Giovedì 20 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Dal 18 al 30 marzo. Una visione, perfetta, impeccabile, molto costruita, fin troppo. Un primo tempo con Lina Sastri consapevole di sé, di rosso vestita, che si guarda e premia l’occhio; un secondo tempo dirompente. Torna l’anima verace, calda, con nostalgie struggenti che lasciano il posto al sogno. Nulla di etereo perché la protagonista vuole smettere di avere speranze nel futuro ma osare il sogno, la sfida. Napoli è la vera colonna sonora di uno spettacolo dove la parte teatrale è solo una serie di cuciture tra partiture. Grande componente strumentale con otto musicisti. Sofisticati il gioco di luci e la scenografia.
Diana Or.i.s presenta
Lina Sastri in
LINAPOLINA
Le stanze del cuore
spettacolo in prosa, musica e danza
musicisti
Filippo D’Allio - chitarra
Gaetano Desiderio - pianoforte
Salvatore Minale - percussioni
Claudio Romano - 2° Chitarra e mandolino
Gennaro Desiderio - violino
Gianni Minale - fiati
Sasà Piedipalumbo - fisarmonica
Giuseppe Timbro - contrabbasso
danzatore Diego Watzke
idea scenica e disegno luci Bruno Garofalo
arrangiamenti Maurizio Pica
coreografie Alessandra Panzavolta
direzione musicale Ciro Cascino
immagini videografiche Claudio Garofalo
coordinamento costumi Maria Grazia Nicotra
scritto e diretto da Lina Sastri
drammaturgia e brani poetici di Lina Sastri
“Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome, il nome della mia città comincia con la fine del mio nome, il mio nome comincia con la fine del nome della mia città."Linapolina". Ho provato a dirlo come un unico suono, e sembra proprio di dire, di cantare, sempre… Napoli...senza fine, Napoli, all’infinito”. E’ l’esordio delle note di regia dell’autrice, quello che abbiamo letto in ogni presentazione di questo spettacolo. Tutta la performance è un lungo inno a Napoli, città musicale dove la musica è nata - recita in un passaggio – perché non c’è Dio.
L’espressione resta sospesa come tutto lo spettacolo, forse volutamente ‘sconnesso’, senza trama né ordito. E’ un mosaico di frammenti, canzoni e musica dove tra un passaggio e l’altro si inseriscono degli sprazzi di prosa. Appropriata la definizione che dà l’autrice dello spettacolo come concerto in musica e parole, un racconto della propria terra e un ritorno alle origini. Lina ha sperimentato, ha fatto incursioni nella musica napoletana contemporanea e torna alle origini, depurando i brani più noti di ogni nota di folclore e anche dell' approccio più marcatamente popolare ed orecchiabile. I testi diventano classici, lirici talora, arie sofferte e struggenti, quasi irriconoscibili rispetto alla volgarizzazione pur di buona qualità alla quale siamo abituati.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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