giovedì 29 gennaio 2015
POE SUITE Racconti di Edgar Allan Poe per voce e piano - Teatro Due Roma
POE SUITE
Racconti di Edgar Allan Poe per voce e piano.
Narrazione Vittoria Faro
Musica composta ed interpretata da Raffaele Pallozzi
Venerdi 30 gennaio ore 21,00
Sabato 31 gennaio ore 21,00
Domenica 1 febbraio ore 18,00
Teatro Due Roma, Via dei Due Macelli 37
Il costo del biglietto è di 12 euro per le serate singole del venerdì e del sabato, e di 15 euro per la rappresentazione completa di domenica. Venendo in teatro la domenica con il biglietto del venerdì o del sabato, si potrà assistere alla pièce integrando il biglietto singolo al costo di 3 euro.
Per le prenotazioni scrivere a teatrodueroma@libero.it o telefonare in teatro al numero 06/6788259
Testacciolab presenta il primo ciclo di racconti per piano e voce POE SUITE, lettura scenica e musicale dell’opera di uno dei più celebri e maledetti narratori di tutti i tempi, Edgard Allan Poe.
Le rappresentazioni si terranno al Teatro Due, in Via dei Due Macelli 37, da venerdì 30 gennaio a domenica 1 febbraio, secondo la seguente articolazione: la serata di apertura sarà dedicata alla lettura musicale del racconto I delitti di Rue Morgue, dal ciclo del Mistero e del Raziocinio; sabato sarà la volta di altre due fondamentali narrazioni dell’autore, Eleonora e Il gatto nero, tratte dal ciclo del Mistero e del Terrore. La kermesse si concluderà domenica 1 febbario con una rilettura completa di tutte e tre le opere selezionate.
«la vertigine non è la paura per l’abisso ma l’attrazione per esso»
In un presente in cui la Paura è tornata protagonista, nessuno meglio di Edgard Allan Poe sa farci scendere negli abissi della coscienza e affrontare il mostro che vi si nasconde.
Nessuno meglio di Poe ha indagato l'apparente contraddizione fra la fede quasi cieca nella ragione umana che vuole spiegare e l'abbandono “alle profondità più remote dell'animo, al mistero che pervade tutta la realtà” (Raul Montanari).
La poesia di Poe è tutta in questa apparente contraddizione, fra la prosa asciutta e rigorosa dell'Io narrante e la musica degli ambienti tenebrosi che la narrazione evoca, nel ritmo continuamente cangiante del suo procedere.
Poe Suite è un esperimento teatrale che vuole raccontare questa dualità, il costante dialogo fra la musica delle “vertigini dell'abisso” e la voce della Logica che si ostina a cercare ragione all'insondabile, al mistero della paura che ci atterrisce e, insieme, irresistibilmente attrae.
In Poe Suite la musica non è il sottofondo alla narrazione, non un semplice contrappunto alla voce ma l'espressione del demone nascosto nei rigorosi proponimenti del Pensiero, l'altra metà dell'Io che non si mette a tacere.
Ne risulta una forma espressiva originale, a metà fra la lettura e la messa in scena, in un inseguimento di musica e parole, nella competizione fra lo scandagliamento dei sentimenti più inconfessabili dell'animo umano e la caparbia tentazione della Ragione a governarli.
IL PROGETTO
POE Suite è un progetto nato da un'idea di Vittoria Faro sui racconti di Edgar Allan Poe. Il progetto è costruito sul costante dialogo fra la narrazione affidata alla stessa attrice ideatrice e le musiche originali composte e interpretate dal maestro Raffaele Pallozzi.
Il progetto prevede più appuntamenti di circa 50 minuti in ognuno dei quali verrà interpretato uno o più racconti di Edgar Allan Poe, a seconda della loro durata.
Per le tre serate al Teatro Due si propone la seguente articolazione:
venerdi 30 gennaio 2015 ore 21.00: POE SUITE # 1:
dal ciclo del Mistero e del Raziocinio: I Racconti della Rue Morgue
sabato 31 gennaio ore 21.00: POE SUITE #2:
dal ciclo del Mistero e del Terrore :
Il gatto Nero
Eleonora
domenica 1 febbraio
ore 18,00:
I Racconti della Rue Morgue
ore 19.45:
Il gatto Nero
Eleonora
POE SUITE – RACCONTI PER VOCE E PIANO
Con Vittoria Faro e Raffaele Pallozzi
da un’idea di Vittoria Faro
Regia di Vittoria Faro
Musiche originali di Raffaele Pallozzi
Tecnico Luci e Suono: Silvia Crocchianti
Ufficio Stampa: F/M PRESS
VITTORIA FARO, attrice e regista
Agrigentina, studia fin da bambina danza, musica e teatro. Conseguito il diploma di maturità classica si trasferisce a Roma per approfondire gli studi di recitazione e, nel contempo, iscriversi alla Facoltà di Lettere con indirizzo digitale all’Università La Sapienza, seguendo l’evoluzione dei più interessanti linguaggi espressivi contemporanei.
Nel 2012 si diploma con il massimo dei voti all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Nel corso degli studi ha modo di approfondire il suo percorso formativo in diversi laboratori con grandi maestri quali: Luca Ronconi, Mario Ferrero, Paolo Giuranna, Giuseppe Bevilacqua, Anna Marchesini, Michele Monetta, Rosa Masciopinto, Nicolaj Karpov, Sergio Rubini, Daniela Bortignoni, Arturo Cirillo, Valentino Villa, Lorenzo Salveti.
Nel 2012 debutta al Teatro Vascello di Roma con “ La Madre” regia di Alessandro Berdini nel ruolo della coprotagonista;
Nel 2013 torna nella sua città presso il Teatro della Posta Vecchia con il Recital DESTRUCTION, come attrice e regista.
Nel 2014 viene scritturata per la prima nazionale di “ A Ciascuno il Suo” regia di Fabrizio Catalano, ancora in scena nei teatri italiani. È inoltre protagonista di L’INFERNO È SOLO UNA SAUNA di Katia Bruner, per la regia di Valentino Villa, che ha partecipato alla nona edizione del festival di teatro contemporaneo SHORT.
Sempre nel 2013 è protagonista dello spettacolo La Cocciutaggine per la regia di Dante Antonelli, dell’autore argentino contemporaneo R. Spregelburd, in concorso al RIC Festival teatrale di Rieti.
Nel contempo collabora già dal 2008 alla produzione di eventi artistici e culturali in seno all’associazione TestaccioLab, nella quale è responsabile del settore arti performative.
Nel maggio 2014 cura la regia di INVASION, progetto di site specific applicato all’architettura contemporanea, realizzato su drammaturgia originale nell’ambito della manifestazione internazionale OPENHOUSE.
Raffaele Pallozzi (pianista)
Sulmonese, classe 1965, ha iniziato fin da ragazzino a suonare il pianoforte. Nel 1982 ha seguito il corso di piano jazz con Riccardo Fassi presso Scuola Popolare di Musica Testaccio Roma e a seguire diversi corsi in Italia.
Nel 2009 ha conseguito la Laurea di I livello in jazz votazione 110 e lode presso il Conservatorio Alfredo Casella
L’attività di musicista lo ha portato ad esibirsi con alcuni dei più importanti artisti della scena musicale italiana e straniera come:
Bill Smith, Don Moie, Greg Abate, Joy Garrison, Kelly Joyce, Geoff Warren, Fabrizio Bosso, Bepi D’Amato, Gianni Savelli, Tony Pancella (piano duet), Dado Moroni, Ornella Vanoni, Stefano “Cocco” Cantini, Larry Franco, Simona Molinari, Saturnino, Ettore Fioravanti, Marcello Di Leonardo, Luca Bulgarelli, Maurizio Dei Lazzaretti, Max Ionata, Marco Loddo, Nicola Angelucci, Alessandro Svampa, Fabrizio Mandolini, Stefano Cantarano, Andrea Avena, Peppino Principe, Claudio Coccoluto, Pietro Iodice, Nicola Cordisco, Massimo Morricone, Massimo Manzi, Bruno Marcozzi, Fabrizio Mandolini, Roberto Desiderio, Gabriele Pesaresi, Carl Potter, Karima, Niki Nicolai, Gabriele Cirilli, Mauro Marino, Marco Messeri, O.R.O (Onde Radio Ovest dal 1998 al 2001).
Ha suonato presso Teatri e Festival Jazz di:
Parigi (Festival jazz di Xanakis con Venanzio Venditti Quartet); Honk Kong, Shang-ki e Pechino (In Duo con Simona Molinari); Blue Note di Tokio e Milano, The Place Roma, Napoli Premio Carosone, Premio Lunezia, Feltrinelli Milano e Napoli, Tegiano, Ischia, Sistina, Atessa, Ortona (Simona Molinari e La “Mosca Jazz Band”); Mosca e San Pietroburgo (con Kelly Joyce); Festival di Sanremo (con Simona Molinari, Ornella Vanoni e Fabrizio Bosso); Arena Di Verona (con Ornella Vanoni e Simona Molinari); San Siro “Stadio” (“Amiche per l’Abruzzo” con Niki Nicolai, Karima e Simona Molinari), Pescara (Raffaele Pallozzi Quartet); Sulmona (“Raffaele Pallozzi in Concerto”); Introdacqua, Pettorano sul Gizio, Castelvecchio Subequo, Popoli (“Muntagn’in Jazz” 2007/08/09/12); Pescara Casa del Jazz (con Geoff Warren Quartet, Simona Pacelli Octet); Fondazione Pescara Abruzzo “Maison de la Musique” 2006/2008/2011/2012 (con Marco di Marzio Trio, Simona Molinari Quartet, Simone Pacelli Octet, Tune Up Quintet); Vari Teatri Italiani (con la compagnia teatrale “Drammateatro” in veste di musicista-attore nell’opera di Bertold Brecht “Uragani”, musiche di Kurt Weill e Angelo Valori)
Concorsi Vinti
• Nel 1975 all’età di dieci anni vince il Primo Premio nel Concorso “Giovani Pianisti e Fisarmonicisti” Montesilvano (PE); Nel 2000 vince il concorso Baronissi jazz con Max Ionata, Maurizio Rolli, e Nicola Angelucci. Per Max Ionata scrive il brano “ I Hope I Wish “ contenuto nel cd Little Hand del Max Ionata Quartet
Programmi tv
• Con Simona Molinari è ospite in trasmissioni televisive: Festival di Sanremo, Uno mattina, Domenica In, Effetto Sabato, Wind Musica Award Italia uno.
• Insieme agli “O.R.O” partecipa alla trasmissione televisiva “Serata Con” Video Italia in mondo visione.
Discografia
• “Croce e Delizia” come pianista arrangiatore e compositore firmando anche parte dei brani del nuovo album, tra i quali “amore a prima vista” cantato da Ornella Vanoni e premiato ai Wind Music Awards Verona.
• “Real X” il disco di Fabio Colella (batteria) dove è autore di una composizione dal titolo Borgo 8000.
• Registra e compone per Claudio Coccoluto le musiche per un cd dal titolo “circuml@vorando” colonna sonora dei servizi di Tg Neapolis per la Rai.
• Musica una poesia inedita di Augusto Daolio “Principe Desiderio” contenuta nel disco Elya di Elia Santilli.
• “Egocentrica” di Simona Molinari e nello stesso anno ha accompagnato la cantante insieme a Ornella Vanoni e Fabrizio Bosso al Festival di Sanremo.
• “Uragani” di Bertold Brecht (edito da Manifesto e distribuito da la Feltrinelli).
Attività didattica
• Dal 1990 svolge attività didattica privatamente e nelle scuole ( Icarus L’Aquila, Sonica Manoppello )
TESTACCIOLAB Associazione Culturale
Muovendo da uno dei rioni romani a più radicata vocazione creativa, TestaccioLab opera dal 2005 per uno scambio reale fra le più attive risorse artistiche del panorama nazionale ed internazionale e le migliori energie della provincia italiana più periferica. Il movimento sostiene la promozione delle risorse intellettuali e del potenziale creativo, superando la tradizionale separazione ideologica fra cultura e profitto, attraverso la sperimentazione concreta di nuovi modelli di attuazione del principio dell’Economia della Cultura, che ha visto impegnata l’equipe in numerose iniziative.
TLab è un laboratorio aperto di ricerca, elaborazione e produzione di iniziative e progetti artistici e di creatività, in forme e linguaggi espressivi diversi. Mette in rete risorse creative, artistiche e professionali disposte a condividere know how ed esperienze per produrre progetti condivisi o offrire servizi di creatività a committenze pubbliche e private. E’ un marchio che promuove un modello etico di produzione di arte e creatività, una rete di realtà professionali che ne sostengono le attività
Fra le iniziative:
2014 – Invasion Spexific@Enterprise, nell’ambito Openhouse 2014, intervento artistico performativo multimediale di site specific. La drammaturgia originale, ispirata alla connotazione tecnologica dell’architettura, associa l’insediamento dell’azienda nel sito all’evoluzione di un virus.
