Roma, 30 aprile-15 maggio 2014
Biblioteca Angelica – Galleria
Piazza Sant’Agostino, 8 – Roma
Il fascino della metropoli in movimento, istanti senza stasi colti in presa diretta, geometrie rigorose messe in discussione dalla luce struggente di uno sguardo immerso dall’alto, in obliquo, a cogliere un altrove che i passanti non vedono. Il photorealism è solo un’ispirazione che nelle tele di Carmine Ciccarini diventa lirico.
Lo spazio essenziale, bianco e tipico delle gallerie come le hanno decise a New York accoglie le visioni metropolitane di Carmine Ciccarini, evoluzioni come recita il titolo, perché fissando lo sguardo si è costretti a muovere gli occhi. Le tele evocano in modo più o meno allusivo le grandi metropoli senza elementi tipicamente riconoscibili, ma soprattutto vibrano di movimento, interiore più che interno anche là dove sembrano quadri dietro un vetro senza figure né mezzi che alludono all’andare. E’ il movimento della vita, che muove le emozioni prima che i passi nello spazio. La pennellata si stacca dalla precisione dell’istantanea fotografica per ammorbidirsi e vestire, mettere in dubbio le geometrie rigorose dell’architettura contemporanea. Nato a Chieti nel 1956, vive e lavora a Perugia, Roma e Chiusi; ‘vagabondo’ della mente, instancabile ricercatore di nuovi luoghi, nuovi stili e tecniche pittoriche.
Lo abbiamo incontrato e chiesto com’è nata l’idea della mostra.
“Il professor Italia mi ha segnalato alla Direttrice della Biblioteca Angelica Fiammetta Terlizzi, e così sono stato invitato. Era uno spazio da me molto ambito come in generale la piazza di Roma. Se potessi esporrei sempre e solo nella Capitale”.
Come nasce questo amore?
“Fin da ragazzino, ci passavo le vacanze avendo qui molti parenti. Un luogo congeniale dove perfino le mie terribili tonsilliti passavano nel giro di qualche giorno. E poi, a dispetto di quanto si dice, Roma è un centro culturale vivace dove ci sono ancora i collezionisti in stile Anni ’60, diversamente da Milano – che mi annoia – dove la gente compra la firma più che l’opera”.
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