutamente non volgare e adatto a spettatori di ogni età - di Gianni Clementi, autore di innumerevoli commedie teatrali che hanno conquistato senza riserve sia il pubblico italiano che quello straniero (per citare alcune delle più amate “Grisu’, Giuseppe e Maria”, “Ben Hur”, “Sugo Finto” e “L’ebreo”) e la regia è curata con appassionata dedizione ed entusiasmo da Vanessa Gasbarri.
Dopo il successo di “Finchè vita non ci separi”, viene dunque a ricostituirsi la preziosa sinergia artistica che durante la scorsa stagione ha regalato al pubblico romano scoscianti risate, inediti spunti di riflessione e sinceri istanti d’emozione, con un incontro tra drammaturgia e direzione registica particolarmente spontaneo ed efficace.
Nel nuovo lavoro "La Spallata", in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre al 19 gennaio, lo scoppiettante intreccio narrativo denso di sorprendenti colpi di scena, viene contrappuntato dagli eventi storici di un'epoca divisa tra galvanizzanti rivoluzioni e drammi incombenti. Al centro dei fatti raccontati da questa spassosa commedia, il microcosmo di una famiglia e un difficile confronto generazionale. Da un lato due cognate, protettrici di questo nucleo familiare matriarcale, cercano di affrontare le asperità del quotidiano o si abbandonano al fluire di un'esistenza ancorata al passato ed ormai priva di stimoli; dall'altro i loro quattro figli, appaiono pervasi dal desiderio di riscatto sociale, realizzazione personale e successo economico tipico della gioventù ed in particolare della cornice storica offerta dagli anni Sessanta.
Uno spettacolo intenso, divertente, ricco di pathos e comicità. La tradizione della commedia d'autore all'italiana rivisitata con la giusta dose di modernità ed un entusiasmo trascinante.
1963. Pieno boom economico. E’ l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani ... Mamma Roma, una mamma attenta, presente, attiva, come Lucia (Giorgia Trasselli), ma anche sognatrice, scanzonata e generosa, come Assunta (Gabriella Silvestri). Le due cognate affrontano in maniera opposta il grave lutto che ha colpito le loro famiglie, i rispettivi mariti sono infatti mancati in seguito ad un incidente sul lavoro.
E mentre la Roma di allora si ricostruisce, anche la famiglia Ruzzichetti cerca di rinascere dalle proprie ceneri, e quale modo migliore in un momento come quello se non “mettersi in proprio”? Ci vuole un’impresa, un Ditta ...sì! Un’attività di pompe funebri!
L’idea geniale è di Benito (Alessandro Loi), detto Tito, intraprendente e confusionario figlio di Lucia, che insieme al rivoluzionario fratello Littorio (Matteo Milani), detto Vittorio, decide di fondare questa nuova attività, “L’Ultimo respiro”.
Come sostenere le prime spese? Il carro? Le corone? I vestiti? Entrare in società con Romolo (Alessandro Salvatori), cugino carabiniere stanco della divisa, la divisa sì ... quella della banda musicale! Il tippe tappe, gli anni d’oro di Cinecittà ... Edda (Claudia Ferri), la giovane e spigliata sorella di Tito e Vittorio, vive nel sogno Hollywoodiano di diventare una regina del grande schermo. A colorare ulteriormente la scena irrompe Cosimo (Antonio Conte), fresco di sfratto, galante e attempato Vespillone, che tra un consiglio paterno sul duro “mercato dell’aldilà”, un occhiolino a Lucia ed una sviolinata ad Assunta spera finalmente di “sistemarsi” in casa Ruzzichetti.
Scoppiettante ed attenta è la direzione di Vanessa Gasbarri, regista già apprezzata anche nei fortunati “Finchè vita non ci separi” e “Clandestini”, firmati anch’essi da Gianni Clementi.
Protagonista di questa esilarante commedia è la vita, la vita che si confronta, che si contrasta, che si costruisce con una vita e per una vita si spezza, la vita che riflette, che dispera e che ride fragorosa.
Vanessa Gasbarri, regista. Laurea in Regia presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Firma la sua prima regia con un adattamento de "La locandiera" di Goldoni andato in scena al Teatro Tor di Nona di Roma. Dirige poi “La favola del figlio cambiato” con M. Bordoni e gli allievi dell'ANAD Silvio D’Amico, “Gardenia, sette giornate ed un tramonto” di Maricla Boggio, con Giorgia Trasselli, e “Hanno buttato Macbeth”, liberamente ispirato al “Macbeth” di W. Shakespeare. Dirige ed interpreta il "Mistero buffo" di Dario Fo e Franca Rame, con Theano Vavatziani. Cura poi la regia di "Romeo e Giulietta, una scelta d'amore" (con l'Associazione Culturale Fareteatro "laboratorio universitario arti sceniche di "L'Aquila"), "Post.it", "L'Ennesima Giovanna" (di L. Melchionna, con Cristiana Vaccaro, per la rassegna Teatri Possibili 2005-2006), "Abelardo ed Eloisa. Duetto" (di M. Boggio, con M. Bordoni e M. Prayer) e "Love & Crash" (drammaturgia di Masolino D'Amico). Mentre parallelamente coltiva le attività di responsabile di produzione (per Viola Produzioni srl e Sala Umberto srl) e di direttore amministrativo per Teatro e Società srl, firma la regia di una serie di commedie accolte dal caloroso ed unanime consenso di pubblico e critica: "Finchè vita non ci separi" di G. Clementi, con Giorgia Trasselli, Antonio Conte e Cristiana Vaccaro; "Clandestini" di G. Clementi, con Marco Cavallaro, Andrea Perrozzi, Antonia Renzella ed Alessandro Salvatori; "Forma Mentis" di A. Aldini, G. Clementi e V. Gasbarri con Aldo Aldini.
