Massimo Belli: Teatro dell’Orologio, l’avanguardia che non c’è più
Scritto da Ilaria Guidantoni Domenica, 02 Aprile 2017
Con l’attore e regista romano Massimo Belli, che abbiamo incontrato nella medina di Tunisi davanti a un thé al Fondouk el-Attarine, abbiamo rievocato una Roma che non c’è più. L’incontro tunisino non è casuale: la nostra amicizia è nata a Roma alla libreria “africana” Griot di Trastevere ma a farci da ponte è stata la Tunisia perché l’occasione del primo incontro è stata la presentazione di un mio libro all’indomani della rivolta del 2011. La sua curiosità era legata a quella patria emotiva che per l’artista potrebbe essere un nuovo laboratorio lontano da una Roma che sembra mancare di vitalità e freschezza. Idealmente ci trasferiamo con la mente nel centro della Capitale, al Teatro dell’Orologio, dietro Corso Vittorio Emanuele. I recenti fatti di cronaca hanno consegnato tristemente questo posto alla storia…ma siamo sicuri solamente per una brevissima parentesi.
«La prima esperienza di lavoro teatrale in quello spazio nasce in quelle che erano le cantine della Sala Borromini, all’interno dell’Oratorio dei Filippini, adiacente la Chiesa Nuova quando ancora non esisteva il Teatro dell’Orologio. All’origine infatti lo spazio non era stato pensato per le rappresentazioni e quell’aspetto da bunker, un po’ angusto e claustrofobico che gli è rimasto è legato al fatto che non è stato concepito come un teatro, sebbene abbia una grande firma, quella del Borromini appunto.»
All’esterno, alzando lo sguardo si nota la torre, costruita appunto dal Borromini nel 1648, sormontata da un castello con volute di ferro che sostiene le campane e fiancheggiata da due cippi con stelle araldiche di bronzo a 24 punte. Sotto il quadrante dell'orologio, inserito all'interno della facciata concava della torre, c’è un bel mosaico su disegno di Pietro da Cortona con la "Madonna della Vallicella".
All’esterno, alzando lo sguardo si nota la torre, costruita appunto dal Borromini nel 1648, sormontata da un castello con volute di ferro che sostiene le campane e fiancheggiata da due cippi con stelle araldiche di bronzo a 24 punte. Sotto il quadrante dell'orologio, inserito all'interno della facciata concava della torre, c’è un bel mosaico su disegno di Pietro da Cortona con la "Madonna della Vallicella".
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