Info: http://www.testacciolab.net/?p=322
Video report: https://www.youtube.com/watch?v=6WMV6hrvc8E
2008 - L’AltroSenso, Percorso interdisciplinare interregionale di arte e creatività al femminile, (Sulmona, Scilla, Agrigento, Roma). In ogni contesto toccato dal progetto, viene individuata tra le specificità locali, una figura femminile legata al mito, alla letteratura o alla storia dei luoghi che tratteggi una delle caratteristiche della multiforme sfera della femminilità riletta attraverso i linguaggi della contemporaneità artistica. Su tale specificità sono realizzate mostre di pittura, fotografia, scultura, fumetti, performance di musica, teatro-danza e video, spettacoli teatrali, momenti di poesia e musica, moda, installazioni.
http://www.testacciolab.net/?p=87
2006 – L’Amore è un’altra Storia Festival di letteratura sentimentale nella città di Ovidio.
Manifestazione Due giorni di letture, arte, musica, teatro e danza nella città di Ovidio, da sempre legata al suo poeta, al cantore di teneri amori, realizzata nell’ambito dell’iniziativa nazionale: Ottobre: piovono libri – I luoghi della lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
http://www.testacciolab.net/?p=261
2009- MAKING OFF, rassegna di n. 5 appuntamenti mensili che uniscono esposizioni ad eventi performativi secondo un format originale in cui il design dell’evento partecipa alla creazione di un dialogo tra l’artista, l’opera e chi la fruisce. Un’immersione nell’esperienza creativa da vivere come un’occasione partecipata e condivisa di dialogo, approfondimento e scambio.
http://www.testacciolab.net/?p=271
2005- COMUNIC’AZIONE A TESTACCIO. La prima vera sfida della nascente TestaccioLab è stata creare una rete fra le allora molto attive realtà creative testaccine, proponendo un percorso nel rione alla ricerca delle particolarità di ogni singola voce, alla scoperta dei seminterrati vicini al Tevere. Nasce così Comunic’Azione, un percorso artistisco nel rione di Testaccio aperto ai diversi linguaggi espressivi, ognuno in una sede diversa nel quartiere.
A fare da trade d’union fra le diverse generazioni attive nel Rione, la figura di Gianpistone, eclettico artista della Scuola Romana, in realtà sempre fuori dagli schemi, il cui studio in via Gessi era stato per decenni un punto di riferimento nel rione.
http://www.testacciolab.net/?p=68
2006 - Contatto è un format in cui Arte, Cibo e Intrattenimento convivono in un unico spazio espositivo, dove il pubblico è costantemente stimolato da immagini, suoni e sapori legati tra loro in un gioco di rimandi sensoriali. Le opere dell’artista in mostra vengono interpretate dalle creazioni gastronomiche dello chef, il quale propone al pubblico “abbinamenti culinari” con una duplice interpretazione: visiva e gustativa. La prima interpreta l’opera attraverso forme e colori, la seconda rimanda alle suggestioni gustative suscitate dal cibo.
http://www.testacciolab.net/?p=18
TestaccioLab ha promosso e prodotto spettacoli teatrali:
2013: La Cocciutaggine di R.Sprekelburg, messo in scena al Ric Festival di Rieti dagli allievi dell’Accademia nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico con la regia di Simone Dante Antonelli; https://www.youtube.com/watch?v=Cgrh-_uGOEU
2008: Odissea Penelope con Paola Gassman, Teatro Pirandello Agrigento
2012: Distruction con Vittoria Faro, Teatro della Posta Vecchia Agrigento
2005: Clandestino, Spettacolo di danza performativa, Compagnia Janas, Roma, 2005) con la regia della coreografa Barbara Piga
info sul sito http://www.testacciolab.net/
Facebook: Testaccio Lab
https://www.facebook.com/pages/Testaccio-Lab/418158841649205?fref=ts
Ufficio Stampa
F/M Press
fmpress.roma@gmail.com
Francesca Romana Maruotti: 3405771436
Marta Scandorza: 3464928633
Ufficio stampa Teatro Roma Due
Angela Telesca
uffstampa.teatrodueroma@gmail.com
cell: 3208955984
martedì 27 gennaio 2015
Da Balla a Dalla - Teatro Sala Umberto (Roma)
Ilaria Guidantoni Giovedì, 22 Gennaio 2015
Dal 20 al 25 gennaio. Un omaggio che Dario Ballantini rende all’amico e grande cantautore Lucio Dalla, reinterpretando una parte scelta della sua straordinaria produzione artistica. Un caso singolare, un artista all’ombra di un artista, non semplice imitazione o reinterpretazione. Una “reincarnazione" originale che svela Dalla attraverso la storia di Ballantini, a dimostrazione dell’altro come specchio e del potere dell’arte. Ironico, raffinato, virtuoso nell’esibizione con un valente gruppo di musicisti, trasformista, cantante, una nota cabarettistica ma soprattutto narratore, cantastorie che testimonia la fucina tra lo scherno e l’impegno civile e sociale che è da sempre la città di Livorno.
Massimo Licinio presenta
Dario Ballantini in
DA BALLA A DALLA
storia di un’imitazione vissuta
progetto e regia di Massimo Licinio
scritto e cantato da Dario Ballantini
arrangiamenti & direzione musicale del Maestro Stefano Cenci
È uno spettacolo che ricorda Dalla visto attraverso il racconto di vita vera di Dario che, da fan imitatore giovanissimo e pittore in erba, aveva scelto il cantautore emiliano come soggetto di mille ritratti e altrettante rappresentazioni da imitatore trasformista, fino all'incontro vent'anni dopo in cui i ruoli si sono, come in un sogno, ribaltati facendo sì che Lucio diventasse un sostenitore del successo di Dario, come pittore e trasformista.
Ballantini con i musicisti, diretti dal Maestro Stefano Cenci, racconta minuziosamente i passaggi della carriera di Dalla, cantando con voce sorprendentemente fedele all'originale e trasformandosi “dal vivo” in lui. Tra un brano e l’altro, scorrono sul proiettore le decine di foto tratte dai disegni di Ballantini sui diari scolastici che rivelano la maniacale passione per Dalla, che ha avuto modo di rendersi conto di questa nascosta passione durante la mostra alla Triennale Bovisa di Milano dove Lucio cantò per un ora, mentre Dario dipingeva.
In scena un gruppo di musicisti talentuosi che non fanno da sfondo. Sono la colonna sonora e parte della voce dello spettacolo, con un sassofono che è a sua volta un gioco di luci, una chitarra che è potenza. In primo piano per terra casette giocattolo inclinate, storte, forse crollate ma non arrese e su un lato un camerino dove il protagonista si trucca e si strucca, si cambia in scena tra il visto e il non visto e diventa Dalla.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 20 al 25 gennaio. Un omaggio che Dario Ballantini rende all’amico e grande cantautore Lucio Dalla, reinterpretando una parte scelta della sua straordinaria produzione artistica. Un caso singolare, un artista all’ombra di un artista, non semplice imitazione o reinterpretazione. Una “reincarnazione" originale che svela Dalla attraverso la storia di Ballantini, a dimostrazione dell’altro come specchio e del potere dell’arte. Ironico, raffinato, virtuoso nell’esibizione con un valente gruppo di musicisti, trasformista, cantante, una nota cabarettistica ma soprattutto narratore, cantastorie che testimonia la fucina tra lo scherno e l’impegno civile e sociale che è da sempre la città di Livorno.
Massimo Licinio presenta
Dario Ballantini in
DA BALLA A DALLA
storia di un’imitazione vissuta
progetto e regia di Massimo Licinio
scritto e cantato da Dario Ballantini
arrangiamenti & direzione musicale del Maestro Stefano Cenci
È uno spettacolo che ricorda Dalla visto attraverso il racconto di vita vera di Dario che, da fan imitatore giovanissimo e pittore in erba, aveva scelto il cantautore emiliano come soggetto di mille ritratti e altrettante rappresentazioni da imitatore trasformista, fino all'incontro vent'anni dopo in cui i ruoli si sono, come in un sogno, ribaltati facendo sì che Lucio diventasse un sostenitore del successo di Dario, come pittore e trasformista.
Ballantini con i musicisti, diretti dal Maestro Stefano Cenci, racconta minuziosamente i passaggi della carriera di Dalla, cantando con voce sorprendentemente fedele all'originale e trasformandosi “dal vivo” in lui. Tra un brano e l’altro, scorrono sul proiettore le decine di foto tratte dai disegni di Ballantini sui diari scolastici che rivelano la maniacale passione per Dalla, che ha avuto modo di rendersi conto di questa nascosta passione durante la mostra alla Triennale Bovisa di Milano dove Lucio cantò per un ora, mentre Dario dipingeva.
In scena un gruppo di musicisti talentuosi che non fanno da sfondo. Sono la colonna sonora e parte della voce dello spettacolo, con un sassofono che è a sua volta un gioco di luci, una chitarra che è potenza. In primo piano per terra casette giocattolo inclinate, storte, forse crollate ma non arrese e su un lato un camerino dove il protagonista si trucca e si strucca, si cambia in scena tra il visto e il non visto e diventa Dalla.
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Bianca Maria Cristina di Savoia, a un anno dalla beatificazione
Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Gennaio 2015
Semplicemente la storia di una donna tra l’austerità piemontese e la goliardia napoletana sullo sfondo di un mondo che cambia.
A un anno dalla beatificazione della regina santa, com’era chiamata affettuosamente dal popolo napoletano, i convegni di cultura di Roma Capitale dedicati a questa figura singolare di donna, delicata e potente ad un tempo, hanno organizzato un appuntamento per restituirci la figura nel contesto storico e culturale dell’epoca sullo sfondo della scuola di Posillipo.
Un anno fa in occasione della beatificazione, sempre a Roma c’era stata la rappresentazione di una pièce teatrale dedicata a questa figura scritta e diretta dalla collega giornalista e scrittrice Mariù Safier che abbiamo recensito su queste pagine, dove, attraverso lo sguardo delicato e attento ai sentimenti – nello stile dell’autrice – si offre un’attenda ricostruzione storica.
Maria Cristina, vissuta solo 23 anni, non ebbe modo di organizzare intorno a sé un movimento culturale, ma in qualche modo si rispecchiò nella vivacità della Napoli di allora e seppe infondere nuova fiducia a una città che ieri come oggi, accanto a tanto splendore “coltivava” una corte dei miracoli.
Nasce a Cagliari nel 1812, figlia di Vittorio Emanuele I e Maria Teresa d’Asburgo-Este, e in quanto femmina non fu accolta con grande entusiasmo. I Savoia non vivevano uno dei loro periodi migliori dopo che le truppe francesi avevano occupato il Piemonte ed erano stati costretti a ritirarsi sull’isola. Tra i personaggi importanti della vita di Maria Cristina un posto speciale occupa Rosa Bersarelli, sua confidente fino agli ultimi giorni e il padre olivetano Giovanni Battista Terzi ai quali la madre affiderà a bambina. Quest’ultimo la influenzò molto e dopo la morte di lei si sentì anche responsabile di averla spinta ad alcune scelte come il matrimonio.
Maria Cristina cresceva devota, con il desiderio di ritirarsi in convento, accondiscendendo al trotto e al ballo.
Arrivò a Torino nel 1815 dove il ritorno dei Savoia fu accolto con grande esultanza perché la famiglia reale al Congresso di Vienna si era battuta per la cacciata dei francesi, così ebbe in premio l’annessione della Liguria. La vita di corte locale era molto austera, quasi claustrale, monotona, senza modernità. Maria Cristina, detta l’angioletto e da certuni la vecchietta, per la sua attitudine al raccoglimento e ad una maturità che la rendevano più grande della sua età, forse fin troppo, si trovava a suo agio in questo ambiente. Tutto filava liscio o almeno così sembrava senonché i Savoia si mostrarono poco inclini a elargire concessioni liberali come altrove in tutta Europa. Vittorio Emanuele I preferì abdicare in favore di Carlo Felice e, in sua assenza, passare la reggenza a Carlo Alberto pur di non venire a patti con i sudditi.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Semplicemente la storia di una donna tra l’austerità piemontese e la goliardia napoletana sullo sfondo di un mondo che cambia.
A un anno dalla beatificazione della regina santa, com’era chiamata affettuosamente dal popolo napoletano, i convegni di cultura di Roma Capitale dedicati a questa figura singolare di donna, delicata e potente ad un tempo, hanno organizzato un appuntamento per restituirci la figura nel contesto storico e culturale dell’epoca sullo sfondo della scuola di Posillipo.
Un anno fa in occasione della beatificazione, sempre a Roma c’era stata la rappresentazione di una pièce teatrale dedicata a questa figura scritta e diretta dalla collega giornalista e scrittrice Mariù Safier che abbiamo recensito su queste pagine, dove, attraverso lo sguardo delicato e attento ai sentimenti – nello stile dell’autrice – si offre un’attenda ricostruzione storica.
Maria Cristina, vissuta solo 23 anni, non ebbe modo di organizzare intorno a sé un movimento culturale, ma in qualche modo si rispecchiò nella vivacità della Napoli di allora e seppe infondere nuova fiducia a una città che ieri come oggi, accanto a tanto splendore “coltivava” una corte dei miracoli.
Nasce a Cagliari nel 1812, figlia di Vittorio Emanuele I e Maria Teresa d’Asburgo-Este, e in quanto femmina non fu accolta con grande entusiasmo. I Savoia non vivevano uno dei loro periodi migliori dopo che le truppe francesi avevano occupato il Piemonte ed erano stati costretti a ritirarsi sull’isola. Tra i personaggi importanti della vita di Maria Cristina un posto speciale occupa Rosa Bersarelli, sua confidente fino agli ultimi giorni e il padre olivetano Giovanni Battista Terzi ai quali la madre affiderà a bambina. Quest’ultimo la influenzò molto e dopo la morte di lei si sentì anche responsabile di averla spinta ad alcune scelte come il matrimonio.