TEATRO ROMA - via Umbertide 3 (p.zza S. Maria Ausiliatrice), 00181 Roma
Per informazioni: telefono 06 7850626 - fax 06 7853169 - mail info@ilteatroroma.it
Info e prenotazioni: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 20.00
domenica e festivi: dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00
Parcheggio Custodito: via Umbertide 27 (apertura parcheggio ore 20.00)
Costo biglietti: Biglietto intero € 21 (comprensivo di € 1,00 di prevendita), riduzioni per studenti, over 65, gruppi, Cral
Orario spettacoli: dal martedi al venerdi ore 21.00, sabato ore 17.00 ed ore 21.00, domenica ore 17.30, lunedì e mercoledì 1 gennaio riposo
Speciale Capodanno: il 31 dicembre, per festeggiare San Silvestro, spettacolo ore 22.45 e tra primo e secondo atto brindisi con spumante e panettone assieme alla Compagnia; biglietto € 50
28 Dicembre 2013 - 19 Gennaio 2014
Vanessa Gasbarri presenta
Antonio Conte, Giorgia Trasselli e Gabriella Silvestri ne
l'esilarante commedia di Gianni Clementi
LA SPALLATA
Premio Fondi La Pastora anno 2003
con Claudia Ferri, Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori
regia Vanessa Gasbarri
scene Katia Titolo
costumi Michela Marino
musiche Simone Martino
luci Giuseppe Filipponio
Il Teatro Roma saluta l’arrivo del nuovo anno in compagnia di una saporita commedia capace di coniugare con equilibrio ed originalità una graffiante ironia ed il calore delle atmosfere familiari più tradizionali e genuine. Lo spettacolo porta la firma - garanzia di umorismo brillante, assolutamente non volgare e adatto a spettatori di ogni età - di Gianni Clementi, autore di innumerevoli commedie teatrali che hanno conquistato senza riserve sia il pubblico italiano che quello straniero (per citare alcune delle più amate “Grisu’, Giuseppe e Maria”, “Ben Hur”, “Sugo Finto” e “L’ebreo”) e la regia è curata con appassionata dedizione ed entusiasmo da Vanessa Gasbarri.
Dopo il successo di “Finchè vita non ci separi”, viene dunque a ricostituirsi la preziosa sinergia artistica che durante la scorsa stagione ha regalato al pubblico romano scoscianti risate, inediti spunti di riflessione e sinceri istanti d’emozione, con un incontro tra drammaturgia e direzione registica particolarmente spontaneo ed efficace.
Nel nuovo lavoro "La Spallata", in scena al Teatro Roma dal 28 dicembre al 19 gennaio, lo scoppiettante intreccio narrativo denso di sorprendenti colpi di scena, viene contrappuntato dagli eventi storici di un'epoca divisa tra galvanizzanti rivoluzioni e drammi incombenti. Al centro dei fatti raccontati da questa spassosa commedia, il microcosmo di una famiglia e un difficile confronto generazionale. Da un lato due cognate, protettrici di questo nucleo familiare matriarcale, cercano di affrontare le asperità del quotidiano o si abbandonano al fluire di un'esistenza ancorata al passato ed ormai priva di stimoli; dall'altro i loro quattro figli, appaiono pervasi dal desiderio di riscatto sociale, realizzazione personale e successo economico tipico della gioventù ed in particolare della cornice storica offerta dagli anni Sessanta.
Uno spettacolo intenso, divertente, ricco di pathos e comicità. La tradizione della commedia d'autore all'italiana rivisitata con la giusta dose di modernità ed un entusiasmo trascinante.
1963. Pieno boom economico. E’ l’epoca delle grandi rivoluzioni su scala mondiale, delle prime missioni spaziali, dei grandi contrasti, Mohamed Alì contro Joe Frazier, del grande mito americano, Marylin e John Kennedy, l’Italia del dopoguerra, Giovanni 23imo, Totò, Aldo Fabrizi ed Anna Magnani ... Mamma Roma, una mamma attenta, presente, attiva, come Lucia (Giorgia Trasselli), ma anche sognatrice, scanzonata e generosa, come Assunta (Gabriella Silvestri). Le due cognate affrontano in maniera opposta il grave lutto che ha colpito le loro famiglie, i rispettivi mariti sono infatti mancati in seguito ad un incidente sul lavoro.
E mentre la Roma di allora si ricostruisce, anche la famiglia Ruzzichetti cerca di rinascere dalle proprie ceneri, e quale modo migliore in un momento come quello se non “mettersi in proprio”? Ci vuole un’impresa, un Ditta ...sì! Un’attività di pompe funebri!
L’idea geniale è di Benito (Alessandro Loi), detto Tito, intraprendente e confusionario figlio di Lucia, che insieme al rivoluzionario fratello Littorio (Matteo Milani), detto Vittorio, decide di fondare questa nuova attività, “L’Ultimo respiro”.
Come sostenere le prime spese? Il carro? Le corone? I vestiti? Entrare in società con Romolo (Alessandro Salvatori), cugino carabiniere stanco della divisa, la divisa sì ... quella della banda musicale! Il tippe tappe, gli anni d’oro di Cinecittà ... Edda (Claudia Ferri), la giovane e spigliata sorella di Tito e Vittorio, vive nel sogno Hollywoodiano di diventare una regina del grande schermo. A colorare ulteriormente la scena irrompe Cosimo (Antonio Conte), fresco di sfratto, galante e attempato Vespillone, che tra un consiglio paterno sul duro “mercato dell’aldilà”, un occhiolino a Lucia ed una sviolinata ad Assunta spera finalmente di “sistemarsi” in casa Ruzzichetti.
Scoppiettante ed attenta è la direzione di Vanessa Gasbarri, regista già apprezzata anche nei fortunati “Finchè vita non ci separi” e “Clandestini”, firmati anch’essi da Gianni Clementi.
Protagonista di questa esilarante commedia è la vita, la vita che si confronta, che si contrasta, che si costruisce con una vita e per una vita si spezza, la vita che riflette, che dispera e che ride fragorosa.
