martedì 27 gennaio 2015

Bianca Maria Cristina di Savoia, a un anno dalla beatificazione

Ilaria Guidantoni Domenica, 25 Gennaio 2015

Semplicemente la storia di una donna tra l’austerità piemontese e la goliardia napoletana sullo sfondo di un mondo che cambia.

A un anno dalla beatificazione della regina santa, com’era chiamata affettuosamente dal popolo napoletano, i convegni di cultura di Roma Capitale dedicati a questa figura singolare di donna, delicata e potente ad un tempo, hanno organizzato un appuntamento per restituirci la figura nel contesto storico e culturale dell’epoca sullo sfondo della scuola di Posillipo.
Un anno fa in occasione della beatificazione, sempre a Roma c’era stata la rappresentazione di una pièce teatrale dedicata a questa figura scritta e diretta dalla collega giornalista e scrittrice Mariù Safier che abbiamo recensito su queste pagine, dove, attraverso lo sguardo delicato e attento ai sentimenti – nello stile dell’autrice – si offre un’attenda ricostruzione storica.
Maria Cristina, vissuta solo 23 anni, non ebbe modo di organizzare intorno a sé un movimento culturale, ma in qualche modo si rispecchiò nella vivacità della Napoli di allora e seppe infondere nuova fiducia a una città che ieri come oggi, accanto a tanto splendore “coltivava” una corte dei miracoli.

Nasce a Cagliari nel 1812, figlia di Vittorio Emanuele I e Maria Teresa d’Asburgo-Este, e in quanto femmina non fu accolta con grande entusiasmo. I Savoia non vivevano uno dei loro periodi migliori dopo che le truppe francesi avevano occupato il Piemonte ed erano stati costretti a ritirarsi sull’isola. Tra i personaggi importanti della vita di Maria Cristina un posto speciale occupa Rosa Bersarelli, sua confidente fino agli ultimi giorni e il padre olivetano Giovanni Battista Terzi ai quali la madre affiderà a bambina. Quest’ultimo la influenzò molto e dopo la morte di lei si sentì anche responsabile di averla spinta ad alcune scelte come il matrimonio.
Maria Cristina cresceva devota, con il desiderio di ritirarsi in convento, accondiscendendo al trotto e al ballo.
Arrivò a Torino nel 1815 dove il ritorno dei Savoia fu accolto con grande esultanza perché la famiglia reale al Congresso di Vienna si era battuta per la cacciata dei francesi, così ebbe in premio l’annessione della Liguria. La vita di corte locale era molto austera, quasi claustrale, monotona, senza modernità. Maria Cristina, detta l’angioletto e da certuni la vecchietta, per la sua attitudine al raccoglimento e ad una maturità che la rendevano più grande della sua età, forse fin troppo, si trovava a suo agio in questo ambiente. Tutto filava liscio o almeno così sembrava senonché i Savoia si mostrarono poco inclini a elargire concessioni liberali come altrove in tutta Europa. Vittorio Emanuele I preferì abdicare in favore di Carlo Felice e, in sua assenza, passare la reggenza a Carlo Alberto pur di non venire a patti con i sudditi.

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