Scritto da Ilaria Guidantoni Sabato, 05 Dicembre 2015
Dal 2 al 13 dicembre. Interpretazione convincente, profonda, con momenti di amara comicità e tanto dolore. E’ il monologo di una madre di famiglia che si consola con il vermouth per una vita avara di soddisfazioni, senza prospettive e sogni. Niente, più niente al mondo come ne’ “Il cielo in una stanza”, solo che la protagonista di questo interno popolare torinese non ha neppure mai visto il cielo e i suoi sogni sono morti prima di nascere. Spettacolo terribilmente credibile e di un’attualità spiazzante, in un crescendo tragico dove la tragedia è il quotidiano.
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Produzione Casanova Teatro in collaborazione con Razmataz presenta
NIENTE, PIÙ NIENTE AL MONDO
di Massimo Carlotto
adattamento teatrale di Nicola Pistoia
con Crescenza Guarnieri
scena Francesco Montanaro
costumi Sandra Cardini
luci Marco Laudando
regia Nicola Pistoia
aiuto regia Cristina Baldassarri
datore luci Francesco Barbera
fotografie di scena Barbara Ledda
ufficio stampa Le Staffette
Al Piccolo Eliseo Crescenza Guarnieri torna in scena dal 2 al 13 dicembre con lo spettacolo "Niente, più niente al mondo", tratto dall’omonimo libro di Massimo Carlotto, con l'adattamento teatrale e la regia di Nicola Pistoia. E’ la storia in forma di monologo di un intenso dramma familiare tra noir e racconto sociale. E’ un crescendo inesorabile con un finale nebuloso che sapientemente salta la narrazione dei particolari e si affida all’occhio e all’intesa dello spettatore. La donna, sola in scena, come in un delirio straziante, ironico e mai patetico, rievoca la propria storia e quella drammatica della sua famiglia, il rapporto con il marito e la figlia unica, tra bisogni e ossessioni, vite perdute, sogni infranti, il dio denaro, una battaglia per dimenticare.
Giovane sposandosi si trasferisce dal paese nella grande Torino, meta di sogno e grande delusione: è alla catena di montaggio della Fiat che ha perso la salute il padre ed è il buco nero che inghiotte i sogni. E’ stato il matrimonio il giorno più bello della sua vita, l’unico per il quale ha indossato un abito importante, l’ultimo vissuto come una promessa. Di allora ricorda la speranza, le fantasie mai avverate e le note di una canzone, “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, cantata alla chitarra dal cugino del marito: sono i ricordi della promessa di giorni felici mai arrivati, in un quotidiano senza storia e senza musica.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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