Maria Cristina cresceva devota, con il desiderio di ritirarsi in convento, accondiscendendo al trotto e al ballo.
Arrivò a Torino nel 1815 dove il ritorno dei Savoia fu accolto con grande esultanza perché la famiglia reale al Congresso di Vienna si era battuta per la cacciata dei francesi, così ebbe in premio l’annessione della Liguria. La vita di corte locale era molto austera, quasi claustrale, monotona, senza modernità. Maria Cristina, detta l’angioletto e da certuni la vecchietta, per la sua attitudine al raccoglimento e ad una maturità che la rendevano più grande della sua età, forse fin troppo, si trovava a suo agio in questo ambiente. Tutto filava liscio o almeno così sembrava senonché i Savoia si mostrarono poco inclini a elargire concessioni liberali come altrove in tutta Europa. Vittorio Emanuele I preferì abdicare in favore di Carlo Felice e, in sua assenza, passare la reggenza a Carlo Alberto pur di non venire a patti con i sudditi.
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Premio di Drammaturgia "Riccardo Cavallo" - Teatro de' Servi (Roma)
Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Gennaio 2015
Un premio per ricordare, non solo per attingere alla memoria, quanto per incentivare e promuovere nuovi testi. Sul testo e sul valore della parola ha puntato la prima edizione. Vincitore tra l’altro un allievo di Riccardo Cavallo, Roberto Attias, con un testo di grande impatto e impegno civile. Gli stralci letti dei tre testi finalisti commuovono, intrigano, appaiono ben costruiti. Interessante e decisamente originale, con un’ironia sottile, quello firmato da Tiziano Rovai.
PREMIO DI DRAMMATURGIA INTITOLATO A "RICCARDO CAVALLO"
direzione artistica della serata a cura di Bruno Alessandro
- AVENIDA DEL SOL BUENOS AIRES CORSO GARIBALDI S.ROSALIA di Roberto Attias
- L'INCONCILIABILE O L'IMPORTANZA DELL'OROLOGIO di Tiziano Rovai
- GLI INNAMORANTI- UNA FAVOLA DEL SUD di Chiara Rossi e Silvestra Sbarbaro
letture - a cura di Bruno Alessandro - interpretate da Antonella Alessandro, Bruno Alessandro, Gerolamo Alchieri, Domitilla D'amico, Ughetta D'Onorascenzo, Daniele Giuliani, Marco Mete, Antonio Palumbo, Dario Penne, Carlo Reali, Marco Vivio
Il premio di drammaturgia Riccardo Cavallo è stato istituito dall'Associazione Per Lo Spettacolo, e concepito da Rodolfo Bianchi, attore e presidente dell’associazione. Seguendo le linee guida e i propositi dell'associazione, il bando ha voluto offrire una possibilità agli autori contemporanei, ponendo due soli requisiti: che le opere fossero originali e rappresentabili. La decisione di intitolare il premio a Riccardo Cavallo, è stata mossa dal profondo sentimento di stima e affetto che gli associati nutrivano e nutrono nei suoi confronti, ritenuto regista di grande spessore, artista capace di assorbire le suggestioni di un testo, per poi rifiltrarle e farle vivere in una chiave diversa, originale, unica eppure condivisibile. E’ stato tra l’altro collaboratore di Gigi Proietti al Brancaccio e Direttore del Brancaccino.
La commissione teatro dell' Associazione Per Lo Spettacolo - composta da Claudia Balboni, Cinzia Villari, Antonio Sanna, Lorenzo Profita, Elisa Carucci, Franco Mannella - ha selezionato, tra i testi pervenuti, tre testi finalisti, rispettivamente, "Avenida del Sol Buenos Aires Corso Garibaldi S. Rosalia" di Roberto Attias, vincitore di questa prima edizione; "L'inconciliabile o l'importanza dell'orologio" di Tiziano Rovai e "Gli Innamoranti- Una Favola Del Sud" di Chiara Rossi e Silvestra Sbàrbaro. Entro fine mese sul sito dell’associazione verrà annunciato il bando della seconda edizione con l’ambizione, nel frattempo, di trovare fondi per mettere in scena lo spettacolo vincitore.
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Un premio per ricordare, non solo per attingere alla memoria, quanto per incentivare e promuovere nuovi testi. Sul testo e sul valore della parola ha puntato la prima edizione. Vincitore tra l’altro un allievo di Riccardo Cavallo, Roberto Attias, con un testo di grande impatto e impegno civile. Gli stralci letti dei tre testi finalisti commuovono, intrigano, appaiono ben costruiti. Interessante e decisamente originale, con un’ironia sottile, quello firmato da Tiziano Rovai.
PREMIO DI DRAMMATURGIA INTITOLATO A "RICCARDO CAVALLO"
direzione artistica della serata a cura di Bruno Alessandro
- AVENIDA DEL SOL BUENOS AIRES CORSO GARIBALDI S.ROSALIA di Roberto Attias
- L'INCONCILIABILE O L'IMPORTANZA DELL'OROLOGIO di Tiziano Rovai
- GLI INNAMORANTI- UNA FAVOLA DEL SUD di Chiara Rossi e Silvestra Sbarbaro
letture - a cura di Bruno Alessandro - interpretate da Antonella Alessandro, Bruno Alessandro, Gerolamo Alchieri, Domitilla D'amico, Ughetta D'Onorascenzo, Daniele Giuliani, Marco Mete, Antonio Palumbo, Dario Penne, Carlo Reali, Marco Vivio
Il premio di drammaturgia Riccardo Cavallo è stato istituito dall'Associazione Per Lo Spettacolo, e concepito da Rodolfo Bianchi, attore e presidente dell’associazione. Seguendo le linee guida e i propositi dell'associazione, il bando ha voluto offrire una possibilità agli autori contemporanei, ponendo due soli requisiti: che le opere fossero originali e rappresentabili. La decisione di intitolare il premio a Riccardo Cavallo, è stata mossa dal profondo sentimento di stima e affetto che gli associati nutrivano e nutrono nei suoi confronti, ritenuto regista di grande spessore, artista capace di assorbire le suggestioni di un testo, per poi rifiltrarle e farle vivere in una chiave diversa, originale, unica eppure condivisibile. E’ stato tra l’altro collaboratore di Gigi Proietti al Brancaccio e Direttore del Brancaccino.
La commissione teatro dell' Associazione Per Lo Spettacolo - composta da Claudia Balboni, Cinzia Villari, Antonio Sanna, Lorenzo Profita, Elisa Carucci, Franco Mannella - ha selezionato, tra i testi pervenuti, tre testi finalisti, rispettivamente, "Avenida del Sol Buenos Aires Corso Garibaldi S. Rosalia" di Roberto Attias, vincitore di questa prima edizione; "L'inconciliabile o l'importanza dell'orologio" di Tiziano Rovai e "Gli Innamoranti- Una Favola Del Sud" di Chiara Rossi e Silvestra Sbàrbaro. Entro fine mese sul sito dell’associazione verrà annunciato il bando della seconda edizione con l’ambizione, nel frattempo, di trovare fondi per mettere in scena lo spettacolo vincitore.
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Dal 29 gennaio all’ 8 febbraio 2015 "Prima di andar via" Teatro Elfo Puccini Milano
PROGETTO GOLDSTEIN
in collaborazione con
TEATRO ARGOT STUDIO e UFFICI TEATRALI
presenta
TEATRO ELFO PUCCINI
29 gennaio | 8 febbraio 2015
PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili
regia Francesco Frangipane
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili,
Michela Martini, Aurora Peres, Barbara Ronchi
musiche originali Roberto Angelini
scenografia Francesco Ghisu
luci Beppe Filipponio
costumi Biancamaria Gervasio
assistente alla regia Laura Fronzi
distribuzione OffRome
Dal 29 gennaio all’ 8 febbraio 2015, per la rassegna Nuove Storie al Teatro Elfo Puccini (Sala Bausch), e per la prima volta a Milano, va in scena lo spettacolo rivelazione della scorsa stagione, Prima di andar via di Filippo Gili, per la regia di Francesco Frangipane, prima tappa di un intenso percorso drammaturgico e teatrale in cui si vogliono affrontare i grandi temi universali, come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio. Lo spettacolo è diventato un film diretto da Michele Placido, presentato nel Novembre 2014 alla 32 edizione del TFF_Torino Film Festival.
In Prima di andar via la morte viene vista come possibilità di salvezza e il protagonista la invoca in nome della libertà e della volontà di poter essere artefice del proprio destino, assumendosi la responsabilità degli effetti devastanti che questa scelta provocherà nelle dinamiche sociali, e in particolare nel luogo in cui si è scelto di focalizzare l’attenzione: la famiglia. Un microcosmo che ci permette, proprio grazie alla riconoscibilità di situazioni familiari quotidiane, di predisporre il pubblico ad un meccanismo automatico d’immedesimazione e di catarsi, fino a condurre lo spettatore a condividere le emozioni dei personaggi tanto da farsi carico delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti.
Una bella famiglia unita. Una normale famiglia felice. Una tranquilla cena familiare che si trasforma in tragedia a causa di un inaspettato annuncio. Cinque personaggi accerchiati che si fronteggiano come pugili su un vero e proprio ring. Un figlio che affonda il primo colpo. Inaspettato. Impensabile. Padre, madre e sorelle che accusano il colpo, un colpo tremendo che va a segno. E barcollano, arrancano, indietreggiano fino all’angolo, cercano di riprendersi e reagiscono, lo attaccano, lo scuotono, ma senza riuscire a colpirlo. Una notte drammatica dove, colpo su colpo, si confrontano/scontrano padre e figlio, madre e figlio, sorelle e fratello in un viaggio ora violento ora tenero nelle mille sfumature della psiche e dell’animo umano.
Nel secondo capitolo, dal titolo Dall’alto di una fredda torre, appena presentato, in prima nazionale, al Teatro Argot Studio di Roma, l’attenzione si sposta sull’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri.
Ufficio Stampa Giulia Taglienti – 339.8142317
ufficiostampa@teatroargotstudio.com | ufficiostampa@offrome.com
Teatro Elfo Puccini, c.so Buenos Aires 33 (Milano):
dal martedi al sabato ore 19.30
la domenica ore 15.30
Biglietto unico 15 euro
tel. 02 00 66 06 06
in collaborazione con
TEATRO ARGOT STUDIO e UFFICI TEATRALI
presenta
TEATRO ELFO PUCCINI
29 gennaio | 8 febbraio 2015
PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili
regia Francesco Frangipane
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili,
Michela Martini, Aurora Peres, Barbara Ronchi
musiche originali Roberto Angelini
scenografia Francesco Ghisu
luci Beppe Filipponio
costumi Biancamaria Gervasio
assistente alla regia Laura Fronzi
distribuzione OffRome
Dal 29 gennaio all’ 8 febbraio 2015, per la rassegna Nuove Storie al Teatro Elfo Puccini (Sala Bausch), e per la prima volta a Milano, va in scena lo spettacolo rivelazione della scorsa stagione, Prima di andar via di Filippo Gili, per la regia di Francesco Frangipane, prima tappa di un intenso percorso drammaturgico e teatrale in cui si vogliono affrontare i grandi temi universali, come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio. Lo spettacolo è diventato un film diretto da Michele Placido, presentato nel Novembre 2014 alla 32 edizione del TFF_Torino Film Festival.
In Prima di andar via la morte viene vista come possibilità di salvezza e il protagonista la invoca in nome della libertà e della volontà di poter essere artefice del proprio destino, assumendosi la responsabilità degli effetti devastanti che questa scelta provocherà nelle dinamiche sociali, e in particolare nel luogo in cui si è scelto di focalizzare l’attenzione: la famiglia. Un microcosmo che ci permette, proprio grazie alla riconoscibilità di situazioni familiari quotidiane, di predisporre il pubblico ad un meccanismo automatico d’immedesimazione e di catarsi, fino a condurre lo spettatore a condividere le emozioni dei personaggi tanto da farsi carico delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti.
Una bella famiglia unita. Una normale famiglia felice. Una tranquilla cena familiare che si trasforma in tragedia a causa di un inaspettato annuncio. Cinque personaggi accerchiati che si fronteggiano come pugili su un vero e proprio ring. Un figlio che affonda il primo colpo. Inaspettato. Impensabile. Padre, madre e sorelle che accusano il colpo, un colpo tremendo che va a segno. E barcollano, arrancano, indietreggiano fino all’angolo, cercano di riprendersi e reagiscono, lo attaccano, lo scuotono, ma senza riuscire a colpirlo. Una notte drammatica dove, colpo su colpo, si confrontano/scontrano padre e figlio, madre e figlio, sorelle e fratello in un viaggio ora violento ora tenero nelle mille sfumature della psiche e dell’animo umano.
Nel secondo capitolo, dal titolo Dall’alto di una fredda torre, appena presentato, in prima nazionale, al Teatro Argot Studio di Roma, l’attenzione si sposta sull’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri.
