Giovedì, 20 Marzo 2014 a cura di Andrea Cova
L'attore campano Giuseppe Bisogno, ingegno creativo in continua evoluzione e sperimentazione, torna a raccontarsi sulle pagine di SaltinAria, svelandoci il dietro le quinte del suo ultimo progetto artistico, che l'ha visto collaborare, in qualità di interprete ed aiuto regista, con il grande regista cinematografico e teatrale Andrej Končalovskij per una "Bisbetica domata" decisamente originale che ha recentemente riscosso un calorosissimo consenso di pubblico e critica sul prestigioso palcoscenico romano del Teatro Argentina.
Ciao Giuseppe, dopo averti numerose volte incontrato sulle nostre pagine, è un piacere tornare a scambiare quattro chiacchiere in occasione della tua partecipazione, in qualità oltre che di interprete anche di aiuto alla regia e alla direzione artistica, all’interessante rilettura de “La Bisbetica Domata” di Andrej Končalovskij. Negli ultimi giorni siete stati in scena al Teatro Argentina di Roma, qual è stata l’accoglienza del pubblico romano?
Lo spettacolo ha avuto un’ottima accoglienza a Roma: siamo stati in scena per tre settimane, la terza delle quali fuori abbonamento; nonostante ciò, l’affluenza non è mai calata e questo (per una piazza difficile come Roma e per una Compagnia come la nostra che non poteva vantare al suo attivo attori di richiamo) è di per sé un risultato grandioso. Aggiungo che gli spettatori, oltre ad essere in tanti, hanno anche molto gradito la messa in scena del maestro Andrej Končalovskij, a giudicare dalle risate e dagli applausi che hanno voluto concederci... non dovrei dirlo in quanto sono coinvolto, ma lo dico sottovoce: è stato un grande successo!
Colpiscono di quest’opera anzitutto la regia impeccabile e un aspetto di coralità che armonizza il lavoro dell’intera, numerosa, compagnia. Come avete preparato lo spettacolo e quali sono state le tappe fondamentali della sua realizzazione?
Come avrai notato, lo spettacolo è fisicamente molto impegnativo per tutti gli attori; la primissima parte del periodo di prove è stata dunque incentrata proprio sulla nostra preparazione fisica, che abbiamo pian piano raggiunto, sotto la guida della coreografa Ramune, sudando le classiche “sette camicie”... noi attori italiani siamo poco abituati a questo tipo di lavoro, ma riuscire a ballare il charleston dopo una sola settimana ci ha riempito di stupore prima e di soddisfazione dopo, perciò ci siamo sottoposti di buon grado alle due ore giornaliere di sedute coreografiche. Parallelamente a questo, procedeva il lavoro di studio del testo e poi della messa in scena vera e propria... avevamo a disposizione quaranta giorni, ma abbiamo lavorato talmente bene e in armonia che dieci giorni prima del debutto eravamo già pronti.
L'intervista integrale su Saltinaria.it
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