Adele, Shakira e Andrea Bocelli saranno in Tunisia quest'estate per partecipare alla cinquantesima edizione del Festival di Cartagine
http://www.webdo.tn/2014/03/19/festival-carthage-adele-shakira-bocelli-au-menu-50eme-edition/
venerdì 28 marzo 2014
Maledetto Peter Pan - Teatro Sala Umberto (Roma)
Giovedì, 27 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Dal 25 al 30 marzo. Gustoso spettacolo per ridere di qualcosa che ridere non fa. Avevo giurato: “le corna non mi fanno ridere neppure in un film comico” e invece mi ero sbagliata. Strepitosa Michela Andreozzi, vera comica, caratterista senza diminutio di essere un’attrice a tutti gli effetti, trasformista con il gusto del cabaret, dell’improvvisazione.
Cubatea Associazione Culturale presenta
Michela Andreozzi in
MALEDETTO PETER PAN
una commedia teatrale di Michèle Bernier e Marie Pascale Osterrieth
dal fumetto “Le Demon de Midi” di Florence Cestac - Ed. Dargaud
traduzione e adattamento di Carlotta Clerici e Antonella Questa
regia Massimiliano Vado
Nato come un fumetto della geniale Florence Cestac, “Le Demon de Midi” è un fortunato spettacolo francese, un successo clamoroso di pubblico e critica, diventato poi una pièce teatrale grazie all'attrice comica Michèle Bernier e alla regista Marie Pascale Osterrieth. Anche nella versione italiana completamente adattata da Michela Andreozzi e dal regista, Massimiliano Vado, il successo è stato travolgente.
Lo spettacolo alla Sala Umberto, in scena fino a domenica prossima, Maledetto Peter Pan, a metà tra una commedia, uno stand-up e un monologo, in cui la protagonista porta in scena tutti i personaggi, nasce dall'idea di raccontare, ridendo fino alle lacrime, un dramma che tutti conoscono: le corna.
Il tema è subito chiaro quando nel foyer si è accolti dalle maschere con cerchietti e corna rosse luminose. Non si tratta di tradimenti qualsiasi ma della sindrome cosiddetta della “Crisi di mezza età”, conosciuta anche come “Sindrome di Peter Pan”, una temibile patologia che colpisce gli uomini giunti alle soglie dell'età matura che male accolgono il cambiamento, vissuto più come l'inizio della fine.
Colpisce gli uomini a partire dai quarant’anni, al primo insorgere dei capelli bianchi, e la protagonista che vive una vita apparentemente felice, in una bella casa, un nido amorevole corredato di un bambino bello e intelligente, si ricorda di averne sentito parlare dalla nonna. Solo che fino a che non ne è vittima, non l’aveva capita.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 25 al 30 marzo. Gustoso spettacolo per ridere di qualcosa che ridere non fa. Avevo giurato: “le corna non mi fanno ridere neppure in un film comico” e invece mi ero sbagliata. Strepitosa Michela Andreozzi, vera comica, caratterista senza diminutio di essere un’attrice a tutti gli effetti, trasformista con il gusto del cabaret, dell’improvvisazione.
Cubatea Associazione Culturale presenta
Michela Andreozzi in
MALEDETTO PETER PAN
una commedia teatrale di Michèle Bernier e Marie Pascale Osterrieth
dal fumetto “Le Demon de Midi” di Florence Cestac - Ed. Dargaud
traduzione e adattamento di Carlotta Clerici e Antonella Questa
regia Massimiliano Vado
Nato come un fumetto della geniale Florence Cestac, “Le Demon de Midi” è un fortunato spettacolo francese, un successo clamoroso di pubblico e critica, diventato poi una pièce teatrale grazie all'attrice comica Michèle Bernier e alla regista Marie Pascale Osterrieth. Anche nella versione italiana completamente adattata da Michela Andreozzi e dal regista, Massimiliano Vado, il successo è stato travolgente.
Lo spettacolo alla Sala Umberto, in scena fino a domenica prossima, Maledetto Peter Pan, a metà tra una commedia, uno stand-up e un monologo, in cui la protagonista porta in scena tutti i personaggi, nasce dall'idea di raccontare, ridendo fino alle lacrime, un dramma che tutti conoscono: le corna.
Il tema è subito chiaro quando nel foyer si è accolti dalle maschere con cerchietti e corna rosse luminose. Non si tratta di tradimenti qualsiasi ma della sindrome cosiddetta della “Crisi di mezza età”, conosciuta anche come “Sindrome di Peter Pan”, una temibile patologia che colpisce gli uomini giunti alle soglie dell'età matura che male accolgono il cambiamento, vissuto più come l'inizio della fine.
Colpisce gli uomini a partire dai quarant’anni, al primo insorgere dei capelli bianchi, e la protagonista che vive una vita apparentemente felice, in una bella casa, un nido amorevole corredato di un bambino bello e intelligente, si ricorda di averne sentito parlare dalla nonna. Solo che fino a che non ne è vittima, non l’aveva capita.
La recensione integrale su Saltinaria.it
lunedì 24 marzo 2014
Editoriaraba - Adonis a Napoli con il suo “Concerto per il Cristo velato”
Martedì a Napoli, Museo Cappella San Severo
Martedì 25 marzo, ore 21.00, si terrà lo spettacolo Concerto per il Cristo velato con il poeta siriano Adonis, accompagnato dalla musica del Francesco D’Errico Trio e dalla voce di Fawzi Al Delmi.
Adonis, il cui nome è stato fatto più volte tra i papabili al Premio Nobel, interpreta i suoi versi rivolti a Napoli e al Cristo velato in una performance dove poesia e musica si fondono, grazie al contributo del trio jazz con Francesco D’Errico al pianoforte, Marco de Tilla al contrabbasso e Dario Guidobaldi alla batteria. Alla musicalità della voce di Adonis fa inoltre da contrappunto, nella versione italiana, il poeta e pittore Fawzi Al Delmi, traduttore ufficiale di Adonis in italia.
La traduttrice ufficiale di Adonis in Italia è Francesca Maria Corrao, a cui (tra l’altro) il poema Concerto per il Cristo velato è dedicato.
La poesia è contenuta nella raccolta Ecco il mio nome, a cura di F.M. Corrao, Donzelli, 2009 e comincia così:
"Volavano le vie di Napoli, come mai vidi altrove. Lunedì,
diciotto febbraio dell’anno corrente 2002. Volevo
arrivare all’aeroporto, temendo di smarrirmi o perdere
l’aereo, come m’avviene sovente.
Avevo a un tempo il desiderio struggente di vedere il Cristo velato
di Sanmartino quanto ho ammirato l’abilità sensibile
che rivela il dolore del Cristo – perfetta, come mai nessuna
arte era riuscita prima. Un’onda in forma di scultura
e l’acqua fazzoletto increspato trasparente tra le pieghe tutte
nel descrivere il dolore narrano il corpo:
L’agonia è questo corpo".
Martedì 25 marzo, ore 21.00, si terrà lo spettacolo Concerto per il Cristo velato con il poeta siriano Adonis, accompagnato dalla musica del Francesco D’Errico Trio e dalla voce di Fawzi Al Delmi.
Adonis, il cui nome è stato fatto più volte tra i papabili al Premio Nobel, interpreta i suoi versi rivolti a Napoli e al Cristo velato in una performance dove poesia e musica si fondono, grazie al contributo del trio jazz con Francesco D’Errico al pianoforte, Marco de Tilla al contrabbasso e Dario Guidobaldi alla batteria. Alla musicalità della voce di Adonis fa inoltre da contrappunto, nella versione italiana, il poeta e pittore Fawzi Al Delmi, traduttore ufficiale di Adonis in italia.
La traduttrice ufficiale di Adonis in Italia è Francesca Maria Corrao, a cui (tra l’altro) il poema Concerto per il Cristo velato è dedicato.
La poesia è contenuta nella raccolta Ecco il mio nome, a cura di F.M. Corrao, Donzelli, 2009 e comincia così:
"Volavano le vie di Napoli, come mai vidi altrove. Lunedì,
diciotto febbraio dell’anno corrente 2002. Volevo
arrivare all’aeroporto, temendo di smarrirmi o perdere
l’aereo, come m’avviene sovente.
Avevo a un tempo il desiderio struggente di vedere il Cristo velato
di Sanmartino quanto ho ammirato l’abilità sensibile
che rivela il dolore del Cristo – perfetta, come mai nessuna
arte era riuscita prima. Un’onda in forma di scultura
e l’acqua fazzoletto increspato trasparente tra le pieghe tutte
nel descrivere il dolore narrano il corpo:
L’agonia è questo corpo".
REALTA’ E FANTASCIENZA PER IL QUARTO WEEK END DI KILOWATT TUTTO L’ANNO
Dopo il successo dei primi appuntamenti, continuano le attività di “Kilowatt tutto l’anno”, nei nuovi spazi teatrali della ex Misericordia, a Sansepolcro. Venerdì 28 Helene Cerina va in scena con “Iperrealismi”, co-prodotto da Kilowatt ed esito di un periodo di residenza creativa della compagnia, a Sansepolcro, e sabato 29 I Sacchi di Sabbia presentano “Il ritorno degli ultracorpi”.
Sono ancora aperte le iscrizioni per il CENTRO DELLA VISIONE - per un’accademia dello Spettatore, con la direzione scientifica del Prof. Piergiorgio Giacché, il cui secondo incontro avrà luogo ad aprile con l’attore e regista Mario Perrotta, recente Premio Ubu come miglior attore italiano, tutor sarà Claudia Cannella, direttrice della rivista Hystrio.
Venerdì 28/sabato 29 marzo a Sansepolcro, si terrà il quarto appuntamento di apertura al pubblico del progetto KILOWATT TUTTO L’ANNO, un’attività di programmazione all’insegna del teatro, della danza e della riflessione sul contemporaneo, con la direzione artistica del regista Luca Ricci, fondatore della compagnia CapoTrave.
Venerdì 28 marzo alle 21:00 va in scena Iperrealismi di Helen Cerina. Al centro di tutto la realtà. L’idea: riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in altri luoghi e in teatro. Il risultato: la danza. Ecco il risultato: la danza. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Sabato 29 marzo sempre alle 21:00 I Sacchi di Sabbia presentano Il ritorno degli ultracorpi e altri pezzi brevi, dove una subdola invasione aliena, con sosia incubati in enormi baccelloni, che mancano di anima e di umanità, è presa a pretesto per indagare il tema del doppio. Un topos fantascientifico che permette una “riconciliazione” con la tradizione teatrale e con la commedia in senso arcaico, divenendo anche occasione per pensare a un uomo del futuro. Il passato e il presente, la commedia antica e la fantascienza, vecchie tecniche di teatro e misteri spaziali, si fondono nello sforzo di dar luogo ad altre forme del reale.