Vanessa Gasbarri, regista. Laurea in Regia presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Firma la sua prima regia con un adattamento de "La locandiera" di Goldoni andato in scena al Teatro Tor di Nona di Roma. Dirige poi “La favola del figlio cambiato” con M. Bordoni e gli allievi dell'ANAD Silvio D’Amico, “Gardenia, sette giornate ed un tramonto” di Maricla Boggio, con Giorgia Trasselli, e “Hanno buttato Macbeth”, liberamente ispirato al “Macbeth” di W. Shakespeare. Dirige ed interpreta il "Mistero buffo" di Dario Fo e Franca Rame, con Theano Vavatziani. Cura poi la regia di "Romeo e Giulietta, una scelta d'amore" (con l'Associazione Culturale Fareteatro "laboratorio universitario arti sceniche di "L'Aquila"), "Post.it", "L'Ennesima Giovanna" (di L. Melchionna, con Cristiana Vaccaro, per la rassegna Teatri Possibili 2005-2006), "Abelardo ed Eloisa. Duetto" (di M. Boggio, con M. Bordoni e M. Prayer) e "Love & Crash" (drammaturgia di Masolino D'Amico). Mentre parallelamente coltiva le attività di responsabile di produzione (per Viola Produzioni srl e Sala Umberto srl) e di direttore amministrativo per Teatro e Società srl, firma la regia di una serie di commedie accolte dal caloroso ed unanime consenso di pubblico e critica: "Finchè vita non ci separi" di G. Clementi, con Giorgia Trasselli, Antonio Conte e Cristiana Vaccaro; "Clandestini" di G. Clementi, con Marco Cavallaro, Andrea Perrozzi, Antonia Renzella ed Alessandro Salvatori; "Forma Mentis" di A. Aldini, G. Clementi e V. Gasbarri con Aldo Aldini.
TEATRO ROMA - via Umbertide 3 (p.zza S. Maria Ausiliatrice), 00181 Roma
Per informazioni: telefono 06 7850626 - fax 06 7853169 - mail info@ilteatroroma.it
Info e prenotazioni: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 20.00
domenica e festivi: dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00
Parcheggio Custodito: via Umbertide 27 (apertura parcheggio ore 20.00)
Costo biglietti: Biglietto intero € 21 (comprensivo di € 1,00 di prevendita), riduzioni per studenti, over 65, gruppi, Cral
Orario spettacoli: dal martedi al venerdi ore 21.00, sabato ore 17.00 ed ore 21.00, domenica ore 17.30, lunedì e mercoledì 1 gennaio riposo
Speciale Capodanno: il 31 dicembre, per festeggiare San Silvestro, spettacolo ore 22.45 e tra primo e secondo atto brindisi con spumante e panettone assieme alla Compagnia; biglietto € 50
venerdì 13 dicembre 2013
"Le Beatrici" di Stefano Benni, regia di Annarita Chierici. Martedì 17 dicembre 2013, ore 21 Teatro Antigone (Roma)
Le Beatrici
di Stefano Benni
Regia: Anna Rita Chierici
TEATRO ANTIGONE
Via Amerigo Vespucci,42 (zona Testaccio) Roma
17 Dicembre 2013 - ore 21.00
per info e prenotazioni 347 8050518 - 06 5755397
Beatrice: Nives Bellissimo
La Mocciosa: Sabrina Orrico
La Presidentessa: Anna Baccolini
Suor Filomena: Giacomo Rossettini
Il testo de “L’Attesa” è recitato fuori campo da Anna Rita Chierici
Scene: Anna Rita Chierici
Aiuto Regista: Giacomo Rossettini
Assistente alla Regia: Simone Atticciati
Costumi: A. Baccolini, G. Rossettini, N. Bellissimo, S. Orrico
Grafica: Sabrina Orrico
Musiche: Giacomo Rossettini
Luci e Fonica: Valerio de Angelis
Il RICAVATO DELLA SERATA SARA' DEVOLUTO IN BENEFICENZA
AL PROGETTO THAP SHE' SARPA’- NUOVO METODO
Per tutte le informazioni visita il sito: WWW.PERILTIBET.ORG
Chi sono le Beatrici ?
Beatrice di professione fa la cartomante, torna tra noi e chiede di “non essere angelicata”. Un’adolescente esagitata che straparla e cerca il suo momento di gloria in televisione. Una donna in carriera, cinica e senza scrupoli che propone le sue ricette anti-crisi. Una suora frustrata che racconta la sua incredibile storia senza inibizioni. Ritratti di donne fuori dagli schemi, dai tratti grotteschi, che raccontano la loro voglia di vivere, di sognare, di essere amate e rispettate. Personaggi straordinari creati per la scena da Stefano Benni, autore molto amato per la sua comicità corrosiva e per la sua poetica surreale. Come scena un luogo immaginario che ricorda una stanza, con grandi specchi, sedie , un tavolo e molte scarpe. Le scarpe delle donne, feticcio,emblema e simbolo. Una stanza dove i personaggi si incrociano, si incontrano e alla fine si ritrovano per entrare nel “pianeta dell’attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno.”
Anna Rita Chierici
Recensione dello spettacolo, a cura di Ilaria Guidantoni, per Saltinaria.it, consultabile anche da questo blog.
di Stefano Benni
Regia: Anna Rita Chierici
TEATRO ANTIGONE
Via Amerigo Vespucci,42 (zona Testaccio) Roma
17 Dicembre 2013 - ore 21.00
per info e prenotazioni 347 8050518 - 06 5755397
Beatrice: Nives Bellissimo
La Mocciosa: Sabrina Orrico
La Presidentessa: Anna Baccolini
Suor Filomena: Giacomo Rossettini
Il testo de “L’Attesa” è recitato fuori campo da Anna Rita Chierici
Scene: Anna Rita Chierici
Aiuto Regista: Giacomo Rossettini
Assistente alla Regia: Simone Atticciati
Costumi: A. Baccolini, G. Rossettini, N. Bellissimo, S. Orrico
Grafica: Sabrina Orrico
Musiche: Giacomo Rossettini
Luci e Fonica: Valerio de Angelis
Il RICAVATO DELLA SERATA SARA' DEVOLUTO IN BENEFICENZA
AL PROGETTO THAP SHE' SARPA’- NUOVO METODO
Per tutte le informazioni visita il sito: WWW.PERILTIBET.ORG
Chi sono le Beatrici ?