Ufficio Stampa Giulia Taglienti – 339.8142317
ufficiostampa@teatroargotstudio.com | ufficiostampa@offrome.com
Teatro Elfo Puccini, c.so Buenos Aires 33 (Milano):
dal martedi al sabato ore 19.30
la domenica ore 15.30
Biglietto unico 15 euro
tel. 02 00 66 06 06
Julien Zoluà - Teatro Due (Roma)
Scritto da Ilaria Guidantoni Sabato, 24 Gennaio 2015
Dal 21 al 25 gennaio. Chiude Cantieri contemporanei - l'Officina promozionale di drammaturgia contemporanea curata dal Teatro Due di Roma - lo spettacolo "Julien Zoluà", che vede tra gli interpreti proprio l'organizzatrice della rassegna, la giovane Roberta Azzarone. Lo spettacolo ha debuttato in occasione del Venice Open Stage, festival internazionale di giovani interpreti, a luglio 2014; scritto da Giulio Maria Corso (attualmente interprete del personaggio di Phil in "Rapunzel" al fianco di Lorella Cuccarini), si è aggiudicato il premio Siae Nuova Drammaturgia Under 35.
Cantieri contemporanei - Officina promozionale della drammaturgia contemporanea a cura del Teatro Due Roma presenta
con il patrocinio dell'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico
JULIEN ZOLUA'
di Giulio Maria Corso
diretto e interpretato da Roberta Azzarone, Michele Lisi, Carlotta Mangione, Valerio D’Amore, Carmine Fabbricatore
Uno spettacolo non codificabile facilmente, teatro nel teatro dove il teatro è anche l’oggetto di alcune scene, interpreti capaci che alternano il ruolo di attore più tradizionale ad incursioni nei territori del teatro-danza e del mimo, dando vita ad uno spettacolo scarno, nudo, quasi senza scene e contraddistinto da un testo con accenti onirici, a tratti delirante, strampalato e con una storia in fondo molto semplice.
Sul palcoscenico si svela la storia di un amore che finisce e di un amore che divampa, oltre le convenzioni sociali, oltre le etichette, oltre i ruoli, commentato in rima da due fools perditempo e pettegoli che a tratti sembrano fare da suggeritori, come una sorta di inconscio dei personaggi, a tratti svolgono un ruolo comparabile al coro nella tragedia greca. La scena è ambientata in un mondo senza tempo e spazio, poco connotato, una sorta di mondo da fiaba. Siamo in un regno, all’interno di una casa probabilmente agiata.
Julien è il giovane servitore del signor Leone Isidoro, nato e cresciuto nella sua casa dove già i suoi genitori lavoravano prima della sua nascita.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 21 al 25 gennaio. Chiude Cantieri contemporanei - l'Officina promozionale di drammaturgia contemporanea curata dal Teatro Due di Roma - lo spettacolo "Julien Zoluà", che vede tra gli interpreti proprio l'organizzatrice della rassegna, la giovane Roberta Azzarone. Lo spettacolo ha debuttato in occasione del Venice Open Stage, festival internazionale di giovani interpreti, a luglio 2014; scritto da Giulio Maria Corso (attualmente interprete del personaggio di Phil in "Rapunzel" al fianco di Lorella Cuccarini), si è aggiudicato il premio Siae Nuova Drammaturgia Under 35.
Cantieri contemporanei - Officina promozionale della drammaturgia contemporanea a cura del Teatro Due Roma presenta
con il patrocinio dell'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico
JULIEN ZOLUA'
di Giulio Maria Corso
diretto e interpretato da Roberta Azzarone, Michele Lisi, Carlotta Mangione, Valerio D’Amore, Carmine Fabbricatore
Uno spettacolo non codificabile facilmente, teatro nel teatro dove il teatro è anche l’oggetto di alcune scene, interpreti capaci che alternano il ruolo di attore più tradizionale ad incursioni nei territori del teatro-danza e del mimo, dando vita ad uno spettacolo scarno, nudo, quasi senza scene e contraddistinto da un testo con accenti onirici, a tratti delirante, strampalato e con una storia in fondo molto semplice.
Sul palcoscenico si svela la storia di un amore che finisce e di un amore che divampa, oltre le convenzioni sociali, oltre le etichette, oltre i ruoli, commentato in rima da due fools perditempo e pettegoli che a tratti sembrano fare da suggeritori, come una sorta di inconscio dei personaggi, a tratti svolgono un ruolo comparabile al coro nella tragedia greca. La scena è ambientata in un mondo senza tempo e spazio, poco connotato, una sorta di mondo da fiaba. Siamo in un regno, all’interno di una casa probabilmente agiata.
Julien è il giovane servitore del signor Leone Isidoro, nato e cresciuto nella sua casa dove già i suoi genitori lavoravano prima della sua nascita.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Un diavolo per capello - Teatro de' Servi (Roma)
Ilaria Guidantoni Mercoledì, 21 Gennaio 2015
Dal 6 al 25 gennaio. Ricci e capricci sul palcoscenico del Teatro de’ Servi dal 6 al 25 gennaio, con la commedia "Un diavolo per capello", scritta da Cinzia Berni e Roberto Marafante. In scena la stessa Cinzia Berni, Maria Lauria, Marilena Frasca, Francesca Ceci, Davide Clivio e Pascal Persiano. Spassoso, quotidiano, così tanto da sembrare vero. E’ la credibilità la cifra di questo spettacolo che è come sfogliare una rivista di gossip. Ogni tanto fa bene, per prendere una boccata di ossigeno e distrarsi dagli affanni della vita. I personaggi sono tutti calati perfettamente nel ruolo, scelti e “adattati” a misura. Il tono leggero e pettegolo non perde il ritmo, che anzi nella seconda parte ci regala qualche spunto dolce-amaro di saggezza comune.
La Bilancia Produzioni presenta
UN DIAVOLO PER CAPELLO
di Cinzia Berni e Roberto Marafante
con
Cinzia Berni - Maristella, la ricca e spietata vedova
Maria Lauria - Conci, la simpatica parvenu
Marilena Frasca - Olga, l’estetista
Francesca Ceci - Eva, la starlet disoccupata
Davide Clivio - Maurizio, il cantante barista
Pascal Persiano - El Diable, il parrucchiere
Una scenografia da casa di Barbie, tutto bianco e rosa caramella. Siamo all’interno di un salone di bellezza per vip, dove vanno in scena - perché è una sorta di palcoscenico della vita, con storie che si intrecciano, suggeritori, registi, camerini, entrate e uscite - pettegolezzi, umane ipocrisie e cattiverie gratuite. Di cui ridere e dolersi ad un tempo perché sembrano quello che capita tutti i giorni a qualcuno che si conosce. E’ così leggero da sembrare vero. Commedia divertente e semplice, senza grandi implicazioni, a tratti un po’ acidula e cinica, dove le donne alla fine si confermano comunque la parte migliore della società anche quando non sono certo senza magagne.
La scusa della cura e il mito della bellezza non sembrano in fondo le vere ragioni del parrucchiere ché, a detta di una cliente, sostituisce e in modo più piacevole lo psicanalista; con un doppio risultato: l’effetto consolatorio è immediato perché lo specchio dà una risposta certa che dona fiducia e un sorriso. La cura di sé è la metafora dell’affetto mancato, la voglia di giovinezza e di un’altra possibilità, il desiderio di piacere e di essere riconosciuti dall’altro ma è anche un modo per dare un’immagine giusta e coltivare la reputazione. In un mondo di apparenza, come la navigata signora bene venuta dal nulla - figlia di una portiera - ben sa, una buona piega è la ricetta perché ogni giorno splenda il sole.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 6 al 25 gennaio. Ricci e capricci sul palcoscenico del Teatro de’ Servi dal 6 al 25 gennaio, con la commedia "Un diavolo per capello", scritta da Cinzia Berni e Roberto Marafante. In scena la stessa Cinzia Berni, Maria Lauria, Marilena Frasca, Francesca Ceci, Davide Clivio e Pascal Persiano. Spassoso, quotidiano, così tanto da sembrare vero. E’ la credibilità la cifra di questo spettacolo che è come sfogliare una rivista di gossip. Ogni tanto fa bene, per prendere una boccata di ossigeno e distrarsi dagli affanni della vita. I personaggi sono tutti calati perfettamente nel ruolo, scelti e “adattati” a misura. Il tono leggero e pettegolo non perde il ritmo, che anzi nella seconda parte ci regala qualche spunto dolce-amaro di saggezza comune.
La Bilancia Produzioni presenta
UN DIAVOLO PER CAPELLO
di Cinzia Berni e Roberto Marafante
con
Cinzia Berni - Maristella, la ricca e spietata vedova
Maria Lauria - Conci, la simpatica parvenu
Marilena Frasca - Olga, l’estetista
Francesca Ceci - Eva, la starlet disoccupata
Davide Clivio - Maurizio, il cantante barista
Pascal Persiano - El Diable, il parrucchiere
Una scenografia da casa di Barbie, tutto bianco e rosa caramella. Siamo all’interno di un salone di bellezza per vip, dove vanno in scena - perché è una sorta di palcoscenico della vita, con storie che si intrecciano, suggeritori, registi, camerini, entrate e uscite - pettegolezzi, umane ipocrisie e cattiverie gratuite. Di cui ridere e dolersi ad un tempo perché sembrano quello che capita tutti i giorni a qualcuno che si conosce. E’ così leggero da sembrare vero. Commedia divertente e semplice, senza grandi implicazioni, a tratti un po’ acidula e cinica, dove le donne alla fine si confermano comunque la parte migliore della società anche quando non sono certo senza magagne.
La scusa della cura e il mito della bellezza non sembrano in fondo le vere ragioni del parrucchiere ché, a detta di una cliente, sostituisce e in modo più piacevole lo psicanalista; con un doppio risultato: l’effetto consolatorio è immediato perché lo specchio dà una risposta certa che dona fiducia e un sorriso. La cura di sé è la metafora dell’affetto mancato, la voglia di giovinezza e di un’altra possibilità, il desiderio di piacere e di essere riconosciuti dall’altro ma è anche un modo per dare un’immagine giusta e coltivare la reputazione. In un mondo di apparenza, come la navigata signora bene venuta dal nulla - figlia di una portiera - ben sa, una buona piega è la ricetta perché ogni giorno splenda il sole.
La recensione integrale su Saltinaria.it
giovedì 22 gennaio 2015
Ultimi giorni per presentare opere al Concorso Cinedeaf 2015
L’Istituto Statale per Sordi di Roma organizza la terza edizione del CINEDEAF - Festival Internazionale del Cinema Sordo di Roma il 5, 6 e 7 giugno 2015 presso il teatro Palladium nello storico quartiere romano della Garbatella.
Tre sono le sezioni accreditate:
REGISTI SORDI: sezione riservata a opere video di registi sordi italiani e stranieri a tema libero. Le opere possono essere realizzate in lingua dei segni italiana (LIS), in italiano, in altre lingue dei segni e in altre lingue vocali. Si possono proporre opere di durata e natura diversa (film, documentari, fiction, cortometraggi, ecc.).
REGISTI UDENTI: sezione riservata a opere di registi udenti italiani e stranieri che trattino il tema della sordità, della cultura sorda o della lingua dei segni. Si possono proporre opere di durata e natura diversa (film, documentari, fiction, cortometraggi, ecc.).
Queste due sezioni sono in scadenza il 23 gennaio, prorogata fino al 27 marzo 2015, invece, la sezione SCUOLE che premia la creatività degli studenti, sordi e non, e mira all’inclusione attraverso il lavoro di gruppo e alla scoperta e l’utilizzo del mezzo visivo per comunicare ed esprimere se stessi o la propria situazione di disagio. Potranno partecipare opere realizzate dalle classi, o singoli studenti con un referente didattico, delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Obiettivo del festival è quello di stimolare uno scambio, a livello internazionale, su tematiche legate al mondo della sordità.
Il regolamento completo e la documentazione per l’iscrizione sono disponibili su: www.cinedeaf.com, video in Lis per le scuole: www.youtube.com/watch?v=Xbz0ClsA49k.
ufficio stampa
federica.federico@gmail.com – cell. 339 4057175
Tre sono le sezioni accreditate:
REGISTI SORDI: sezione riservata a opere video di registi sordi italiani e stranieri a tema libero. Le opere possono essere realizzate in lingua dei segni italiana (LIS), in italiano, in altre lingue dei segni e in altre lingue vocali. Si possono proporre opere di durata e natura diversa (film, documentari, fiction, cortometraggi, ecc.).
REGISTI UDENTI: sezione riservata a opere di registi udenti italiani e stranieri che trattino il tema della sordità, della cultura sorda o della lingua dei segni. Si possono proporre opere di durata e natura diversa (film, documentari, fiction, cortometraggi, ecc.).
Queste due sezioni sono in scadenza il 23 gennaio, prorogata fino al 27 marzo 2015, invece, la sezione SCUOLE che premia la creatività degli studenti, sordi e non, e mira all’inclusione attraverso il lavoro di gruppo e alla scoperta e l’utilizzo del mezzo visivo per comunicare ed esprimere se stessi o la propria situazione di disagio. Potranno partecipare opere realizzate dalle classi, o singoli studenti con un referente didattico, delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Obiettivo del festival è quello di stimolare uno scambio, a livello internazionale, su tematiche legate al mondo della sordità.
