Ilaria Guidantoni Mercoledì, 24 Dicembre 2014
Un esperimento interessante e un arrangiamento del testo efficace per il messaggio, suggestivo, grazie anche ad un accompagnamento musicale indovinato e ad una mise en espace che rende la lettura fluida. Intrigante la commistione di sacro e profano, la pervasività della sacralità di quel rapporto unico, fusionale e tormentato madre-figlio e la contaminazione dell’amore con la quotidianità e la banalità del bene. Forte la riflessione sul dubbio e sulla drammaticità dell’amare, un viaggio dentro noi stessi. Convincente soprattutto l’interpretazione di Simone Ciampi.
IL VIAGGIO DI CRISTO
di Claudio Proietti
con Barbara Scoppa e Simone Ciampi
musiche originali di Santo Tringali
Sabato 20 dicembre nella Basilica di San Lorenzo in Lucina di Roma, un viaggio emozionante di circa un’ora nella cornice suggestiva della Chiesa che ospita il primo vescovo della cristianità, San Lorenzo. Barbara Scoppa e Simone Ciampi, insieme alle musiche originali di Santo Tringali raccontano Il viaggio di Cristo, su un testo di Claudio Proietti.
E’ insieme il viaggio di un figlio e di una madre verso la consapevolezza della vita, la responsabilità e talora il dolore di una scelta anche quando si conosce qual è la strada giusta. E’ il racconto del viaggio di tutti, nel momento del distacco dai genitori, e soprattutto di quando giunge il momento di tagliare il cordone ombelicale e occorre trovare il coraggio - come dice Yeshua, Gesù - di perdersi per ritrovarsi: di osare e avere il coraggio delle proprie scelte, da parte di un figlio, resistendo alle tentazioni, ai deragliamenti e confrontandosi con il dubbio. E’ molto ben riuscita tra l’altro l’interpretazione della doppia voce, tra la coscienza e il sé, tra l’io e il diavolo tentatore.
Per una madre arriva il momento della resa difficile, del gesto di umiltà, del coraggio di lasciare andare e anche della confidenza e della debolezza dichiarata di non poter fare a meno di restare una madre, con la tentazione di proteggere sempre il figlio e, a dire il vero, di proteggersi; di volersi sostituire nel dolore e, alla fine, di riprendersi il proprio ruolo in una veste diversa: di accompagnare e assistere alla morte di chi si è generato. E’ la prova più difficile e la dimostrazione della fragilità umana: una madre può dare la vita, scegliere di darla e perfino di toglierla ma non di proseguirla. C’è un morire in noi per una rinascita superiore e, come dice il Vangelo citato, anche il chicco di grano deve morire per germogliare.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Nessun commento:
Posta un commento