martedì 6 maggio 2014

“Il Paese dove non si muore mai” - Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi (Roma)

Venerdì, 02 Maggio 2014 Ilaria Guidantoni

Una mise en espace delle nuove leve della Scuola Silvio D’Amico che promettono bene, dosata con accuratezza tra lettura e interpretazione in una successione di quadri espositivi legati da un filo conduttore come gli stralci di racconti che rimettono insieme. Il testo è scabro, con alcuni accenni poetici ed una grande ironia: il racconto amaro con la delicatezza, il disincanto, una punta di rabbia di una giovinezza mancata, quella di una generazione vissuta nel socialismo. Originale il punto di vista: dalla parte delle ragazze e soprattutto delle ‘cattive ragazze’.


Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
in collaborazione con Occhio Blu Anna Cenerini Bova, Associazione Culturale Italo-Albanese
con il Patrocinio della Ambasciata della Repubblica di Albania In Italia presenta
IL PAESE DOVE NON SI MUORE MAI
di Ornela Vorpsi
reading a cura di Massimiliano Farau
interpreti Flaminia Cuzzoli, Vittoria Faro, Gloria Gulino, Valentina Ruggeri, Giulia Tomaselli

La serata unica dedicata al libro di racconti “Il Paese dove non si muore mai” di Ornela Vorpsi ritrae l’Albania degli Anni Settanta-Ottanta, decantata dall’apparato come il Paradiso, anzi l’anticamera dell’Eden: il socialismo preludio al comunismo. Quando il primo sarà sublimato nel secondo non ci sarà più bisogno di soldi per comprare quello di cui ognuno ha bisogno. Allora tutti potranno comprare allo stesso modo (evidentemente solo) quello di cui necessitano senza scelta: quello che viene ritenuto utile dalla propaganda. All’entusiasmo segue presto il sospetto di una cocente delusione da parte di una ragazza che subodora l’arcano.

L’Albania emerge da frammenti di storie che sembrano a tratti essere un’unica vicenda, o parti di uno stesso mosaico, sia in famiglia sia a scuola, come un’enorme macchina della quale i singoli sono solo ingranaggi forgiati da altri ad immagine e somiglianza di un presunto stato ideale deciso da pochi e imposto a tutti.

Il racconto è originale con cambi stilistici, in certi momenti crudo, in altri malinconico, senza mai perdere una vena d’ironia, quella che consente alle ragazze - soprattutto quelle giudicate cattive - di continuare a sognare. A poco a poco viene fuori una realtà di sangue e di violenza, nella quale a dispetto delle magnifiche sorti progressive del socialismo, imperano il maschilismo e un desiderio sessuale rapace da parte degli uomini, che rincorrono sogni di bellezze vuote e disponibili in un paese nel quale la bellezza è sinonimo di corruzione eppure è l’unica cosa desiderata.

L'articolo integrale su Saltinaria.it

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