Il regolamento completo e la documentazione per l’iscrizione sono disponibili su: www.cinedeaf.com, video in Lis per le scuole: www.youtube.com/watch?v=Xbz0ClsA49k.
ufficio stampa
federica.federico@gmail.com – cell. 339 4057175
Letizia Fuochi: in scena con "Noche Negra" la storia di Gerda Taro, un’eredità di coraggio e impegno civile per tutte le donne
Ilaria Guidantoni Domenica, 18 Gennaio 2015
In programma a Firenze uno spettacolo scritto e diretto dalla cantautrice fiorentina Letizia Fuochi. L’artista lavora al femminile con il femminile, narrando e cantando storie di donne interpretate da un gruppo tutto al femminile, tre generazioni che dialogano passandosi il testimone. Al centro di “Noche negra” la storia di Gerda Taro, reporter comunista di guerra e compagna del fotoreporter Robert Capa, impegnata nel fermare l’avanzata franchista nella Spagna del 1937. Muore durante la resistenza e lascia un repertorio ricchissimo di immagini e materiale che documentano il lavoro e l’impegno civile in prima linea, forse per troppo tempo oscurato dal più famoso compagno di vita.
NOCHE NEGRA. STORIA DI GERDA TARO, BLANCA MARIPOSA, REPORTER DI GUERRA
scritto e ideato da Letizia Fuochi
con
Letizia Fuochi - voce narrante, canto e chitarra
Cinzia Blanc - chitarra e cori
Oretta Giunti - percussioni e cori
Silvia Poli - viola e percussioni
e la partecipazione di Giovanna Ferri - attrice
Lo spettacolo racconta altresì un’eredità importante per tutte le donne, con l'attività di lotta della protagonista per i diritti e l’emancipazione di genere. Sullo sfondo della guerra civile spagnola questo spettacolo, che ha debuttato con successo a Palazzo Davanzati a Firenze, racconta tre donne, unite da un unico destino e una leggenda. Tre generazioni a confronto: nonna Virtudes; sua nipote Pilar, la fotografa Gerda Taro; e la leggenda della ballerina andalusa chiamata Blanca Mariposa che ogni notte danzava sui resti delle città spagnole bombardate per dare coraggio e speranza ai volontari combattenti. Storia e fabula si intrecciano in questo racconto ideato e scritto da Letizia Fuochi con arrangiamenti musicali di Cinzia Blanc, Oretta Giunti, Silvia Poli e la partecipazione di Giovanna Ferri: la vicenda di Gerda Taro diventa il pretesto per riflettere sulla volontà di credere che passione, speranza, coraggio e ingenuità possano ancora trasformare il nostro tempo.
E Se "la Verità è solo l'insieme dei sogni della gente disposta a credere al proprio cuore, in questo presente incerto e confuso, - scrive nonna Virtudes - bisogna riaccendere la leggenda: non occorrono le macerie delle bombe per costruire i sogni; che una sacra illusione possa partire dall'ingenua speranza di veder cambiare il mondo come noi per primi avevamo creduto. Spera, credi, lotta per vivere in un mondo più sano e saggio, dove i sogni aprono i cuori e diventano verità."
L'articolo integrale su Saltinaria.it
In programma a Firenze uno spettacolo scritto e diretto dalla cantautrice fiorentina Letizia Fuochi. L’artista lavora al femminile con il femminile, narrando e cantando storie di donne interpretate da un gruppo tutto al femminile, tre generazioni che dialogano passandosi il testimone. Al centro di “Noche negra” la storia di Gerda Taro, reporter comunista di guerra e compagna del fotoreporter Robert Capa, impegnata nel fermare l’avanzata franchista nella Spagna del 1937. Muore durante la resistenza e lascia un repertorio ricchissimo di immagini e materiale che documentano il lavoro e l’impegno civile in prima linea, forse per troppo tempo oscurato dal più famoso compagno di vita.
NOCHE NEGRA. STORIA DI GERDA TARO, BLANCA MARIPOSA, REPORTER DI GUERRA
scritto e ideato da Letizia Fuochi
con
Letizia Fuochi - voce narrante, canto e chitarra
Cinzia Blanc - chitarra e cori
Oretta Giunti - percussioni e cori
Silvia Poli - viola e percussioni
e la partecipazione di Giovanna Ferri - attrice
Lo spettacolo racconta altresì un’eredità importante per tutte le donne, con l'attività di lotta della protagonista per i diritti e l’emancipazione di genere. Sullo sfondo della guerra civile spagnola questo spettacolo, che ha debuttato con successo a Palazzo Davanzati a Firenze, racconta tre donne, unite da un unico destino e una leggenda. Tre generazioni a confronto: nonna Virtudes; sua nipote Pilar, la fotografa Gerda Taro; e la leggenda della ballerina andalusa chiamata Blanca Mariposa che ogni notte danzava sui resti delle città spagnole bombardate per dare coraggio e speranza ai volontari combattenti. Storia e fabula si intrecciano in questo racconto ideato e scritto da Letizia Fuochi con arrangiamenti musicali di Cinzia Blanc, Oretta Giunti, Silvia Poli e la partecipazione di Giovanna Ferri: la vicenda di Gerda Taro diventa il pretesto per riflettere sulla volontà di credere che passione, speranza, coraggio e ingenuità possano ancora trasformare il nostro tempo.
E Se "la Verità è solo l'insieme dei sogni della gente disposta a credere al proprio cuore, in questo presente incerto e confuso, - scrive nonna Virtudes - bisogna riaccendere la leggenda: non occorrono le macerie delle bombe per costruire i sogni; che una sacra illusione possa partire dall'ingenua speranza di veder cambiare il mondo come noi per primi avevamo creduto. Spera, credi, lotta per vivere in un mondo più sano e saggio, dove i sogni aprono i cuori e diventano verità."
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Uscita di emergenza - Teatro della Cometa (Roma)
Ilaria Guidantoni, 18 Gennaio 2015
Bradisismo, precarietà, ricordi, paure, sospetti… sono alcuni degli “ingredienti” presenti nella commedia, o meglio ancora nella tragicommedia "Uscita di emergenza", scritta da Manlio Santanelli, che vede in scena - al Teatro della Cometa dal 7 al 25 gennaio - Vittorio Viviani e Gino Auriuso per la regia di Enrico Maria Lamanna. Spettacolo decisamente originale, impegnativo e difficile da raccontare, monologo doppio più che dialogo interpretato magistralmente con un allestimento raffinato. Una nuova tragicommedia in grado di reinventare quel teatro napoletano troppo spesso datato, stantio o volgarizzato. Una metafora a tratti strampalata, con un linguaggio allusivo e dotto tra le righe, sulla vita dove non resta che un’uscita di emergenza che a volte fa paura imboccare.
Artenova presenta
USCITA DI EMERGENZA
di Manlio Santanelli
con Vittorio Viviani e Gino Auriuso
regia Enrico Maria Lamanna
aiuto regia Augusto Casella
scene Massimiliano Nocente
costumi Teresa Acone
grafica Overlook
organizzazione Maria Francesca Serpe
E’ certamente uno spettacolo originale sia nel contenuto e nella scrittura che nella rappresentazione, con uno svolgimento praticamente senza trama che costringe gli attori ad un notevole sforzo vista anche la durata della pièce. Forse si perde appena (volutamente?) nella fase finale che prepara e rimanda più volte l’esito, innamorandosi un po’ del dialogo e di una meditazione senza approdo sull’esistenza. Interpretazione, testo e allestimento concorrono con la regia musicale in modo armonico a rendere uno spettacolo di per sé scarno, due personaggi che discutono, litigano, si consolano, confinati - forse auto-esiliati dalla realtà - in una scena fissa, un ambiente povero di Napoli, senza via d’uscita o quasi, ricco di spunti.
La rappresentazione si apre, ancora senza attori in scena, su una stanza disadorna e confusionaria con due materassi per terra e pochi oggetti simmetrici intorno ad un’immagine sacra. Entrano sul palcoscenico due personaggi abbracciati, come appoggiati l’uno all’altro anche simbolicamente, e inizia un alterco che a tratti sembra interiore, uno sdoppiamento tra i due che possono incarnare in realtà l’uno l'alter ego dell'altro. Maceri e miseri, incontratisi per caso dopo molti anni, si sono ritrovati a condividere il fallimento di due vite fatte di briciole. Piano piano ricostruendo i dettagli, senza effetti speciali né cambi di direzione, fatti di tessere minute e di sfumature, emergono due profili fragili di uomini che si vergognano di quello che hanno fatto, peraltro non così grave. Si vergognano semplicemente e si sono ritirati, nascosti agli occhi del mondo.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Bradisismo, precarietà, ricordi, paure, sospetti… sono alcuni degli “ingredienti” presenti nella commedia, o meglio ancora nella tragicommedia "Uscita di emergenza", scritta da Manlio Santanelli, che vede in scena - al Teatro della Cometa dal 7 al 25 gennaio - Vittorio Viviani e Gino Auriuso per la regia di Enrico Maria Lamanna. Spettacolo decisamente originale, impegnativo e difficile da raccontare, monologo doppio più che dialogo interpretato magistralmente con un allestimento raffinato. Una nuova tragicommedia in grado di reinventare quel teatro napoletano troppo spesso datato, stantio o volgarizzato. Una metafora a tratti strampalata, con un linguaggio allusivo e dotto tra le righe, sulla vita dove non resta che un’uscita di emergenza che a volte fa paura imboccare.
Artenova presenta
USCITA DI EMERGENZA
di Manlio Santanelli
con Vittorio Viviani e Gino Auriuso
regia Enrico Maria Lamanna
aiuto regia Augusto Casella
scene Massimiliano Nocente
costumi Teresa Acone
grafica Overlook
organizzazione Maria Francesca Serpe
E’ certamente uno spettacolo originale sia nel contenuto e nella scrittura che nella rappresentazione, con uno svolgimento praticamente senza trama che costringe gli attori ad un notevole sforzo vista anche la durata della pièce. Forse si perde appena (volutamente?) nella fase finale che prepara e rimanda più volte l’esito, innamorandosi un po’ del dialogo e di una meditazione senza approdo sull’esistenza. Interpretazione, testo e allestimento concorrono con la regia musicale in modo armonico a rendere uno spettacolo di per sé scarno, due personaggi che discutono, litigano, si consolano, confinati - forse auto-esiliati dalla realtà - in una scena fissa, un ambiente povero di Napoli, senza via d’uscita o quasi, ricco di spunti.
La rappresentazione si apre, ancora senza attori in scena, su una stanza disadorna e confusionaria con due materassi per terra e pochi oggetti simmetrici intorno ad un’immagine sacra. Entrano sul palcoscenico due personaggi abbracciati, come appoggiati l’uno all’altro anche simbolicamente, e inizia un alterco che a tratti sembra interiore, uno sdoppiamento tra i due che possono incarnare in realtà l’uno l'alter ego dell'altro. Maceri e miseri, incontratisi per caso dopo molti anni, si sono ritrovati a condividere il fallimento di due vite fatte di briciole. Piano piano ricostruendo i dettagli, senza effetti speciali né cambi di direzione, fatti di tessere minute e di sfumature, emergono due profili fragili di uomini che si vergognano di quello che hanno fatto, peraltro non così grave. Si vergognano semplicemente e si sono ritirati, nascosti agli occhi del mondo.
La recensione integrale su Saltinaria.it
giovedì 15 gennaio 2015
Lunedì 19 gennaio Premio di Drammaturgia intitolato a "Riccardo Cavallo"
Si terrà lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 21.00, presso il Teatro de Servi, la serata di premiazione del Premio di Drammaturgia intitolato a "Riccardo Cavallo". Direzione Artistica della Serata a cura di Bruno Alessandro
Il premio di drammaturgia Riccardo Cavallo è stato istituito dall'Associazione Per Lo Spettacolo (www.associazioneperlospettacolo.it). Seguendo le linee guida e i propositi dell'associazione, il bando ha voluto offrire una possibilità agli autori contemporanei, ponendo due soli requisiti: che le opere fossero originali e rappresentabili. La decisione di intitolare il premio ha Riccardo Cavallo, è stata mossa dal profondo sentimento di stima e affetto che gli associati nutrivano e nutrono nei suoi confronti. Regista di grande spessore, artista capace di assorbire le suggestioni di un testo, per poi rifiltrarle e farle vivere in una chiave diversa, originale, unica eppure condivisibile. Dunque proprio in suo onore nasce questo premio volto a sostenere e incrementare la crescita culturale.
La commissione teatro dell' Associazione Per Lo Spettacolo – composta da Claudia Balboni, Cinzia Villari, Antonio Sanna, Lorenzo Profita, Elisa Carucci, Franco Mannella – ha selezionato, tra i testi pervenuti, i seguenti tre finalisti:
- AVENIDA DEL SOL BUENOS AIRES CORSO GARIBALDI S.ROSALIA di Roberto Attias
- L'INCONCILIABILE O L'IMPORTANZA DELL'OROLOGIO di Tiziano Rovai
- GLI INNAMORANTI- UNA FAVOLA DEL SUD di Chiara Rossi e Silvestra Sbarbaro
La Giuria sarà composta da: MARINA TAGLIAFERRI (attrice), ENNIO COLTORTI (regista), KATIA IPPASO (critico), CLAUDIO PALLOTTINI (autore), RODOLFO BIANCHI (Presidente dell'ApS), decreterà il testo vincitore tra i tre finalisti. Il Vincitore verrà omaggiato di un premio ideato e realizzato dall'Artista Oreste Baldini.
