Martedì, 20 Maggio 2014 Ilaria Guidantoni
Si è tenuta domenica 18 maggio al Teatro Italia la seconda edizione di "Dirittinscena, Festival teatrale antimafie e per i diritti umani" organizzato dall'Associazione Culturale La Casa de Asterion, con il patrocinio di Amnesty International e del Forum dei Giovani. Dieci gli spettacoli scelti tra le tante opere che hanno partecipato alle preselezioni sul tema dei diritti umani, della lotta alla mafia e ad ogni forma di criminalità come il tema dei rifiuti tossici al centro di “Tutto il mio amore” o della follia omicida dei giovani, nella rilettura di “Delitto e castigo”, per restare in tema di attualità e cronache; ma anche la denuncia di ogni forma di sopruso come nello spettacolo visionario “Abbascio ‘a grotta” di Antonio Grana che mette in scena il tema della violazione dell’infanzia, dell’aggressività sugli omosessuali e le donne. Il significato è racchiuso nel messaggio di saluto che Giorgio Napolitano, informato del festival, ha inviato sottolineando che da sempre uno dei compiti del teatro è di far riflettere la società sui suoi mali, con l’obiettivo di denunciarli e di estirparli. Con la chiave dell’impegno civile ma leggendo questo appuntamento anche come l'opportunità di offrire cultura in senso generale ed una via per i giovani che vogliono conquistare il palcoscenico. La mia scelta cade su due testi, ben resi in chiave di monologo, interpretati rispettivamente da un uomo e da una donna, da segnalare oltre allo spettacolo già citato.
Produzione Michele Castellano presenta
MALAFIA
scritto, diretto e interpretato da Michele Castellano
"Malafia" è lo scontro drammatico tra il nobile idealismo che pervade il movimento anti-mafia e il rigido e crudele pragmatismo dell’organizzazione mafiosa. Michele, tornato in Sicilia dopo gli studi, ha trasformato il palcoscenico del suo teatro nella ribalta da cui elevare, insieme ai suoi compagni di avventura, una forte denuncia sociale contro la mafia e le sue infiltrazioni nella società civile. Tuttavia le pressanti minacce e, talora, la violenza della reazione mafiosa, sgretolano lentamente il fronte comune della resistenza, fino al punto da lasciare il solo Michele a combattere l’impari battaglia. L’atto conclusivo dello scontro avviene tra Michele e Zu’ Pino, potente boss che incarna lo spirito prevaricatore e criminale della mafia. L’atto di accusa del giovane non regredisce, nè si fa intimorire dalle reiterate minacce del boss, dilatandosi sempre più fino al drammatico epilogo finale.
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