giovedì 22 gennaio 2015

Uscita di emergenza - Teatro della Cometa (Roma)

Ilaria Guidantoni, 18 Gennaio 2015

Bradisismo, precarietà, ricordi, paure, sospetti… sono alcuni degli “ingredienti” presenti nella commedia, o meglio ancora nella tragicommedia "Uscita di emergenza", scritta da Manlio Santanelli, che vede in scena - al Teatro della Cometa dal 7 al 25 gennaio - Vittorio Viviani e Gino Auriuso per la regia di Enrico Maria Lamanna. Spettacolo decisamente originale, impegnativo e difficile da raccontare, monologo doppio più che dialogo interpretato magistralmente con un allestimento raffinato. Una nuova tragicommedia in grado di reinventare quel teatro napoletano troppo spesso datato, stantio o volgarizzato. Una metafora a tratti strampalata, con un linguaggio allusivo e dotto tra le righe, sulla vita dove non resta che un’uscita di emergenza che a volte fa paura imboccare.

Artenova presenta
USCITA DI EMERGENZA
di Manlio Santanelli
con Vittorio Viviani e Gino Auriuso
regia Enrico Maria Lamanna
aiuto regia Augusto Casella
scene Massimiliano Nocente
costumi Teresa Acone
grafica Overlook
organizzazione Maria Francesca Serpe

E’ certamente uno spettacolo originale sia nel contenuto e nella scrittura che nella rappresentazione, con uno svolgimento praticamente senza trama che costringe gli attori ad un notevole sforzo vista anche la durata della pièce. Forse si perde appena (volutamente?) nella fase finale che prepara e rimanda più volte l’esito, innamorandosi un po’ del dialogo e di una meditazione senza approdo sull’esistenza. Interpretazione, testo e allestimento concorrono con la regia musicale in modo armonico a rendere uno spettacolo di per sé scarno, due personaggi che discutono, litigano, si consolano, confinati - forse auto-esiliati dalla realtà - in una scena fissa, un ambiente povero di Napoli, senza via d’uscita o quasi, ricco di spunti.

La rappresentazione si apre, ancora senza attori in scena, su una stanza disadorna e confusionaria con due materassi per terra e pochi oggetti simmetrici intorno ad un’immagine sacra. Entrano sul palcoscenico due personaggi abbracciati, come appoggiati l’uno all’altro anche simbolicamente, e inizia un alterco che a tratti sembra interiore, uno sdoppiamento tra i due che possono incarnare in realtà l’uno l'alter ego dell'altro. Maceri e miseri, incontratisi per caso dopo molti anni, si sono ritrovati a condividere il fallimento di due vite fatte di briciole. Piano piano ricostruendo i dettagli, senza effetti speciali né cambi di direzione, fatti di tessere minute e di sfumature, emergono due profili fragili di uomini che si vergognano di quello che hanno fatto, peraltro non così grave. Si vergognano semplicemente e si sono ritirati, nascosti agli occhi del mondo.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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