Beatrice di professione fa la cartomante, torna tra noi e chiede di “non essere angelicata”. Un’adolescente esagitata che straparla e cerca il suo momento di gloria in televisione. Una donna in carriera, cinica e senza scrupoli che propone le sue ricette anti-crisi. Una suora frustrata che racconta la sua incredibile storia senza inibizioni. Ritratti di donne fuori dagli schemi, dai tratti grotteschi, che raccontano la loro voglia di vivere, di sognare, di essere amate e rispettate. Personaggi straordinari creati per la scena da Stefano Benni, autore molto amato per la sua comicità corrosiva e per la sua poetica surreale. Come scena un luogo immaginario che ricorda una stanza, con grandi specchi, sedie , un tavolo e molte scarpe. Le scarpe delle donne, feticcio,emblema e simbolo. Una stanza dove i personaggi si incrociano, si incontrano e alla fine si ritrovano per entrare nel “pianeta dell’attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno.”
Anna Rita Chierici
Recensione dello spettacolo, a cura di Ilaria Guidantoni, per Saltinaria.it, consultabile anche da questo blog.
Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro
Mercoledì 11 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Fondazione 3M e CISOM insieme nella splendida cornice della Casa dei Cavalieri di Rodi per l’evento fotografico “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro”
Un percorso fotografico guida il visitatore in un cammino ad un tempo sincronico e diacronico tra ieri – quando gli italiani emigravano – e oggi che l’Italia è diventata terra di immigrazione, tra accoglienza e respingimenti, conflittualità e integrazione, guardando al futuro, quando potremmo (e già stiamo) tornando ad essere dei migranti. L’idea nasce per mettere l’accento consapevole su quel presente che trascuriamo e dimentichiamo di capire. Rileggere il passato serve a capire il momento e a disegnare il domani.
Roma, 10 dicembre – Fondazione 3M e CISOM, due istituzioni che operano in settori molto diversi, ma attenti al benessere della collettività, hanno voluto insieme immaginare un percorso fotografico dal titolo “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro” in grado di affiancare due momenti storici e due situazioni sociali completamente diverse, ma con sentimenti che si uniscono e che uniscono. Il percorso fotografico sul tema dell’emigrazione, ospitata nella prestigiosa cornice dalle Casa dei Cavalieri di Rodi, con un magnifico affaccio sui Fori di Traiano, che mette a confronto le immagini di Francesco Negri, provenienti dall’Archivio Storico Fondazione 3M, ed Antonello Nusca, giovane e talentuoso fotoreporter italiano.
L’allestimento è stato immaginato come un percorso, un cammino dinamico del visitatore e non una mostra, come esposizione statica. Il confronto tra ieri e oggi può essere vissuto procedendo in modo cronologico o dialettico in un ideale confronto e dialogo tra immagini del passato e del presente, ben più tragico, dove il colore, aggredisce più che alleggerire; senza che per questo ci sia una corrispondenza precisa.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Fondazione 3M e CISOM insieme nella splendida cornice della Casa dei Cavalieri di Rodi per l’evento fotografico “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro”
Un percorso fotografico guida il visitatore in un cammino ad un tempo sincronico e diacronico tra ieri – quando gli italiani emigravano – e oggi che l’Italia è diventata terra di immigrazione, tra accoglienza e respingimenti, conflittualità e integrazione, guardando al futuro, quando potremmo (e già stiamo) tornando ad essere dei migranti. L’idea nasce per mettere l’accento consapevole su quel presente che trascuriamo e dimentichiamo di capire. Rileggere il passato serve a capire il momento e a disegnare il domani.
Roma, 10 dicembre – Fondazione 3M e CISOM, due istituzioni che operano in settori molto diversi, ma attenti al benessere della collettività, hanno voluto insieme immaginare un percorso fotografico dal titolo “Ricordare il nostro passato, comprendere il presente, pensare al futuro” in grado di affiancare due momenti storici e due situazioni sociali completamente diverse, ma con sentimenti che si uniscono e che uniscono. Il percorso fotografico sul tema dell’emigrazione, ospitata nella prestigiosa cornice dalle Casa dei Cavalieri di Rodi, con un magnifico affaccio sui Fori di Traiano, che mette a confronto le immagini di Francesco Negri, provenienti dall’Archivio Storico Fondazione 3M, ed Antonello Nusca, giovane e talentuoso fotoreporter italiano.
L’allestimento è stato immaginato come un percorso, un cammino dinamico del visitatore e non una mostra, come esposizione statica. Il confronto tra ieri e oggi può essere vissuto procedendo in modo cronologico o dialettico in un ideale confronto e dialogo tra immagini del passato e del presente, ben più tragico, dove il colore, aggredisce più che alleggerire; senza che per questo ci sia una corrispondenza precisa.
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mercoledì 11 dicembre 2013
“Passaggio in India”: la Fondazione Piaggio ha inaugurato la grande mostra di fine anno.
Inaugurata il 6 dicembre la grande mostra “Passaggio in India” realizzata negli spazi del Museo Piaggio di Pontedera.
La mostra, alla cui apertura era presente – oltre alle autorità locali – anche l’Ambasciatore dell’India in Italia Basant K. Gupta, illustra nei suoi molteplici aspetti l’evoluzione di una grande nazione che sin dagli anni Cinquanta ha sviluppato con Piaggio importanti relazioni di natura commerciale e industriale. Sin dagli anni immediatamente successivi all’indipendenza, i veicoli Piaggio – Vespa e Ape – hanno infatti accompagnato l’India nel suo percorso di modernizzazione e di sviluppo economico.
Grazie alle splendide fotografie di Fabrizio Sbrana, riprodotte anche in grande formato, e agli ambienti ricreati dall’architetto Enrico Agonigi, la mostra riproduce la quotidianità indiana e accompagna il visitatore in strade e piazze sulle quali si affaccia la vita del grande Paese asiatico. La cultura millenaria dell’India, i suoi costumi, le usanze e – soprattutto – la sua gente, si affacciano sul percorso espositivo e ne diventano la principale attrazione insieme a elementi di architettura, di arredo e artistici.