Durante la serata verranno letti degli stralci dei tre testi finalisti. Le letture – a cura di Bruno Alessandro - saranno interpretate da Antonella Alessandro, Bruno Alessandro, Gerolamo Alchieri, Domitilla D'amico, Ughetta D'Onorascenzo, Daniele Giuliani, Marco Mete, Antonio Palumbo, Dario Penne, Carlo Reali, Marco Vivio.
La serata è a ingresso libero con prenotazione obbligatoria a: info@associazioneperlospettacolo.it
Teatro de Servi
Via del Mortaro 22
Ufficio Stampa Premio di Drammaturgia "Riccardo Cavallo"
Maya Amenduni
+39 3928157943
mayaamenduni@gmail.com
Il premio di drammaturgia Riccardo Cavallo è stato istituito dall'Associazione Per Lo Spettacolo (www.associazioneperlospettacolo.it). Seguendo le linee guida e i propositi dell'associazione, il bando ha voluto offrire una possibilità agli autori contemporanei, ponendo due soli requisiti: che le opere fossero originali e rappresentabili. La decisione di intitolare il premio ha Riccardo Cavallo, è stata mossa dal profondo sentimento di stima e affetto che gli associati nutrivano e nutrono nei suoi confronti. Regista di grande spessore, artista capace di assorbire le suggestioni di un testo, per poi rifiltrarle e farle vivere in una chiave diversa, originale, unica eppure condivisibile. Dunque proprio in suo onore nasce questo premio volto a sostenere e incrementare la crescita culturale.
La commissione teatro dell' Associazione Per Lo Spettacolo – composta da Claudia Balboni, Cinzia Villari, Antonio Sanna, Lorenzo Profita, Elisa Carucci, Franco Mannella – ha selezionato, tra i testi pervenuti, i seguenti tre finalisti:
- AVENIDA DEL SOL BUENOS AIRES CORSO GARIBALDI S.ROSALIA di Roberto Attias
- L'INCONCILIABILE O L'IMPORTANZA DELL'OROLOGIO di Tiziano Rovai
- GLI INNAMORANTI- UNA FAVOLA DEL SUD di Chiara Rossi e Silvestra Sbarbaro
La Giuria sarà composta da: MARINA TAGLIAFERRI (attrice), ENNIO COLTORTI (regista), KATIA IPPASO (critico), CLAUDIO PALLOTTINI (autore), RODOLFO BIANCHI (Presidente dell'ApS), decreterà il testo vincitore tra i tre finalisti. Il Vincitore verrà omaggiato di un premio ideato e realizzato dall'Artista Oreste Baldini.
Durante la serata verranno letti degli stralci dei tre testi finalisti. Le letture – a cura di Bruno Alessandro - saranno interpretate da Antonella Alessandro, Bruno Alessandro, Gerolamo Alchieri, Domitilla D'amico, Ughetta D'Onorascenzo, Daniele Giuliani, Marco Mete, Antonio Palumbo, Dario Penne, Carlo Reali, Marco Vivio.
La serata è a ingresso libero con prenotazione obbligatoria a: info@associazioneperlospettacolo.it
Teatro de Servi
Via del Mortaro 22
Ufficio Stampa Premio di Drammaturgia "Riccardo Cavallo"
Maya Amenduni
+39 3928157943
mayaamenduni@gmail.com
martedì 13 gennaio 2015
Le dame del Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento
Ilaria Guidantoni Domenica, 11 Gennaio 2015
Milano, Museo Poldi Pezzoli
Dal 7 Novembre 2014 al 16 Febbraio 2015
Originale l’idea della presentazione di una bottega che segna tipicamente un’epoca e la riscoperta di un grande artista, Antonio Pollaiolo, che fu soprattutto orefice mentre al fratello Piero sembrano attribuite definitivamente le quattro dame, fulcro di questa esposizione. Splendide sì anche se l’eco della mostra ne supera l’entità. Milano, si sa, è maestra nel marketing. L’esposizione racconta soprattutto, in modo ammiccante, il dialogo tra classicità e modernità con una mostra fotografica correlata, a tema, e pone Milano e in particolare il Museo Poldi Pezzoli, uno dei simboli della città, quale chiasmo culturale e vetrina italiana nell’anno dell’Expo.
Nella cornice della casa museo Poldi Pezzoli, forse il luogo per eccellenza della milanesità nell’arte, sotto certi profili ancor più di Brera, Le dame del Pollaiolo, sono il cuore della mostra – il cui main sponsor è la Fondazione Bracco - attribuite sembra con relativa certezza, non all’artista a noi più noto in mostra, Antonio, ma al fratello minore, Piero. Jacopo del Pollaiolo ha avuto sei figli tra cui Piero, pittore; e Antonio originariamente e principalmente orefice, ebbe una tra le botteghe più importanti di Firenze che rivaleggiò con quella di Andrea del Verrocchio dove si formò Leonardo da Vinci. La mostra è stata pensata a partire dal celebre quanto affascinante “Ritratto di Dama”, simbolo dello stesso Museo Poldi Pezzoli, un modo per richiamare l’attenzione sulla città nell’anno dell’Expo. Per la prima volta, sono riuniti e messi a confronto tutti i quattro ritratti femminili riferibili alla mano di Antonio e Piero del Pollaiolo, anche se il dibattito, come accennavo, sembra propendere per l’attribuzione, al secondo. Il più celebre “Ritratto di giovane donna” dipinto su tavola da Piero del Pollaiolo intorno al 1470, è considerato uno dei massimi capolavori della ritrattistica fiorentina del Rinascimento, ed è esposto, per la prima volta nella sua storia, accanto alle sue tre “sorelle” che sono “Ritratto di donna di profilo”, proveniente dallo Staatliche Museen, Preußischer Kulturbesitz, Gemäldegalerie di Berlino; quella del Metropolitan Museum of Art di News York e quello fiorentino della Galleria degli Uffizi.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Milano, Museo Poldi Pezzoli
Dal 7 Novembre 2014 al 16 Febbraio 2015
Originale l’idea della presentazione di una bottega che segna tipicamente un’epoca e la riscoperta di un grande artista, Antonio Pollaiolo, che fu soprattutto orefice mentre al fratello Piero sembrano attribuite definitivamente le quattro dame, fulcro di questa esposizione. Splendide sì anche se l’eco della mostra ne supera l’entità. Milano, si sa, è maestra nel marketing. L’esposizione racconta soprattutto, in modo ammiccante, il dialogo tra classicità e modernità con una mostra fotografica correlata, a tema, e pone Milano e in particolare il Museo Poldi Pezzoli, uno dei simboli della città, quale chiasmo culturale e vetrina italiana nell’anno dell’Expo.
Nella cornice della casa museo Poldi Pezzoli, forse il luogo per eccellenza della milanesità nell’arte, sotto certi profili ancor più di Brera, Le dame del Pollaiolo, sono il cuore della mostra – il cui main sponsor è la Fondazione Bracco - attribuite sembra con relativa certezza, non all’artista a noi più noto in mostra, Antonio, ma al fratello minore, Piero. Jacopo del Pollaiolo ha avuto sei figli tra cui Piero, pittore; e Antonio originariamente e principalmente orefice, ebbe una tra le botteghe più importanti di Firenze che rivaleggiò con quella di Andrea del Verrocchio dove si formò Leonardo da Vinci. La mostra è stata pensata a partire dal celebre quanto affascinante “Ritratto di Dama”, simbolo dello stesso Museo Poldi Pezzoli, un modo per richiamare l’attenzione sulla città nell’anno dell’Expo. Per la prima volta, sono riuniti e messi a confronto tutti i quattro ritratti femminili riferibili alla mano di Antonio e Piero del Pollaiolo, anche se il dibattito, come accennavo, sembra propendere per l’attribuzione, al secondo. Il più celebre “Ritratto di giovane donna” dipinto su tavola da Piero del Pollaiolo intorno al 1470, è considerato uno dei massimi capolavori della ritrattistica fiorentina del Rinascimento, ed è esposto, per la prima volta nella sua storia, accanto alle sue tre “sorelle” che sono “Ritratto di donna di profilo”, proveniente dallo Staatliche Museen, Preußischer Kulturbesitz, Gemäldegalerie di Berlino; quella del Metropolitan Museum of Art di News York e quello fiorentino della Galleria degli Uffizi.
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Walter Bonatti fotografie dai grandi spazi
Ilaria Guidantoni Domenica, 11 Gennaio 2015
Milano, Palazzo della Ragione Fotografia
13 novembre 2014/8 marzo 2015
Non solo foto né cime innevate e rocciose, niente di descrittivo e risaputo del grande alpinista. La mostra è un percorso nel suo immaginario di figura complessa, di studioso oltre che di uomo di avventura, alla ricerca di emozioni soprattutto dove l’uomo non era ancora passato o aveva solo sfiorato il suolo o guardato dall’alto un panorama. E’ l’itinerario irrequieto di una ricerca esistenziale di chi fa del viaggio in condizioni estreme e spesso solitarie la propria quotidianità, senza la sfida contro qualcosa o qualcuno e questo atteggiamento di empatia piuttosto che di temerarietà si percepisce dagli scatti.
La mostra ripercorre, attraverso spettacolari immagini fotografiche, video e documenti, i viaggi di Walter Bonatti, conosciuto da tutti come alpinista, lo si scopre giornalista d’avventura soprattutto per il settimanale “Epoca”, fotografo e fumettista che si era nutrito fin da ragazzo della letteratura di avventura con le letture di Conan Doyle, Conrad, Defoe, London, Stevenson. Le immagini scattate in alcuni dei luoghi più impervi della terra, testimoniano lo spirito d'avventura estremo, di coraggio autentico, mai di arroganza rispetto alla natura, oltre la grande dedizione con ha condotto le sue esplorazioni in oltre 30 anni di viaggi. In fondo ha smesso di fare l’alpinista abbastanza presto soprattutto dopo alcune polemiche legate ad un episodio doloroso. Il mancato riconoscimento del contributo offerto da Bonatti nella fase conclusiva delle operazioni (il trasporto di bombole d’ossigeno necessarie ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli per raggiungere la cima) e anzi i sospetti nei suoi riguardi (l’accusa infamante che avesse utilizzato per sé l’ossigeno) furono all’origine di una battaglia di 'verità e giustizia', sia giornalistica sia giudiziaria, che impegnò Bonatti per mezzo secolo e si risolse solo quando il CAI, dopo una ricostruzione minuziosa degli eventi, riconobbe pienamente il ruolo «risolutivo e imprescindibile» di Bonatti e del portatore Amir Mahdi «nella riuscita dell’impresa» (I miei ricordi, 2008).
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Milano, Palazzo della Ragione Fotografia
13 novembre 2014/8 marzo 2015
Non solo foto né cime innevate e rocciose, niente di descrittivo e risaputo del grande alpinista. La mostra è un percorso nel suo immaginario di figura complessa, di studioso oltre che di uomo di avventura, alla ricerca di emozioni soprattutto dove l’uomo non era ancora passato o aveva solo sfiorato il suolo o guardato dall’alto un panorama. E’ l’itinerario irrequieto di una ricerca esistenziale di chi fa del viaggio in condizioni estreme e spesso solitarie la propria quotidianità, senza la sfida contro qualcosa o qualcuno e questo atteggiamento di empatia piuttosto che di temerarietà si percepisce dagli scatti.
La mostra ripercorre, attraverso spettacolari immagini fotografiche, video e documenti, i viaggi di Walter Bonatti, conosciuto da tutti come alpinista, lo si scopre giornalista d’avventura soprattutto per il settimanale “Epoca”, fotografo e fumettista che si era nutrito fin da ragazzo della letteratura di avventura con le letture di Conan Doyle, Conrad, Defoe, London, Stevenson. Le immagini scattate in alcuni dei luoghi più impervi della terra, testimoniano lo spirito d'avventura estremo, di coraggio autentico, mai di arroganza rispetto alla natura, oltre la grande dedizione con ha condotto le sue esplorazioni in oltre 30 anni di viaggi. In fondo ha smesso di fare l’alpinista abbastanza presto soprattutto dopo alcune polemiche legate ad un episodio doloroso. Il mancato riconoscimento del contributo offerto da Bonatti nella fase conclusiva delle operazioni (il trasporto di bombole d’ossigeno necessarie ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli per raggiungere la cima) e anzi i sospetti nei suoi riguardi (l’accusa infamante che avesse utilizzato per sé l’ossigeno) furono all’origine di una battaglia di 'verità e giustizia', sia giornalistica sia giudiziaria, che impegnò Bonatti per mezzo secolo e si risolse solo quando il CAI, dopo una ricostruzione minuziosa degli eventi, riconobbe pienamente il ruolo «risolutivo e imprescindibile» di Bonatti e del portatore Amir Mahdi «nella riuscita dell’impresa» (I miei ricordi, 2008).
