martedì 14 gennaio 2014

Lo zoo di vetro - Tieffe Teatro Menotti (Milano)

Lunedì, 13 Gennaio 2014 Ilaria Guidantoni

Dal 9 al 26 gennaio. Regia pulita, di grande equilibrio, in grado di valorizzare un testo di ineffabile poesia: tripla prova per Arturo Cirillo che firma la regia, incarna uno dei personaggi centrali e interpreta il ruolo di narratore che sottolinea e amplifica la vocazione al teatro di parola. Un adattamento che, senza stravolgere l’originale, lo attualizza, lo lascia parlare a noi e lo italianizza, rendendolo un testo universale. Ottime le interpretazioni, forti senza essere sopra le righe. Una sorpresa per me Arturo Cirillo che non avevo avuto ancora il piacere di conoscere, una conferma invece il talento di Milvia Marigliano.

Produzione TieffeTeatro presenta in prima nazionale
LO ZOO DI VETRO
di Tennessee Williams
traduzione di Gerardo Guerrieri
con Milvia Marigliano (Amanda), Monica Piseddu (Laura), Arturo Cirillo (Tom), Edoardo Ribatto (Jim)
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Mario Loprevite
assistente regia Giorgio Castagna
assistenti scenografo Elena Beccaro e Denise Carnini
regia Arturo Cirillo

La scena si apre nella penombra e così rimane, con la luce che si apre solo in certi momenti su un soggiorno modesto con un divano sul quale troviamo Arturo Cirillo che fuma e comincia la sua narrazione in un’immagine che ricorda una seduta psicoanalitica, e in parte è anche così. Pochi mobili, e un tavolo in formica rossa attorno al quale si svolgono le scene. Il giradischi che suona vecchie canzoni lasciate dal padre, quel divano che di notte diventa un letto e una cassetta che contiene l’unica passione della sorella, Laura, una collezione di animaletti in vetro, lo zoo di vetro: sono i punti cardinali della scena. L’io narrante sostiene di avere assi nelle maniche e doppie tasche ma di non essere un prestigiatore, piuttosto uno che narra la verità anche se non con tono di realismo perché si tratta di sentimenti e di ricordi che illuminano tenuemente lo spazio. L’unità scenica, la continuità di tono, questo narrare intimo, danno il senso al dolore che crea ossessioni e divora il futuro condannando i personaggi alla sconfitta.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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