La programmazione proseguirà poi nell’ultimo week-end di aprile e si concluderà a maggio 2014, per lasciare poi spazio al festival estivo che si terrà dal 18 al 26 luglio 2014.
Sono ancora aperte le iscrizioni per il CENTRO DELLA VISIONE - per un’accademia dello Spettatore, con la direzione scientifica del Prof. Piergiorgio Giacché, il cui secondo incontro avrà luogo ad aprile con l’attore e regista Mario Perrotta, recente Premio Ubu come miglior attore italiano, tutor sarà Claudia Cannella, direttrice della rivista Hystrio.
Venerdì 28/sabato 29 marzo a Sansepolcro, si terrà il quarto appuntamento di apertura al pubblico del progetto KILOWATT TUTTO L’ANNO, un’attività di programmazione all’insegna del teatro, della danza e della riflessione sul contemporaneo, con la direzione artistica del regista Luca Ricci, fondatore della compagnia CapoTrave.
Venerdì 28 marzo alle 21:00 va in scena Iperrealismi di Helen Cerina. Al centro di tutto la realtà. L’idea: riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in altri luoghi e in teatro. Il risultato: la danza. Ecco il risultato: la danza. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Ilaria Scarpa Sacchi di sabbia |
La programmazione proseguirà poi nell’ultimo week-end di aprile e si concluderà a maggio 2014, per lasciare poi spazio al festival estivo che si terrà dal 18 al 26 luglio 2014.
Dal 25 marzo in scena a Roma " Porno Mondo" - Teatro dell'Orologio
Dal 25 marzo a Roma va in scena il nuovo spettacolo di Teatro Forsennato: il primo documentario teatrale italiano che tratta il macro mondo del porno. In scena al Teatro Orologio da martedi 25 marzo a domenica 13 aprile, "Porno Mondo".
Lo spettacolo è ideato da Dario Aggioli e Katiuscia Magliarisi partecipa in veste di co-autrice.
PORNO MONDO: documentario scandalo. La nuova provocazione di Teatro Forsennato...
PORNO MONDO
Denunciaci, ci dà piacere!
TEATRO DELL’ OROLOGIO
dal 25 marzo al 13 aprile
Con attori che non vogliono rivelare la propria identità
Altri attori che non sanno di esserlo.
Media Partner Jon Jon Fisherman Group
Aiuto regia Elisa Carucci
Scritto da Dario Aggioli e Katiuscia Magliarisi
Ideato e diretto da Dario Aggioli
Dal 25 marzo, ore 21.30, Teatro Forsennato in collaborazione con Jon Jon Fisherman Media Group - impresa editoriale operante nel settore dell'Adult Entertainment – presenta, in anteprima nazionale, al Teatro dell’ Orologio di Roma, il primo documentario teatrale scandalo dedicato al mondo della pornografia strettamente collegato ai new media. Porno Mondo è il titolo dello spettacolo diretto da Dario Aggioli e anche la nuova provocazione di Teatro Forsennato. Il documentario rappresenta il macro mondo pornografico attraverso l’utilizzo dei social network di settore come grindr, delle chat room e web-cam come cam4, live jasmine, chatroulette, e racconta attraverso alcune testimonianze, dalla mistress alla cam-girl, le storie degli utenti che fruiscono abitualmente delle varie pratiche erotiche, scoprendo le loro abitudini sessuali e i desideri che in un Porno Mondo si tenta di soddisfare.
La pornografia oggi rende il 30 per cento del traffico Internet. Un ragazzo su tre ha fatto sesso su internet, partecipando o solo guardando. Questo il tema di fondo da cui parte l’indagine.
Ogni sera, fino al 13 aprile, va in scena una perversione diversa; fuori da essa ignari individui parteciperanno allo spettacolo diventando inconsapevolmente attori loro stessi, animando lo spettacolo con i propri desideri. Gli attori indosseranno delle maschere per nascondere la loro identità, in alcuni momenti chiederanno agli spettatori, rigorosamente maggiorenni, di fare lo stesso, per tutelare la loro privacy, messa in alcuni momenti, fortemente a rischio.
“Il termine “osceno” deriva dal latino “ob-scenum”, fuori dalla scena, invece Porno Mondo l’oscenità la mette al centro della scena, attraverso una contaminazione molto pop di vari media e di diversi generi: nel senso di forme mediali che si integrano tra loro (performance, televisione, cinema, web), ma anche di specialità sessuali, forme di perversione rapidamente passate in rassegna in oltre un’ora di azione teatrale. In un’era in cui assistiamo sempre più all’eroticizzazione della pornografia e/o alla pornograficizzazione dell’erotismo, Porno Mondo lavora sul confine tra vero e falso, reale e virtuale, narrativo e performativo, ma anche scrittura e improvvisazione in scena. La definizione che viene data all’inizio dello spettacolo è comunque quella di “documentario sul sesso” ed è forse l’aspetto più interessante di Porno Mondo, che potremmo definire un esperimento di docu-fiction interattiva, poiché per la costruzione drammaturgia in fieri è decisivo il coinvolgimento del pubblico, sia vicino (in sala) che distante (in rete). Un coinvolgimento che diventa anche rischioso per la configurazione dello spettacolo stesso. Il rischio della “diretta”, il fascino del caso, l’attrazione per il caos. L’interfaccia vero/falso è uno dei fulcri su cui si basa la rappresentazione pornografica in generale e, di conseguenza, anche Porno Mondo.
Il fake è l’elemento che regola il “gioco”, basti pensare ai migliaia di filmati collazionati su sex-portali come Youporn: ed è anche per questa ragione che il linguaggio adottato da Porno Mondo in diversi momenti diventa quello del mockumentary, cioè del finto documentario. Pastiche, collage, assemblaggio, Porno Mondo è basato su continue sovrapposizioni, interruzioni, scarti, su una trama (non nel senso di plot) dove si mescolano numerosi livelli: dall’intervista (talk show) alla pubblicità (la televendita, il pop up), dalla videochat all’inchiesta giornalistica. Ed è sulle fratture, sui salti che si costruisce un’estetica quasi da infotainment, in cui l’informazione documentata – le conversazioni con prostitute o mistress, frutto di dichiarazioni autentiche reinterpretate dalle performer – si coniuga con un’aria faceta e kitsch tipo show di televisione privata anni ’70 e ’80, ma anche porno amatoriale anni ’90. Questa sensazione del “fatto-in-casa”, sostenuto da gag e siparietti sgangherati, rende Porno Mondo, anche nella continua oscillazione tra una non-recitazione e una recitazione esasperatamente impostata e grottesca, uno spettacolo realistico e surreale al tempo stesso”. (Bruno Di Marino)
Ufficio stampa Giulia Taglienti
339.8142317
ufficiostampa@offrome.com
Comunicazione Jon Jon Fisherman Group
377.4381607
contact@jonjonfisherman.com
Teatro dell' Orologio
Via dè Filippini, 17/a
tel: 06 687 5550
teatroorologio@gmail.com
biglietti: 10 euro, ridotto 8 euro
orario: 21.30 dal martedì al sabato, la domenica ore 18.00
Lo spettacolo è ideato da Dario Aggioli e Katiuscia Magliarisi partecipa in veste di co-autrice.
PORNO MONDO: documentario scandalo. La nuova provocazione di Teatro Forsennato...
PORNO MONDO
Denunciaci, ci dà piacere!
TEATRO DELL’ OROLOGIO
dal 25 marzo al 13 aprile
Con attori che non vogliono rivelare la propria identità
Altri attori che non sanno di esserlo.
Media Partner Jon Jon Fisherman Group
Aiuto regia Elisa Carucci
Scritto da Dario Aggioli e Katiuscia Magliarisi
Ideato e diretto da Dario Aggioli
Dal 25 marzo, ore 21.30, Teatro Forsennato in collaborazione con Jon Jon Fisherman Media Group - impresa editoriale operante nel settore dell'Adult Entertainment – presenta, in anteprima nazionale, al Teatro dell’ Orologio di Roma, il primo documentario teatrale scandalo dedicato al mondo della pornografia strettamente collegato ai new media. Porno Mondo è il titolo dello spettacolo diretto da Dario Aggioli e anche la nuova provocazione di Teatro Forsennato. Il documentario rappresenta il macro mondo pornografico attraverso l’utilizzo dei social network di settore come grindr, delle chat room e web-cam come cam4, live jasmine, chatroulette, e racconta attraverso alcune testimonianze, dalla mistress alla cam-girl, le storie degli utenti che fruiscono abitualmente delle varie pratiche erotiche, scoprendo le loro abitudini sessuali e i desideri che in un Porno Mondo si tenta di soddisfare.
La pornografia oggi rende il 30 per cento del traffico Internet. Un ragazzo su tre ha fatto sesso su internet, partecipando o solo guardando. Questo il tema di fondo da cui parte l’indagine.
Ogni sera, fino al 13 aprile, va in scena una perversione diversa; fuori da essa ignari individui parteciperanno allo spettacolo diventando inconsapevolmente attori loro stessi, animando lo spettacolo con i propri desideri. Gli attori indosseranno delle maschere per nascondere la loro identità, in alcuni momenti chiederanno agli spettatori, rigorosamente maggiorenni, di fare lo stesso, per tutelare la loro privacy, messa in alcuni momenti, fortemente a rischio.
“Il termine “osceno” deriva dal latino “ob-scenum”, fuori dalla scena, invece Porno Mondo l’oscenità la mette al centro della scena, attraverso una contaminazione molto pop di vari media e di diversi generi: nel senso di forme mediali che si integrano tra loro (performance, televisione, cinema, web), ma anche di specialità sessuali, forme di perversione rapidamente passate in rassegna in oltre un’ora di azione teatrale. In un’era in cui assistiamo sempre più all’eroticizzazione della pornografia e/o alla pornograficizzazione dell’erotismo, Porno Mondo lavora sul confine tra vero e falso, reale e virtuale, narrativo e performativo, ma anche scrittura e improvvisazione in scena. La definizione che viene data all’inizio dello spettacolo è comunque quella di “documentario sul sesso” ed è forse l’aspetto più interessante di Porno Mondo, che potremmo definire un esperimento di docu-fiction interattiva, poiché per la costruzione drammaturgia in fieri è decisivo il coinvolgimento del pubblico, sia vicino (in sala) che distante (in rete). Un coinvolgimento che diventa anche rischioso per la configurazione dello spettacolo stesso. Il rischio della “diretta”, il fascino del caso, l’attrazione per il caos. L’interfaccia vero/falso è uno dei fulcri su cui si basa la rappresentazione pornografica in generale e, di conseguenza, anche Porno Mondo.
