martedì 21 gennaio 2014

Ostinatamente puri - Casa delle Culture (Roma)

Venerdì, 17 Gennaio 2014 Ilaria Guidantoni

Dal 16 al 19 gennaio. Concerto teatrale di poesia araba dalle origini ai giorni nostri, a far rivivere e sentire dentro e fuori l’animo umano, la cultura arabo-mediterranea nelle suggestioni dell’amore, nell’anelito all’infinito, nella nostalgia che guida l’uomo del deserto come dimensione esistenziale, ma anche nella passione d’amore e trasgressione. E in alcuni versi la rabbia, la struggente lontananza di una patria che talvolta è solo nell’immaginario. Uno spettacolo fatto di nulla e insieme una tessitura attenta, di grande equilibrio, dal quale ci si lascia guidare nello spazio e nel tempo, in questo vagare che è grido e preghiera sui grandi temi della vita. La trama tra musica, canto e danza cucita dalla lettura si regge molto bene con quell’intercalare in arabo, una suggestione più che una didascalia, la bellezza dei versi ma soprattutto lettori di alto profilo, rari da ascoltare.

Compagnia Deserto Meridiano
in collaborazione con il Centro Socio Culturale Tunisino a Roma
OSTINATAMENTE PURI
Concerto di Poesia Araba

Con

Guido Ruvolo voce recitante
Achille Brugnini voce recitante

Teodora Nadoleanu voce recitante

Kais Boumaiza voce recitante

Chokri ben Zaghdane liuto

Khaled ben Salah percussione

Giusi Khemiri canto arabo
Lucy danza del ventre


Dal buio si leva il grido della donna del deserto, quel suono così animale e sensuale ad un tempo della cultura nomade, quel richiamo che è un avviso ancestrale che suona la vita. Inizia così un’ora di suoni e versi arabi, che portano dal VI secolo e raccontano al pubblico in lingua italiana e araba, l’amore, l’odio, la guerra, la lontananza, il desiderio, dagli albori del mondo arabo, con le composizioni di importanti poeti, quali Al-Niffari, Abu Nuwas, Al Gazzar, Al Shanfara, Ibn Al-Rumi, Al Buhturi ed Omar Khayyam, Abouelkassem Chebbi, Nizàr Qabbaàni.

Per la cultura araba l’attribuzione della paternità letteraria non è così importante e spesso versi di un poeta sono attribuiti ad un altro. Fa parte della cultura corale, dove alla sommità c’è la ‘umma’, la comunità, e solo dopo viene la famiglia, quindi l’individualità. Non è una mancanza di rispetto per la persona; è solo un modo diverso di intendere la vita.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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