Ilaria Guidantoni Mercoledì, 21 Gennaio 2015
Dal 6 al 25 gennaio. Ricci e capricci sul palcoscenico del Teatro de’ Servi dal 6 al 25 gennaio, con la commedia "Un diavolo per capello", scritta da Cinzia Berni e Roberto Marafante. In scena la stessa Cinzia Berni, Maria Lauria, Marilena Frasca, Francesca Ceci, Davide Clivio e Pascal Persiano. Spassoso, quotidiano, così tanto da sembrare vero. E’ la credibilità la cifra di questo spettacolo che è come sfogliare una rivista di gossip. Ogni tanto fa bene, per prendere una boccata di ossigeno e distrarsi dagli affanni della vita. I personaggi sono tutti calati perfettamente nel ruolo, scelti e “adattati” a misura. Il tono leggero e pettegolo non perde il ritmo, che anzi nella seconda parte ci regala qualche spunto dolce-amaro di saggezza comune.
La Bilancia Produzioni presenta
UN DIAVOLO PER CAPELLO
di Cinzia Berni e Roberto Marafante
con
Cinzia Berni - Maristella, la ricca e spietata vedova
Maria Lauria - Conci, la simpatica parvenu
Marilena Frasca - Olga, l’estetista
Francesca Ceci - Eva, la starlet disoccupata
Davide Clivio - Maurizio, il cantante barista
Pascal Persiano - El Diable, il parrucchiere
Una scenografia da casa di Barbie, tutto bianco e rosa caramella. Siamo all’interno di un salone di bellezza per vip, dove vanno in scena - perché è una sorta di palcoscenico della vita, con storie che si intrecciano, suggeritori, registi, camerini, entrate e uscite - pettegolezzi, umane ipocrisie e cattiverie gratuite. Di cui ridere e dolersi ad un tempo perché sembrano quello che capita tutti i giorni a qualcuno che si conosce. E’ così leggero da sembrare vero. Commedia divertente e semplice, senza grandi implicazioni, a tratti un po’ acidula e cinica, dove le donne alla fine si confermano comunque la parte migliore della società anche quando non sono certo senza magagne.
La scusa della cura e il mito della bellezza non sembrano in fondo le vere ragioni del parrucchiere ché, a detta di una cliente, sostituisce e in modo più piacevole lo psicanalista; con un doppio risultato: l’effetto consolatorio è immediato perché lo specchio dà una risposta certa che dona fiducia e un sorriso. La cura di sé è la metafora dell’affetto mancato, la voglia di giovinezza e di un’altra possibilità, il desiderio di piacere e di essere riconosciuti dall’altro ma è anche un modo per dare un’immagine giusta e coltivare la reputazione. In un mondo di apparenza, come la navigata signora bene venuta dal nulla - figlia di una portiera - ben sa, una buona piega è la ricetta perché ogni giorno splenda il sole.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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