La fedele ricostruzione di un cinema indiano aggiunge alla mostra una nota di spettacolarità e porta nelle sale del Museo Piaggio gli aspetti affascinanti e colorati della cultura popolare indiana rappresentati dalla vastissima produzione cinematografica di Bollywood.
La mostra – aperta sino al 15 febbraio 2014 nei locali del Museo Piaggio in viale Enrico Piaggio 7 a Pontedera – illustra con foto e testimonianze anche le diverse fasi dello sviluppo della presenza del Gruppo Piaggio nel subcontinente indiano, dagli anni Cinquanta sino a oggi. Ricco anche il programma di eventi collaterali, che include spettacoli di danza, proiezione di film (inclusa la pellicola Lessons in forgetting proiettata al “River to River - Indian Florence Film Festival” recentemente tenutosi a Firenze) e spettacoli di lettura e recitazione.
Calendario solidale per L'Aquila e Taranto
Creato Lunedì, 09 Dicembre 2013
Da un progetto presentato al Senato il 4 dicembre da Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice tarantina, reporter per Rai International, nasce L’Aquila+Taranto, un calendario solidale 2014 per due città con un triste destino comune: ferite, l’una per la mano della natura e l’altra per la mano dell’uomo. In fondo però la responsabilità è sempre umana se non nel fare, nel non fare. Tiziana cita una frase di Oriana Fallaci che l’ha ispirata e suona più o meno così: “ci sono occasioni nella vita e situazioni nelle quali tacere diventa una colpa e parlare un obbligo”. Una collezione di scatti dà forma all'iniziativa pensata dalla giornalista Tiziana Grassi i cui proventi, raccolti con il crowdfunding, saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila e all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto. Le donazioni saranno possibili fino a mercoledì 11 dicembre. "L'Aquila + Taranto. Insieme Oltre la notte”, presentato nel Palazzo della Minerva, è una collezione di scatti di Luciano Manna e di tre giovani fotografi della scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volontè - Chiara Crispi, Daniele De Mattia e Giorgia Moraca – e costruiscono il progetto solidale.
I riflettori sono puntati sui problemi attuali dei due centri, ma anche sulle loro potenzialità di sviluppo e sul patrimonio storico e culturale. All'evento, a cui si potrà partecipare liberamente fino a esaurimento posti, parteciperanno anche i sindaci Massimo Cialente, Ippazio Stefàno, Mons. Gian Carlo Perego (DG della Fondazione Migrantes), lo scrittore Goffredo Palmerini, Luigi Romandini (Dirigente della Provincia di Taranto) e Toni Saracino, co-curatrice del progetto solidale. I proventi saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila, “La Lanterna Magica”, per il restauro delle pellicole danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009 e della sua Cineteca tra le più importanti in Italia. Non solo. I fondi verranno devoluti anche all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto, che a febbraio di quest'anno ha guadagnato il primo posto nella classifica internazionale “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Da un progetto presentato al Senato il 4 dicembre da Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice tarantina, reporter per Rai International, nasce L’Aquila+Taranto, un calendario solidale 2014 per due città con un triste destino comune: ferite, l’una per la mano della natura e l’altra per la mano dell’uomo. In fondo però la responsabilità è sempre umana se non nel fare, nel non fare. Tiziana cita una frase di Oriana Fallaci che l’ha ispirata e suona più o meno così: “ci sono occasioni nella vita e situazioni nelle quali tacere diventa una colpa e parlare un obbligo”. Una collezione di scatti dà forma all'iniziativa pensata dalla giornalista Tiziana Grassi i cui proventi, raccolti con il crowdfunding, saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila e all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto. Le donazioni saranno possibili fino a mercoledì 11 dicembre. "L'Aquila + Taranto. Insieme Oltre la notte”, presentato nel Palazzo della Minerva, è una collezione di scatti di Luciano Manna e di tre giovani fotografi della scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volontè - Chiara Crispi, Daniele De Mattia e Giorgia Moraca – e costruiscono il progetto solidale.
I riflettori sono puntati sui problemi attuali dei due centri, ma anche sulle loro potenzialità di sviluppo e sul patrimonio storico e culturale. All'evento, a cui si potrà partecipare liberamente fino a esaurimento posti, parteciperanno anche i sindaci Massimo Cialente, Ippazio Stefàno, Mons. Gian Carlo Perego (DG della Fondazione Migrantes), lo scrittore Goffredo Palmerini, Luigi Romandini (Dirigente della Provincia di Taranto) e Toni Saracino, co-curatrice del progetto solidale. I proventi saranno destinati all'Istituto Cinematografico dell’Aquila, “La Lanterna Magica”, per il restauro delle pellicole danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009 e della sua Cineteca tra le più importanti in Italia. Non solo. I fondi verranno devoluti anche all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto, che a febbraio di quest'anno ha guadagnato il primo posto nella classifica internazionale “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award.
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martedì 10 dicembre 2013
lunedì 9 dicembre 2013
Editoriaraba - I poeti arabi di Sicilia…in musica
Giovedì sera c'è stato il concerto della band Milagro Acustico Medina Sound che sta promuovendo il terzo album dedicato ai poeti arabi di Sicilia, il nono del gruppo da quando è nato, dal titolo Sicilia araba.
Nell’album, che comprende le poesie di Ibn Hamdis (1056-1133) e Ibn al-Qatta (X secolo), “vengono utilizzate le poesie che parlano della Sicilia, terra natia per molti di loro (poeti), dall’esilio forzato o con stralci tratti dai racconti di viaggio fatti nell’isola da poeti, mercanti e notabili arabi dopo la caduta del dominio islamico durato in Sicilia tre secoli e nella vicina Spagna quasi sette secoli. Il tema quindi che accomuna questi testi è la nostalgia o lo sgomento per la perdita del ‘Paradiso’. “
I testi sono stati musicati da Bob Salmieri, sono cantati in arabo da Marwan Samer (che ha una gran voce) e suonati da tutta la band, i cui componenti sono cinque e suonano strumenti della tradizione mediterranea, come “oud, baglama, friscaleddu, ney, daf” e altri.