Il fake è l’elemento che regola il “gioco”, basti pensare ai migliaia di filmati collazionati su sex-portali come Youporn: ed è anche per questa ragione che il linguaggio adottato da Porno Mondo in diversi momenti diventa quello del mockumentary, cioè del finto documentario. Pastiche, collage, assemblaggio, Porno Mondo è basato su continue sovrapposizioni, interruzioni, scarti, su una trama (non nel senso di plot) dove si mescolano numerosi livelli: dall’intervista (talk show) alla pubblicità (la televendita, il pop up), dalla videochat all’inchiesta giornalistica. Ed è sulle fratture, sui salti che si costruisce un’estetica quasi da infotainment, in cui l’informazione documentata – le conversazioni con prostitute o mistress, frutto di dichiarazioni autentiche reinterpretate dalle performer – si coniuga con un’aria faceta e kitsch tipo show di televisione privata anni ’70 e ’80, ma anche porno amatoriale anni ’90. Questa sensazione del “fatto-in-casa”, sostenuto da gag e siparietti sgangherati, rende Porno Mondo, anche nella continua oscillazione tra una non-recitazione e una recitazione esasperatamente impostata e grottesca, uno spettacolo realistico e surreale al tempo stesso”. (Bruno Di Marino)
Ufficio stampa Giulia Taglienti
339.8142317
ufficiostampa@offrome.com
Comunicazione Jon Jon Fisherman Group
377.4381607
contact@jonjonfisherman.com
Teatro dell' Orologio
Via dè Filippini, 17/a
tel: 06 687 5550
teatroorologio@gmail.com
biglietti: 10 euro, ridotto 8 euro
orario: 21.30 dal martedì al sabato, la domenica ore 18.00
Alma-Tadema e i pittori dell’800 inglese - Chiostro del Bramante (Roma)
Domenica, 23 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Roma, al Chiostro del Bramante dal 16/02/2014 al 6/06/2014
L’estetismo come forma di ribellione al perbenismo vittoriano e all’industrializzazione, un ritorno all’antico ora arcaicizzante, ora immaginifico, un’arte tutta inglese che unisce raffinatezza e sensualità, mettendo la donna e il femminile al centro, caricato di simbologia floreale, preludio al decadentismo. Un movimento che nasce in opposizione ad un ambiente e raccoglie in sé i germi della contraddizione, offrendoci esempi incantevoli di ricercatezza nell’esecuzione e nella metafora allusiva delle sue forme.
Quando piace qualcosa è più difficile spiegarlo, mentre la critica si rende loquace nel dissenso. E’ con questa confessione che voglio iniziare la mia lettura della mostra dedicata ai Pre-Raffaeliti e ai circoli che si sono sviluppati intorno dalla metà del 1800. La pittura di questi artisti inglesi o afferenti alla capitale britannica reagiscono al moralismo vittoriano e all’industrializzazione massiccia con il ritorno al mito della bellezza e dell’armonia: il richiamo è al Rinascimento che a sua volta attinge alla classicità riecheggiata nelle tele o qualche volta nelle tavole (alla maniera tardo medioevale) di questi artisti, con ampi riferimenti alla letteratura inglese. Il risultato è una pittura di grande raffinatezza che indugia sul piacere dell’occhio nella contemplazione, sofisticata con punte di estetismo. Talora c’è la fedeltà archeologica al classico, in altri casi l’antichità è immaginaria senza ricostruzione fisiologica. I due aspetti spesso si saldano in un capriccio contraddittorio come accade sovente nei quadri di Sir Lawrence Alma-Tadema, innamoratosi di Pompei.
La donna è al centro, musa ispiratrice e sfaccettata, con il pennello che si sofferma sulla cura dei particolari, le vesti preziose, gli ornamenti e le chiome rosse e ricciolute. Spesso interpretata come Femme fatale, figura di ascendenza medioevale, manipolatrice e incantatrice degli uomini, fino a diventare una maga Circe o una strega, a volte è una candida fanciulla, riservata, aristocratica, quasi algida, ma una nota maliziosa si intravede quasi sempre in un misto di malinconia. Il sentimento di evanescenza domina infatti il mood di questa pittura che non cede mai al caratteristico, al chiacchiericcio o al chiasso, alla forza e alla violenza; così come alla gioia, né si abbandona senza freno al dolore.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Roma, al Chiostro del Bramante dal 16/02/2014 al 6/06/2014
L’estetismo come forma di ribellione al perbenismo vittoriano e all’industrializzazione, un ritorno all’antico ora arcaicizzante, ora immaginifico, un’arte tutta inglese che unisce raffinatezza e sensualità, mettendo la donna e il femminile al centro, caricato di simbologia floreale, preludio al decadentismo. Un movimento che nasce in opposizione ad un ambiente e raccoglie in sé i germi della contraddizione, offrendoci esempi incantevoli di ricercatezza nell’esecuzione e nella metafora allusiva delle sue forme.
Quando piace qualcosa è più difficile spiegarlo, mentre la critica si rende loquace nel dissenso. E’ con questa confessione che voglio iniziare la mia lettura della mostra dedicata ai Pre-Raffaeliti e ai circoli che si sono sviluppati intorno dalla metà del 1800. La pittura di questi artisti inglesi o afferenti alla capitale britannica reagiscono al moralismo vittoriano e all’industrializzazione massiccia con il ritorno al mito della bellezza e dell’armonia: il richiamo è al Rinascimento che a sua volta attinge alla classicità riecheggiata nelle tele o qualche volta nelle tavole (alla maniera tardo medioevale) di questi artisti, con ampi riferimenti alla letteratura inglese. Il risultato è una pittura di grande raffinatezza che indugia sul piacere dell’occhio nella contemplazione, sofisticata con punte di estetismo. Talora c’è la fedeltà archeologica al classico, in altri casi l’antichità è immaginaria senza ricostruzione fisiologica. I due aspetti spesso si saldano in un capriccio contraddittorio come accade sovente nei quadri di Sir Lawrence Alma-Tadema, innamoratosi di Pompei.
La donna è al centro, musa ispiratrice e sfaccettata, con il pennello che si sofferma sulla cura dei particolari, le vesti preziose, gli ornamenti e le chiome rosse e ricciolute. Spesso interpretata come Femme fatale, figura di ascendenza medioevale, manipolatrice e incantatrice degli uomini, fino a diventare una maga Circe o una strega, a volte è una candida fanciulla, riservata, aristocratica, quasi algida, ma una nota maliziosa si intravede quasi sempre in un misto di malinconia. Il sentimento di evanescenza domina infatti il mood di questa pittura che non cede mai al caratteristico, al chiacchiericcio o al chiasso, alla forza e alla violenza; così come alla gioia, né si abbandona senza freno al dolore.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della "maniera" - Palazzo Strozzi (Firenze)
Domenica, 23 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
8 marzo-20 luglio 2014. Una mostra annunciata come grandiosa. La visita non delude, basti dire che raccoglie il 70% della produzione di due artisti chiave della ‘maniera’ fiorentina. Due gemelli eterologhi dei quali si apprezza la diversità soprattutto nei disegni, almeno per i non addetti ai lavori. Un allestimento impeccabile e un ritmo binario che non sgarra per raccontare la nascita dallo stesso padre, Andrea Del Sarto, il loro cammino parallelo, a tratti intrecciato e in altri divergente. Seguire la loro opera è anche leggere la prima metà del Cinquecento fiorentino, vedere l’affresco di un’epoca, apogeo e ‘ritiro’ dei Medici, percorrere il ponte tra Leonardo e Michelangelo, il rigore di Savonarola e gli aspetti avvincenti della Cabala. Il tema della committenza a fare da trait d’union: arte sacra e ritratti di nobili.
Organizzazione: Fondazione Palazzo Strozzi
A cura di: Carlo Falciani e Antonio Natali
Il Catalogo è cura della casa editrice fiorentina Mandragora
Dall’8 marzo al 20 luglio 2014 Palazzo Strozzi ospita la mostra-evento Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della "maniera", un’esposizione dedicata all’opera del Pontormo e del Rosso Fiorentino, i pittori più anticonformisti e spregiudicati fra i protagonisti del nuovo modo di intendere l’arte in quella stagione del Cinquecento italiano che Giorgio Vasari chiama ‘maniera moderna’.
I curatori – Antonio Natali (Direttore della Galleria degli Uffizi) e Caro Falciani (Docente di storia dell’arte) - e i pannelli esplicativi mettono l’accento sulla diversità dei due autori, anche se un occhio non esperto fatica a mio modesto avviso a cogliere le sfumature che si colgono molto bene nel disegno al quale è riservata una sala.
Pontormo fu il pittore preferito dai Medici e innovatore degli schemi compositivi della tradizione, Rosso invece legato a quest’ultima con sprazzi di originalità e guizzi di ‘trasgressione’, così segnala la critica. Nei disegni il tratto classico, plastico di Pontormo, che rende le figure materiche, quasi scultoree, assume una modernità che ricorda alcune grandi figure del Novecento; fino nella spregiudicatezza delle pose. Rosso Fiorentino, nel tratto più vivace e vario si affida più spesso al decoro, alla fioritura, con un andamento arcaizzante.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
8 marzo-20 luglio 2014. Una mostra annunciata come grandiosa. La visita non delude, basti dire che raccoglie il 70% della produzione di due artisti chiave della ‘maniera’ fiorentina. Due gemelli eterologhi dei quali si apprezza la diversità soprattutto nei disegni, almeno per i non addetti ai lavori. Un allestimento impeccabile e un ritmo binario che non sgarra per raccontare la nascita dallo stesso padre, Andrea Del Sarto, il loro cammino parallelo, a tratti intrecciato e in altri divergente. Seguire la loro opera è anche leggere la prima metà del Cinquecento fiorentino, vedere l’affresco di un’epoca, apogeo e ‘ritiro’ dei Medici, percorrere il ponte tra Leonardo e Michelangelo, il rigore di Savonarola e gli aspetti avvincenti della Cabala. Il tema della committenza a fare da trait d’union: arte sacra e ritratti di nobili.
Organizzazione: Fondazione Palazzo Strozzi
A cura di: Carlo Falciani e Antonio Natali
Il Catalogo è cura della casa editrice fiorentina Mandragora
Dall’8 marzo al 20 luglio 2014 Palazzo Strozzi ospita la mostra-evento Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della "maniera", un’esposizione dedicata all’opera del Pontormo e del Rosso Fiorentino, i pittori più anticonformisti e spregiudicati fra i protagonisti del nuovo modo di intendere l’arte in quella stagione del Cinquecento italiano che Giorgio Vasari chiama ‘maniera moderna’.