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Italiani! - Teatro Manzoni (Milano)
Ilaria Guidantoni Sabato, 10 Gennaio 2015
Dal 9 all’11 gennaio. Uno spettacolo strepitoso di un artista completo, che lavora su se stesso prima che sul palcoscenico a trecentosessanta gradi, entrando in empatia e in dialogo con il pubblico senza forzature, slabbrature, eccessi. Decisamente originale, nella comicità e negli spunti in mezzo a tanta, troppa satira, volgare e ripetitiva. Difficile da raccontare, certamente da vedere, dal teatro nel teatro che critica e autocritica il teatro; alla storia dell’Italia dalle origini quando era un ammasso di isole forse attaccato all’Africa ai giorni d’oggi; alla ferocia del sarcasmo del quotidiano fino all’invito e al messaggio di speranza a restare perché gli Italiani siamo noi, non gli altri. Uno stimolo alla responsabilità e all’autoironia, in una gag continua che coinvolge i suoi tecnici assistenti sul palco e un gioco di attrezzi di scena singolare. Tra le righe colto, di una comicità estremamente raffinata.
PAPO presenta
I T A L I A N I !
Il nuovo one-man-show
con Paolo Migone
Le virtù, gli eccessi, le manie, le abitudini, i vizi e le cattiverie degli ITALIANI raccontati da Paolo Migone attraverso secoli di storia e l’ordinaria follia del quotidiano, di un popolo che come la Grecia, citata nello spettacolo, era una delle culle della civiltà e si è ridotta a un ammasso di gente che cerca di fregare l’altro. I figli di Leonardo costretti a mendicare lavoro altrove. Lo spettacolo è però anche una chiamata a raccolta della responsabilità, non una critica fine a se stessa ed è questo il suo valore, al di là del tono davvero spassoso e arguto di un’energia debordante e divertita dello stesso autore ed interprete.
Paolo Migone, 58 anni dichiarati, è nato a San Paolo del Brasile da madre piemontese e padre genovese, ma vive da sempre a Livorno, sua città adottiva, ed è comico, cabarettista, disegnatore, e caratterista, presente nel cast di Zelig Circus su Canale 5. Per chi conosce l’ambiente livornese, si intuisce la formazione articolata e assorbita con naturalezza e originalità del teatro locale, del gusto della satira pungente ma di impegno sociale e civile, dove le osterie e le birrerie sono fucina di ispirazione e condivisione. In Migone non c’è però il lato dissacrante e un po’ volgare che troppo spesso affiora, coltivato dal piccolo schermo, e questa è la cifra che lo rende originale. Visionario auto-dichiarato, dopo aver passato ai raggi la vita di coppia - della quale ha regalato un episodio come un bis alla fine dello spettacolo - si butta nel mare magnum della società e della fotografia del Paese.
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Dal 9 all’11 gennaio. Uno spettacolo strepitoso di un artista completo, che lavora su se stesso prima che sul palcoscenico a trecentosessanta gradi, entrando in empatia e in dialogo con il pubblico senza forzature, slabbrature, eccessi. Decisamente originale, nella comicità e negli spunti in mezzo a tanta, troppa satira, volgare e ripetitiva. Difficile da raccontare, certamente da vedere, dal teatro nel teatro che critica e autocritica il teatro; alla storia dell’Italia dalle origini quando era un ammasso di isole forse attaccato all’Africa ai giorni d’oggi; alla ferocia del sarcasmo del quotidiano fino all’invito e al messaggio di speranza a restare perché gli Italiani siamo noi, non gli altri. Uno stimolo alla responsabilità e all’autoironia, in una gag continua che coinvolge i suoi tecnici assistenti sul palco e un gioco di attrezzi di scena singolare. Tra le righe colto, di una comicità estremamente raffinata.
PAPO presenta
I T A L I A N I !
Il nuovo one-man-show
con Paolo Migone
Le virtù, gli eccessi, le manie, le abitudini, i vizi e le cattiverie degli ITALIANI raccontati da Paolo Migone attraverso secoli di storia e l’ordinaria follia del quotidiano, di un popolo che come la Grecia, citata nello spettacolo, era una delle culle della civiltà e si è ridotta a un ammasso di gente che cerca di fregare l’altro. I figli di Leonardo costretti a mendicare lavoro altrove. Lo spettacolo è però anche una chiamata a raccolta della responsabilità, non una critica fine a se stessa ed è questo il suo valore, al di là del tono davvero spassoso e arguto di un’energia debordante e divertita dello stesso autore ed interprete.
Paolo Migone, 58 anni dichiarati, è nato a San Paolo del Brasile da madre piemontese e padre genovese, ma vive da sempre a Livorno, sua città adottiva, ed è comico, cabarettista, disegnatore, e caratterista, presente nel cast di Zelig Circus su Canale 5. Per chi conosce l’ambiente livornese, si intuisce la formazione articolata e assorbita con naturalezza e originalità del teatro locale, del gusto della satira pungente ma di impegno sociale e civile, dove le osterie e le birrerie sono fucina di ispirazione e condivisione. In Migone non c’è però il lato dissacrante e un po’ volgare che troppo spesso affiora, coltivato dal piccolo schermo, e questa è la cifra che lo rende originale. Visionario auto-dichiarato, dopo aver passato ai raggi la vita di coppia - della quale ha regalato un episodio come un bis alla fine dello spettacolo - si butta nel mare magnum della società e della fotografia del Paese.
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Il clan delle divorziate - Teatro San Babila (Milano)
Ilaria Guidantoni Mercoledì, 07 Gennaio 2015
Gustosa commedia in salsa piccante, comicità intelligente e a suo modo raffinata, con una parte en travesti che aggiunge ilarità. La curiosità di conoscere la versione francese c’è perché è evidente l’adattamento nella traduzione per i riferimenti e le battute che non scivolano in effetti banali, poco credibili o volgari. Ben interpretata, con buon ritmo e originale.
Il CLAN DELLE DIVORZIATE
una commedia di Alil Vardar
regia di Haziz Vardar
con Lucia Vasini, Jessica Polsky e Stefano Chiodaroli
In scena fino al 1° febbraio al Teatro San Babila di Milano "Il clan delle divorziate", commedia scritta da Alil Vardar che, dopo aver spopolato in Francia con più di 2.700.000 spettatori, sbarca in Italia con tre interpreti d’eccezione: Lucia Vasini, Jessica Polsky e Stefano Chiodaroli.
Un’ora e mezza di comicità godibile su una condizione di grande attualità e consuetudine, che guarda il mondo dalla parte femminile dei sentimenti e anche delle irrequietezze di tre donne che non si danno per vinte. Questa commedia mette in scena la storia di tre donne divorziate da poco e molto differenti tra loro, costrette dalle circostanze a condividere un appartamento. Oltre allo spazio, le tre donne condividono gli alti e bassi della loro nuova vita da single, con una convivenza forzata che diventa difficile e a volte esplosiva anche se non in coppia. Questa volta è un trio che convive in piazza Diaz, a due passi dal Duomo, a Milano nell’appartamento di proprietà di una delle tre, di sangue nobile come tiene a precisare e che risponde al telefono con i suoi tre cognomi, che suscitano ilarità. Interpretata da Lucia Vasini, dopo un matrimonio con l’uomo con il quale si sarebbe dovuta divertire ma con cui non pensava di condividere una vita, vita campestre passata a produrre formaggio di fosse con amici figli dei fiori, decide di tornare alle origini, con qualche magagna da coprire. L’appartamentino a Milano non riesce a permetterselo ed è costretta a subaffittarlo, la nostalgia dell’amore c’è ma cercare un uomo libero per una signora di mezza età non è semplice, mentre il tempo avanza senza lasciare scampo.
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Gustosa commedia in salsa piccante, comicità intelligente e a suo modo raffinata, con una parte en travesti che aggiunge ilarità. La curiosità di conoscere la versione francese c’è perché è evidente l’adattamento nella traduzione per i riferimenti e le battute che non scivolano in effetti banali, poco credibili o volgari. Ben interpretata, con buon ritmo e originale.
Il CLAN DELLE DIVORZIATE
una commedia di Alil Vardar
regia di Haziz Vardar
con Lucia Vasini, Jessica Polsky e Stefano Chiodaroli
In scena fino al 1° febbraio al Teatro San Babila di Milano "Il clan delle divorziate", commedia scritta da Alil Vardar che, dopo aver spopolato in Francia con più di 2.700.000 spettatori, sbarca in Italia con tre interpreti d’eccezione: Lucia Vasini, Jessica Polsky e Stefano Chiodaroli.
Un’ora e mezza di comicità godibile su una condizione di grande attualità e consuetudine, che guarda il mondo dalla parte femminile dei sentimenti e anche delle irrequietezze di tre donne che non si danno per vinte. Questa commedia mette in scena la storia di tre donne divorziate da poco e molto differenti tra loro, costrette dalle circostanze a condividere un appartamento. Oltre allo spazio, le tre donne condividono gli alti e bassi della loro nuova vita da single, con una convivenza forzata che diventa difficile e a volte esplosiva anche se non in coppia. Questa volta è un trio che convive in piazza Diaz, a due passi dal Duomo, a Milano nell’appartamento di proprietà di una delle tre, di sangue nobile come tiene a precisare e che risponde al telefono con i suoi tre cognomi, che suscitano ilarità. Interpretata da Lucia Vasini, dopo un matrimonio con l’uomo con il quale si sarebbe dovuta divertire ma con cui non pensava di condividere una vita, vita campestre passata a produrre formaggio di fosse con amici figli dei fiori, decide di tornare alle origini, con qualche magagna da coprire. L’appartamentino a Milano non riesce a permetterselo ed è costretta a subaffittarlo, la nostalgia dell’amore c’è ma cercare un uomo libero per una signora di mezza età non è semplice, mentre il tempo avanza senza lasciare scampo.
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lunedì 12 gennaio 2015
Il Viaggio di Cristo - Basilica di San Lorenzo in Lucina (Roma)
Ilaria Guidantoni Mercoledì, 24 Dicembre 2014
Un esperimento interessante e un arrangiamento del testo efficace per il messaggio, suggestivo, grazie anche ad un accompagnamento musicale indovinato e ad una mise en espace che rende la lettura fluida. Intrigante la commistione di sacro e profano, la pervasività della sacralità di quel rapporto unico, fusionale e tormentato madre-figlio e la contaminazione dell’amore con la quotidianità e la banalità del bene. Forte la riflessione sul dubbio e sulla drammaticità dell’amare, un viaggio dentro noi stessi. Convincente soprattutto l’interpretazione di Simone Ciampi.
IL VIAGGIO DI CRISTO
di Claudio Proietti
con Barbara Scoppa e Simone Ciampi
musiche originali di Santo Tringali
Sabato 20 dicembre nella Basilica di San Lorenzo in Lucina di Roma, un viaggio emozionante di circa un’ora nella cornice suggestiva della Chiesa che ospita il primo vescovo della cristianità, San Lorenzo. Barbara Scoppa e Simone Ciampi, insieme alle musiche originali di Santo Tringali raccontano Il viaggio di Cristo, su un testo di Claudio Proietti.
E’ insieme il viaggio di un figlio e di una madre verso la consapevolezza della vita, la responsabilità e talora il dolore di una scelta anche quando si conosce qual è la strada giusta. E’ il racconto del viaggio di tutti, nel momento del distacco dai genitori, e soprattutto di quando giunge il momento di tagliare il cordone ombelicale e occorre trovare il coraggio - come dice Yeshua, Gesù - di perdersi per ritrovarsi: di osare e avere il coraggio delle proprie scelte, da parte di un figlio, resistendo alle tentazioni, ai deragliamenti e confrontandosi con il dubbio. E’ molto ben riuscita tra l’altro l’interpretazione della doppia voce, tra la coscienza e il sé, tra l’io e il diavolo tentatore.
Per una madre arriva il momento della resa difficile, del gesto di umiltà, del coraggio di lasciare andare e anche della confidenza e della debolezza dichiarata di non poter fare a meno di restare una madre, con la tentazione di proteggere sempre il figlio e, a dire il vero, di proteggersi; di volersi sostituire nel dolore e, alla fine, di riprendersi il proprio ruolo in una veste diversa: di accompagnare e assistere alla morte di chi si è generato. E’ la prova più difficile e la dimostrazione della fragilità umana: una madre può dare la vita, scegliere di darla e perfino di toglierla ma non di proseguirla. C’è un morire in noi per una rinascita superiore e, come dice il Vangelo citato, anche il chicco di grano deve morire per germogliare.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Un esperimento interessante e un arrangiamento del testo efficace per il messaggio, suggestivo, grazie anche ad un accompagnamento musicale indovinato e ad una mise en espace che rende la lettura fluida. Intrigante la commistione di sacro e profano, la pervasività della sacralità di quel rapporto unico, fusionale e tormentato madre-figlio e la contaminazione dell’amore con la quotidianità e la banalità del bene. Forte la riflessione sul dubbio e sulla drammaticità dell’amare, un viaggio dentro noi stessi. Convincente soprattutto l’interpretazione di Simone Ciampi.
IL VIAGGIO DI CRISTO
di Claudio Proietti
con Barbara Scoppa e Simone Ciampi
musiche originali di Santo Tringali
Sabato 20 dicembre nella Basilica di San Lorenzo in Lucina di Roma, un viaggio emozionante di circa un’ora nella cornice suggestiva della Chiesa che ospita il primo vescovo della cristianità, San Lorenzo. Barbara Scoppa e Simone Ciampi, insieme alle musiche originali di Santo Tringali raccontano Il viaggio di Cristo, su un testo di Claudio Proietti.
