Ilaria Guidantoni, 24 Aprile 2015
Acta International, Roma
dal 22 aprile al 22 maggio 2015
Inaugurazione mercoledì 22 aprile 2015 - ore 18.30
Un tempio fotografato su carta di riso dove il particolare iper-realistico abbandona la sua veste di riproduzione per diventare suggestione onirica, animarsi tra decorazione e spuma fiabesca. Senza perdere definizione i particolari ritratti da Patrizia Molinari, volano oltre il contesto e diventano opera. Alla galleria Acta International la serie Angkor 2015, realizzata durante un viaggio in Cambogia nel gennaio 2015. L’autrice isola frammenti del bassorilievo del corridoio del tempio di Angkor Wat, riformulando con un suo ritmo narrativo la sospensione temporale, l’incertezza che attraversa il mito e la storia.
Angkor 2015. Il viaggio, il racconto.
Gli episodi dei racconti epici del Ramayana e del Mahābhārata, testi sacri della religione induista, si snodano lungo le pareti del corridoio esterno del tempio di Angkor Wat, il più vasto monumento religioso al mondo. Un complesso architettonico intrappolato nella natura della giungla e miracolosamente preservato dalla distruzione dei Khmer rossi, la cui costruzione per mano del re khmer Suryavarman II, che lo dedicò a Vishnu, risale al 1113-1150 d.C.
Oggi Angkor Wat è il sito archeologico più visitato e fotografato della Cambogia (note, ma non per questo meno suggestive, le immagini dei fotografi Kenro Izu e Steve McCurry), dichiarato nel 1992 dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità: purtroppo non mancano le ferite della guerra civile nei campi minati che, tuttora, lo circondano.
Il passato emerge dalla semioscurità del corridoio del tempio come in un rotolo antico, attraverso il linguaggio scultoreo del bassorilievo, raccontando storie di uomini, tra angeli e demoni, divinità femminili e maschili, guerrieri, animali, schiavi e sovrani. Forti e deboli camminano insieme, fianco a fianco, tra nascite e morti, nel ciclico rinnovarsi delle stagioni, come scrive nel testo di presentazione all’esposizione Manuela De Leonardis.
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