I curatori – Antonio Natali (Direttore della Galleria degli Uffizi) e Caro Falciani (Docente di storia dell’arte) - e i pannelli esplicativi mettono l’accento sulla diversità dei due autori, anche se un occhio non esperto fatica a mio modesto avviso a cogliere le sfumature che si colgono molto bene nel disegno al quale è riservata una sala.
Pontormo fu il pittore preferito dai Medici e innovatore degli schemi compositivi della tradizione, Rosso invece legato a quest’ultima con sprazzi di originalità e guizzi di ‘trasgressione’, così segnala la critica. Nei disegni il tratto classico, plastico di Pontormo, che rende le figure materiche, quasi scultoree, assume una modernità che ricorda alcune grandi figure del Novecento; fino nella spregiudicatezza delle pose. Rosso Fiorentino, nel tratto più vivace e vario si affida più spesso al decoro, alla fioritura, con un andamento arcaizzante.
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"Mi richiama talvolta la tua voce" - MAXXI Roma
Sabato, 22 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
A vent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, una mostra fotografica di Paola Gennari Santori ne racconta la dimensione più personale, dalla sua prima giovinezza alla tragica uccisione
MAXXI Corner D, via Guido Reni 4a – Roma
20 marzo 2014
Tenerezza, colore, una voglia incontenibile di vita, una promessa interrotta troppo presto e i sogni incompiuti che diventano un patrimonio collettivo: a vent’anni dall’uccisione della giornalista Ilaria Alpi, una mostra fotografica artistica, ci restituisce, oltre la commemorazione e il ricordo un ritratto interpretato dalla parte di Ilaria. Quindici immagini costruite da un ‘collage’ creativo di foto della collega e di foto, ritagli di giornali e oggetti da lei raccolti nel segno dell’intimità e di quella vita prima dell’orrore, del sogno mai avverato come ad aprire un immaginario per poter raccontare quello che sarebbe potuto essere e diventare come donna matura.
Si è inaugurata il 20 Marzo presso il MAXXI Corner D di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, la mostra fotografica dedicata ad Ilaria Alpi, la giornalista della RAI uccisa in Somalia nel 1994. La mostra, curata da Ludovico Pratesi, nasce nell’ambito della programmazione delle attività dell’Associazione Ilaria Alpi e fa parte delle iniziative promosse in occasione del ventennale della scomparsa della giornalista. Un contributo viene anche dall’Associazione Riccione per il Teatro, che ospiterà la mostra ad ottobre.
La mostra si propone di raccontare Ilaria nella sua dimensione più personale, uno sguardo rivolto alla dimensione individuale di un personaggio il cui omicidio è ancora oggi uno dei grandi misteri del nostro Paese.
La fotografa Paola Gennari Santori ci racconta Ilaria, dalla parte della bambina, del gioco, della tenerezza in famiglia, con 15 immagini artistiche fotografiche, corredate dalle parole di voci e volti noti, del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo vicine a Ilaria Alpi come Giovanna Botteri, Dario Fo, Marcello Fois, Paolo Fresu, Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Margareth Mazzantini, Valeria Parrella.
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A vent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, una mostra fotografica di Paola Gennari Santori ne racconta la dimensione più personale, dalla sua prima giovinezza alla tragica uccisione
MAXXI Corner D, via Guido Reni 4a – Roma
20 marzo 2014
Tenerezza, colore, una voglia incontenibile di vita, una promessa interrotta troppo presto e i sogni incompiuti che diventano un patrimonio collettivo: a vent’anni dall’uccisione della giornalista Ilaria Alpi, una mostra fotografica artistica, ci restituisce, oltre la commemorazione e il ricordo un ritratto interpretato dalla parte di Ilaria. Quindici immagini costruite da un ‘collage’ creativo di foto della collega e di foto, ritagli di giornali e oggetti da lei raccolti nel segno dell’intimità e di quella vita prima dell’orrore, del sogno mai avverato come ad aprire un immaginario per poter raccontare quello che sarebbe potuto essere e diventare come donna matura.
Si è inaugurata il 20 Marzo presso il MAXXI Corner D di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, la mostra fotografica dedicata ad Ilaria Alpi, la giornalista della RAI uccisa in Somalia nel 1994. La mostra, curata da Ludovico Pratesi, nasce nell’ambito della programmazione delle attività dell’Associazione Ilaria Alpi e fa parte delle iniziative promosse in occasione del ventennale della scomparsa della giornalista. Un contributo viene anche dall’Associazione Riccione per il Teatro, che ospiterà la mostra ad ottobre.
La mostra si propone di raccontare Ilaria nella sua dimensione più personale, uno sguardo rivolto alla dimensione individuale di un personaggio il cui omicidio è ancora oggi uno dei grandi misteri del nostro Paese.
La fotografa Paola Gennari Santori ci racconta Ilaria, dalla parte della bambina, del gioco, della tenerezza in famiglia, con 15 immagini artistiche fotografiche, corredate dalle parole di voci e volti noti, del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo vicine a Ilaria Alpi come Giovanna Botteri, Dario Fo, Marcello Fois, Paolo Fresu, Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Margareth Mazzantini, Valeria Parrella.
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Colpo basso - Teatro de' Servi (Roma)
Sabato, 22 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Dall'11 al 30 marzo. Colpo basso, un tecnicismo del pugilato, più spesso un doloroso ko della vita in questa commedia amara eppure gustosissima, genuina per i personaggi autentici e non solo veraci che ci vengono presentati nella loro caratterialità, sinonimo di debolezza. Spettacolo cinematografico, adattabile al piccolo schermo, affresco delle periferie dei nostri tempi, con il precariato, il razzismo, vite fallite, e fortune finanziarie che non rendono felici. La seconda parte diventa un’indagine sul mondo dei rapporti umani e della famiglia, dove i buoni sentimenti hanno la meglio e disegnano una speranza. Ritmato, vivace, divertente, commovente in certi passaggi, spietata analisi del mondo maschile sul quale il Teatro de' Servi torna spesso, facendo divertire senza mancare l’aggancio con l’attualità e la profondità dell’inquietudine della vita.
Nuova Compagnia di Prosa presenta
COLPO BASSO
di Gianni Clementi
con Ennio Coltorti, Emiliano Jesus Coltorti e Germano Gentile
scene Fabiana Di Marco
costumi Logos
foto Tommaso Le Pera
regia Ennio Coltorti
La scena è fissa su una palestra della periferia romana, per la precisione a Tor Marancia: “Gladius”, nome pretenzioso all’altezza delle aspirazioni e della promessa del suo gestore, pugile fallito, Cesare. L’accademia del pugilato come ama definirla, con quella scritta che si è dovuto far tradurre per comprenderne il significato, mens sana in corpore sano, è una metafora della vita ai margini di una metropoli. Ci sono tutti gli ingredienti di una squallida vita arresa nella quale comunque si continua a lottare perché l’istinto di sopravvivenza è il primo per l’uomo.
Si fronteggiano tre personaggi, Cesare, Yussuf e Giulio. Il gestore vive ai limiti della legalità, uomo sconfitto dalla vita per un errore commesso a metà e del quale non ha neppure goduto i frutti; rozzo e di buon cuore per chi riesce a trovarlo, proustiano inconsapevole per il quale la memoria si risveglia con i marron glacé di Giuliani. Yussuf, un ragazzo del Togo dal fisico possente che non riesce a dimagrire perché è sempre affamato, viene raccolto per strada da Cesare che lo mette ad allenarsi per sfruttarlo in combattimenti clandestini e lo tratta come un razzista da quattro soldi; Yussuf, che vendeva elefantini portafortuna, un po’ svogliato, forse troppo stanco della vita, che ha voglia di sognare e aspetta che la sua fidanzata dal nome impronunciabile lo raggiunga.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
Dall'11 al 30 marzo. Colpo basso, un tecnicismo del pugilato, più spesso un doloroso ko della vita in questa commedia amara eppure gustosissima, genuina per i personaggi autentici e non solo veraci che ci vengono presentati nella loro caratterialità, sinonimo di debolezza. Spettacolo cinematografico, adattabile al piccolo schermo, affresco delle periferie dei nostri tempi, con il precariato, il razzismo, vite fallite, e fortune finanziarie che non rendono felici. La seconda parte diventa un’indagine sul mondo dei rapporti umani e della famiglia, dove i buoni sentimenti hanno la meglio e disegnano una speranza. Ritmato, vivace, divertente, commovente in certi passaggi, spietata analisi del mondo maschile sul quale il Teatro de' Servi torna spesso, facendo divertire senza mancare l’aggancio con l’attualità e la profondità dell’inquietudine della vita.
Nuova Compagnia di Prosa presenta
COLPO BASSO
di Gianni Clementi
con Ennio Coltorti, Emiliano Jesus Coltorti e Germano Gentile
scene Fabiana Di Marco
costumi Logos
foto Tommaso Le Pera
regia Ennio Coltorti
La scena è fissa su una palestra della periferia romana, per la precisione a Tor Marancia: “Gladius”, nome pretenzioso all’altezza delle aspirazioni e della promessa del suo gestore, pugile fallito, Cesare. L’accademia del pugilato come ama definirla, con quella scritta che si è dovuto far tradurre per comprenderne il significato, mens sana in corpore sano, è una metafora della vita ai margini di una metropoli. Ci sono tutti gli ingredienti di una squallida vita arresa nella quale comunque si continua a lottare perché l’istinto di sopravvivenza è il primo per l’uomo.
Si fronteggiano tre personaggi, Cesare, Yussuf e Giulio. Il gestore vive ai limiti della legalità, uomo sconfitto dalla vita per un errore commesso a metà e del quale non ha neppure goduto i frutti; rozzo e di buon cuore per chi riesce a trovarlo, proustiano inconsapevole per il quale la memoria si risveglia con i marron glacé di Giuliani. Yussuf, un ragazzo del Togo dal fisico possente che non riesce a dimagrire perché è sempre affamato, viene raccolto per strada da Cesare che lo mette ad allenarsi per sfruttarlo in combattimenti clandestini e lo tratta come un razzista da quattro soldi; Yussuf, che vendeva elefantini portafortuna, un po’ svogliato, forse troppo stanco della vita, che ha voglia di sognare e aspetta che la sua fidanzata dal nome impronunciabile lo raggiunga.
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venerdì 21 marzo 2014
LINAPOLINA - Teatro Quirino (Roma)
Giovedì 20 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Dal 18 al 30 marzo. Una visione, perfetta, impeccabile, molto costruita, fin troppo. Un primo tempo con Lina Sastri consapevole di sé, di rosso vestita, che si guarda e premia l’occhio; un secondo tempo dirompente. Torna l’anima verace, calda, con nostalgie struggenti che lasciano il posto al sogno. Nulla di etereo perché la protagonista vuole smettere di avere speranze nel futuro ma osare il sogno, la sfida. Napoli è la vera colonna sonora di uno spettacolo dove la parte teatrale è solo una serie di cuciture tra partiture. Grande componente strumentale con otto musicisti. Sofisticati il gioco di luci e la scenografia.