Sul blog Editoriaraba c’è il video di una delle canzoni che hanno eseguito giovedì. Sul sito del gruppo trovate tutte le informazioni e anche i testi delle canzoni.
Se invece volete sapere di più sui poeti arabi di Sicilia, potete leggere Poeti arabi di Sicilia, il volume curato da Francesca Maria Corrao (probabilmente la persona più esperta in questo settore di studi) e pubblicato da Mesogea nel 2002.
Nell’album, che comprende le poesie di Ibn Hamdis (1056-1133) e Ibn al-Qatta (X secolo), “vengono utilizzate le poesie che parlano della Sicilia, terra natia per molti di loro (poeti), dall’esilio forzato o con stralci tratti dai racconti di viaggio fatti nell’isola da poeti, mercanti e notabili arabi dopo la caduta del dominio islamico durato in Sicilia tre secoli e nella vicina Spagna quasi sette secoli. Il tema quindi che accomuna questi testi è la nostalgia o lo sgomento per la perdita del ‘Paradiso’. “
I testi sono stati musicati da Bob Salmieri, sono cantati in arabo da Marwan Samer (che ha una gran voce) e suonati da tutta la band, i cui componenti sono cinque e suonano strumenti della tradizione mediterranea, come “oud, baglama, friscaleddu, ney, daf” e altri.
Sul blog Editoriaraba c’è il video di una delle canzoni che hanno eseguito giovedì. Sul sito del gruppo trovate tutte le informazioni e anche i testi delle canzoni.
Se invece volete sapere di più sui poeti arabi di Sicilia, potete leggere Poeti arabi di Sicilia, il volume curato da Francesca Maria Corrao (probabilmente la persona più esperta in questo settore di studi) e pubblicato da Mesogea nel 2002.
Othello…la H è muta! - Teatro Sala Umberto
Sabato, 07 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Dal 3 al 15 dicembre. Uno spettacolo spassoso, un’ora e mezza senza sosta, ritmo con modulazione di frequenza vivace, mai sopra le righe e sempre al limite. La canzone reinventata, giocata, dribblata in una gag continua, ‘strattonata con cura’. L’ironia alterna la comicità, anche greve in certi momenti, ma sempre garbata, senza scivolate. Una parodia dell’Otello, tra Shakespeare e Verdi, con doppia celebrazione burlesca, che prende in giro canzoni e cantanti, dove l’imitazione è rivelatrice soprattutto della tv alla quale questi cabarettisti d’eccezione si ispirano in qualche modo. Artisti completi, attori, cantanti, mimi e saltimbanchi in una cornice che sembra usuale, come un pianista che fa il pianista e con costumi di scena impeccabili, pronta a trasformarsi e a rovesciarsi fino al nonsense. Fedeltà e infedeltà in un gioco intrecciato: così la Venezia dei mercanti, del Moro e dei traffici d’Oriente diventa con l’uso del dialetto un po’ gradasso, un terreno di gioco di razzismo e gelosie dei tempi nostri.
Malguion s.r.l., Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e BaGS Entertainment presentano
gli Oblivion in
OTHELLO…LA H E’ MUTA!
con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
al pianoforte Denis Biancucci
testi di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
musiche di Lorenzo Scuda
audio Giuseppe Pellicciari e Corrado Cristina (Mordente Music Service)
luci Claudio Tappi (Octavius Corporation)
Esercizi di stile in salsa pop. Citerei rivisitandolo il celebre testo surrealista di Raymond Queneau, che ad un certo punto esce fuori: dotto e bizzarro. In una parola surreale. Instancabili e in continuo fermento creativo, i cinque Oblivion tornano in tour per il quinto anno consecutivo. Ad affiancare l’applauditissimo “Oblivion Show 2.0” e lo show cameo dedicato a Giorgio Gaber “Far finta di essere G”, arriva il nuovo lavoro “Othello, la H è muta” che ha debuttato il 17 agosto al prestigioso Ravello Festival, il quale ne ha commissionato la creazione in occasione delle celebrazioni wagneriane e verdiane. Al mio secondo spettacolo con la compagnia, trovo grande capacità di reinventarsi e ristrutturare in un contenitore completamente diverso il proprio spirito.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 3 al 15 dicembre. Uno spettacolo spassoso, un’ora e mezza senza sosta, ritmo con modulazione di frequenza vivace, mai sopra le righe e sempre al limite. La canzone reinventata, giocata, dribblata in una gag continua, ‘strattonata con cura’. L’ironia alterna la comicità, anche greve in certi momenti, ma sempre garbata, senza scivolate. Una parodia dell’Otello, tra Shakespeare e Verdi, con doppia celebrazione burlesca, che prende in giro canzoni e cantanti, dove l’imitazione è rivelatrice soprattutto della tv alla quale questi cabarettisti d’eccezione si ispirano in qualche modo. Artisti completi, attori, cantanti, mimi e saltimbanchi in una cornice che sembra usuale, come un pianista che fa il pianista e con costumi di scena impeccabili, pronta a trasformarsi e a rovesciarsi fino al nonsense. Fedeltà e infedeltà in un gioco intrecciato: così la Venezia dei mercanti, del Moro e dei traffici d’Oriente diventa con l’uso del dialetto un po’ gradasso, un terreno di gioco di razzismo e gelosie dei tempi nostri.
Malguion s.r.l., Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e BaGS Entertainment presentano
gli Oblivion in
OTHELLO…LA H E’ MUTA!
con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
al pianoforte Denis Biancucci
testi di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
musiche di Lorenzo Scuda
audio Giuseppe Pellicciari e Corrado Cristina (Mordente Music Service)
luci Claudio Tappi (Octavius Corporation)
Esercizi di stile in salsa pop. Citerei rivisitandolo il celebre testo surrealista di Raymond Queneau, che ad un certo punto esce fuori: dotto e bizzarro. In una parola surreale. Instancabili e in continuo fermento creativo, i cinque Oblivion tornano in tour per il quinto anno consecutivo. Ad affiancare l’applauditissimo “Oblivion Show 2.0” e lo show cameo dedicato a Giorgio Gaber “Far finta di essere G”, arriva il nuovo lavoro “Othello, la H è muta” che ha debuttato il 17 agosto al prestigioso Ravello Festival, il quale ne ha commissionato la creazione in occasione delle celebrazioni wagneriane e verdiane. Al mio secondo spettacolo con la compagnia, trovo grande capacità di reinventarsi e ristrutturare in un contenitore completamente diverso il proprio spirito.