E’ insieme il viaggio di un figlio e di una madre verso la consapevolezza della vita, la responsabilità e talora il dolore di una scelta anche quando si conosce qual è la strada giusta. E’ il racconto del viaggio di tutti, nel momento del distacco dai genitori, e soprattutto di quando giunge il momento di tagliare il cordone ombelicale e occorre trovare il coraggio - come dice Yeshua, Gesù - di perdersi per ritrovarsi: di osare e avere il coraggio delle proprie scelte, da parte di un figlio, resistendo alle tentazioni, ai deragliamenti e confrontandosi con il dubbio. E’ molto ben riuscita tra l’altro l’interpretazione della doppia voce, tra la coscienza e il sé, tra l’io e il diavolo tentatore.
Per una madre arriva il momento della resa difficile, del gesto di umiltà, del coraggio di lasciare andare e anche della confidenza e della debolezza dichiarata di non poter fare a meno di restare una madre, con la tentazione di proteggere sempre il figlio e, a dire il vero, di proteggersi; di volersi sostituire nel dolore e, alla fine, di riprendersi il proprio ruolo in una veste diversa: di accompagnare e assistere alla morte di chi si è generato. E’ la prova più difficile e la dimostrazione della fragilità umana: una madre può dare la vita, scegliere di darla e perfino di toglierla ma non di proseguirla. C’è un morire in noi per una rinascita superiore e, come dice il Vangelo citato, anche il chicco di grano deve morire per germogliare.
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Connekt Expo, un evento interattivo tra pubblico artisti e designer nel segno dell’abitare
Ilaria Guidantoni Mercoledì, 24 Dicembre 2014
Si è concluso il 23 dicembre al Teatro dei Dioscuri, a due passi dal Quirinale (via Piacenza, 1), nel cuore di Roma, la prima edizione di Connekt Expo, un evento che vuol essere innovativo, dato che nasce dal desiderio di creare interattività tra il pubblico, gli artisti e i designer, nel segno dell’abitare ricostruendo il contesto anche culturale, del luogo immaginato e ricostruito, con una presenza considerevole di Statunitensi, Canadesi ma anche del mondo arabo, del Golfo.
L’idea nasce da Zara Xanian, ragazza iraniana che vive a Vancouver e dal progetto di Daniele Buzzurro dell’agenzia di comunicazione Dream your mind di Roma legato all’ambiente confindustriale.
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Si è concluso il 23 dicembre al Teatro dei Dioscuri, a due passi dal Quirinale (via Piacenza, 1), nel cuore di Roma, la prima edizione di Connekt Expo, un evento che vuol essere innovativo, dato che nasce dal desiderio di creare interattività tra il pubblico, gli artisti e i designer, nel segno dell’abitare ricostruendo il contesto anche culturale, del luogo immaginato e ricostruito, con una presenza considerevole di Statunitensi, Canadesi ma anche del mondo arabo, del Golfo.
L’idea nasce da Zara Xanian, ragazza iraniana che vive a Vancouver e dal progetto di Daniele Buzzurro dell’agenzia di comunicazione Dream your mind di Roma legato all’ambiente confindustriale.
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I migliori spettacoli teatrali del 2014: la classifica di SaltinAria
Scritto da Redazione Teatro Martedì, 23 Dicembre 2014
ILARIA GUIDANTONI
Miglior spettacolo
1. "Piccoli crimini coniugali" - Piccolo Teatro Eliseo (Roma), regia di Alessandro Maggi
2. "Riccardo III" - Piccolo Teatro Strehler (Milano), regia di Alessandro Gassmann
3. "Cabaret Chantant, Patrucco incontra Brassens" - Teatro Filodrammatici (Milano), direzione artistica di Giangilberto Monti
4. "Viaggio all’isola di Sakhalin" - Teatro Argentina (Roma), regia di Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito
5. "Lo zoo di vetro" - Teatro Tieffe Menotti (Milano), regia di Arturo Cirillo
Miglior drammaturgia
"Sissy Boy" - Teatro Sybaris (Castrovillari), drammaturgia di Franca De Angelis
Miglior regia
"Riccardo III"- Piccolo Teatro Strehler (Milano), regia di Alessandro Gassmann
Miglior attore
ex aequo
Alessandro Gassman, "Riccardo III"
Fabrizio Gifuni, "Ragazzi di vita"
Miglior attrice
Gianna Giachetti, "Le Troiane. Frammenti di tragedia"
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ILARIA GUIDANTONI
Miglior spettacolo
1. "Piccoli crimini coniugali" - Piccolo Teatro Eliseo (Roma), regia di Alessandro Maggi
2. "Riccardo III" - Piccolo Teatro Strehler (Milano), regia di Alessandro Gassmann
3. "Cabaret Chantant, Patrucco incontra Brassens" - Teatro Filodrammatici (Milano), direzione artistica di Giangilberto Monti
4. "Viaggio all’isola di Sakhalin" - Teatro Argentina (Roma), regia di Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito
5. "Lo zoo di vetro" - Teatro Tieffe Menotti (Milano), regia di Arturo Cirillo
Miglior drammaturgia
"Sissy Boy" - Teatro Sybaris (Castrovillari), drammaturgia di Franca De Angelis
Miglior regia
"Riccardo III"- Piccolo Teatro Strehler (Milano), regia di Alessandro Gassmann
Miglior attore
ex aequo
Alessandro Gassman, "Riccardo III"
Fabrizio Gifuni, "Ragazzi di vita"
Miglior attrice
Gianna Giachetti, "Le Troiane. Frammenti di tragedia"
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giovedì 8 gennaio 2015
2° edizione del concorso fotografico "Buono da scattare"
“Buono da scattare”, un concorso dedicato a fotografi professionisti e a fotoamatori di nazionalità italiana e spagnola con l’obiettivo di promuovere la cultura dell’olio attraverso le sensazioni dell’immagine fotografica.
CERIMONIA DI PREMIAZIONE Venerdì 9 Gennaio 2015, ore 18.00 Piazza del Campidoglio, Roma
Si terrà venerdì 9 gennaio, alle ore 18.00, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio – Roma- la cerimonia di premiazione della seconda edizione del concorso fotografico italo- spagnolo “Buono da scattare”, ideato da Olio Lembo in collaborazione con Annalisa Nuvelli Fotografie. L’iniziativa, rivolta a fotografi professionisti e a fotoamatori di nazionalità italiana e spagnola, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’olio attraverso le sensazioni dell'immagine fotografica. Al concorso, suddiviso nelle sezioni “Buono da web”, “Premio alla Creatività” e “Super Vincitore Buono da scattare”, hanno aderito autori provenienti da tutta Italia e dalla Spagna: numerose fotografie sono pervenute da giovanissimi studenti degli istituti scolastici, a cui è dedicata la categoria “Giovani Fotografi”. Un grande successo commentato con queste parole da Sabrina Lembo titolare dell’azienda Lembo e organizzatrice del concorso: «Sono molto soddisfatta dell’esito che ha avuto la seconda edizione di “Buono da scattare”, un concorso che definirei soprattutto “dei giovani”perché è proprio grazie alla numerosa adesione degli studenti, appassionati di fotografia e amanti dell’olio che è stato possibile realizzare quest’iniziativa. L’entusiasmo e la creatività dei giovani partecipanti sono motivo di speranza per chi crede nella tradizione dell’olio e nelle proprie radici culturali.»
Il concorso, il cui tema è la scoperta dell’olio d’oliva, inteso come prodotto chiave della nostra alimentazione e della nostra cultura mediterranea, si è avvalso di un sistema di giuria composto da critici e da professionisti in ambito fotografico, da un comitato di studenti di nazionalità italiana e spagnola ed infine dal pubblico del web. La giuria dei critici, presieduta dalla scrittrice Lorena Fiorini ha visto il coinvolgimento di esperti di fotografia e di personaggi della cultura internazionale, tra cui il food photographer Andrea Di Lorenzo, il prof. Lorenzo Canova, (Università degli Studi del Molise), José M. Salgado (fotografo professionista gallego), il prof. Massimo Arcangeli (Società Dante Alighieri), il prof. Raffaele Sacchi (Università di Napoli Federico II).
Alla cerimonia di premiazione, presentata dalla giornalista Mariù Safier, saranno presenti oltre ai giurati e alle autorità patrocinanti, Gonzalo Fournier Conde (Presidencia del Gobierno de España), Juan Maria Alzina de Aguilar (Consigliere Culturale Ambascaita di Spagna in Italia), Gianmaria Palmieri (Magnifico Rettore Università degli Studi del Molise), José Maria Paz Gago (Universidade da Coruña), Renato Fiorito (Presidente Premio Di Liegro), Daniele De Michele (Donpasta, scrittore), Antonella Giordano (Giornalista).
I vincitori del concorso riceveranno in premio workshop fotografici, soggiorni e ingressi SPA presso il Summit Hotel di Gaeta e un Apple iPad mini 16GB Wi-Fi. Durante la cerimonia di premiazione saranno esposte tutte le foto finaliste e sarà presentato un nuovo progetto culturale.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione e dal patrocinio di più enti, tra cui Roma Capitale, Comune di Gaeta, Comune di Campobasso, Università degli Studi del Molise, Fidapa Bpw Italy sezione Roma, l’Ambasciata di Spagna in Italia, Universidade da Coruña, Summit Hotel di Gaeta.
Il concorso “Buono da scattare” promuove l'arte della fotografia e la tradizione dell’olio: catturare in uno scatto fotografico una sensazione, un gusto, un attimo che sa di cultura.
Per informazioni: www.oliolembo.com
Segreteria organizzativa: buonodascattare@oliolembo.com
Ufficio stampa: ufficiostampa@oliolembo.com
CERIMONIA DI PREMIAZIONE Venerdì 9 Gennaio 2015, ore 18.00 Piazza del Campidoglio, Roma
Si terrà venerdì 9 gennaio, alle ore 18.00, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio – Roma- la cerimonia di premiazione della seconda edizione del concorso fotografico italo- spagnolo “Buono da scattare”, ideato da Olio Lembo in collaborazione con Annalisa Nuvelli Fotografie. L’iniziativa, rivolta a fotografi professionisti e a fotoamatori di nazionalità italiana e spagnola, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’olio attraverso le sensazioni dell'immagine fotografica. Al concorso, suddiviso nelle sezioni “Buono da web”, “Premio alla Creatività” e “Super Vincitore Buono da scattare”, hanno aderito autori provenienti da tutta Italia e dalla Spagna: numerose fotografie sono pervenute da giovanissimi studenti degli istituti scolastici, a cui è dedicata la categoria “Giovani Fotografi”. Un grande successo commentato con queste parole da Sabrina Lembo titolare dell’azienda Lembo e organizzatrice del concorso: «Sono molto soddisfatta dell’esito che ha avuto la seconda edizione di “Buono da scattare”, un concorso che definirei soprattutto “dei giovani”perché è proprio grazie alla numerosa adesione degli studenti, appassionati di fotografia e amanti dell’olio che è stato possibile realizzare quest’iniziativa. L’entusiasmo e la creatività dei giovani partecipanti sono motivo di speranza per chi crede nella tradizione dell’olio e nelle proprie radici culturali.»
Il concorso, il cui tema è la scoperta dell’olio d’oliva, inteso come prodotto chiave della nostra alimentazione e della nostra cultura mediterranea, si è avvalso di un sistema di giuria composto da critici e da professionisti in ambito fotografico, da un comitato di studenti di nazionalità italiana e spagnola ed infine dal pubblico del web. La giuria dei critici, presieduta dalla scrittrice Lorena Fiorini ha visto il coinvolgimento di esperti di fotografia e di personaggi della cultura internazionale, tra cui il food photographer Andrea Di Lorenzo, il prof. Lorenzo Canova, (Università degli Studi del Molise), José M. Salgado (fotografo professionista gallego), il prof. Massimo Arcangeli (Società Dante Alighieri), il prof. Raffaele Sacchi (Università di Napoli Federico II).
Alla cerimonia di premiazione, presentata dalla giornalista Mariù Safier, saranno presenti oltre ai giurati e alle autorità patrocinanti, Gonzalo Fournier Conde (Presidencia del Gobierno de España), Juan Maria Alzina de Aguilar (Consigliere Culturale Ambascaita di Spagna in Italia), Gianmaria Palmieri (Magnifico Rettore Università degli Studi del Molise), José Maria Paz Gago (Universidade da Coruña), Renato Fiorito (Presidente Premio Di Liegro), Daniele De Michele (Donpasta, scrittore), Antonella Giordano (Giornalista).
I vincitori del concorso riceveranno in premio workshop fotografici, soggiorni e ingressi SPA presso il Summit Hotel di Gaeta e un Apple iPad mini 16GB Wi-Fi. Durante la cerimonia di premiazione saranno esposte tutte le foto finaliste e sarà presentato un nuovo progetto culturale.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione e dal patrocinio di più enti, tra cui Roma Capitale, Comune di Gaeta, Comune di Campobasso, Università degli Studi del Molise, Fidapa Bpw Italy sezione Roma, l’Ambasciata di Spagna in Italia, Universidade da Coruña, Summit Hotel di Gaeta.
Il concorso “Buono da scattare” promuove l'arte della fotografia e la tradizione dell’olio: catturare in uno scatto fotografico una sensazione, un gusto, un attimo che sa di cultura.
Per informazioni: www.oliolembo.com
Segreteria organizzativa: buonodascattare@oliolembo.com
Ufficio stampa: ufficiostampa@oliolembo.com
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