Diana Or.i.s presenta
Lina Sastri in
LINAPOLINA
Le stanze del cuore
spettacolo in prosa, musica e danza
musicisti
Filippo D’Allio - chitarra
Gaetano Desiderio - pianoforte
Salvatore Minale - percussioni
Claudio Romano - 2° Chitarra e mandolino
Gennaro Desiderio - violino
Gianni Minale - fiati
Sasà Piedipalumbo - fisarmonica
Giuseppe Timbro - contrabbasso
danzatore Diego Watzke
idea scenica e disegno luci Bruno Garofalo
arrangiamenti Maurizio Pica
coreografie Alessandra Panzavolta
direzione musicale Ciro Cascino
immagini videografiche Claudio Garofalo
coordinamento costumi Maria Grazia Nicotra
scritto e diretto da Lina Sastri
drammaturgia e brani poetici di Lina Sastri
“Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome, il nome della mia città comincia con la fine del mio nome, il mio nome comincia con la fine del nome della mia città."Linapolina". Ho provato a dirlo come un unico suono, e sembra proprio di dire, di cantare, sempre… Napoli...senza fine, Napoli, all’infinito”. E’ l’esordio delle note di regia dell’autrice, quello che abbiamo letto in ogni presentazione di questo spettacolo. Tutta la performance è un lungo inno a Napoli, città musicale dove la musica è nata - recita in un passaggio – perché non c’è Dio.
L’espressione resta sospesa come tutto lo spettacolo, forse volutamente ‘sconnesso’, senza trama né ordito. E’ un mosaico di frammenti, canzoni e musica dove tra un passaggio e l’altro si inseriscono degli sprazzi di prosa. Appropriata la definizione che dà l’autrice dello spettacolo come concerto in musica e parole, un racconto della propria terra e un ritorno alle origini. Lina ha sperimentato, ha fatto incursioni nella musica napoletana contemporanea e torna alle origini, depurando i brani più noti di ogni nota di folclore e anche dell' approccio più marcatamente popolare ed orecchiabile. I testi diventano classici, lirici talora, arie sofferte e struggenti, quasi irriconoscibili rispetto alla volgarizzazione pur di buona qualità alla quale siamo abituati.
La recensione integrale su Saltinaria.it
Dal 18 al 30 marzo. Una visione, perfetta, impeccabile, molto costruita, fin troppo. Un primo tempo con Lina Sastri consapevole di sé, di rosso vestita, che si guarda e premia l’occhio; un secondo tempo dirompente. Torna l’anima verace, calda, con nostalgie struggenti che lasciano il posto al sogno. Nulla di etereo perché la protagonista vuole smettere di avere speranze nel futuro ma osare il sogno, la sfida. Napoli è la vera colonna sonora di uno spettacolo dove la parte teatrale è solo una serie di cuciture tra partiture. Grande componente strumentale con otto musicisti. Sofisticati il gioco di luci e la scenografia.
Diana Or.i.s presenta
Lina Sastri in
LINAPOLINA
Le stanze del cuore
spettacolo in prosa, musica e danza
musicisti
Filippo D’Allio - chitarra
Gaetano Desiderio - pianoforte
Salvatore Minale - percussioni
Claudio Romano - 2° Chitarra e mandolino
Gennaro Desiderio - violino
Gianni Minale - fiati
Sasà Piedipalumbo - fisarmonica
Giuseppe Timbro - contrabbasso
danzatore Diego Watzke
idea scenica e disegno luci Bruno Garofalo
arrangiamenti Maurizio Pica
coreografie Alessandra Panzavolta
direzione musicale Ciro Cascino
immagini videografiche Claudio Garofalo
coordinamento costumi Maria Grazia Nicotra
scritto e diretto da Lina Sastri
drammaturgia e brani poetici di Lina Sastri
“Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome, il nome della mia città comincia con la fine del mio nome, il mio nome comincia con la fine del nome della mia città."Linapolina". Ho provato a dirlo come un unico suono, e sembra proprio di dire, di cantare, sempre… Napoli...senza fine, Napoli, all’infinito”. E’ l’esordio delle note di regia dell’autrice, quello che abbiamo letto in ogni presentazione di questo spettacolo. Tutta la performance è un lungo inno a Napoli, città musicale dove la musica è nata - recita in un passaggio – perché non c’è Dio.
L’espressione resta sospesa come tutto lo spettacolo, forse volutamente ‘sconnesso’, senza trama né ordito. E’ un mosaico di frammenti, canzoni e musica dove tra un passaggio e l’altro si inseriscono degli sprazzi di prosa. Appropriata la definizione che dà l’autrice dello spettacolo come concerto in musica e parole, un racconto della propria terra e un ritorno alle origini. Lina ha sperimentato, ha fatto incursioni nella musica napoletana contemporanea e torna alle origini, depurando i brani più noti di ogni nota di folclore e anche dell' approccio più marcatamente popolare ed orecchiabile. I testi diventano classici, lirici talora, arie sofferte e struggenti, quasi irriconoscibili rispetto alla volgarizzazione pur di buona qualità alla quale siamo abituati.
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Giuseppe Bisogno: La "Bisbetica Domata" di Končalovskij, sulle ali dell'entusiasmo
Giovedì, 20 Marzo 2014 a cura di Andrea Cova
L'attore campano Giuseppe Bisogno, ingegno creativo in continua evoluzione e sperimentazione, torna a raccontarsi sulle pagine di SaltinAria, svelandoci il dietro le quinte del suo ultimo progetto artistico, che l'ha visto collaborare, in qualità di interprete ed aiuto regista, con il grande regista cinematografico e teatrale Andrej Končalovskij per una "Bisbetica domata" decisamente originale che ha recentemente riscosso un calorosissimo consenso di pubblico e critica sul prestigioso palcoscenico romano del Teatro Argentina.
Ciao Giuseppe, dopo averti numerose volte incontrato sulle nostre pagine, è un piacere tornare a scambiare quattro chiacchiere in occasione della tua partecipazione, in qualità oltre che di interprete anche di aiuto alla regia e alla direzione artistica, all’interessante rilettura de “La Bisbetica Domata” di Andrej Končalovskij. Negli ultimi giorni siete stati in scena al Teatro Argentina di Roma, qual è stata l’accoglienza del pubblico romano?
Lo spettacolo ha avuto un’ottima accoglienza a Roma: siamo stati in scena per tre settimane, la terza delle quali fuori abbonamento; nonostante ciò, l’affluenza non è mai calata e questo (per una piazza difficile come Roma e per una Compagnia come la nostra che non poteva vantare al suo attivo attori di richiamo) è di per sé un risultato grandioso. Aggiungo che gli spettatori, oltre ad essere in tanti, hanno anche molto gradito la messa in scena del maestro Andrej Končalovskij, a giudicare dalle risate e dagli applausi che hanno voluto concederci... non dovrei dirlo in quanto sono coinvolto, ma lo dico sottovoce: è stato un grande successo!
Colpiscono di quest’opera anzitutto la regia impeccabile e un aspetto di coralità che armonizza il lavoro dell’intera, numerosa, compagnia. Come avete preparato lo spettacolo e quali sono state le tappe fondamentali della sua realizzazione?
Come avrai notato, lo spettacolo è fisicamente molto impegnativo per tutti gli attori; la primissima parte del periodo di prove è stata dunque incentrata proprio sulla nostra preparazione fisica, che abbiamo pian piano raggiunto, sotto la guida della coreografa Ramune, sudando le classiche “sette camicie”... noi attori italiani siamo poco abituati a questo tipo di lavoro, ma riuscire a ballare il charleston dopo una sola settimana ci ha riempito di stupore prima e di soddisfazione dopo, perciò ci siamo sottoposti di buon grado alle due ore giornaliere di sedute coreografiche. Parallelamente a questo, procedeva il lavoro di studio del testo e poi della messa in scena vera e propria... avevamo a disposizione quaranta giorni, ma abbiamo lavorato talmente bene e in armonia che dieci giorni prima del debutto eravamo già pronti.
L'intervista integrale su Saltinaria.it
L'attore campano Giuseppe Bisogno, ingegno creativo in continua evoluzione e sperimentazione, torna a raccontarsi sulle pagine di SaltinAria, svelandoci il dietro le quinte del suo ultimo progetto artistico, che l'ha visto collaborare, in qualità di interprete ed aiuto regista, con il grande regista cinematografico e teatrale Andrej Končalovskij per una "Bisbetica domata" decisamente originale che ha recentemente riscosso un calorosissimo consenso di pubblico e critica sul prestigioso palcoscenico romano del Teatro Argentina.
Ciao Giuseppe, dopo averti numerose volte incontrato sulle nostre pagine, è un piacere tornare a scambiare quattro chiacchiere in occasione della tua partecipazione, in qualità oltre che di interprete anche di aiuto alla regia e alla direzione artistica, all’interessante rilettura de “La Bisbetica Domata” di Andrej Končalovskij. Negli ultimi giorni siete stati in scena al Teatro Argentina di Roma, qual è stata l’accoglienza del pubblico romano?
Lo spettacolo ha avuto un’ottima accoglienza a Roma: siamo stati in scena per tre settimane, la terza delle quali fuori abbonamento; nonostante ciò, l’affluenza non è mai calata e questo (per una piazza difficile come Roma e per una Compagnia come la nostra che non poteva vantare al suo attivo attori di richiamo) è di per sé un risultato grandioso. Aggiungo che gli spettatori, oltre ad essere in tanti, hanno anche molto gradito la messa in scena del maestro Andrej Končalovskij, a giudicare dalle risate e dagli applausi che hanno voluto concederci... non dovrei dirlo in quanto sono coinvolto, ma lo dico sottovoce: è stato un grande successo!
Colpiscono di quest’opera anzitutto la regia impeccabile e un aspetto di coralità che armonizza il lavoro dell’intera, numerosa, compagnia. Come avete preparato lo spettacolo e quali sono state le tappe fondamentali della sua realizzazione?
Come avrai notato, lo spettacolo è fisicamente molto impegnativo per tutti gli attori; la primissima parte del periodo di prove è stata dunque incentrata proprio sulla nostra preparazione fisica, che abbiamo pian piano raggiunto, sotto la guida della coreografa Ramune, sudando le classiche “sette camicie”... noi attori italiani siamo poco abituati a questo tipo di lavoro, ma riuscire a ballare il charleston dopo una sola settimana ci ha riempito di stupore prima e di soddisfazione dopo, perciò ci siamo sottoposti di buon grado alle due ore giornaliere di sedute coreografiche. Parallelamente a questo, procedeva il lavoro di studio del testo e poi della messa in scena vera e propria... avevamo a disposizione quaranta giorni, ma abbiamo lavorato talmente bene e in armonia che dieci giorni prima del debutto eravamo già pronti.