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Gran serata futurista - Teatro Piccolo Eliseo (Roma)
Creato Venerdì, 06 Dicembre 2013 Ilaria Guidantoni
Una prova di memoria e non solo, un esercizio nello stile futurista, una sfida che il regista e interprete quasi unico dello spettacolo affronta nello spirito futurista: una sorta di metafora realizzata dove la donna è un manichino funzionale, ‘una bambola danzante’. Scenografia ridotta al minimo che si apre e si chiude con l’immagine simbolo del treno e l’idea del viaggio. Saggio su Marinetti nelle cui parole Massimiliano Finazzer Flory si immerge, fino quasi a trasformarsi con il suo frack, diventando una sorta di marionetta tragica. Esercizio titanico nel ritmo vorticoso che trascina in un crescendo per un’ora e oltre lo spettatore. Molte le parti note che si riconoscono dei testi del periodo con un finale di spettacolo che sembra originale o fortemente interpretato, rispetto al testo citato. Si nota un'attualizzazione sottolineata anche dall'interpretazione accorata: dalla critica a Roma, che da sempre vive come una mantenuta anche se in senso spirituale - aggiunge ironicamente - alla risposta di una possibile domanda sul perché sia futurista. “Perché il futurismo è l’Italia”. Uno spettacolo che è tutto parola e mimica, tensione emotiva, fluidità che scivola dal palcoscenico sul pubblico. In particolare gli ultimi due ‘quadri’ sono tratti dal “Discorso di Roma” e da “Perché son futurista” di Giovanni Papini.
GRAN SERATA FUTURISTA
spettacolo teatrale di e con Massimiliano Finazzer Flory
da Filppo Tommaso Marinetti, Aldo Palazzeschi, Libero Altomare, Giovanni Papini
regista e interprete Massimiliano Finazzer Flory
coreografie e interprete Michela Lucenti
danza Sara Ippolito
musiche di Igor Stravinsky, Alfredo Casella, Luigi Russolo, Ryuichi Sakamoto
costumi della Sartoria Brancato Milano
Dopo il successo di Londra, dove è stata presentato "Gran Serata Futurista", di e con Massimiliano Finazzer Flory, lo spettacolo dedicato al promotore del manifesto futurista Filippo Tommaso Marinetti delle cui pagine si riconoscono ampi stralci, ha debuttato il 2 dicembre a Roma come anteprima della tournée 2013-2014, al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, dove tornerà per tre serate a marzo. Lo spettacolo sarà in scena a Firenze il 22 gennaio, a Bologna il 25 gennaio, a Venezia il 29 gennaio, a Napoli il 31 gennaio, quindi a Milano dal 26 febbraio al primo marzo al Piccolo Teatro Studio Melato. Negli Usa in occasione della mostra “Futurismo italiano 1909-1944. Ricostruire l’Universo” al Guggenheim di New York, "Gran Serata Futurista" sarà in tour a partire dal 6 febbraio a Los Angeles, San Francisco, Houston, Washington, Boston per concludere il 21 febbraio a New York presso il Lincoln Center.
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Una prova di memoria e non solo, un esercizio nello stile futurista, una sfida che il regista e interprete quasi unico dello spettacolo affronta nello spirito futurista: una sorta di metafora realizzata dove la donna è un manichino funzionale, ‘una bambola danzante’. Scenografia ridotta al minimo che si apre e si chiude con l’immagine simbolo del treno e l’idea del viaggio. Saggio su Marinetti nelle cui parole Massimiliano Finazzer Flory si immerge, fino quasi a trasformarsi con il suo frack, diventando una sorta di marionetta tragica. Esercizio titanico nel ritmo vorticoso che trascina in un crescendo per un’ora e oltre lo spettatore. Molte le parti note che si riconoscono dei testi del periodo con un finale di spettacolo che sembra originale o fortemente interpretato, rispetto al testo citato. Si nota un'attualizzazione sottolineata anche dall'interpretazione accorata: dalla critica a Roma, che da sempre vive come una mantenuta anche se in senso spirituale - aggiunge ironicamente - alla risposta di una possibile domanda sul perché sia futurista. “Perché il futurismo è l’Italia”. Uno spettacolo che è tutto parola e mimica, tensione emotiva, fluidità che scivola dal palcoscenico sul pubblico. In particolare gli ultimi due ‘quadri’ sono tratti dal “Discorso di Roma” e da “Perché son futurista” di Giovanni Papini.
GRAN SERATA FUTURISTA
spettacolo teatrale di e con Massimiliano Finazzer Flory
da Filppo Tommaso Marinetti, Aldo Palazzeschi, Libero Altomare, Giovanni Papini
regista e interprete Massimiliano Finazzer Flory
coreografie e interprete Michela Lucenti
danza Sara Ippolito
musiche di Igor Stravinsky, Alfredo Casella, Luigi Russolo, Ryuichi Sakamoto
costumi della Sartoria Brancato Milano
Dopo il successo di Londra, dove è stata presentato "Gran Serata Futurista", di e con Massimiliano Finazzer Flory, lo spettacolo dedicato al promotore del manifesto futurista Filippo Tommaso Marinetti delle cui pagine si riconoscono ampi stralci, ha debuttato il 2 dicembre a Roma come anteprima della tournée 2013-2014, al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, dove tornerà per tre serate a marzo. Lo spettacolo sarà in scena a Firenze il 22 gennaio, a Bologna il 25 gennaio, a Venezia il 29 gennaio, a Napoli il 31 gennaio, quindi a Milano dal 26 febbraio al primo marzo al Piccolo Teatro Studio Melato. Negli Usa in occasione della mostra “Futurismo italiano 1909-1944. Ricostruire l’Universo” al Guggenheim di New York, "Gran Serata Futurista" sarà in tour a partire dal 6 febbraio a Los Angeles, San Francisco, Houston, Washington, Boston per concludere il 21 febbraio a New York presso il Lincoln Center.