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Mostra-Progetto "Chiamarlo amore (non) si può" contro la violenza sulle donne - Napoli, dal 3 al 9 marzo
Giovedì, 20 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
In occasione della Giornata della donna è stato presentato un progetto didattico, “Chiamarlo amore (non) si può”, nato da un’idea di Rosa Tiziana Bruno, una delle autrici dei 23 racconti dell’omonimo libro (pubblicato il 25 novembre 2013 per la Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna dalla Casa Editrice Mammeonline).Un percorso didattico dove la cultura e i new media diventano strumenti pedagogici per raccontare e promuovere una cultura nel segno della ricchezza della differenza – tra maschile e femminile – funzionale ad una società basata sul rispetto e su una convivenza serena e gioiosa.
“E' importante che i ragazzi riflettano sugli stereotipi, perché è proprio da questi che la violenza contro le donne trae alimento. Allo stesso modo è importante acquisire la capacità d’ascolto della voce “femminile”, troppo spesso ignorata. L’ascolto può infatti rappresentare un prezioso punto di partenza per cercare insieme possibili soluzioni”, ci ha raccontato Rosa Tiziana Bruno, Insegnante, Scrittrice e promotrice di laboratori per l’infanzia.
Da questi presupposti è nato “Chiamarlo amore (non) si può”, un percorso didattico particolarmente innovativo, che ha visto la partecipazione di 420 studenti, dai 12 ai 19 anni, della Campania e del Lazio.
Obiettivo principale del progetto è stato quello creare di uno spazio di riflessione e di ricerca sul fenomeno della violenza contro le donne.
Si è trattato, infatti, di un vero e proprio viaggio alla scoperta degli stereotipi che circondano la figura femminile, ovunque nel mondo, e sul ruolo della donna nella società attuale.
Sono stati coinvolti in prima linea anche gli enti locali, per la precisione il Comune di Napoli, dove il progetto ha avuto la sua base operativa.
Proprio questa disponibilità delle istituzioni pubbliche ha reso possibile, a conclusione del percorso, l’organizzazione di una mostra di Letteratura e Arti visive incentrata sulla realtà femminile contemporanea, con opere provenienti da diversi continenti.
L'articolo integrale su Saltinaria.it
In occasione della Giornata della donna è stato presentato un progetto didattico, “Chiamarlo amore (non) si può”, nato da un’idea di Rosa Tiziana Bruno, una delle autrici dei 23 racconti dell’omonimo libro (pubblicato il 25 novembre 2013 per la Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna dalla Casa Editrice Mammeonline).Un percorso didattico dove la cultura e i new media diventano strumenti pedagogici per raccontare e promuovere una cultura nel segno della ricchezza della differenza – tra maschile e femminile – funzionale ad una società basata sul rispetto e su una convivenza serena e gioiosa.
“E' importante che i ragazzi riflettano sugli stereotipi, perché è proprio da questi che la violenza contro le donne trae alimento. Allo stesso modo è importante acquisire la capacità d’ascolto della voce “femminile”, troppo spesso ignorata. L’ascolto può infatti rappresentare un prezioso punto di partenza per cercare insieme possibili soluzioni”, ci ha raccontato Rosa Tiziana Bruno, Insegnante, Scrittrice e promotrice di laboratori per l’infanzia.
Da questi presupposti è nato “Chiamarlo amore (non) si può”, un percorso didattico particolarmente innovativo, che ha visto la partecipazione di 420 studenti, dai 12 ai 19 anni, della Campania e del Lazio.
Obiettivo principale del progetto è stato quello creare di uno spazio di riflessione e di ricerca sul fenomeno della violenza contro le donne.
Si è trattato, infatti, di un vero e proprio viaggio alla scoperta degli stereotipi che circondano la figura femminile, ovunque nel mondo, e sul ruolo della donna nella società attuale.
Sono stati coinvolti in prima linea anche gli enti locali, per la precisione il Comune di Napoli, dove il progetto ha avuto la sua base operativa.
Proprio questa disponibilità delle istituzioni pubbliche ha reso possibile, a conclusione del percorso, l’organizzazione di una mostra di Letteratura e Arti visive incentrata sulla realtà femminile contemporanea, con opere provenienti da diversi continenti.
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martedì 18 marzo 2014
Mostra-progetto "Chiamarlo amore (non) si può" - Napoli, Palazzo Pan dal 3 al 9 marzo
In occasione della Giornata della donna è stato presentato un progetto didattico, “Chiamarlo amore (non) si può”, nato da un’idea di Rosa Tiziana Bruno, una delle autrici dei 23 racconti dell’omonimo libro (pubblicato il 25 novembre 2013 per la Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna dalla Casa Editrice Mammeonline). Un percorso didattico dove la cultura e i new media diventano strumenti pedagogici per raccontare e promuovere una cultura nel segno della ricchezza della differenza – tra maschile e femminile – funzionale ad una società basata sul rispetto e su una convivenza serena e gioiosa.
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venerdì 14 marzo 2014
Dal 20 marzo a Roma mostra fotografica “Mi richiama talvolta la tua voce" a vent'anni dalla morte di Ilaria Alpi
A vent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, una mostra fotografica di Paola Gennari Santori
ne racconta la dimensione più personale,
dalla sua prima giovinezza alla tragica uccisione.
a cura di Ludovico Pratesi
MAXXI Corner D, via Guido Reni 4a – Roma
Si inaugura il prossimo 20 Marzo presso il MAXXI Corner D di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, la mostra fotografica dedicata adIlaria Alpi, la giornalista della RAI uccisa in Somalia nel 1994. La mostra,curata da Ludovico Pratesi, nasce nell’ambito della programmazione delle attività dell’Associazione Ilaria Alpi e fa parte delle iniziative promosse in occasione del ventennale della scomparsa della giornalista.
La mostra si propone di raccontare Ilaria nella sua dimensione più personale, uno sguardo rivolto alla dimensione individuale di un personaggio il cui omicidio è ancora oggi uno dei grandi misteri del nostro Paese.
Come era Ilaria, cosa amava? Com’è nata la passione per il mondo arabo e per l’Africa, e l’interesse per la realtà drammatica di luoghi come l’Egitto e la Somalia? Come svolgeva il suo lavoro? Quanto e come interferiva con la sua vita privata? Per rispondere a queste domande, Paola Gennari Santori narra attraverso una serie di 15 immagini fotografiche le tracce di una memoria personale, accompagnate dalle parole di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo vicine a Ilaria Alpi, come Giovanna Botteri, Dario Fo, Marcello Fois, Paolo Fresu, Carlo Lucarelli, Dacia Maraini, Margareth Mazzantini, Valeria Parrella.
Un lavoro di fotografia documentaria che si lega ad una raccolta di testi inediti, per comporre gli itinerari di un viaggio esperienziale che unisce immagini e parole. Due punti di vista diversi ma complementari, per descrivere e restituire la complessità del mondo di Ilaria nella sua dimensione più intima, in un percorso che va dalla sua prima giovinezzafino alla tragica scomparsa, come sottolineato dal titolo della mostra, tratto dalla poesia Vicolo di Salvatore Quasimodo.
"L'obiettivo di questo lavoro – aggiunge Paola Gennari – era rendere la figura di Ilaria Alpi a tutto tondo, far trapelare dalle immagini la sua personalità, il suovissuto, di donna, di giornalista, la sua passione per l'oriente, per i viaggi, per la politica internazionale, il suo impegno per la difesa dei diritti delle donne, oltre che il dramma della sua scomparsa. Ho voluto appositamente usare un tratto leggero, suscitare l'emozione con i dettagli della sua vita e dei suoi viaggi, seguire le sue tracce con tracce di ricordi che sedimenteranno col tempo".
Si ringrazia per il contributo l’Associazione Riccione per il Teatro.
THAT'S AMORE - Teatro San Paolo (Roma)
Mercoledì, 12 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Dall'11 al 23 marzo. Una commedia brillante, decisamente divertente, gustosa e di una leggerezza briosa che lascia il sorriso sulle labbra e alla fine un senso di armonia che non è il semplice piacere dello svago. Ben scritta e ben congegnata, bravi gli interpreti. Parte in sordina in un crescendo che non delude e riesce, tra una battuta e l’altra, a richiamare ai temi di attualità delle assurde vicende di coppia, della voglia e della paura di incontrare l’altro, del bisogno e timore di fare outing, del precariato e dei luoghi comuni terribilmente veri. Piacevoli le musiche originali, per un musical non troppo musicale e ben dosato.
THAT'S AMORE
una commedia musicale di Marco Cavallaro
con Marco Cavallaro e Claudia Ferri
e con la partecipazione di Marco Della Vecchi
Scenografia fissa con cambiamenti minimi che disegnano tre situazioni. L’inizio è un monologo doppio, quasi un dialogo, più immaginato che reale, tra parole e canzoni. Una coppia si lascia e lasciano casa, forse è lei che ha deciso di lasciarlo o forse anche lui. Una nuova casa, una nuova vita…e non è detto che sia meglio di prima.
Apparentemente tutto cambia e gli stessi protagonisti si ritrovano per caso e per errore in una stessa casa. Sono loro con i loro stessi sogni e la rabbia di una giornata iniziata male, lui con i problemi di narcolessia e lei con la sua voglia di arrivare e un provino in testa. In questo loculo, un ‘pacco’ del destino, l’unica rispondenza a quanto reclamizzato sul giornale è la vista panoramica che apre un orizzonte, come una metafora. Verso una strada nuova e tracciata, inconsapevole, che sembra prenda un’altra piega quando arriva un terzo personaggio, finito con lo stesso contratto d’affitto nel piccolo appartamento.
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Dall'11 al 23 marzo. Una commedia brillante, decisamente divertente, gustosa e di una leggerezza briosa che lascia il sorriso sulle labbra e alla fine un senso di armonia che non è il semplice piacere dello svago. Ben scritta e ben congegnata, bravi gli interpreti. Parte in sordina in un crescendo che non delude e riesce, tra una battuta e l’altra, a richiamare ai temi di attualità delle assurde vicende di coppia, della voglia e della paura di incontrare l’altro, del bisogno e timore di fare outing, del precariato e dei luoghi comuni terribilmente veri. Piacevoli le musiche originali, per un musical non troppo musicale e ben dosato.
THAT'S AMORE
una commedia musicale di Marco Cavallaro
con Marco Cavallaro e Claudia Ferri
e con la partecipazione di Marco Della Vecchi
Scenografia fissa con cambiamenti minimi che disegnano tre situazioni. L’inizio è un monologo doppio, quasi un dialogo, più immaginato che reale, tra parole e canzoni. Una coppia si lascia e lasciano casa, forse è lei che ha deciso di lasciarlo o forse anche lui. Una nuova casa, una nuova vita…e non è detto che sia meglio di prima.
Apparentemente tutto cambia e gli stessi protagonisti si ritrovano per caso e per errore in una stessa casa. Sono loro con i loro stessi sogni e la rabbia di una giornata iniziata male, lui con i problemi di narcolessia e lei con la sua voglia di arrivare e un provino in testa. In questo loculo, un ‘pacco’ del destino, l’unica rispondenza a quanto reclamizzato sul giornale è la vista panoramica che apre un orizzonte, come una metafora. Verso una strada nuova e tracciata, inconsapevole, che sembra prenda un’altra piega quando arriva un terzo personaggio, finito con lo stesso contratto d’affitto nel piccolo appartamento.
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lunedì 10 marzo 2014
FORWARD di Ali Hassoun - La contaminazione protagonista in Toscana
Domenica, 09 Marzo 2014 Ilaria Guidantoni
Tra Oriente e Occidente, la Regione sceglie il dialogo
Una mostra personale dell’artista libanese Ali Hassoun a Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana a Firenze (Via Cavour, 4, a due passi da Piazza Duomo) dal 6 al 21 marzo, promossa dalla Regione Toscana e dal Comune di Pontedera, è il seguito dell’Antologica al-Cha’abou iurid, il popolo vuole, tenutasi nel 2013 presso la Fondazione Piaggio (a Pontedera).A Firenze l’artista espone 16 opere selezionate dalla precedente mostra con l’aggiunta dell’opera che appare nella locandina e di un’altra figura femminile nera, già pubblicata nel catalogo realizzato dalla Fondazione Piaggio, a cura del Critico d’arte Riccardo Ferrucci; i testi sono di Luca Beatrice.
Tema centrale della pittura di Ali Hassoun, nato a Sidone nel 1964, con studi a Siena e Firenze, oggi residente a Milano, è l’umanità fatta di gente comune, ma sempre protagonista della grande storia corale, quella disegnata al di là dei confini e non circoscritta ai nomi famosi.
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Tra Oriente e Occidente, la Regione sceglie il dialogo
Una mostra personale dell’artista libanese Ali Hassoun a Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana a Firenze (Via Cavour, 4, a due passi da Piazza Duomo) dal 6 al 21 marzo, promossa dalla Regione Toscana e dal Comune di Pontedera, è il seguito dell’Antologica al-Cha’abou iurid, il popolo vuole, tenutasi nel 2013 presso la Fondazione Piaggio (a Pontedera).A Firenze l’artista espone 16 opere selezionate dalla precedente mostra con l’aggiunta dell’opera che appare nella locandina e di un’altra figura femminile nera, già pubblicata nel catalogo realizzato dalla Fondazione Piaggio, a cura del Critico d’arte Riccardo Ferrucci; i testi sono di Luca Beatrice.
Tema centrale della pittura di Ali Hassoun, nato a Sidone nel 1964, con studi a Siena e Firenze, oggi residente a Milano, è l’umanità fatta di gente comune, ma sempre protagonista della grande storia corale, quella disegnata al di là dei confini e non circoscritta ai nomi famosi.
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venerdì 7 marzo 2014
Immaginazione, realtà e fantascienza per i weekend di marzo di Kilowatt tutto l'anno
Dopo il successo delle giornate inaugurali di dicembre, e dei week end di gennaio e febbraio continuano le attività di “Kilowatt tutto l’anno”, nei nuovi spazi teatrali della ex Misericordia, a Sansepolcro. Questa volta i week end sono due: venerdì 15, sabato 16 con Capotrave + Alessandro Roja, in collaborazione con il Comune di Sansepolcro e con Fondazione Toscana Spettacolo; venerdì 28 Helene Cerina, co-prodotto da Kilowatt ed esito di un periodo di residenza creativa della compagnia, a Sansepolcro, e sabato 29 I Sacchi di Sabbia.
Sono ancora aperte le iscrizioni per il CENTRO DELLA VISIONE - per un’accademia dello Spettatore, con la direzione scientifica del Prof. Piergiorgio Giacché, il cui secondo incontro avrà luogo ad aprile con l’attore e regista Mario Perrotta, recente Premio Ubu come miglior attore italiano, tutor sarà Claudia Cannella, direttrice della rivista Hystrio.
Venerdì 28/sabato 29 marzo a Sansepolcro, si terrà il quarto appuntamento di apertura al pubblico del progetto KILOWATT TUTTO L’ANNO, un’attività di programmazione all’insegna del teatro, della danza e della riflessione sul contemporaneo, con la direzione artistica del regista Luca Ricci, fondatore della compagnia CapoTrave. Novità di marzo è la presenza di un ulteriore week end venerdì 15/sabato 16 con uno spettacolo in doppia replica in collaborazione con il Comune di Sansepolcro e con Fondazione Toscana Spettacolo.
Venerdì 15 e sabato 16 marzo alle 21:00 va in scena Misterman di CapoTrave + Alessandro Roja, storico successo del drammaturgo irlandese Enda Walsh, per la prima volta rappresentato in Italia. La vicenda: l’ambigua ricostruzione dei fatti di un giorno catastrofico nell’esistenza di Thomas Magill, trentatreenne per il quale realtà e immaginazione sono profondamente intrecciate. Racconto corale che si sviluppa in 10 incontri fra il protagonista (Alessandro Roja – il celebre “Dandi” della serie “Romanzo Criminale”) e altrettanti abitanti del villaggio irlandese di Inishfree; all’orizzonte, però, si fa strada un oscuro presagio.
Venerdì 28 marzo alle 21:00 è la volta di Iperrealismi di Helen Cerina. Al centro di
tutto la realtà. L’idea: riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in altri luoghi e in teatro. Il risultato: la danza. Ecco il risultato: la danza. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Sabato 29 marzo sempre alle 21:00 I Sacchi di Sabbia presentano Il ritorno degli ultracorpi e altri pezzi brevi, dove una subdola invasione aliena, con sosia incubati in enormi baccelloni, che mancano di anima e di umanità, è presa a pretesto per indagare il tema del doppio. Un topos fantascientifico che permette una “riconciliazione” con la tradizione teatrale e con la commedia in senso arcaico, divenendo anche occasione per pensare a un uomo del futuro. Il passato e il presente, la commedia antica e la fantascienza, vecchie tecniche di teatro e misteri spaziali, si fondono nello sforzo di dar luogo ad altre forme del reale.
La programmazione proseguirà poi nell’ultimo week-end di aprile e si concluderà a maggio 2014, per lasciare poi spazio al festival estivo che si terrà dal 18 al 26 luglio 2014.
È uscito, inoltre, il Bando KILOWART 2014, rivolto ad artisti nazionali under 35, con l’intento di sviluppare una nuova modalità di interazione tra artista, pubblico e territorio. Una residenza di due mesi finalizzata alla realizzazione di un’opera (installazione, videoproiezione, performance, ecc.) destinata alla fruizione pubblica – durante i giorni del Festival - cui verrà mostrato l’esito del processo sviluppato durante il periodo di residenza. Scadenza del Bando 22 Marzo 2014. (info www.kilowattfestival.it )
Biglietti d’ingresso a soli 6 euro. Tutte le info su www.kilowattfestival.it
Prenotazione biglietti: Michele Rossi Flenghi comunicazione@kilowattfestival.it 339.4074895
Accrediti operatori teatrali: Gianluca Cheli gianluca.cheli@kilowattfestival.it 392.8140940
Accrediti stampa: Caterina Meniconi kilowattstampa@gmail.com 345.326103
Sono ancora aperte le iscrizioni per il CENTRO DELLA VISIONE - per un’accademia dello Spettatore, con la direzione scientifica del Prof. Piergiorgio Giacché, il cui secondo incontro avrà luogo ad aprile con l’attore e regista Mario Perrotta, recente Premio Ubu come miglior attore italiano, tutor sarà Claudia Cannella, direttrice della rivista Hystrio.
Venerdì 28/sabato 29 marzo a Sansepolcro, si terrà il quarto appuntamento di apertura al pubblico del progetto KILOWATT TUTTO L’ANNO, un’attività di programmazione all’insegna del teatro, della danza e della riflessione sul contemporaneo, con la direzione artistica del regista Luca Ricci, fondatore della compagnia CapoTrave. Novità di marzo è la presenza di un ulteriore week end venerdì 15/sabato 16 con uno spettacolo in doppia replica in collaborazione con il Comune di Sansepolcro e con Fondazione Toscana Spettacolo.
Misterman CapoTrave + Alessandro Roja foto Paolo Lafratta |
Venerdì 15 e sabato 16 marzo alle 21:00 va in scena Misterman di CapoTrave + Alessandro Roja, storico successo del drammaturgo irlandese Enda Walsh, per la prima volta rappresentato in Italia. La vicenda: l’ambigua ricostruzione dei fatti di un giorno catastrofico nell’esistenza di Thomas Magill, trentatreenne per il quale realtà e immaginazione sono profondamente intrecciate. Racconto corale che si sviluppa in 10 incontri fra il protagonista (Alessandro Roja – il celebre “Dandi” della serie “Romanzo Criminale”) e altrettanti abitanti del villaggio irlandese di Inishfree; all’orizzonte, però, si fa strada un oscuro presagio.
Iperrealismi (foto Fabrizio Carotti) |
Venerdì 28 marzo alle 21:00 è la volta di Iperrealismi di Helen Cerina. Al centro di
tutto la realtà. L’idea: riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in altri luoghi e in teatro. Il risultato: la danza. Ecco il risultato: la danza. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Ilaria Scarpa, Sacchi di sabbia |
La programmazione proseguirà poi nell’ultimo week-end di aprile e si concluderà a maggio 2014, per lasciare poi spazio al festival estivo che si terrà dal 18 al 26 luglio 2014.