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lunedì 2 dicembre 2013
Mostra "Il cibo immaginario" - Palazzo delle Esposizioni (Roma)
Lunedì, 02 Dicembre 2013, Ilaria Guidantoni
DAL 3 DICEMBRE AL 6 GENNAIO UNA MOSTRA AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DI ROMA RACCONTA LA MODERNITÀ ITALIANA ATTRAVERSO LE PUBBLICITÀ DEL CIBO.
Una mostra da leggere, realizzata dal punto di vista della carta, che unisce il raccontare una storia con l’immagine presentata, sia nella cartellonistica, sia nell’allusione alla cinematografia televisiva. Vent’anni di pubblicità sul tema del cibo e della tavola per raccontare il cuore di un paese che, soprattutto nel caso italiano, fonda sulla convivialità un valore nazionale fondamentale. Il caso di Carosello – 1957/1977 – è poi unico e risponde al bisogno di un popolo, tra cultura cattolica e avanzata della sinistra, che ha penalizzato la pubblicità, orientandola a raccontare storie e a non piegarsi alla semplice esigenza commerciale. Il percorso dell’esposizione svela com’eravamo, dalle parole ingenue e con poche sovrastrutture, all’idea che la pubblicità introducesse in un mondo migliore, in una qualità di vita superiore. E’ stato un periodo che pur attraversando la crisi del 1963 e poi del 1973, credeva nel futuro come possibilità e non come un problema per dirla con l’ultimo libro di Aldo Cazzullo, “Basta piangere”. Era un mondo pieno di gioia e vale la pena questa passeggiata nel tempo, fatta per molti di tenerezza e un po’ di nostalgia, di molto colore e vitalità.
Il Cibo Immaginario. 1950-1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, mostra ideata e curata da Marco Panella, prodotta da Artix in collaborazione con Coca-Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana, racconta venti anni di vita e costume italiani attraverso iconografia, stili e linguaggi della pubblicità del cibo e dei riti del mangiare.
Oltre 300 immagini, rendono fruibile per la prima volta al grande pubblico un percorso ragionato, che recupera un giacimento culturale che ha segnato la modernità italiana; immagini da osservare una ad una, cogliendone l’evoluzione dei paradigmi di comunicazione e, soprattutto, la portata evocativa ed emozionale; una storia visiva suggestiva, nella quale rintracciare i segni del cambiamento di un’Italia che corre veloce dalla Ricostruzione fino all’Austerity – con la prima crisi del 1963 e poi quella energetica del 1973 - e che, nel cibo e nei modi del mangiare, trova un media fortissimo e misura il suo affrancamento sociale. La crisi cambia la pubblicità già in modo significativo introducendo, ai tempi delle domeniche a piedi, il prezzo, gli sconti e l’offerta speciale come elementi centrali che prima non si erano mai visti. In effetti risparmio e spesa indicano anche una visione della vita il cui diario è l’agenda della casa, testimonianza dell’evoluzione della famiglia, un modo di programmare e raccontare la quotidianità, a cominciare dalla lista della spesa, che non esiste più.
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Concerto per la popolazione filippina, Sabato 14 dicembre 2013 ore 20.30 Basilica di Santa Pudenziana - Roma
I concerti del Rome International Community Choir sono sempre di beneficenza, il ricavato è devoluto al supporto di iniziative di attenzione, aiuto, ricerca e carità; in questo caso l'occasione è stata la presenza della numerosa e attiva comunità filippina a Roma, e il suo forte legame con la Basilica di Santa Pudenziana, luogo che ospiterà il concerto.
Chi vorrà assistere al concerto potrà in una serata cogliere diversi aspetti, dall'aiuto -testimoniato direttamente a chi ha amici e parenti in condizioni di grave difficoltà nelle Filippine - ad una popolazione colpita dall'immane disastro di un devastante tifone, all'interpretazione musicale del tema della "Notte" da parte di grandi artisti dall'ottocento ad oggi (i brani vengono sia dalla tradizione classica che dalla musica folk/pop contemporanea, per chi ha assistito al concerto di giugno, il repertorio è lo stesso), all'ammirare un luogo che viene un pò trascurato nella grandiosità di Roma e delle sue bellezze, ma che presenta tra l'altro il mosaico absidale più antico della cristianità (450 AD) prima rappresentazione del "Cristo Pantocratore" poi ripreso in tante altre strutture (Per i più curiosi, il link http://www.stpudenziana.org).
Un'esperienza potenzialmente ricca e complessa, alla quale il RICC cercherà di infondere entusiasmo con le sue voci, e nella quale vi augurerà con l'occasione buonissime feste.
Chi vorrà assistere al concerto potrà in una serata cogliere diversi aspetti, dall'aiuto -testimoniato direttamente a chi ha amici e parenti in condizioni di grave difficoltà nelle Filippine - ad una popolazione colpita dall'immane disastro di un devastante tifone, all'interpretazione musicale del tema della "Notte" da parte di grandi artisti dall'ottocento ad oggi (i brani vengono sia dalla tradizione classica che dalla musica folk/pop contemporanea, per chi ha assistito al concerto di giugno, il repertorio è lo stesso), all'ammirare un luogo che viene un pò trascurato nella grandiosità di Roma e delle sue bellezze, ma che presenta tra l'altro il mosaico absidale più antico della cristianità (450 AD) prima rappresentazione del "Cristo Pantocratore" poi ripreso in tante altre strutture (Per i più curiosi, il link http://www.stpudenziana.org).
Un'esperienza potenzialmente ricca e complessa, alla quale il RICC cercherà di infondere entusiasmo con le sue voci, e nella quale vi augurerà con l'occasione buonissime feste.
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