È uscito, inoltre, il Bando KILOWART 2014, rivolto ad artisti nazionali under 35, con l’intento di sviluppare una nuova modalità di interazione tra artista, pubblico e territorio. Una residenza di due mesi finalizzata alla realizzazione di un’opera (installazione, videoproiezione, performance, ecc.) destinata alla fruizione pubblica – durante i giorni del Festival - cui verrà mostrato l’esito del processo sviluppato durante il periodo di residenza. Scadenza del Bando 22 Marzo 2014. (info www.kilowattfestival.it )
Biglietti d’ingresso a soli 6 euro. Tutte le info su www.kilowattfestival.it
Prenotazione biglietti: Michele Rossi Flenghi comunicazione@kilowattfestival.it 339.4074895
Accrediti operatori teatrali: Gianluca Cheli gianluca.cheli@kilowattfestival.it 392.8140940
Accrediti stampa: Caterina Meniconi kilowattstampa@gmail.com 345.326103
giovedì 6 marzo 2014
"RIII ∙ RICCARDOTERZO" - Piccolo Teatro Strehler (Milano)
Dal 4 al 23 marzo. Una regia estremamente curata, monumentale e raffinata insieme; nessun dettaglio e nessun aspetto è in secondo piano. L’orchestra suona all’unisono. Un teatro classico, pur nell’adattamento moderno, che punta sul grande lavoro fatto sulla voce per gli attori; costumi sontuosi; scenografia grandiosa, con un sonoro e una scelta luci di grande impatto. Alessandro Gassmann compie una fusione tra teatro e cinema andando incontro al desiderio di sperimentazione del pubblico di oggi ma confezionandolo nel rispetto della tradizione e del gusto. Il suo personaggio è incarnazione del male oscuro della mente, per dirla con Giuseppe Berto. La modernità è nell’interpretazione del lavoro del Bardo in chiave psicologica con uno scavo di rispondenze tra anima e corpo del protagonista, giocato sulle tonalità plumbee e rabbiose, fino alla disperazione finale con quel mantra ripetuto ossessivamente “Domani nella battaglia pensa a me. Dispera e muori”.
RIII ∙ RICCARDOTERZO
di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
con (in ordine di apparizione)
Alessandro Gassmann (Riccardo)
Manrico Gammarota (Tyrrel)
Mauro Marino (Edoardo, Stanley, Margherita)
Marta Richeldi (Elisabetta)
Giacomo Rosselli (Rivers, Catesby)
Marco Cavicchioli (Clarence, Hastings)
Sabrina Knaflitz (Anna)
Sergio Meogrossi (Buckingham)
Emanuele Maria Basso (Richmond, Sindaco)
e con la partecipazione di
Paila Pavese (Duchessa di York)
ideazione scenica e regia Alessandro Gassmann
scene Gianluca Amodio, costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio& Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri, videografia Marco Schiavoni
produzione Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Stabile di Torino, Società per Attori
con la partecipazione produttiva di “LuganoInScena”
foto di scena Federico Riva
Un lavoro impegnativo che trasuda la fatica dell’impegno, della ricerca e dell’applicazione e in un mondo di improvvisati, del facile successo che gioca sull’ammiccamento e spesso sulla volgarità nonché sull’effetto speciale nel giocare tutto sopra le righe, fa piacere l’emergere di un artigiano della macchina teatrale. E’ la terza prova che vedo di Alessandro Gassmann regista e principale interprete dopo “La parola ai Giurati”, qualche anno fa a’ La Pergola di Firenze e “Roman e il suo cucciolo” al Quirino di Roma. Si conferma una soluzione vincente dove non c’è protagonismo ma la reale capacità di tenere insieme la scena e le fila dello spettacolo.
Per RIII ∙ RICCARDOTERZO, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 4 al 23 marzo, Alessandro Gassmann sceglie un adattamento contemporaneo del grande testo shakespeariano, firmato da Vitaliano Trevisan, che racconta re Riccardo, ambizioso, crudele, manipolatore, ma anche insicuro, tormentato e spaventato dalla solitudine. La rilettura di Trevisan/Gassmann non tradisce il linguaggio del grande classico ma lo rende più fruibile ed incisivo per un pubblico moderno senza la ridondanza della rima ad esempio e di quel verseggiare che troppo spesso le regie, al fine di ammorbidirlo, frantumano e snaturano. Solo un personaggio si lascia coinvolgere da qualche volgarità ma è in qualche modo un buffone con i suoi capelli pel di carota. Il pubblico, come prevedibile ride, molto shakespeariano. L’elemento scurrile esalta il volgo che nel Teatro Elisabettiano sarebbe stato in platea in piedi o seduto per terra. Tutto immutato.
La recensione integrale su Saltinaria.it
RIII ∙ RICCARDOTERZO
di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
con (in ordine di apparizione)
Alessandro Gassmann (Riccardo)
Manrico Gammarota (Tyrrel)
Mauro Marino (Edoardo, Stanley, Margherita)
Marta Richeldi (Elisabetta)
Giacomo Rosselli (Rivers, Catesby)
Marco Cavicchioli (Clarence, Hastings)
Sabrina Knaflitz (Anna)
Sergio Meogrossi (Buckingham)
Emanuele Maria Basso (Richmond, Sindaco)
e con la partecipazione di
Paila Pavese (Duchessa di York)
ideazione scenica e regia Alessandro Gassmann
scene Gianluca Amodio, costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio& Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri, videografia Marco Schiavoni
produzione Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Stabile di Torino, Società per Attori
con la partecipazione produttiva di “LuganoInScena”
foto di scena Federico Riva
Un lavoro impegnativo che trasuda la fatica dell’impegno, della ricerca e dell’applicazione e in un mondo di improvvisati, del facile successo che gioca sull’ammiccamento e spesso sulla volgarità nonché sull’effetto speciale nel giocare tutto sopra le righe, fa piacere l’emergere di un artigiano della macchina teatrale. E’ la terza prova che vedo di Alessandro Gassmann regista e principale interprete dopo “La parola ai Giurati”, qualche anno fa a’ La Pergola di Firenze e “Roman e il suo cucciolo” al Quirino di Roma. Si conferma una soluzione vincente dove non c’è protagonismo ma la reale capacità di tenere insieme la scena e le fila dello spettacolo.
Per RIII ∙ RICCARDOTERZO, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 4 al 23 marzo, Alessandro Gassmann sceglie un adattamento contemporaneo del grande testo shakespeariano, firmato da Vitaliano Trevisan, che racconta re Riccardo, ambizioso, crudele, manipolatore, ma anche insicuro, tormentato e spaventato dalla solitudine. La rilettura di Trevisan/Gassmann non tradisce il linguaggio del grande classico ma lo rende più fruibile ed incisivo per un pubblico moderno senza la ridondanza della rima ad esempio e di quel verseggiare che troppo spesso le regie, al fine di ammorbidirlo, frantumano e snaturano. Solo un personaggio si lascia coinvolgere da qualche volgarità ma è in qualche modo un buffone con i suoi capelli pel di carota. Il pubblico, come prevedibile ride, molto shakespeariano. L’elemento scurrile esalta il volgo che nel Teatro Elisabettiano sarebbe stato in platea in piedi o seduto per terra. Tutto immutato.
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lunedì 3 marzo 2014
La Bella addormentata - Balletto del Sud, 8 marzo Barletta
8 Marzo 2014
Teatro Curci - Barletta
Il Balletto del Sud presenta, l'8 marzo 2014 al Teatro Curci di Barletta il balletto su musiche di Cajkovskij, La bella addormentata con le coreografie di Fredy Franzutti.
Nel balletto il coreografo presenta una personale versione della “ fiaba” di Perrault ambientata nell'Italia meridionale del '900. La Principessa Aurora è una fresca ragazza mediterranea a cui una vecchia maga predice un atroce destino. Sarà la magia della zingarella Lilla e il bacio d'amore di un principe-antropologo sulle orme della leggenda a destare la fanciulla dal suo sonno centenario.
La bella addormentata nella versione di Franzutti è uno spettacolo che, fin dalle sue prime repliche ha incontrato i favori del pubblico ed è stato ampiamente lodato dalla critica.
Vittoria Ottolenghi scrive: "Uno spettacolo con geniale essenzialità drammaturgica".
I ruoli principali sono di Vittoria Pellegrino (Aurora), Francesco Cafforio (Ernesto, l’antropologo), Andrea Sirianni (La Strega Carabosse), Chiara Mazzola (Jargavan, la fata dei lillà), Alessandro De Ceglia (Roberto, il padre di Aurora). Accanto a loro, i solisti ed il corpo di ballo del Balletto del Sud, una solida realtà internazionale che colleziona successi nelle numerose tournée italiane ed europee.
I biglietti sono già disponibili in prevendita presso il botteghino del Teatro in Corso Vittorio Emanuele e in tutti i punti vendita Booking Show .
Costi dei biglietti: Platea / Palchi I – II – III Ord. Centrale € 10 ;Palchi I – II – III Ord. Laterale / Loggione € 5
Lo spettacolo replica il 12 aprile al Teatro Comunale di Nardò
La compagnia prosegue nel mese di marzo e aprile la tournée degli spettacoli
Serata Stravinskij - 18 Marzo, Foggia e 23 marzo, Torino
Carmen - 22 Marzo Vigevano
Le Quattro Stagioni - 26, 27 Marzo Lecce e 3 Aprile Pisa
Teatro Curci - Barletta
Il Balletto del Sud presenta, l'8 marzo 2014 al Teatro Curci di Barletta il balletto su musiche di Cajkovskij, La bella addormentata con le coreografie di Fredy Franzutti.
Nel balletto il coreografo presenta una personale versione della “ fiaba” di Perrault ambientata nell'Italia meridionale del '900. La Principessa Aurora è una fresca ragazza mediterranea a cui una vecchia maga predice un atroce destino. Sarà la magia della zingarella Lilla e il bacio d'amore di un principe-antropologo sulle orme della leggenda a destare la fanciulla dal suo sonno centenario.
La bella addormentata nella versione di Franzutti è uno spettacolo che, fin dalle sue prime repliche ha incontrato i favori del pubblico ed è stato ampiamente lodato dalla critica.
Vittoria Ottolenghi scrive: "Uno spettacolo con geniale essenzialità drammaturgica".
I ruoli principali sono di Vittoria Pellegrino (Aurora), Francesco Cafforio (Ernesto, l’antropologo), Andrea Sirianni (La Strega Carabosse), Chiara Mazzola (Jargavan, la fata dei lillà), Alessandro De Ceglia (Roberto, il padre di Aurora). Accanto a loro, i solisti ed il corpo di ballo del Balletto del Sud, una solida realtà internazionale che colleziona successi nelle numerose tournée italiane ed europee.
I biglietti sono già disponibili in prevendita presso il botteghino del Teatro in Corso Vittorio Emanuele e in tutti i punti vendita Booking Show .
Costi dei biglietti: Platea / Palchi I – II – III Ord. Centrale € 10 ;Palchi I – II – III Ord. Laterale / Loggione € 5
Lo spettacolo replica il 12 aprile al Teatro Comunale di Nardò
La compagnia prosegue nel mese di marzo e aprile la tournée degli spettacoli
Serata Stravinskij - 18 Marzo, Foggia e 23 marzo, Torino
Carmen - 22 Marzo Vigevano
Le Quattro Stagioni - 26, 27 Marzo Lecce e 3 Aprile Pisa
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